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Autore: ReyHaruka    13/09/2012    2 recensioni
Usagi non riusciva più a pensare liberamente, la sua mente era totalmente annebbiata, i suoi sensi erano persi a seguire ogni minima sensazione che la portava a voler confessare quei sentimenti che Haruka le stava scatenando.
Il suo profumo, così intenso...
I suoi occhi, così profondi...
Il suo calore, così vicino...
Il suo respiro, così dolcemente leggero...
Usagi lasciò che le azioni prendessero il sopravvento.
Smise di pensare, smise di porsi domande.
Si lasciò andare, e rispose alla provocazione dischiudendo le sue labbra nel bacio che posò su quelle di Haruka.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Endymion, Haruka/Heles, Michiru/Milena, Serenity | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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     2-Il Bell'Addormentato

La sala di Passaggio era un'enorme stanza decagonale.
Su ognuno dei lati, vi era una porta, ed esse erano distinguibili le une dalle altre in base ad una semplice decorazione ad intaglio, rappresentante il simbolo di ciascun pianeta del Sistema Solare.
Il soffitto svettava vertiginosamente verso l'alto, talmente in alto che la coltre stellata che vi poneva il limite sembrava realmente fungere da undicesimo passaggio... un enorme corridoio verso l'infinito, un canale verso la libertà.
«Figlia mia, è giunta l'ora di intraprendere il tuo viaggio.»
La mente di Usagi non sembrava del tutto tornata alla realtà dei fatti in questo momento, non si sentiva affatto pronta ad intraprendere quel viaggio, l'unica cosa che realmente desiderava era svegliarsi da quello che voleva convincersi fosse solo un brutto sogno, e tornare a gettarsi tra le braccia del suo vero principe.
«Ho già predisposto tutto affinché ogni palazzo sia pronto a riceverti, e per ogni eventualità, ho deciso di affiancarti la fidata Luna.» La regina appoggiò delicatamente la sua mano sulla spalla della figlia «Figlia mia» quel tocco portò l'attenzione di Usagi al volto della madre «Ogni vita, ogni percorso ha le sue avversità.»
Gli occhi di Usagi si fecero lucidi, e riversarono tutta l'intensità dei sentimenti confusi e spaventati che la piccola principessa stava provando, negli occhi sereni ed amorevoli della madre.
«L'importante non è quanti ostacoli ti ritroverai davanti, e nemmeno quanti ne riuscirai a superare»
Usagi non osava distogliere il suo sguardo in attesa di sentire il resto del messaggio che la sua amata mamma le stava rivolgendo.
«Importanti sono le scelte. Le decisioni che da oggi comincerai a prendere autonomamente, saranno i piccoli passi che tracceranno le orme del tuo cammino. Nessuna strada è già decisa in partenza, e nessun percorso sarà privo di imprevisti.» La regina posò anche l'altra mano sulla seconda spalla della figlia, e dopo un breve ma intenso sguardo, Selene lasciò dolcemente scivolare le sue mani fino ad intrecciarle in un abbraccio dietro la nuca della sua bambina.
«Importanti sono le persone che incontrerai durante il tuo cammino. I legami di fiducia, di amicizia e di amore, non nascono da vincoli trascendentali, ma bensì dalla capacità di più anime di vibrare alla stessa intensità.»
Il battito del cuore della regina stava placando dalla prima all'ultima le tensioni emozionali che tempestavano l'animo di Usagi.
«Chi ti accompagnerà nel difficile percorso della vita, dipenderà unicamente da te, e dal vincolo che il tuo cuore riuscirà ad instaurare con il prossimo.»
Usagi si abbandonò come una bambina a quel dolce abbraccio.
«Tutto ciò che devi fare, è iniziare a camminare.»
Usagi nascose il viso sul petto della madre, e lasciò che alcune sincere lacrime uscissero libere, protetta dalle braccia di chi più di chiunque al mondo voleva solo la sua felicità.
«Più lontana è la meta, più difficile è scorgerla con chiarezza, avvicinati a lei, e tutto il resto verrà da sé.»
La regina sciolse lentamente l'abbraccio, e con la mano appena liberata sollevò il viso della sua piccola per stamparle un delicato bacio di buona fortuna sulla fronte.
«Ti voglio bene Usako»
«Anche io te ne voglio mamma!»
Le lacrime di Usagi cominciarono finalmente a fermarsi, e la ragazza si asciugò le rimanenti tracce di quel suo piccolo sfogo passandoci sopra il dorso delle mani.
«Andiamo, Luna?»
Il sorriso di Usagi illuminò tutta la sala.
«Sì mia Signora.» Luna si chinò con un nuovo sentimento nei confronti della bella principessa, il suo inchino lasciava trasparire il chiaro rispetto che ora l'ancella dimostrava di fronte alla risolutezza che si iniziava ad intravedere nella sua futura regina.

