Buonasera!
So
cosa state pensando tutte.
Ma
come, non è domenica! Perché ha aggiornato?
Be',
sono stata coinvolta in una vacanza last minute dalle parti di
Lignano e domenica perciò non sarò a casa.
Dato
che non voglio farvi aspettare fino al weekend succesivo, posto ora.
Per
quanto riguarda il seguito, la storia ripartirà verso fine
Agosto/inizio Settembre, ma sarà mia premura avvisarvi via
mp
privato, se vorrete.
Dedicato
a chi ha seguito la storia.
A
chi l'ha recensita e mi ha procurato tanta gioia.
A
chi ha amato Lila.
A
chi ha parteggiato per la Steve/Lila e a chi invece la vorrebbe con
Loki.
O
con Thor.
A
chi l'ha inserita nelle preferite e nelle ricordate.
A
chi, infine, ha semplicemente letto.
Grazie, questo è per voi.
Epilogo
Da una scatoletta azzurro Tiffany puoi aspettarti proprio tutto
“Dite
quello che volete, ma la parte migliore è stata quando la
ragazza
bionda è scivolata con le gambe all'aria”
insistette Tony puntando
contro di loro le bacchette che fino a poco prima erano infilzate in
una confezione da asporto di gamberi al vapore.
“Sono
contenta di sapere che mentre io vi confessavo i miei problemi tu ti
perdevi a guardare le bionde in caduta libera” ribatte
piccata Lila
mentre abbandonava una vaschetta, oramai finita, ma dove un tempo
c'era pollo alle mandorle.
“No
no, bambolina, diciamo solo che quello ha ravvivato
l'atmosfera”
ribatté Stark con il tono di chi la sa lunga.
“Io
ci rinuncio” si arrese Lila alzando le mani.
C'erano
tutti, eccetto Thor. Persino Bruce era stato costretto a prendere
parte all'uscita di gruppo.
Era
quasi arrivato e la ragazza voleva stare un po' con le persone
più
importanti della sua vita prima di partire per una vacanza
all'insegna del relax con i suoi coinquilini.
Avrebbe
dovuto imbarcarsi alla volta di Maiorca -Jackson aveva prenotato un
piccolo alloggio tutto per loro- il giorno dopo ed era davvero felice
di quella vacanza che tanto aveva atteso. Era una vita che non andava
in Spagna, da quando aveva sei anni.
Steve
non l'aveva presa benissimo, ma Lila aveva fatto orecchie da mercante
al suo malcontento e aveva cercato di blandirlo con ogni arte a sua
disposizione per evitare il più possibile che pensasse alla
sua
partenza.
Era
felice di quella vacanza e sarebbe sicuramente partita a cuor leggero
se non fosse stato per una certa telefonata.
Il
giorno prima, mentre preparava le valige, l'avevano chiamata dalla
segreteria e le avevano comunicato che la sua borsa di studio, la
più
prestigiosa che Harvard mettesse a disposizione, era in forse.
Mancanza
di fondi, così avevano detto.
Lila
tremava al solo pensiero di cosa sarebbe successo se davvero le
avessero tolto l'unica cosa che le permetteva di frequentare una
scuola tanto prestigiosa.
Se
fosse successo, non sarebbe mai riuscita a pagare la retta e avrebbe
dovuto mollare. Il solo pensiero la riempiva di stizza e le faceva
corrugare la fronte per la preoccupazione.
“Adesso
che farai?” le domandò Natasha dall'altro capo del
tavolo.
“Partirò
per la Spagna, ovviamente. E quando tornerò si
vedrà”
“Potresti
chiedere a Fury. Sono sicuro che lo S.H.I.E.L.D ti accoglierebbe tra
le sue fila volentieri” se la rise Barton e Lila
rabbrividì alla
prospettiva.
“Ehi,
sono già una Vendicatrice almeno una volta al mese. Mi basta
così,
grazie”
Lila
alludeva al fatto che il buon vecchio direttore dello S.H.I.E.L.D
avesse deciso che dovevano mantenersi tutti in allenamento, pronti
per quando e se fosse arrivata un'altra minaccia. Così, una
volta al
mese, erano tutti gentilmente invitati a
presentarsi sul
elivelivolo per una sessione intensiva di allenamento che aveva anche
lo scopo, come Lila immaginava, di mantenerli in contatto.
Non
che lei ne avesse bisogno, d'altronde. Steve faceva parte di ogni sua
giornata, da quando si svegliava a quando andava a letto la sera.
