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Autore: elieli9090    16/05/2012    3 recensioni
cosa sarebbe successo se Draco Malfoy ad undici anni fosse stato smistato a Grifondoro anzichè a Serpeverde? Come sarebbe stato il suo rapporto con Harry e Ron? e soprattuto con Hermione?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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So che il capitolo scorso vi ha lasciate piuttosto perplesse. Nelle recensioni mi avete chiesto tutte il perché dello strano comportamento di Hermione e io molto perfidamente vi ho lasciate in sospeso. Spero che questo capitolo disseti un po' la vostra sete J. Vi anticipo inoltre che ci avviciniamo lentamente alla fine. Sono indecisa se mettere un epilogo del tipo “Dieci anni dopo…” oppure no. Voi che ne dite? Fatemi sapere nei commenti di questo capitolo se lo volete oppure no

CAPITOLO 13


“Io e te dobbiamo parlare!”

Harry si lasciò cadere accanto a lei sul divanetto rosso della sala comune. Non c’era nessun’altro a parte loro visto che mancavano pochi minuti alle due. Hermione alzò stancamente il viso dal Manuale di Trasfigurazione, mise un dito  tra le pagine per segnare dov’era arrivata e chiuse il librone. Trasfigurazione umana era così difficile che la teneva sveglia ogni sera fino alle ore piccole per studiare la teoria alla perfezione e allenarsi fino alla stremo.

“Harry sono quasi le due e mi mancano ancora tre pagine per finire il capitolo e sinceramente non vedo l’ora di andare a letto.” Gli disse Hermione con voce stanca.

Aveva il viso tirato ed era pallidissima. Gli zigomi parevano bucare le guance, tanto il suo viso si era smagrito. Gli occhi occupavano praticamente tutto il viso, grandi e lucidi, quasi febbricitanti. Non si era ancora del tutto ripresa da quella brutta influenza che aveva preso al ritorno dalle vacanze di Natale. Harry e Neville attribuivano la cosa alla mancanza di aria fresca visto che la giovane Grifondoro passava praticamente tutto il suo tempo nella polverosa biblioteca della scuola. Ginny e Ron invece erano sicuri che fosse mal d’amore nonostante fossero in disaccordo su chi fosse il soggetto di tale agognato amore. Solo Lavanda e Calì si complimentavano per la smagliante forma fisica della compagna di stanza, chiedendole sistematicamente il segreto della dieta che stava seguendo. A tavola guardavano tutto ciò che mangiava, contando ogni boccone e notando che non arrivava mai a metà del piatto. Ma, convinte fosse solo per vanità, non ci fecero molto caso.

“Non si discute! Io e te parliamo!” rispose Harry perentorio.

“Di cosa?” Hermione si tolse la fascia che le teneva indietro i capelli e che secondo Draco, a ragione, la faceva assomigliare ad una pazza o ad un cactus con gli occhi. La metteva solo quando studiava in modo che i riccioli ribelli non le cadessero sugli occhi in continuazione. Harry si rese conto che perfino i capelli erano meno gonfi e crespi del solito, quasi afflosciati sul viso.

“Ho parlato con Malfoy.”

“E…?” Chiese la ragazza con il cuore che le martellava furiosamente nel petto.

“Mi ha detto dell’incidente con Madama Chips in infermeria il giorno prima che uscissi e di quello che è successo due giorni fa nell’aula di Antiche Rune e anche di come sei scappata dopo aver cercato di….”

“Te l’ha detto? Ti ha detto tutto? Erano cose private. Intime. Dovevano restare tra me e lui. Con quale diritto te le è venuto a raccontare?” Chiese Hermione pallida come la neve e con già la voglia di correre nel dormitorio maschile per uccidere Draco nel sonno. Anzi meglio svegliarlo e solo dopo ucciderlo. Così imparava a raccontare i fatti suoi!!

“Oh credimi non è stato semplice. Avevo pensato addirittura di mettergli il Veritaserum nel succo di zucca. Ho dovuto far finta di sapere già tutto perché me lo avevi detto te per scucirgli qualche informazione. Sapevo che stava male ma non sapevo tutta la storia.”

“Come lo sapevi?”