*       *       *


Il pellegrinaggio interplanetario stava procedendo senza intoppi.
La prima visita della principessa fu quella del santuario Mizuno, un piccolo accogliente castello, ricco della sapienza millenaria custoditavi dalla moltitudine di libri che esso conteneva e dall'intelligentissima principessa, protettrice di Mercurio, Ami. La piccola, timida ed un po' introversa ragazza dai capelli azzurri, aveva subito catturato l'ammirazione della giovane principessa bionda che, a parità di età, subito constatò l'abisso culturale che vigeva tra le due.
Dopo una mattinata di chiacchiere, le due ragazze avevano reciprocamente riscontrato enormi pregi nell'altra, e nulla le avrebbe rese più felici della naturale amicizia che poté sbocciare senza difficoltà.

*       *       *


Non fu proprio altrettanto tranquillo il suo soggiorno al fastoso ed imponente santuario di Marte.
L'antica casata Hino, era davvero enorme e dominante.
Così come la sua principessa e sacerdotessa Rei.
Il fuoco era davvero l'anima di quella splendida ragazza dai lunghi capelli corvini. Un fuoco che le dava una risolutezza assoluta, ed una fiducia in sé riscontrabile in davvero poche altre persone in tutto il Silver Millennium.
Usagi ne rimase sicuramente impressionata, ma ad avvicinarla ancora di più alla miko1 fu senza dubbio l'altro aspetto della sua personalità. In tutta la sua vita, Usagi aveva riscontrato una simile sincerità e sfacciataggine nel parlare solo in Luna. Rei era di sicuro un peperino, ma fu proprio la contrapposizione tsundere2 dei suoi due caratteri a conquistare la fiducia più totale che Usagi sentì di aver mai provato.

*       *       *


Il terzo castello sembrava più una villa d'alta borghesia.
A predominare ogni aspetto della tenuta vi era l'inconfutabile presenza di motivi decorativi di rose rosa. Ornamento tanto amato dalla principessa Makoto, che persino le sue piccole delicate orecchie ne portavano decorazione, tramite due meravigliosi e curati orecchini.
Il cuore di Usagi legò immediatamente anche con questa principessa, che si dimostrò un'abilissima cuoca.
Né il cuore né lo stomaco della principessa della Luna potevano nascondere la loro simpatia per la ragazza dai capelli castani e quegli splendidi orecchini rosa.

*       *       *


Il pianeta di Venere e la sua stupenda principessa Minako, fecero sentire Usagi come a casa.
La somiglianza fisica tra le due ragazze era notevole, come anche la spontaneità del loro modo di scherzare.
La bella biondina non mancava di stile e curatezza, e sapeva come esaltare la sua femminilità persino nei piccoli dettagli quali il fiocco rosso con il quale adornava i suoi fulgidi capelli.
La permanenza al castello Aino terminò con il sonoro schiocco dell'energico bacio che Minako non riuscì a trattenersi dal posare sulla guancia della nuova amica.

