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Autore: LauriElphaba    31/05/2012    3 recensioni
{Mini-long, Remus Lupin/Dorcas Meadowes}
"Insomma, come bacia?", chiese la donna mentre versava il latte nel pentolino con un tocco della bacchetta.
Ed è la tipa che stava dormendo.
Ho già detto che non c'è privacy in questa casa?

"Non so, magari potremmo fare un paragone con Dedalus?", rispose Dorcas con un ghigno.
"Non ci siamo baciati. Credo.", rispose Emmeline arrossendo leggermente. "E non cambiare discorso!"
"Allora tu non chiedermi certe cose!"
"Bacia male, eh?"
"Emmeline!"
Genere: Avventura, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dorcas Meadowes, I Malandrini, Lily Evans, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Bene, benvenuti al quarto capitolo!! Ci avviciniamo alla fine... non ho ancora deciso cosa fare di Dorcas in tutto ciò, ma in ogni caso il prossimo dovrebbe essere l'ultimo, o se proprio mi prende bene il penultimo. 
Detto questo, non sono per niente soddisfatta di questo capitolo. Mi sembra che gli manchi qualcosa, ma più lo rileggo più non so dove e cosa aggiungerci. Però è orrendamente insipido T_T
Sarà che quando si passa alle romanticherie sono completamente impacciata? Non lo so. 
Ma non mi piace T_T Ok, la finisco qui con l'autocommiserazione per passare ai ringraziamenti!:D
Ancora una volta grazie a ElePads e Shnusschen per averla recensita fin qui, e ad Andrea per averla letta :3 (Anche se so che dopo sto capitolo vi farà schifo T_T OK, LA SMETTO.)
E poi ovviamente, grazie a Fera per averla letta in anteprima e approvata <3 
(Per quanto non so come si possa approvare sta roba informe.)
Vabbene, demoralizzazione apparte... buona lettura!:D
(Oh, e il solito grazie a chi legge e bacini sul naso a chi recensisce <3)
Lau
 
 
 
 
 
 
 
 
 



I Tempi Stanno Cambiando
Di come e quanto sia vero.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ancora una volta, Dorcas non ebbe tempo di  pensare. Degnò di un'occhiata acida Lily e Sirius, il cui sorriso si stava stringendo in un'espressione colpevole, poi fece l'unica cosa che le sembrava sensato fare, in quel momento: rincorse Remus.
 