“Da Natale non è più riuscito a lanciare una pluffa nella porta. Ma nell’ultimo allenamento se le faceva proprio scappare di mano. E quando sia atterrati è inciampato nella scopa. Sembrava”

“…Ron!” finì la frase Hermione ridendo e riacquistando una debole traccia di colore sulle guance scavate. Anche Harry scoppiò a ridere ma tornò subito serio. Voleva affrontare il problema con Hermione e piantarla lì con quella conversazione così imbarazzante. Cosa non si fa per vincere la coppa di Quiddich.

“Perché ti sei comportata in quel modo? Quando ho parlato con Draco l’ho visto veramente male e anche un po' arrabbiato per il tuo comportamento. Dice che non capisce come mai ti comporti in questo modo e, anche se odio ammetterlo…” Harry si interruppe e fece una smorfia davvero buffa che strappò un sorriso ad Hermione “penso abbia ragione. Ti stai comportando come una ragazzina che non sa quello che vuole. Spiegami perché.”

“Oh Harry non so che dirti! Il giorno dopo l’episodio dell’infermeria mi sono sentita così vulnerabile. Ho avuto paura che mi lasciasse come… come Ron che mi ha sostituita così in fretta.”

“E quindi l’hai evitato per paura che ti dicesse che ha fatto un errore.”

Hermione annuì e prese un sorso della Burrobirra appoggiata sul tavolino e che, al tepore del camino, era diventata tanto calda da essere imbevibile. Con fatica non la risputò nella bottiglietta.

“Si. L’ho evitato perché dire ti amo è una cosa seria e mi sono chiesta se lui fosse pienamente consapevole di quello che mi stava dicendo. Mi sono torturata il cervello: e se lui non amasse me ma soltanto avesse voglia di amare? Se ama me soltanto perché ci sono io? Quanto in fretta gli passerebbe?”

Harry ebbe un attimo di esitazione, indeciso se rivelarle o meno quello che gli aveva detto il cappello parlante. Alla fine optò per la verità: era l’unica che poteva sbloccare la situazione tra quel due imbranati.

“Credimi, Hermione, forse lo sa meglio di te.”

“Che vuol dire?”

“Quando tu eri in infermeria ho dato un pugno a Draco, ero arrabbiato per quello che è successo e l’ho colpito prima che potesse spiegarmi.”

“Si lo so, la McGranitt ti ha beccato e ti ha mandato nell’ufficio di Silente, ce l’hai raccontato secoli fa. Lo sappiamo tutti. I Serpeverde ne hanno riso per settimane.”

“Quello che non ti ho detto, che non ho detto a nessuno, è che ho visto il Cappello Parlante e me lo sono messo in testa.”

“Come mai?”

“Non ha importanza. Quello che conta è che il cappello mi ha detto che appena la McGranitt l’ha posato sulla testa di Draco aveva deciso di mandarlo a Serpeverde.”

“Harry, non ricominciare per favore!” Disse Hermione sbuffando, convinta che Harry volesse ricominciare a polemizzare sulla presenza di Malfoy a Grifondoro. Era dal primo hanno che il ragazzo, insieme ovviamente a Ron, insinuava che Draco era stato messo nella casa sbagliata.

“Fammi finire Hermione!”

La ragazza fece un ceno con il capo per fargli intendere che poteva proseguire e non l’avrebbe più interrotto.

“Il Cappello voleva veramente mandarlo a Serpeverde. Ma Malfoy ha guardato te e ha chiesto di essere messo nella tua stessa casa. E sapeva anche se aveva undici anni cosa avrebbero pensato i genitori al riguardo ma non gli è importato.”

Ad Hermione cadde una lacrima di commozione che nascose con la mano destra cercando di nasconderla facendo passare il gesto come incidentale. Harry non ci cascò.
“Ma c’è ancora una cosa che non capisco, Harry, se mi ama perché mi ha fermata quando ho preso l’iniziativa.”

“Hermione, tu volevi veramente che la tua ehmmm.” Harry si stiracchio la voce estremamente a disagio “prima volta fosse in una polverosa aula di Antiche Rune? Stava per spiegartelo quando sei scappata come una furia. E anche lì Hermione, prima non gli parli per quasi due mesi e poi gli salti addosso come un’assatanata! L’hai confuso e preso alla sprovvista; ma che ti è preso?”

Hermione arrossì. Non aveva nessuna intenzione di raccontare al suo amico di come si fosse improvvisamente  infiammata, al punto di non essere in grado di fermarsi. L’unica cosa che voleva era la pelle nuda di Draco sotto i suoi polpastrelli. Il suo respiro sulla bocca e le mani di lui su tutto il corpo.