*       *       *


Con le dita ancora leggermente premute sul punto dove la bella ragazza di Venere l'aveva salutata, Usagi non poté evitare di sospirare e seguitamente condividere con Luna il suo stupore.
«Sai Luna, non mi aspettavo di poter legare così semplicemente con ben quattro delle principesse del regno! Sono molto socievoli, educate e quasi alla mano per certi aspetti... questo viaggio si è dimostrato più piacevole del previsto!»
Le due ragazze erano appena rientrate nella sala di Passaggio, e dunque si presero una pausa per scambiare le ultime impressioni su quanto appena fatto.
«Mia principessa, non dovreste stupirVi tanto di certe cose.» Luna socchiuse gli occhi come a voler avvertire l'amica del lungo discorso che si stava apprestando a tenere.
«Le quattro principesse del Sistema Solare Interno hanno tutte la vostra stessa età, ed essendo il loro compito maggiormente legato al regno della Terra, seguono un tipo di educazione e preparazione più libero da ferree regole quali quelle della cultura del regno Argentato.»
«Parlare con loro mi ha fatto sentire come parte integrante di un gruppo...un gruppo solido ed unito...insolito non credi?»
«Per una volta... mi vorreste stare a sentire senza interrompere le spiegazioni?»
Luna non sembrava arrabbiata della solita mancanza di attenzione di Usagi, quello che traspariva dalle sue parole, era un serio tono di pessimismo in ciò che ancora aveva da dire.
«Usagi-sama...»
«Usako, Luna... Usako!» Usagi finse il gesto di sbattere un piede come ad impuntarsi capricciosamente.
«Usako... quello che mi preme di discutere ora, ruota per l'appunto intorno al discorso che la mia preoccupazione maggiore risiede nei restanti incontri che Vi attendono...»
Usagi assunse un'espressione decisamente concentrata.
«Intendi dire che c'è qualcosa che devo sapere sulle restanti principesse prima di procedere?»
«Esattamente mia Signora.»
Luna prese la mano della sua principessa e conducendola in fronte ad una delle porte non ancora varcate, continuò «Come le stavo specificando, essendo il nostro Sistema diviso in Esterno ed Interno, ed avendo prestato differenti giuramenti, anche i compiti assegnati ed il tipo di insegnamenti impartiti differiscono abbastanza tra le due fazioni.»
Usagi poté chiaramente osservare il simbolo inciso sulla prima porta. «Una specie di P fusa con una L» cominciò la principessa « Plutone, pianeta protetto dalla principessa Setsuna, giusto?» Usagi era particolarmente fiera di sfoggiare le sue conoscenze, nel tentativo di dimostrare a Luna che aveva 'studiato la lezione'.
«Giusto mia principessa» Su Usagi si formò ancora più evidente il sorriso di chi aveva appena ottenuto la sua piccola vittoria. «Ma non solo.»
Le parole di Luna cancellarono quell'espressione sostituendola con una visibilmente spiazzata.
«In che senso Luna?»
«Alla principessa di Plutone, vista l'importanza della forza del pianeta dal quale riceve i suoi poteri, è stato affidato un compito extra, a maggior protezione contro le minacce per il nostro regno.» Luna interruppe il suo discorso per darsi il tempo di sfiorare il massiccio portone, pensando alle migliori parole da usare per il seguito.
«Quale compito?»
Fu questa la sola replica che la testolina buffa riuscì a proferire.
«Il solenne compito di guardiana del Tempo.»
«Il solenne compito... di guardiana del Tempo...?» Usagi non si trattenne dal ripetere le parole appena pronunciate da Luna.
«Esattamente»
La principessa si prese qualche istante per analizzare la spiegazione.
«Dunque stai cercando di dirmi, che le restanti quattro principesse hanno più mansioni rispetto a quelle precedentemente incontrate e che quindi dovrò sfoggiare un comportamento ancor più rispettoso nei loro confronti?»
«Non esattamente Principessa»
