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Autore: OpheliaBlack    20/08/2012    1 recensioni
NUOVI CAPITOLI DOPO ANNI DI ASSENZA.
SPERIAMO BENE.
GRAZIE MILLE...
-Dal capitolo 4:
Quanti?”, chiese Kòre non appena riprese il controllo dei suoi pensieri.
“Non lo sappiamo. Non molti però, quello per fortuna è certo. A dire il vero, non crediamo che sia il caso di prendersi male, forse non riusciranno nemmeno a superare le difese della casa. Ma SuperSilente ha deciso di limitare al massimo i possibili danni. Quindi tu e Malfoyuccio sloggiate. Sai, io l’ho detto al Vecchio che due o tre Punitori non sono niente a confronto delle feste alla Tana, ma non mi ha preso molto sul serio.”[...]
-Dal capitolo 13:
“Senti, Voldemort non c’è più, nessuna nuova minaccia ammazza Mezzosangue sembra presentarsi all’orizzonte e questi sono solo sogni"[...]
-Dal capitolo 18:
"Per me si va ne la città' dolente,
per me si va ne l' etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.”
-Dal capitolo 19:
"Per loro è solo un libro, è fantasia. Un capolavoro di fantasia ad essere sinceri. Ci sono varie teorie su questa faccenda:c'è chi sostiene che Dante, l'autore del libro, rubò alcuni volumi di storia della magia e ne prese spunto per scrivere la sua verità.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Otherverse | Avvertimenti: Non-con | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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“Albus!!!!”

La voce di sua cugina Rose lo riscosse dai suoi pensieri.

“Ehi, Rose!”

“Beh, che hai tanto da sorridere Potter?”

“Sempre sulla difensiva Weasley, non posso essere felice del fatto che possa condividere attimi della mia vita con la cugina migliore che si possa desiderare?”

“Si come no…fatico a credere alle lusinghe di una serpe...a proposito, Malfoy è ancora dotato di organi respiratori?”

“Credo proprio di sì"

Rose con un’ espressione delusa e amareggiate disse:

“Che peccato!!!”

Se c’era una persona che Rose non riusciva proprio a sopportare, era Scorpius Malfoy. Per la gioia di Ron Weasley.

Albus non riusciva a capirne il motivo, ma si era comunque fatto un’ idea delle possibili motivazioni che spingevano sua cugina a volere la morte lenta e dolorosa del suo migliore amico.

Forse era la gelosia che Rose provava nei confronti del cugino. I due erano praticamente cresciuti insieme e, come da piccoli, anche ora erano inseparabili. Il fatto che lui avesse trovato qualcun altro con cui confidarsi, con cui condividere stralci di vita, aveva fatto temere a Rose di perdere il rapporto speciale che si era costruito con il passare degli anni.

Un altro motivo, poteva essere il fatto che Scorpius, obbiettivamente, godeva nel mettere in ridicolo la povera Rose.

Non sapeva nemmeno spiegare ad Albus il perché, ma prendere in giro sua cugina, vedere il suo volto tingersi di rosso, gli occhi schizzargli fuori dalle orbite, sentire le sue urla e i coloriti insulti che ella riservava solo a Scorpius, divertiva l’amico immensamente. Dopo il Quiddich, era il suo passatempo preferito.

Anche se quei due si odiavano, dovevano comunque sopportare, o almeno fingere di farlo, la presenza l’uno dell’altra, dato che Rose era diventata buona amica anche di Ebony e soprattutto Kòre.

Albus, che aveva rinunciato da tempo a cercare di farli andare d’accordo, si divertiva a punzecchiare entrambi:

“Rose, Rose, Rose”, disse con fare solenne “tutto questo interessamento a Malfoy mi stupisce. Com’è che dice sempre nonno Arthur? Chi disprezza, ama?”

Il viso di Rose si tinse del solito rosso accesso, che preludeva ad una delle sue solite sfuriate:

“ALBUS SEVERUS POTTER!!! Non ti permetto di sproloquiare certe illazioni!!!”

Albus rise di gusto, poi riprendendosi, rispose tranquillo:

“Okokok, non ti far venire un infarto cugina, stavo solo scherzando. Comunque ho appena finito di leggere una sua lettera e l’ultima parte è tutto per te.”

Dicendo ciò porse la lettera a Rose che subito focalizzò la sua attenzione sulla parte finale del foglio.

“Borioso, pompato, cervelloditrollcoccodimammafigliodipapà”.

Le ultime parole furono dette così velocemente che Albus fece fatica a comprenderle, anche se era sicuro si trattassero di insulti.