Sentiva
al telefono Tony a sere alterne e una volta a settimana chiamava
anche Bruce, Natasha e Clint, cosa che faceva gonfiare le bollette in
maniera esorbitante. Ma non le importava: l'unica cosa realmente
importante era sentirli il più vicino possibile.
L'idea
di essere buttata fuori da Harvard la riempiva di segreta paura: i
cambiamenti la mandavano in crisi, ecco.
Perciò,
nell'intimo della sua anima, quella sera non era felice, ma solo
profondamente impaurita.
Si
alzò e andò a sedersi in braccio a Steve.
Come
ogni volta che lui la stringeva sé, si sentì a
casa e un po' della
sua paura scomparve, come la rugiada che al mattino evapora al sole.
“Verrai
a New York, se dovessero toglierti la borsa di studio?” le
domandò
Tony, strappandola dal suo sogno ad occhi aperti fatto di tenere
carezze e strette di mano delicate.
“Penso
di sì. Simon e Dave saranno emozionatissimi di riavermi a
casa”
cercò di scherzare, ma l'idea le strinse lo stomaco.
“Vivono
qui?” le chiese ancora Tony.
“Ah
ah, a Greenwich”
“Sai,
spero che tu non ci tenga troppo alla prospettiva di tornare”
le
fece presente mentre si alzava.
Lila
aggrottò la fronte nella classica espressione di chi non
capisce e
seguì con curiosità i movimenti di Tony che,
aperto un cassetto,
tirò fuori un plico di fogli.
Glieli
porse mentre sorseggiava un bicchiere di scotch con un sorrisetto
poco rassicurante.
Lila
prese ciò che le aveva lanciato e iniziò a
leggerli. Arrivata a
metà della prima pagina, pensò di avere le
allucinazione e dovette
iniziare di nuovo da capo.
Quando
finì la lettura alzò lo sguardo. Aveva riletto
due volte tutto il
documento, ma non riusciva a credere ai suoi occhi.
Doveva
essere un sogno, ecco. A breve si sarebbe svegliata e avrebbe
scoperto che la giornata doveva ancora iniziare.
“E'
uno scherzo?” gli domandò scuotendo il documento
con l'aria di chi
ha poca voglia di scherzare.
“No
no, sono serissimo”
“Allora
deve essere un sogno” affermò Lila con convinzione.
Tony
sbuffò “Non riesci proprio a pensare che sia
vero?”
“Ma
non può esserlo! Insomma, questo è... troppo,
ecco!”
“Cosa?”
domandò Steve cercando di afferrare il plico di fogli che
Lila
sbandierava neanche fosse un ventaglio.
“Lui
mi ha offerto una borsa di studio” si decise a chiarire la
ragazza
senza guardarlo “Una borsa molto generosa
da parte delle
Stark Industries” spiegò alla fine.
“Ed
è una cosa brutta?” le domandò Steve
che proprio non riusciva a
capire dove fosse il problema. Quel omaggio da parte di Tony avrebbe
risolto ogni problema di Lila, ma lei non sembrava soddisfatta.
“Affatto,
ma la tua fidanzata sembra non pensarla così” la
prese in giro
Tony.
“Senti,
tu non puoi offrirmi una cosa tanto prestigiosa, ok? Nessuno mi
conosce, nessuno sa quali sono le mie capacità” si
lagnò Lila.
“E'
la mia industria, posso farlo. So quanto sei brava e so che non
c'è
candidata più meritevole”
“Ma...”
“Senti,
Lils, prendila così: voglio averti nella mia azienda, un
giorno, e
la borsa di studio serve a questo, ok? Ti ho vista al lavoro e
sì,
forse qualcuno metterà in dubbio le tue doti all'inizio, ma
so che
strabilierai tutti. O li prenderai a calci, dipende”
Lila
rimase in silenzio, soppesando le sue parole. Non poteva negare che
era un'offerta sensazionale: impossibile che trovasse qualcosa di
meglio.
Però
era proprio quello il problema. Non aveva mai avuto tanto
gratuitamente e faceva fatica ad accettare l'idea che qualcuno le
potesse offrirle tutto così. Era abituata a guadagnarsi le
cose, a
sudare per averle.
Un
dono del genere era inaspettato e non sapeva bene come accoglierlo.
Non
era solo denaro, per Lila. Era la possibilità di restare ad
Harvard,
vicina a New York, accanto a suo fratello, a Dave e a Steve e, non
ultimo, la possibilità di finire una cosa che amava
profondamente.
Ma
non riusciva ad accettare.