Usagi preferì rimanere in silenziosa attesa del resto della spiegazione.
«Quello che vorrei Voi capiste, è che per svolgere determinati oneri, vigono pure più pesanti condizioni, regole e restrizioni da rispettare» Luna volse il suo sguardo ad Usagi ancora confusa. «Prendiamo Sailor Pluto ad esempio» Luna spostò la sua visuale al cielo stellato che fungeva da soffitto «Per adempire al suo prezioso compito, le sono vietate molte cose, prima tra le quali la possibilità di allontanarsi dal luogo del quale deve continuamente essere la guardiana.»
“Non poter mai lasciare il posto che sorveglia...”
Queste parole portarono con sé tutta la tristezza che la solitudine di cui erano intrise potesse rivelare.
«Deve passare la sua esistenza tutta sola?...» Usagi fu scossa da un brivido freddo.
«Esattamente. Il suo compito consiste nel sorvegliare la porta del Tempo, e per adempirvi le è proibito lo spostamento da quel luogo, o l'incontro con estranei.»
«Come sarebbe a dire? Significa che nemmeno io posso incontrarla?»
Luna non rispose a parole, ma i suoi occhi confermarono questa conclusione.
«Com'è triste...questo è-»
Usagi fu interrotta dal gesto con il quale Luna indicò il secondo portone.
«Saturno, principessa a protezione Hotaru» le parole di Luna risuonarono secche nel silenzio della sala «Il suo potere non ha paragone in nessun angolo della galassia»
Gli occhi di Usagi si fecero lucidi ancora prima di sentire la continuazione.
«La distruzione totale.» Luna dovette raccogliere i pensieri per poter proseguire «un potere che deve rimanere sigillato in un sonno eterno, un sonno dal quale la sua custode può essere risvegliata solo nel caso estremo che il suo intervento sia realmente indispensabile.»
Le lacrime sgorgavano copiose tra i singhiozzi sommessi che la principessa tentava di smorzare coprendosi la bocca con le mani. «Questo è-»
«Nettuno, pianeta protetto dalla principessa Michiru» Luna continuò imperterrita, cercando di non curarsi troppo delle reazioni della sua principessa. «Il suo compito prevede la sua predisposizione alla divinazione e alla preveggenza. Tramite il potente specchio di cui è custode, si impegna a sorvegliare costantemente il futuro più prossimo, come una vedetta funge da allerta per eventuali invasioni.»
Le mani di Usagi si erano spostate a coprire gli occhi, nel tentativo di fermare quel fiume di emozioni che non accennava a cessare di fluire attraverso il suo pianto empatico.
«Questo è-»
Il cuore di Luna era come straziato in mille pezzi alla vista della sofferenza alla quale la sua principessa stava tentando di reagire.
L'ancella dovette fare appello a tutta la sua compostezza e risolutezza per poter continuare quel discorso tanto sgradito ad entrambe.
«In fine, Urano. Pianeta protetto dalla principessa Haruka.»
Usagi volse quel che riusciva del suo sguardo in direzione dell'ultima porta.
«Il suo astro le conferisce un potere molto superiore a quello della maggior parte delle altre principesse. Ed il suo talismano la designa come la più adatta al ruolo di guerriera.»
“Guerriera?...Guerriera??”
Nella testolina della principessa si scontravano miriadi di pensieri e sentimenti.
“A cosa serve una guerriera in un regno di pace?”
Usagi si stava sforzando di capire quale tassello in quest'intricato puzzle avesse perso.
«Suo è il compito di combattere e sconfiggere tutti gli invasori che continuamente tentano di penetrare nel nostro Sistema Solare, e di giungere al cuore del Silver Millennium.»
“Combattere? C'è davvero una principessa che sta combattendo, magari anche ora, mentre noi stiamo parlando?” Usagi strinse forte le sue mani nel tentativo di interrompere il tremito che da qualche secondo accompagnava le sue lacrime. “Possibile che per proteggere la serenità nella quale ho sempre vissuto, ci siano persone che sacrificano la loro esistenza in tal maniera?”