 
Arrivata alla porta della camera dei ragazzi, si era già pentita. Era tutto orrendamente sbagliato. Da quando le ragazze inseguivano i ragazzi? Cosa avrebbe dovuto dirgli? Avrebbe dovuto bussare?
E se non mi apre?
Si lasciò scivolare contro il legno della porta, finendo seduta a gambe incrociate sulla moquette color crema. Sarebbe sato molto più facile, rifletteva, se lei e Remus si fossero mai considerati una coppia. Se lei avesse avuto qualche indizio di piacergli. E invece no, tutto quello che lui era riuscito a fare era quello stupido gesto di gelosia. Spuntato dal nulla, senza precedenti. E quindi, probabilmente senza futuro. Non aveva il coraggio di bussare. Non se poteva rischiare che lui non venisse ad aprire, che la ignorasse. Sentì un groppo salato di rabbia bloccarle la gola. Perchè doveva essere così difficile? E soprattutto, perchè adesso era seduta a ricacciare indietro le lacrime di fronte a quella porta come se dall'altra parte ci fosse l'amore della sua vita, quando quella mattina stessa non era neanche convinta di cosa provasse per Remus?
Non lo sapeva ma non le importava. Lui era scappato. Invece di spiegarsi, invece di smuovere la situazione in qualche modo, le aveva dato le spalle. Voleva dire che in fondo, non le importava davvero di lei. Era stato solo un istinto, quello di Schiantare Sirius. Evidentemente, non gli piaceva comunque abbastanza.
Pfffh... come se io fossi innamorata persa. 
Ma quali che fossero i suoi sentimenti, era sicura, a questo punto, che sarebbe valsa la pena viverli. Stare insieme a Remus. Per lui non era lo stesso, a giudicare da come si era rifugiato in camera come un'adolescente. Tanto le bastava. Si strofinò gli occhi umidi con forza, si rimise in piedi e cominciò ad allontanarsi dalla porta. 
Sentì la porta aprirsi alle sue spalle, sentì chiamare il suo nome a mezzavoce. 
"Dorcas..."
Troppo poco e troppo tardi.
Nonostante l'istinto di fermarsi, girarsi e – tanto valeva ammetterlo – corrergli incontro, abbracciarlo, baciarlo, l'orgoglio ebbe la meglio. Raccolse di nuovo tutte le sue forze per rimanere impassibile e continuò ad allontanarsi, per quanto lentamente. 
Ma prima che riuscisse a tornare in cucina, Remus l'aveva raggiunta e afferrata dolcemente per le spalle. Come Sirius, poco prima, solo che stavolta quel semplice gesto la fece scattare:
"Perché non mi Impastoi, se vuoi tenermi qui? E' così che fai, no? Lanciamo un bell'incantesimo impulsivo e poi andiamo a nasconderci in camera!", sbottò. Sarebbe potuta andare avanti per ore, ma Remus non rispondeva, il che la fece imbestialire del tutto e piombare nel silenzio. 
Sempre tenendola per le spalle, lui alzò finalmente gli occhi dalla moquette. 
"Mi dispiace..."
"Fai le tue scuse a Sirius, allora." Avrebbe voluto dire qualcosa di più intelligente, ma era sempre così quando andava su tutte le furie, per quanto si sforzasse la sua lingua era incastrata sotto un cumulo di rabbia. "Almeno lui, se gli piace una ragazza, ci prova", riuscì a borbottare alla fine. 
E fu il turno di Remus di perdere la pazienza.
"Magari perchè lui se lo può permettere! O non si rende conto che siamo in mezzo ad una guerra e potremmo crepare tutti domani! Magari perché non diventa un fottuto mostro una volta al mese, magari perchè lui ce l'ha, un futuro!". Stava urlando ormai, Dorcas non lo aveva mai visto perdere la pazienza così. 
"Magari perché va bene a qualsiasi ragazza su cui metta gli occhi, lui! E infatti lo stavi per baciare, o sbaglio? Stavi per-", lo schiaffo di Dorcas lo colpì in piena faccia. 
"C'è solo un idiota che bacerei in questa casa – articolò la ragazza lentamente, tentando di ricacciare indietro le lacrime di rabbia ma senza riuscire a non alzare la voce a sua volta – e non è Sirius! Sei tu, quindi magari dovresti finirla di fare la vittima e..."
Ecco. Impappinata un'altra volta. 
"E...?", chiese lui guardandola negli occhi per la prima volta nei dieci minuti in cui si erano urlati addosso. Non gridava più. Ma non era nemmeno tranquillo, le sua fronte era ancora aggrottata come se stesse tentando di controllarsi. 