“È molto arrabbiato con me?”

“No, solo confuso, l’hai spiazzato su questo non c’è dubbio. Ma lui ti ama da sette anni. Credi veramente che rinuncerebbe a te per qualche malinteso?”

“Forse no. Ma se mi rifiutasse ancora? Non so come potrei reagire ad un altro suo rifiuto.”

“Hermione, lui non ha rifiutato te! Non voleva che ti pentissi di una decisione così avventata. Tu non sei una impulsiva. Tu mediti, ponderi, analizzi e ragioni. Ti sei abbandonata troppo e subito. E lui sapeva che ti saresti pentita di aver sprecato una cosa così romantica nel posto e nel momento sbagliato. Anche se almeno con la persona giusta.”
“Harry credi di poter andarmi a chiamare Draco nel dormitorio maschile?” tentennò Hermione cercando di rendere presentabili i capelli.

“Draco non è nel dormitorio.”

“Oh” mormorò la ragazza prima di rendersi conto che era molto tardi e c’era il coprifuoco a quell’ora. “E dov’è?”

Harry tirò fuori dalla tasca il mantello dell’invisibilità e un foglio di pergamena accuratamente piegato.

“Mi ha chiesto di darti questo nel caso mi fossi accorto che sei innamorata di lui.”

“Grazie.”

Harry sbadigliò rumorosamente e si alzò dal divanetto. Si incamminò verso la scala per lasciarle leggere la lettera di Draco da sola. Ma quando ebbe posato il piede sul primo gradino si volse di nuovo verso l’amica che non aveva ancora aperto la missiva.

“Hermione, vedi di chiarire in fretta con Malfoy. Voglio tornare ad odialo al più presto.” E salì verso li suo dormitorio ridendo.

Rimasta completamente sola nella sala comune, con mano tremanti Hermione aprì il foglio di pergamena. Draco aveva una bella grafia comprensibile ma quando aveva scritto quella lettera doveva essere davvero nervoso: la scrittura era tutta tremolante.

Hermione,
se ti conosco anche solo un po'’, e credo di conoscerti,
ti starai chiedendo perché ti ho fermata l’altro giorno,
nell’aula di antiche rune.
Confido che Harry ti abbia già spiegato in maniera esauriente le mie motivazioni ma,
se così non fosse,
sappi solo che è stato per il tuo bene.
Non rimangio una parola di quello che ti ho detto quel giorno in infermeria.
E so che mi ami anche tu.
In questo momento sono nella stanza delle necessità,
ti aspetterò fino alle cinque del mattino poi me ne andrò,
se anche tu mi ami verrai.
Se decidessi di non venire, non ti preoccupare, capirò,
e domani saremo amici come prima.
Ti amo troppo per far qualcosa che potrebbe ferirti.

 

Nessuna firma. Non ce n’era bisogno. Hermione guardò l’orologio a pendola nell’angolo della stanza. Erano le due e ventinove. Per un attimo pensò di aspettare fino alle quattro e mezza, giusto per far cuocere ancora un po' Draco nel suo brodo: non aveva ancora dimenticato l’umiliazione del rifiuto. Ma poi l’impazienza prese il sopravvento. Prese il mantello di Harry e corse verso il buco del ritratto per raggiungere il settimo piano.

La Signora Grassa brontolò per l’orario quando la giovane Grifondoro la svegliò per farsi aprire. Stava facendo un così bel sogno, si lagnò il quadro. Accompagnata dalle minacce della donna di non riaprirle se fosse tornata troppo tardi , Hermione, si infilò il mantello dell’invisibilità e si mise a correre a perdifiato verso la Stanza delle Necessità.
Appena fu davanti alla parete, ancora priva di porta, del settimo piano si mise a camminare avanti e indietro pensando: “Voglio vedere Draco, voglio vedere Draco.” Al terzo passaggio c’era un porta.

Allungò la mano tremante verso la maniglia ed entrò. La stanza era fiocamente illuminata da piccole candele che volteggiavano a mezz’aria. Un grosso divano di velluto blu scuro e un caminetto accesso.

E Draco, in piedi, di spalle, davanti al caminetto.

 “Sei venuta.” Le disse senza voltarsi.

“Non potevo mancare.” Rispose lei avvicinandosi.
 
 
 
  
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