«Questo è...sbagliato!» Usagi non riuscì a trattenere oltre quel sentimento di frustrazione che aspettava solo di essere urlato fuori.
Le lacrime smisero di rigarle le guance.
«Come possiamo vivere felici una pace costruita sulla solitudine e sullo sfruttamento dell'esistenza di altre persone, costrette a sopportare da sole tutto questo?»
Luna abbracciò la sua principessa.
«Usagi-sama...»
«Come Luna...? Spiegami come!... E' davvero troppo, troppo triste...»
Usagi posò il capo nell'incavo della spalla di Luna, permettendo a quest'ultima di abbracciarla con più forza.
«Mia Principessa, dovete capire che ogni persona ricopre un suo specifico ruolo nell'universo» La mano di Luna iniziò ad accarezzare dolcemente la nuca della sua signora.
«Queste principesse, anzi, queste guerriere, hanno prestato il più sacro dei voti, di loro spontanea iniziativa, e con la più nobile convinzione di potervi donare la più totale protezione.»
Il respiro di Usagi stava lentamente tornando ad un ritmo pacato.
«Per quanto possa sembrare ingiusto il loro destino, siamo portate a rispettare la strada che loro stesse hanno scelto. E dobbiamo ancor più dimostrare la gratitudine che gesti così nobili portano nelle nostre vite.»
«Non è giusto Luna...»
«E' la strada che loro hanno scelto, giusta o sbagliata che sia, è la vita nella quale credono fermamente. Lo scopo che dà loro il significato della loro stessa esistenza.»
“Non è giusto...”
Usagi capiva perfettamente il significato delle parole di Luna, capiva la nobiltà d'animo con la quale queste principesse agivano, ma per lei era comunque una cosa troppo triste per poterla semplicemente accettare.
«Usagi-sama...»
La voce di Luna distolse la principessa dai suoi pensieri.
«Cosa ne dite se Vi andaste a riposare un po' nelle Vostre stanze e riprendessimo il giro domani? Oramai si è fatta sera, e non sarebbe nemmeno cortese presentarsi ad ore tarde...»
Usagi non replicò, si limitò ad un sommesso segno di assenso con il capo.
Luna accompagnò la principessa nelle sue stanze, l'aiutò a prepararsi per potersi coricare, sostituendo lo sfarzoso vestito di cotonosa organza, con il più semplice tra i vestitini di seta bianca che faceva parte del guardaroba da notte di Usagi.
«Cercate di riposare mia Signora» Luna le diede un tiepido abbraccio di congedo «Domani riprenderemo il viaggio con rinnovata energia!»
L'ancella saltellò leggermente sul posto battendo in rapida sequenza le mani, come ad incoraggiare la venuta del nuovo giorno.
«Grazie Luna»
Una volta scattata la rumorosa maniglia della porta, Usagi si ritrovò completamente sola nella penombrosa stanza. Dopo pochi brevi passi, si sedette compostamente sul lato del letto più vicino all'enorme finestra che con la sua splendida vista sul cielo stellato, ricordava il quadro più emozionante che il pittore più abile al mondo avesse realizzato.
“Quante sono le cose a questo mondo che non riesco ancora a capire... e quante quelle che addirittura ancora ignoro...” La ragazza emise un fievole sospiro.
Non le piaceva sentirsi sola, non le era mai piaciuto.
Ma solo dopo le rivelazioni di poco prima si rese conto di quanto lei stessa ignorasse il vero significato della solitudine. La sua non era una sofferenza viscerale e perpetua... il suo disagio si manifestava sporadicamente.
Sapeva benissimo di non poter comprendere ciò che altre persone stavano realmente sopportando per lei... e forse proprio per questo sentiva il desiderio di volerle incontrare... di vedere con i propri occhi e sentire con il proprio cuore ciò che ora poteva solo immaginare.
Furono questi gli ultimi pensieri che accompagnarono la principessa prima che la stanchezza avesse la meglio, e la notte l'abbracciasse nel dolce oblio dei suoi sogni promessi.