E Dorcas si rese conto di aver sprecato la sua occasione. Quella litigata era stata la cosa più simile alla passione che avessero mai condiviso e adesso era finita. Avrebbe dovuto dire quello che aveva in mente. Avrebbe dovuto smettere di vergognarsi e sputarglielo in faccia. Adesso il momento era passato e le lacrime minacciavano di riaffiorare, stavolta non per la rabbia. 
"...e fai quello che ti pare", concluse dandogli di nuovo le spalle, decisa ad andarsene prima di umiliarsi del tutto scoppiando a piangere come una stupida.
Ma ancora una volta si sentì afferrare, stavolta più forte, per il polso, e fu obbligata a girarsi di nuovo. 
Si ritrovò col volto a pochi centimetri da quello di Remus, gli occhi fissi nei suoi, le labbra più vicine di quanto lo fossero mai state.Riusciva a sentire il suo respiro. L'espressione del ragazzo era indecifrabile ma aveva qualcosa di forte, e... determinato, fuori controllo, che non gli aveva mai visto. 
"Perfetto, allora", le sussurrò lui.
Prima di baciarla. Tenendola stretta forte a sè come se da quando si conoscevano non avesse aspettato altro che stringerla, un braccio intorno alla schiena e la mano sinistra sotto al collo, tra le treccine. E Dorcas si ritrovò a rispondere a quel bacio con più passione di quanta se ne conoscesse, le mani che cercavano i capelli castani del ragazzo, dietro la nuca, come se avesse paura che lui potesse allontanarsi e non doveva, ormai non poteva, non doveva farlo.
Avrebbero potuto continuare per sempre, a nessuno dei due importava di riprendere fiato – anzi, era come se fosse la prima volta che entrambi respiravano davvero, che scoprivano di avere delle labbra, e pelle da baciare, e qualcosa da dare all'altro e di cui non accontentarsi mai. 
Alla fine, rimasero abbracciati in mezzo al corridoio, senza ritrarsi, uno con la fronte appoggiata contro quella dell'altra, in uno spazio tutto loro barricato contro la vergogna e le paure. 
"Scusa...", disse Remus piano, con un bacio affrettato sulle labbra di lei. 
"Per cosa?", domandò Dorcas. 
"Per essere stato un idiota."
"... il mio idiota preferito", sussurrò lei di rimando, e lo vide accennare un sorriso. 
"E' solo... che ho paura. Continuo a dirmi che non sono questi i tempi, per amare qualcuno", disse lui abbassando gli occhi di nuovo. 
Dorcas si preparò a quello che sapeva sarebbe stato l'ultimo sforzo. Ne sarebbe valsa la pena. 
"I tempi... i tempi stanno cambiando, Remus. Questo è vero. Sono diventati più veloci, e più insensati, e pericolosi. Ma sono tutto quello che abbiamo", continuò accarezzando una cicatrice sulla guancia di lui. Pensò ai suoi genitori. Loro non avevano avuto tempo. Ma almeno erano morti insieme. Se avesse dovuto scegliere, questa era la morte che avrebbe voluto fare. Pensò a Lily e James, e Alice e Frank, Marlene e la sua famiglia, che avevano sfidato quei tempi maledetti sbattendogli in faccia tutto l'amore che avevano. "E vale la pena -"
"Vale la pena viverli.", sorrise Remus. "E' quello che dice sempre James. - rispose allo sguardo interrogativo della ragazza. - E non avevo mai capito quanto avesse ragione.", concluse. 
"Allora abbiamo un patto?" 
"Abbiamo un patto", rispose Remus senza esitare. 
E Dorcas sentì qualcosa esplodere dentro di sè, come se le barriere montate dalle preoccupazioni, dall'imbarazzo, dall'insicurezza fossero saltate improvvisamente e tutte insieme, lasciandola così libera da essere disorientata.
Lo strinse più forte che mai, si aggrappò a lui e baciò di nuovo quelle labbra che – adesso se ne rendeva conto – aveva desiderato tanto, tanto a lungo, beandosi dell'entusiasmo con cui Remus rispondeva, come se fosse una vittoria personale e allo stesso tempo una resa incondizionata. 
Quando alla fine riuscirono a separarsi di nuovo, Remus aveva un'espressione quasi divertita.
"Ma quindi, a Sirius piaci o no?", domandò con un ghigno. 
"Ma per favore...", rispose lei sbuffando, "Era tutto un piano partorito dalla mente malvagia di Frank, a quanto ho capito."
"Frank?", domandò Remus incredulo.
"Frank. Pensa quanto gli avranno rotto le scatole..."
Silenzio, per qualche secondo. 
"Ne è valsa la pena", disse infine il ragazzo, e stavolta ghignarono entrambi alla faccia del povero Frank. E per la prima volta, Dorcas vide Remus felice.
 