“Come fai a sprecare il tuo tempo con un tale…un tale…”

Un'altra strana situazione che si presentava quando Rose parlava di Scorpius. Rimaneva spesso senza parole. E per la degna figlia di Hermione Granger, era un avvenimento più che straordinario.

“D’accordo, Rose.”, dicendo ciò strappò dalle mani della ragazza la lettera “è ora della merenda se non sbaglio, coraggio.”

Rose guardò accigliata il cugino e sbuffando disse: “Si bravo, difendilo sempre tu!”.

 

 

 

Le cucine di villa Malfoy erano il luogo dove in assoluto, Kòre e Scorpius, passavano il tempo  più volentieri.

Si trattava di una grande stanza, sempre piena di gente che correva avanti e indietro, stracolma di cibi e bevande, dove aleggiava sempre un pizzico di caos, un caos bello, di persone che parlavano, scherzavano insieme e da dove si dirigeva tutta l’organizzazione della casa.

 Era una sorta di “quartier generale” della servitù.

Prima della legge contro lo sfruttamento degli elfi domestici, (portata avanti dalla zia di Albus, Hermione Granger), i domestici che fino a non molto tempo fa avevano abitato e tenuto le redini del Manor, erano elfi.

In seguito alle nuove leggi, invece, tutti i maghi che possedevano un elfo domestico, dovettero adattarsi al nuovo regime vigente, che garantiva condizioni molto più umane a questi piccoli esserini.

Molte famiglie inoltre, decisero di affiancare agli elfi della servitù umana. Erano per lo più, cameriere qualificate, tate e maggiordomi, anche se le tate, già facevano parte della tipica struttura famigliare, soprattutto quelle Purosangue.

Ed era stata proprio una tata a far preferire quel luogo ai due ragazzi, piuttosto dell’ enorme giardino o delle altre venti stanze che avevano a disposizione.

“Ciao Susan!”, disse Kòre raggiante, a colei che considerava una madre.

“Buongiorno Signore Strongstone”. Scorpius invece dava ancora del lei alla tata. Era più che altro un abitudine, il loro rapporto era infatti più simile a quello tra una zia e il suo nipotino preferito.

“Eccovi ragazzi! Siete giusto in tempo, la torta di zucca è pronta.”

 Susan Strongstone non era una donna giovane, ma i segni del tempo che scorre sembravano aver risparmiato la tata, che aveva dedicato la maggior parte della sua vita a prendersi cura delle famiglie Purosangue più in vista della comunità magica.

Non era un elfo, infatti, a essere il più ricercato per il posto che occupava la signora Strongstone: lei era il faro nella notte dei pargoli dal sangue puro che troppo spesso erano messi da parte dagli stessi genitori, inghiottiti dal loro super ego e troppo occupati a denigrare coloro che non erano nati con la loro stessa “fortuna”, Mezzosangue e Nati Babbani.

Erano centinaia le famiglie che richiedevano i suoi servizi, anche se la grande maggioranza di esse non era minimamente interessata a come la tata avesse intenzione di crescere i loro figli. Semplicemente avere la figlia di Margaret Strongstone, colei che fu la balia del più grande mago oscuro di tutti i tempi, a servizio, era un chiaro e inequivocabile segno della superiorità della famiglia stessa.

Le famiglie erano convinte che avere una Strongstone come tata, fosse la chiave per crescere i figli più potenti, orgogliosi e talentuosi, i Purosangue che sarebbero magari stati in grado di rovesciare il sistema, ripulire il mondo magico dalla plebaglia indegna di essere considerata parte integrante della nobile casta magica.

Mai convinzione fu più errata.

 Vero che, la madre di Susan, rispondeva a tali requisiti, tanto da creare una spaccatura nel rapporto con la figlia che non si sarebbe più risanato, nemmeno con la morte della leggendaria tata. Infatti, Susan Strongstone, aveva una concezione della vita, modi di essere e di fare, totalmente diversi dalla madre.

 Era una donna sempre allegra, regalava sorrisi a chiunque, anche se spesso non erano ricambiati. Per i piccoli che avevano avuto la fortuna di averla come nutrice, ella era diventata una madre o un padre o una sorella o un fratello. Racchiudeva in sé  tutte le figure tipiche dell’ambiente famigliare.

 La fama di sua madre, le aveva creato non pochi problemi; spesso, nel giro di pochi mesi, quando andava bene un anno, la tata veniva malamente messa alla porta dalle famiglie che l’avevano presa a servizio.

Succedeva talmente spesso che Susan pensò di dover cambiare lavoro, di rinunciare alla sua vocazione per il semplice ma essenziale motivo che di qualcosa, doveva pur vivere.