Questo però... non era il suo solito, ricorrente sogno.
Come di consueto, Morfeo la condusse in quell'enorme corridoio che conduceva alla sala dove, ogni notte, il suo principino l'attendeva.
Ma già dal primo passo, Usagi comprese che qualcosa non andava.
“Acqua...?”
I piedi della ragazza trovarono il solito pavimento, ma solo passando attraverso a ben trenta, se non più, centimetri di quello che poteva essere, acqua?
No.
Non era acqua... quella consistenza, quel calore, quell'odore, quel colore...
“Questa non è acqua”
Usagi formulò questo pensiero più lentamente di quanto invece le sue gambe reagirono spontaneamente iniziando una sfrenata corsa verso la porta che si stanziava alla fine del passaggio.
“Sangue. Questo è senza dubbio sangue!”
I pensieri di Usagi venivano sovrastati dal rumore che, l'infrangersi delle onde che la sua corsa alzava, produceva ad ogni passo.
Usagi raggiunse il portone, e non appena provò ad aprirlo, si rese conto che avrebbe dovuto attingere a tutte le sue forze per riuscire a spostare quella porta che per la prima volta appariva tanto massiccia. I tentativi di far presa salda, vennero vanificati dalla scivolosità di quel pavimento che era divenuto talmente viscido da farla slittare direttamente in quella pozza.
Il sangue non perse neanche un secondo prima di cominciare la sua avida risalita lungo la candida vestaglia che ormai ne era impregnata.
«WUAAH!»
Usagi si rialzò in men che non si dica da quel letto di sangue, senza curarsi di quanto appena accaduto, riprese il maniglione con entrambe le mani, e trovando un miglior appoggiò l'aprì.
La stanza che le si presentò davanti era la solita sala dove l'attendeva il principino biondo, ma a renderla diversa dal solito, non era tanto la mancanza di quest'ultimo, quanto invece le condizioni generali nella quale era stata ridotta.
Dire che quel luogo era stato l'inconfutabile scenario di una devastante guerra era riduttivo.
Di tutte le colonne che prima ne rafforzavano e particolareggiavano l'aspetto, solo macerie a terra, a testimoniare in qualche modo almeno la loro precedente presenza.
Il soffitto era completamente venuto meno.
Ora a fungere da tetto vi era un cielo tinteggiato di rosse fiamme, fiamme così ardenti da trasmettere il loro insaziabile desiderio di divorare ancora e ancora, come se ci fosse ancora qualcos'altro da devastare.
Usagi non riusciva a credere allo spettacolo che i suoi occhi le stavano presentando.
«Cos'è successo qui?»
La ragazza crollò sulle sue ginocchia.
«Cosa può essere accaduto?... Dove...»
Tra i pensieri della principessa si fece spazio il vivido ricordo dello sguardo color smeraldo.
«Dove sei?»
La voce disperata della ragazza raggiunse ogni anfratto della sala.
«Dove sei...»
Questa volta fu solo un sussurro sommesso.
Nella stanza regnava il più completo silenzio, interrotto solo sporadicamente dal leggero suono del vento, che con tutta calma, percorreva a brevi soffi ciò che rimaneva di quella sala.
Solo il vento.
«...odango...»
Fu proprio il vento a trasportare l'esile suono di queste parole.
Usagi si guardò attorno con cura, in cerca dell'unica persona che poteva chiamarla così.
«C'è qualcuno? Sei tu vero?»
Una volta calato il silenzio, calò pure quel sorriso speranzoso che aveva accompagnato quella domanda.
I secondi scandirono interminabili minuti di desolazione.
Non c'era nessuno lì, Usagi lo sapeva bene.
«...odango...»
Fu di nuovo il vento a trasportare quella parola.
“Il vento...”
Usagi rialzò con una velocità dettata dalla nuova certezza che le aveva rassicurato il cuore.
“E' lo stesso vento!...Il vento del quale quel ragazzo porta così forte l'odore...”
Passò meno di un minuto al nuovo passaggio d'aria che la principessa attendeva.
«...odango...»
Lo sguardo di Usagi si fece concentrato, e la determinazione scaturita dai suoi occhi, le diede la forza di non darsi per vinta.
«Il vento...proviene da lì!»
La ragazza non perse tempo. Cominciò subito a correre attraverso la sala, spingendosi nel luogo che mai aveva visitato prima, in tutti gli anni che quel sogno le aveva tenuto compagnia.
Proprio in fondo alla stanza, nascosta dalla più fitta penombra, vi era una porta, la porta dalla quale lei era più che certa provenisse quel vento.
Usagi non si trattenne un attimo dal posare le sue mani sul pesante portone e dal cominciare a spingerlo con tutta la forza che quel suo giovane minuto corpo poteva contenere.
Spinse con tale fermezza che alla repentina apertura della porta, ebbe poco più di un istante per notare la presenza di un simbolo a lei conosciuto, intagliato come tutti quelli che in quello stesso giorno aveva visto su tutte le porte della sala di Passaggio.
Fu l'abbacinante luce che si profuse da dietro quella porta ad accecarle la vista quel tanto che bastò per disorientarla.
La ragazza ondeggiò per qualche passo nel tentativo di riappropriasi dell'uso dei suoi occhi.