 
Quando finalmente trovarono il coraggio di tornare in cucina, la maggior parte degli invitati se ne erano andati. Emmeline si era appisolata sul divano, la testa poggiata in grembo a Dedalus che sonnecchiava a sua volta, un sorriso stampato in volto. Lily, Sirius e Frank seguivano una partita di scacchi magici tra Alice e James sorseggiando cioccolata calda. 
Quando li videro entrare nella stanza mano nella mano, prevedibilmente, scoppiarono in un applauso accompagnato da grida di vittoria che svegliarono gli altri due. 
"Ah-a! Mi devi due Galeoni Evans, lo sapevo che avrebbe funzionato!", tuonò Sirius ad un'indispettita Lily. 
Dorcas si era aspettata di dover nascondere l'imbarazzo e sopportarli in silenzio. Invece, in qualche modo, le espressioni ebeti degli amici soddisfatti che le loro malefatte fossero andate a buon fine non la disturbarono. Le bastò guardare di nuovo Remus, vederlo sorridere impacciato ma felice per rassicurarsi: quella notte, avevano vinto tutti. E dopotutto, in quella casa non c'era decisamente modo di avere un pò di privacy, quindi tanto valeva festeggiare tutti insieme. 
A malincuore si separò da Remus quando Emmeline la portò in cucina con la scusa di preparare altra cioccolata. 
"Insomma, come bacia?", chiese la donna mentre versava il latte nel pentolino con un tocco della bacchetta. 
Ed è la tipa che stava dormendo. 
Ho già detto che non c'è privacy in questa casa?
"Non so, magari potremmo fare un paragone con Dedalus?", rispose Dorcas con un ghigno.
"Non ci siamo baciati. Credo.", rispose Emmeline arrossendo leggermente. "E non cambiare discorso!"
"Allora tu non chiedermi certe cose!"
"Bacia male, eh?"
"Emmeline!"
Dieci minuti di terzo grado dopo, erano di nuovo in salotto, Dorcas seduta accanto a Remus, la testa appoggiata alla spalla di lui, la tazza di cioccolata fumante tra le mani. 
In quel momento, realizzò guardandosi intorno, tutto era perfetto. 
Pochi mesi prima era entrata nell'Ordine devastata. Senza speranze, senza un solo pensiero al futuro, neanche quello più vicino, immersa in un passato che non voleva lasciarsi alle spalle, mal sopportando il buon umore di Sirius, l'amore sfacciato di Lily, James, Alice e Frank. 
Ma era proprio vero, i tempi in cui vivevano erano come accellerati, e in una manciata di giorni era lì, felice di dividere una stanza con quelle due pazze, passare la serate a ridere con tutti gli altri, la notte a chiacchierare con Remus. Remus che adesso era lì, imprevedibilmente, meravigliosamente felice di starle accanto, di averla baciata, di poterlo fare ancora e ancora. 
Non sarà perfetto, ma ecco... 
Si addormentò prima di riuscire a finire di formulare quel pensiero, serena per la prima volta da quando era entrata nell'Ordine.
 
 
 
Per svegliarsi poco dopo, con Remus che la scuoteva dolcemente. La prima cosa che notò nella penombra delle poche candele rimaste accese fu l'espressione di lui, di nuovo tesa, quasi...
Spaventata?
E poi lo vide.Un'aquila di un azzurro evanescente, al centro della stanza. Il Patronus di Marlene, che illuminava i volti degli altri di una luce spettrale. 
Per qualche secondo di terrore, tutti fissarono l'animale, sperando contro ogni logica che non portasse cattive notizie. 
Poi la voce di Marlene, affannata, riempì la stanza.
"Aiutateci. I bambini... Aiutateci!"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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