“Non ti azzardare a toccare quello stufato Back, o giuro su Merlino che sarà l’ultima cosa che farai”

Si, Susan Strongstone non era di certo una donnicciola piagnucolosa e timorosa. Anche il suo stesso aspetto fisico suggeriva tutt’altro: una donna alta, spalle larghe e ben piazzata, mani grandi e rovinate dai lavori manuali ma incredibilmente delicate quando accarezzava i suoi giovanissimi padroncini. Nonostante il suo aspetto fisico suggerisse un tipo di carattere austero e rude, bastava alzare lo sguardo verso i suoi occhi azzurri e profondi che emanavano dolcezza. I tratti gentili del viso, il naso a patata, le labbra sottili e i capelli perennemente raccolti in una crocchia perfettamente fissata, senza ciuffi fuori posto.

Dopo quel rimprovero l’elfo si smaterializzò in grande velocità.

“Allora, ragazzi…che mi raccontate di bello?”

Addentando un pezzo di torta, Kòre parlò per prima:

“Scorpius vorrebbe andare a trovare Al per il suo compleanno ma non lo fa perché ha paura.”, disse la ragazza dall’occhio viola con fare provocatorio.

“Io non ho paura!” rispose piccato Scorpius, “solo che non è ancora il caso che io mi presenti senza preavviso in casa sua.. Immagina le reazioni di tutti…e poi scusa dovrei presentarmi e dire cosa esattamente? ‘EHILAAA GENTE COME VA?’ POTTER, LA CICATRICE NON BRUCIA VERO???”

Immaginando la scena, sia Susan che Kòre risero di gusto. Passato il momento di ilarità, Kòre intervenne, come se di colpo le fosse venuta in mente un’ idea geniale:

“Andiamoci insieme!”

Scorpius guardò l’amica a dir poco sconcertato:

“Kòre ma sei stupida? Questa è la cosa più assurda che abbia mai sentito”

“Beh, era assurdo anche che tu e Albus diventaste amici, eppure è successo…e per fortuna!”

Aveva ragione. Non si era sbagliata, ma stavolta, era inconcepibile per Scorpius.

“Kòre tesoro, non credo sia una grande idea…”intervenne la signora Strongstone.

“Ha ragione Kòre, immagina la scena: io e te, che sbuchiamo al banchetto per il compleanno di Al, che riunisce praticamente tutti, famiglie e amici. È un suicidio sociale, più per te che per me.”

“E perché mai??”

“Kòre, ci hai messo cinque anni  per dimostrare a tutta Hogwarts che non sei solo la nipote di un ex- Mangiamorte tra i più vicini al Signore Oscuro.. e non ci sei ancora riuscita del tutto! Perché vuoi mandare tutto all’aria nel giro di minuto???”

“Appunto…non sono ancora riuscita a dimostrarlo a tutta Hogwarts. Guarda caso, il compleanno di Albus è l’occasione perfetta, dato che ci saranno sia Fred che James ovviamente.”

Inutile. Kòre sembrava davvero convinta e decisa.

Era una qualità che Scorpius ammirava nella sua amica. La forza d’animo e la voglia di mettersi sempre in discussione. Poteva sembrare una timida e insicura, a volte anche un po’ tra le nuvole. Ma era molto più cosciente di ciò che succedeva intorno a lei di molti altri. E come spesso aveva dimostrato, sapeva guardare al di là delle cose, coglieva particolari e sfumature che sfuggivano alla grande maggioranza dei suoi coetanei e degli adulti.

“E poi” continuò la ragazza che ormai sapeva di aver la situazione in pugno “ho voglia di rivedere anche io Albus, Rose e Lysander”

Scorpius sospirò, passandosi una mano tra i capelli biondo cenere, chiudendo gli occhi. Poi, rassegnato, disse:

“Quindi, vogliamo davvero presentarci come se niente fosse alla Tana domani sera e sperare che non ci schiantino?”

“Qualsiasi cosa vogliate fare..” intervenne inaspettatamente Susan Strongstone, che fino ad allora si era limitata a sospirare e a guardare contrariata i ragazzi, “suo padre non deve sapere niente signorino Malfoy. Se lei si reca dai Potter, è un conto…ma se è accompagnato da Kòre, il padrone non lo permetterà. Sa benissimo anche lui come ti trattano Fred Weasley e James Potter.”

“Susan ha ragione, non dobbiamo farci scoprire Scorp!”

Scorpius sembrò riflettere sulle possibili soluzioni. Forse una soluzione c’era.

“Domani sera mio padre e mia madre hanno un ricevimento a casa Nott o sbaglio?”

“No, non sbaglia.” Rispose Susan.