Quando finalmente le pupille le si furono adattate al nuovo ambiente, la stordita principessa si concentrò per focalizzare al meglio l'area circostante e tentare di orientarsi.
Tutto intorno a lei era coperto da una vegetazione rigogliosa come non ne aveva mai vista.
Ogni cosa che la circondava le compariva così surrealmente tranquilla, seppur in qualche modo selvaggia.
Doveva trattarsi di una foresta... di questo ne era certa. Così come il sole che si faceva strada tra le fronde degli alberi la rassicurava sulla certezza di trovarsi ancora all'interno del Sistema Solare.
L'esplorazione di Usagi proseguiva a passo spedito, nonostante il fascino di quel paesaggio fiabesco, la ragazza perse neanche per un secondo la traccia di vento che stava seguendo, e che lei era certa l'avrebbe condotta dal suo principe.
Fu solo l'improvvisa ed inaspettata scoperta di uno splendido laghetto a farla fermare.
«Questo luogo è davvero incantevole»
Usagi si avvicinò all'acqua, e dopo un primo momento di contemplazione di quel puro specchio cristallino che le si stanziava innanzi, si convinse ad immergervi i suoi delicati piedi.
L'acqua era decisamente perfetta.
La principessa ne rimase talmente catturata, da farvi ancora qualche passo, sino a che anche le sue ginocchia furono immerse in quell'accogliente lago.
«E' meraviglioso!»
Usagi prese un respiro a pieni polmoni, e si lasciò trasportare dalle mille sensazioni che quel posto suscitava in lei.
Fu solo quando riaprì gli occhi che poté intravedere la figura di una persona sull'altra sponda.
Si concesse un'unica seconda messa a fuoco per essere sicura di non sbagliarsi, e appena ne ebbe la riconferma, si gettò a capofitto in acqua, cominciando a nuotare in un modo così frenetico che nemmeno lei sapeva potesse appartenerle.
“Non mi sbaglio”
Queste parole furono lo sprono che l'accompagnarono lungo la sua attraversata.
Giunta finalmente all'agoniata riva, la giovane principessa uscì dal lago, lasciandosi scivolare di dosso l'acqua, quell'acqua che con sé trasportò via ogni traccia di quel sangue che prima aveva imbrattato le sue candide vesti.
La persona che Usagi aveva visto in lontananza, esisteva davvero.
Era lì, di fronte a lei, all'ombra di un grande albero che dolcemente il vento suonava nella più soave delle melodie naturali, addormentato, vestito di purissimi abiti bianchi, un giovane poco più grande di lei... Stava dormendo protetto dalla purezza della bellezza di quel luogo.
“E' lui...?”
Usagi gli si avvicinò ancora dubbiosa, ma tutto di quel ragazzo, a cominciare dal color aureo dei capelli, alla delicatezza dei suoi lineamenti, all'inconfondibile profumo di vento che impregnava ogni centimetro del suo corpo, era una riconferma di quanto lei in cuor suo era certa di sapere.
“Il ragazzo del vento!” Usagi si chinò sopra al giovane “E' senza dubbio lui” la principessa posò delicata il dorso delle sue dita sulla guancia del bel ragazzo, come per accertarsi della sua reale esistenza.
«Il principe dei miei sogni...»
Le parole che pronunciò erano intrise della più grande felicità che un regalo tanto desiderato e al contempo tanto impensabile potesse trapelare dalla principessa.
Fu proprio il tocco di Usagi a destare il giovane, che appena ne percepì la presenza, ne afferrò delicatamente la mano, e solo in seguito a questo gesto il ragazzo aprì i suoi occhi.
Occhi verdi, come gli smeraldi più preziosi che qualunque galassia potesse custodire.
Occhi che Usagi non poteva non riconoscere, considerando l'infinità delle notti che aveva passato a perdersi nell'intensità di quello sguardo.
«Sei tu...»
Il sussurro di Usagi fu interrotto da quella che era la più assoluta delle riconferme.
«...odango...»
La voce del ragazzo risuonò così solare che le emozioni dentro la giovane principessa si fecero un turbine, un turbine che solo la forza del vento di quel ragazzo poteva suscitare in lei.
Al dolce inumidirsi degli occhi della principessa della Luna, seguì il più carismatico dei sorrisi che Usagi avesse mai visto, un sorriso che il ragazzo le rivolse con la più gentile delle intenzioni, ossia quella di preparare la principessa al dolce bacio che lo splendido cavaliere le posò sulle sue morbide labbra.







Note:
1. Miko (巫女): indica le giovani donne che lavorano presso i templi shintoisti.
2. Tsundere (ツンデレ) è un termine della lingua giapponese che indica uno stereotipo di personaggio arrogante e combattivo che in seguito si rivela generoso e di buon cuore, rivelando una contraddizione fra la propria vera personalità e la sua esteriorità. Si tratta di un tipo di personaggio nato all'interno dei videogiochi, principalmente nei simulatori di appuntamenti, ed in seguito adottato in altri media come anime o manga.



   
 
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