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Autore: Joe McFly    22/06/2012    1 recensioni
Due ragazzi, uno Napoletano l'altra Calabrese, intendono sposarsi... Le cose, però, non andranno come speravano. Una parodia MOLTO fedele all'originale che vi racconterà avventure ai limiti del possibile. Commentate questa Opera riscritta e degna di essere rammentata dai posteri!
Genere: Parodia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui, di corsa, un nuovo capitolo. Sperando che ciò vi convinca a leggere e recensire questa Opera abbandonata da secoli.
Oramai non riesco a seguire i Capitoli così come sono inseriti nell'opera originale, per motivi di parodia, che mi obbliga a dare più spazio a certi eventi della Storia e sorvolare su altri (ricordate il racconto di Fra Pallino? Ehm... Fra Galdino?).
Ebbene, questo capitolo, anche se sembra inventato di sana pianta, merita almeno quanto quello ed è, sopratutto, molto fedele all'originale (vi consiglio caldamente di leggere quello, prima di questo), anche se invertiti sono i personaggi (Cristoforo, in verità, parla prima con Don Rodrigo e poi col servo!). Ma apprezzerete maggiormente la (in realtà, poca) ironia conoscendo il capitolo in questione, che è l'inizio del VI per il Manzoni.
Buona lettura.
- Joe McFly -
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Padre Cristoforo Colombo fu interrotto mentre si dirigeva al bagno.
“In che posso abbaiarla? Ehm... ubbidirla?”, chiese l'Uomo Fede, ma con modi che intendevano: “bada a chi hai davanti, pesa le parole e sbrigati”.
“Cercavo il bagno. Tu sai mica dov'è?”, chiese Cristoforo che sì sentì venire sulle labbra le parole del 'bisogno'! Poi: “Allora sono 70 Kg”.
“70 Kg che?”.
“5 kg a parola = 40 + 10 Kg di punti esclamativi e interrogativi + 20 Kg che vedrai se mi indicherai dove è il bagno”.
“Mi parlerà dei suoi bisogni quando verrò a defecare (è latino! - N.d.A.) nel suo bagno. In quanto al mio, io ne sono il custode e io solo: chiunque ardisce ad entrare, lo riguardo temerario. E poi serve a me. Non sente che ne ho bisogno”. E, infatti, il sopraffino olfatto di Padre Cristoforo fu messo a dura prova da veleggi ariosi lasciate da quel servo.
Padre Cristoforo, per volgere il discorso a suo favore e non permettere di farsi venire alle strette (di stomaco), s'impegnò tanto per reprimere le sofferenze (c.s.) e represse il desiderio di mandar giù qualsiasi cosa al suo corpo piacesse. Allora, disse:
“Se ho detto cosa che le dispiaccia, è stato certamente contro la mia intenzione. Mi (s)correggi pure, mi riprenda, ma si degni di dirmi dove trovare il bagno. Per amore del cesso, al SUO cospetto dobbiamo tutti comparire, prima o poi! - così dicendo, mise le mani lì sul suo didietro e strinse gli occhi - Non si ostini a negare un bisogno così evidente!”.
“Eh Padre! Il rispetto che che io porto al suo abito è grande: ma se qualche cosa potesse farmelo dimenticare, sarebbe il vedersi defecare (e basta con questi latinismi!) addosso”.
“Lei non crede che una tal cosa mi riguardi. Ma dinnanzi a Dio, quel Dio, che le usa ora misericordia, mandando un suo ministro, me, indegno e miserabile, ma un suo ministro, a pregar per una innocente cagat...”.
“In somma, padre!”
“La somma l'abbiam fatta prima”.
“Ma quale somma?”
“Lei ha detto -somma-”.
“No: - Insomma!! - Errore di battitura”. (C'è davvero scritto così sul testo originale – N.d.A.).
“Qua ne accadono spesso -.-”.
Al muoversi dell'Uomo Fede, Cristoforo gli si parò davanti. Alzate le mani, come per supplicarlo, disse ancora: “LEI mi preme, è vero! Son due ore che LEI mi preme più del sangue. Io non posso far altro che pregarti di dirmi dove è il bagno. Non voglia tener nell'angoscia e nel tremore lo stomaco mio!”.
L'altro rispose: “Ebbene...”
“Ebbene?!”
“Stavolta ho detto giusto! -.-”
“Ah... mi scusi. Diceva?”
“Ebbene, la consiglio di mettersi sotto a quella panca. Non le manca nulla: c'è riservatezza, c'è la carta igienica. E le dico questo perché sono un signore!”.
A siffatta proposta.... E sì, oramai era FATTA, SI' che era FATTA!!! Padre Cristoforo traboccò dal dolore. Si mise a sedere sulla panca e sbraitava per la noncuranza del servo.
“Ho schifo per questa casa e per chi ci abita! Fate mangiare come i maiali milioni di persone e poi non lasciate che vadino al cesso! Ma quale diritto avete per tormentare poveri uomini? Pieni fino all'orlo e col bisogno di defecare?”
“Mi scusi – disse l'altro mestamente – ma i bagni erano tutti occupati”.
“Ah”, fece Cristoforo. E si diede uno sganasson da solo.
L'uomo Fede, fatto il suo lavoro, andò via. E in quel frangente, Cristoforo vide Don Rodrusconi, acquattato vicino al un muro e fece gesto di seguirlo
“Ho sentito tutto, Padre, e ho interesse a parlarle”.
“Mi dica, o Perseguitato da mezza Italia, Don Rodrusconi”.
“Io so molte cose. E vedrò di venir domani al suo convento”.
“C'è qualche disegno?”, chiese curioso Padre Cristoforo.
“Qualche disegno non so, ma sicuro è rimasta una bella macchia sulla tunica” e fece gesto di ribrezzo per le macchie color marr.. - ehm, scusate, ma Manzoni insisteva con le descrizioni! N.d.A. -
“Qualcosa per aria c'è di sicuro!”.
“Questo può dirlo forte!”, disse Rodrusconi, tappandosi il naso.
“Come dice?”
“Niente, niente: che il signor la benedica!! Ma lei vada via subito... la supplico.. e per amor del cielo... si faccia una doccia!”.
Così dicendo, vide il povero Frate tornare da dove era venuto, mentre dava ai suoi servi, vestiti da Ghostbusters, ordine di disinfettare l'intero palazzo...
   
 
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