“Bene, basterà solo che io mi finga malato, così non gli accompagnerò.  Kòre, hai ancora vero le Pasticche Vomitose di Ebony?”

“E come no!!! Le ho requisito tutto il pacchetto!”

I due si guardarono, e anche Scorpius iniziava a credere che forse un miracolo, avrebbe trasformato quella serata nella serata della svolta.

“Allora è deciso! Ahhh, sono così eccitata!!!”

“Frena gli entusiasmi, dobbiamo organizzarci bene…”

Ma prima che Scorpius poté continuare, l’elfo Back ricomparve nelle cucine, dicendo che la Signora Malfoy desiderava parlare con il figlio nella biblioteca.

Scorpius si congedò dalle due donne e si avviò verso la grande biblioteca del Manor.

Approfittando della sua assenza, Susan Strongstone, si rivolse a Kòre, con voce preoccupata:

“Sei sicura che sia una buona idea? In casa dei Potter- Weasley? Non gli hai mai visti tutti insieme…”

Kòre si sedette su uno sgabello, sospirando rispose:

“Lo so che sembra assurdo…e credimi! Io sono molto più in panico di Scorpius anche se non sembra. Ma me l’ha detto lui che devo.”

Susan guardò con occhi spalancati la ragazza:

“Lui? Intendi…”

“ Il Fred Weasley originale, si.”

“Per me quello è fuori di testa…quando Silente disse che ti avrebbero affidato una guida, io speravo in qualcuno di un po’ più affidabile. Invece no! Ci affidiamo ad uno che prima di morire aveva un negozio di scherzi.”

Kòre sorrise alla preoccupazione di Susan, ma subito la tranquillizzò:

“Mi fido di Fred. È stato il mio primo vero amico…e, nonostante tutto, lui sa cosa fare!”

“Sarà…” “Io più che fidarmi di lui, mi fido di Silente. Ma esattamente, perché vuole che tu vada alla Tana?”

Kòre rimase in silenzio per un minuto.

Doveva rispondere? Doveva dire a Susan, colei che è stata una figura materna per lei, ciò che gli aveva detto Fred?...

 

 

…“Andare alla Tana?!?!?! Ma dico, ti sei rincretinito? Stai scherzando vero?”

Lo spirito di Fres Weasley, che Kòre sola poteva vedere come una persona del tutto normale, in carne ed ossa, non scherzava affatto:

“Senti, mi piacerebbe davvero che fosse solo una gran battuta e farmi quattro risate con te! Ma non lo è purtroppo. Tu e Scorpius non dovete trovarvi al Manor domani sera. Anzi, nessuno, deve trovarsi qui.”

Kòre si rabbuiò.

Sapeva che prima o poi sarebbe successo. Ragionando razionalmente, era ovvio che succedesse nel giro di poco tempo. Fino ad allora si poteva addirittura dire che erano stati fortunati.

Ripeteva a se stessa che sarebbe stata pronta, sarebbe stata preparata a tutto questo. Non pensava che messa davanti alla realtà imminente, il suo cuore avrebbe perso un battito e che l’ansia, avrebbe preso il sopravvento.

“Quanti?”, chiese non appena riprese il controllo dei suoi pensieri.

“Non lo sappiamo. Non molti però, quello per fortuna è certo. A dire il vero, non crediamo che sia il caso di prendersi male, forse non riusciranno nemmeno a superare le difese della casa. Ma SuperSilente ha deciso di limitare al massimo i possibili danni. Quindi tu e Malfoyuccio sloggiate. Sai, io l’ho detto al Vecchio che due o tre Punitori non sono niente a confronto delle feste alla Tana, ma non mi ha preso molto sul serio.”

Come riusciva quello a stare tranquillo e fare battute in un momento del genere? Pure da morto!

 “ E per la servitù?”

“Non ti preoccupare. Susan e gli altri verranno informati non appena tu e Malfoy ve ne sarete andati.”

Kòre fece un segno d’assenso, anche se non poté evitare di chiedere:

“Non ci capirò niente fino alla fine vero?”

Fred, sorridendo amaramente, rispose:

“Nessuno di noi ci capisce. E noi siamo dei fichissimi spiriti che in pochi possono vedere!”

 

 

“Ma esattamente, perché vuole che tu vada alla Tana?”

“Dice che una buona occasione per me di conoscere meglio le famiglie che a loro volta possono conoscere me e magari non, detestarmi…”

“Oh piccola cara, vedrai ti adoreranno. Io ti adoro”, e dicendo ciò, Susan passò il suo braccio intorno alle spalle e al collo di Kòre, depositandole un tenero bacio sulla testa.

Mi dispiace, Susan.

 

  
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