Capitolo 38: epilogo
“Ed infine, siamo giunti alla fine di questo lungo viaggio.
I nostri eroi hanno di certo faticato molto per salvare la loro patria:
hanno combattuto fino allo svenimento, si sono feriti, sono morti, hanno
commesso gravi errori…ed anche se alla fine il destino li ha comandati, gli dèi sono dalla loro parte…
E dunque, stavo pensando se alla fine i lettori di questo mio racconto – magari tanti, magari pochi – si siano chiesti chi fosse il narratore, colui che vi ha descritto le avventure dei fratelli mezzelfi e dei suoi compagni.
Io sono Tinlome, un abitante di queste magnifiche terre…e sono stato il vostro narratore dalla prima pagina fino ad ora.
Ho costruito con voi questo libro…sarete sempre con me, tra queste pagine, tra queste parole, a ricordare che senza di voi io sarei nulla.
Ma forse ora vorreste sapere cos’è successo dopo la guerra, cosa è capitato ai nostri eroi. Volete davvero saperlo? Siete sicuri? Ebbene, ve lo dirò.
Sono passati esattamente ventitre anni dalla battaglia, da quel giorno in cui il male è scomparso per sempre dal mondo. Gli dèi hanno premiato il coraggio degli uomini ed ora loro abitano tra noi. L’armonia e la pace finalmente albergano queste lande, dopo quasi quattro Ere di lotte, battaglie e sofferenze. Sire Elessar governa con giustizia il suo regno, così come anche Re Eomer, che ospita nel suo Palazzo Alatar il Saggio. Dama Seridhil, insieme a ser Adrin, hanno ricostruito Minas Ithil, nel territorio dell’Ithilien, ed ora lì vivono, custodendo di nuovo la torre di luna. Re Thranduil II ha potuto riavere le sue terre e si è preoccupato di curare Bosco Verde dal veleno lasciato dagli Whiving.
Insomma…tutto è tornato alla normalità, con qualche nuova grande modifica. Tutti siamo pieni della luce divina e di notte le stelle di Varda risplendono come gemme…come il Miredhel.
Forse ora penserete che vi dica di Eowen, Elfwine ed Eorl, i nostri protagonisti ed eroi. Ma vi sbagliate, non vi dirò nulla su di loro, lasciandovi la soddisfazione di pensare voi ad un finale. Vi lascerò invece con un saluto e magari con l’augurio di rivederci presto.
Vi ringrazio dal più profondo del mio cuore, per avermi assistito e seguito pagina per pagina, dal primo al trentottesimo capitolo…Che gli dèi possano amarvi per sempre!
Tinlome”
Il giovane osservò la lettera
scritta nell’ultima pagina del suo libro e soddisfatto lo chiuse, riponendo il
pennino e posando per un attimo lo sguardo sul titolo: “Miredhel”. Sorrise
felice, posando il capo sul tronco della quercia ai cui piedi riposava. Era estate,
faceva molto caldo ma in quel prato, sotto
quell’albero, si stava davvero bene. I biondi capelli oscillavano al flebile
vento ed il viso rilassato si godeva quell’atmosfera di pace.
- Tinlome, vieni! – esclamò una voce
femminile, lontano, proveniente dalla grande radura. Il giovane aprì di scatto
gli occhi verdi ed intravide, sulla soglia di un balcone, una donna giovane,
vestita di una veste bianca, con ricci d’oro che le ricadevano sulle spalle. La
mano destra poggiava sul ventre rigonfio che a mala pena riusciva a vedere.
– Arrivo,
madre! – rispose ad alta voce Tinlome. Si alzò dal terreno, ma non si diresse
tuttavia verso la radura di Lorien, bensì a pochi metri dall’albero. In quello
stesso spiazzo, infatti, v’erano state depositate due statue, raffiguranti un
uomo e una donna. Lo scultore più bravo del villaggio le aveva create, molto
simili a quelle di Rivendell, ma a suo parere più belle e
reali.
Pose
delicatamente il libro tra le mani della statua femminile, che sorrideva come
per ringraziare il nipote.
–
Per te, nonna, affinché la nostra storia non abbia mai
fine…- sussurrò il giovane sfiorando le marmoree mani con le proprie.
–
Tinlome, non far arrabbiare tua madre o sono guai! – esclamò la voce possente
ma divertita del padre.
Tinlome
ridacchiò, sentendo risuonare quella frase tra i boschi. – Si
eccomi, arrivo!! – ribatté quasi urlando, cominciando ad arretrare.
Con un gesto
veloce della mano salutò le due statue, poi corse velocemente verso la casa dei
reali di Lorien.