Aveva
paura che se si fosse cullata troppo in quel momento, presto avrebbe
scoperto che era davvero solo un'illusione e che lei restava senza
prospettive per il futuro.
Sarebbe
stato terribile, una botta davvero dolorosa.
“Devo
prendere un po' d'aria” disse e uscì di fretta
sulla passerella al
di là della vetrata. Sotto di lei, New York brillava di
mille luci
diverse e il caos della città arrivava fin lì.
Con tutto
quell'inquinamento luminoso era impossibile vedere le stelle,
benché
l'appartamento di Tony fosse davvero in alto.
Le
dispiaceva perché le stelle erano la sua passione -era
un'astrofisica, dopotutto- e le conciliavano la riflessione.
Quando
era piccola avrebbe tanto voluto sfiorarle, toccare con le punte
delle dita la polvere che le ricopriva, solo che non riusciva mai a
capire come raggiungere il suo scopo. E allora si arrabbiava, puntava
i piedi e se la prendeva con loro per essere così lontane e
irraggiungibili.
Sorrise
e in quel momento Steve le si affiancò. Si
appoggiò con i gomiti
sulla balaustra accanto a lei.
“Non
voglio parlarne” iniziò, prevenendo ciò
che di sicuro le avrebbe
detto.
“In
realtà ero venuto per chiederti una cosa”
“Dimmi”
lo incitò lei rivolgendogli un sorriso. Lui le
carezzò i capelli e
le scostò una ciocca dal viso.
Adorava
quando Steve le toccava la chioma: era tremendamente rilassante il
modo in cui le sue dita si attorcigliavano intorno alle ciocche e il
tocco dei suoi polpastrelli sulla sua nuca le faceva venire i
brividi.
“In
realtà avrei voluto che questo che sto per dirti fosse la
vera
rivelazione della serata, ma credo che Tony mi abbia battuto”
iniziò con una smorfia risentita che fece sorridere Lila
“comunque,
il punto è che io ti ho fatto una promessa, tempo fa. Ti ho
detto
che ti avrei seguita dovunque avessi voluto andare e lo
farò, quando
arriverà il momento” si affrettò a
spiegare quando la vide
sussultare.
“Ma
mi è venuta in mente una cosa e mi sono reso conto che
sarà un
problema”
“Di
cosa stai parlando?”
“Buona,
Lils. Ora ci arrivo” fece una pausa solo per voltarsi verso
di lei
e frugare nelle tasche alla ricerca di qualcosa.
“Comunque,
dicevo che tu mi avrai sempre accanto, Lils. E a questo proposito, ho
una cosa per te”
A
quel punto Steve
tirò fuori un
pacchetto azzurro dalla tasca dei pantaloni.
Lila
sentì il cuore farle una doppia capriola nel petto
perché quella
scatolina era perfetta per contenere... ma no, non poteva essere.
La
fissò con tanto d'occhi, con il cuore a mille quando
realizzò che
quello non era un azzurro comunque, ma un azzurro Tiffany.
“Aprila,
dai” la incoraggiò Steve con un sorriso porgendole
l'oggettino.
Lila
lo prese e lo scartò con dita tremanti per poi trovarsi di
fronte a
un cofanetto di velluto blu notte. Alzò gli occhi di scatto
e
guardò Steve. La situazione era sempre più
equivoca e il povero
cuore di Lila non avrebbe retto, ne era sicura.
“Aprilo”
ripeté lui con un sorriso soddisfatto. Vedeva la sua
esitazione, il
suo timore ed era contento perché era proprio la reazione
che voleva
ottenere.
Lei
aprì la confezione, ma non trovò l'anello che si
aspettava di
trovare. Fu quasi con un sospiro di sollievo che accolse la vista che
le si presentò agli occhi: una chiave argentata.
Superata
l'iniziale leggerezza, alzò lo sguardo su Steve. Una chiave?
Cosa
voleva dire?
Lei
era un genio, certo, ma proprio non riusciva a capire.
“Cosa
vuol dire?” fu costretta a chiedere.
“Vuol
dire che non ti sto chiedendo di sposarmi. Ti sto dicendo che ho un
apparentemente a Brooklyn e che è aperto per te, sia che tu
voglia
venirci ogni tanto o per sempre, quando ti sarai laureata. Puoi avere
uno spazzolino e un cassetto per te e un phon o qualcosa di
più
romantico di un phon” le disse precipitosamente, con la
stessa
espressione insicura che aveva quando parlava di sentimenti con lei.
Lila
non era come le altre e con lei doveva andarci con i piedi di piombo
quando si trattava di emozioni.
