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Autore: Morgaine You    05/07/2012    0 recensioni
Cesare non aveva alcun rispetto e considerazione per le donne, finchè non incontrò Lucrezia.
Cesare, ignaro dei suoi natali, è convocato a Roma da papa Alessandro VI.
E' un devoto novizio, desidera dedicare anima e corpo alla Chiesa.
Ma, l'incontro inaspettato con la figlia del papa, Lucrezia, farà annegare la sua anima in un mare oscuro di tormenti.
Di tutte le serie tv sui Borgia, quella tedesca con Mark Ryder é quella che mi é piaciuta di piú, e questa mia storia vuole renderle onore.
Genere: Erotico, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Quando il prezioso scrigno si aprirà                               
  E la bellezza primaverile fiorirà
 Il bel cavaliere la mia mano avrà.”                                                                                                                                                           1492 – Palazzo del Vaticano
 
“A chi appartiene mai questa soave voce?” si chiese Cesare, mentre passeggiava tranquillo e spensierato lungo il colonnato del grande chiostro del Vaticano.
Questa leggera voce femminile gli arrivava da non molto lontano.
Era una giornata soleggiata, ma malinconica e vuota.
 
Da quando il nuovo papa Alessandro VI, appena eletto, lo aveva convocato a Roma per qualche ragione a lui ancora oscura, circa un mese prima, Cesare non aveva ancora avuto l’occasione, o meglio l’ardire, di parlare ad alcuno.
Tutti lo guardavano circospetti, ma anche con deferenza, a tratti, e questo ancora non riusciva a spiegarselo.
Non aveva amici lì, da quando lo avevano strappato dalla sua scuola di Pisa, dove studiava per avviarsi alla carriera ecclesiastica insieme ai suoi cari compagni Alessandro Farnese e Giovanni de’Medici.
Sentiva una vocazione, diceva; ma ora la sola cosa che desiderava era parlare e confessare i suoi segreti e tormenti ad una persona amica.
Aveva sempre vissuto con i due ragazzi nel dormitorio del palazzo pisano, senza mai conoscere i suoi genitori; era di nascita nobile, questo lo sapeva, ma nulla di più.
Che fosse destinato a qualcosa di più grande, questo no, non lo poteva sapere, ne sospettare.
 
Abbandonato a questi pensieri nelle sue vesti di damasco nero, quasi non si accorse che aveva seguito involontariamente quella melodia, quel canto di sirena che lo aveva condotto fino a una delle stanze riservate alle dame della corte papale, al piano rialzato rispetto al chiostro.
Una porta semiaperta dava su una piccola stanza, probabilmente dedicata agli svaghi, irradiata di luce, dove sedeva di spalle, ricamando, una giovane fanciulla, nel fiore dei suoi anni migliori; i suoi rossi e lunghi capelli, simili a una cascata vermiglia, fluttuavano alla leggera brezza d’aprile, che entrava dalla finestrella sulla destra.
Senza il minimo rumore, egli entrò nella stanza, ammaliato e muto, come i giovani che durante la notte sognano imprese eroiche e al risveglio rimangono spaesati dalla loro condizione.
La ragazza, ignara della sua presenza, continuava intanto il suo canto, dolce come il miele, che richiamava immagini di racconti epici e cavallereschi non dissimili a quelli che si insegnano agli infanti ancora nella culla.
Cesare, dal canto suo, non sapeva da quanto tempo era immobile dietro di lei, simile a pietra, il suo corpo rifiutava ogni minimo movimento, quasi a voler prolungare quegli attimi, già eterni.
Avrebbe potuto rimanere lì per sempre, pensava.
 
“Lucrezia, Lucrezia!”
 Di chi era questa nuova voce? E Lucrezia era forse il nome della soave creatura davanti agli occhi del giovane novizio?
Non fece in tempo a concludere il flusso dei suoi pensieri che la giovane si girò, balzando indietro e gridando dallo spavento.
“Chi siete? E cosa stavate facendo negli appartamenti delle dame, di grazia?”
“Vi-Vi chiedo scusa, madonna. Non avevo alcuna intenzione di spaventarvi o crearvi disturbo…”
“Lucrezia! Per l’amor di Dio, è da un’ora che nostro padre Alessandro vi cerca. Vi prega di allietarlo con la vostra presenza.”
A parlare fu il nuovo arrivato: era un ragazzo alto, robusto e dai capelli e occhi scuri come l’ebano. A lui apparteneva la voce che richiamava all’attenzione la giovane dai capelli rossi poco prima.
Cesare lo aveva già notato durante la sua permanenza a Roma naturalmente; aveva fame di rissoso e vorace, e di lussurioso come pochi.
Ma suscitava in Cesare un senso di familiarità che ancora non sapeva decifrare.
“Sorella, chi è costui? Uno dei vostri nuovi trastulli?” Rise il nuovo arrivato, con accenno di malizia.
“Giovanni, non vi smentite mai. Vi prego di essere più rispettoso in presenza di estranei. Comunque” disse lei dolcemente, rivolgendosi a Cesare “Permettetemi di presentarmi: sono donna Lucrezia, e questo rozzo individuo è mio fratello, don Giovanni. Siamo due dei figli di Sua Santità papa Alessandro, come avrete potuto capire. E voi siete..?”
Gli occhi azzurri di donna Lucrezia brillavano come pietre preziose bagnate dall’acqua cristallina dei ruscelli di montagna.
“Don Cesare, per servirvi. Sono stato convocato da vostro padre circa un mese fa, ma non sono ancora a conoscenza del motivo preciso, madonna”
“Oh, interessante. Teneteci informati, don Cesare. Giovanni, venite. Vogliate scusarci, ma abbiamo delle incombenze. Arrivederci, e statemi allegro.”
“Ossequi, madonna.”
   
 
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