A
volte aveva paura di dire qualcosa che la facesse correre via a gambe
elevate.
“Mi
stai chiedendo se voglio un cassetto e un phon?”
ridacchiò lei,
cogliendolo del tutto impreparato.
"Ti
sto chiedendo di venire a vivere con me”
Lila
spalancò gli occhi e per un attimo Steve pensò di
essere stato
troppo diretto.
A
sorpresa, lei gli regalò il più magico dei suoi
sorrisi “Sì,
verrò a vivere con te” esalò alla fine.
Lila
si aggrappò al collo di Steve e si avvicinò alle
labbra di lui con
un sorriso e gli occhi luccicanti di felicità.
“Non
so se te l'ho mai detto” mentì “ma ti
amo e non ci sono parole
per dirti quanto” sussurrò sulle labbra di lui.
Steve
sorrise “Credimi, non mi servono le parole perché
ti amo allo
stesso modo”
Detto
ciò, Lila lo mise a tacere con un bacio.
Era
un bacio di quelli seri, di quelli che lo facevano impazzire. Crebbe
lentamente e da delicato divenne un fiume in piena, passionale.
Si
baciavano senza una pausa, con una foga quasi disperata. Lila voleva
assaporare ogni sfumatura del sapore di quelle labbra, voleva che il
sapore di Steve le rimanesse impresso nell'anima.
Le
loro lingue danzavano e, presi dal vortice della passione,
indietreggiarono fino a che Steve non si trovò con le spalle
al
muro. Quando
le passò un braccio intorno alla vita quasi la
sollevò da terra e
Lila si aggrappò con tutta sé stessa al suo collo.
Sarebbe
rimasta così per sempre e al diavolo tutto! Quello
era un
momento perfetto e neanche un'altra guerra avrebbe potuto rovinarlo.
La
mano di Steve, quella libera, accarezzava la schiena di Lila in tutta
la sua flessuosa lunghezza mentre lei gli mordicchiava il labbro
inferiore: sapeva che lo faceva impazzire.
Secondi,
minuti o forse ore dopo Steve le posò le mani sui fianchi e
la
scostò quel tanto che bastava per poterla guardare negli
occhi.
“Credo
che a questo punto non mi resti che accettare l'offerta di Tony. E
poi vivrò qui, a New York, con te nella nostra casa”
mormorò Lila con voce strascicata.
Steve
si chinò e le sfiorò con le labbra la spalla
scoperta “Credo di
essere l'uomo più felice della terra” le disse.
Lila
gli rivolse uno dei suoi mezzi sorrisi, così pieni di
malizia e
divertimento da fargli venire le farfalle allo stomaco.
“Mi
dispiace disturbarvi, ma Lila avrebbe un contratto da firmare. E poi
c'è la torta” li richiamò Tony e Lila
ridacchiò.
“Non
devi firmare per forza” le ricordò Steve mentre si
avviavano mano
nella mano.
“Ma
c'è la torta!” lo prese in giro lei e poi sorrise
ancora e gli
strinse leggermente la mano. Era il suo modo di dirgli che andava
tutto bene, che lo voleva. Il suo sorriso poi, luminoso come le
stelle, gli diceva che era felice.
“Avete
finito di sbaciucchiarvi sul mio terrazzo e di degnarci della vostra
presenza?” li sbeffeggiò Tony con un sorriso
mentre Bruce scartava
una confezione enorme.
“Divertente”
Lila arricciò il nasino in un'espressione fintamente
stizzita. Clint
stava armeggiando con una bottiglia di champagne, ma Lila lo
fermò.
“Aspetta.
Nat, passami quella penna”
Natasha
fece quanto le aveva chiesto e, con uno svolazzò,
autografò il
documento che poco prima sventolava con tardo ardore.
“Bene,
signor. Stark. Soddisfatto?” rise.
A
quel punto Clint stappò la bottiglia e i sei Vendicatori
alzarono i
calici. Vollero brindare a lei e al suo futuro, ma Lila li costrinse
anche a sollevare i bicchieri per loro, i salvatori della terra.
Non
disse niente, ma mentre sorseggiava lo champagne e ascoltava Tony
battibeccare con Steve non riuscì a trattenere un sorriso.
Aveva
sbagliato: quella non era la fine, ma un altro inizio. Vedere Steve
al suo fianco che le stringeva la mano le trasmise una sensazione di
grande speranza. Fu con una stretta allo stomaco che si rese conto
che era suo, davvero suo. E lo sarebbe stato sempre e per sempre,
proprio come nelle fiabe in cui non aveva mai creduto.
Fine...