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Autore: Lena G    29/09/2012    4 recensioni
Michelle inizia una corrispondenza per e-mail con uno sconosciuto, vince una borsa di studio nei mesi estivi alla Julliard a New York e con lei partono la sua migliore amica Arianna e la sua sorella gemella Federica mettendosi d'accordo con il suo amico virtuale per incontrarsi.
Brian vuole conoscere una persona normale che lo tratti da persona normale. Tra le migliaia di lettere che i fan gli mandano quotidianamente, ne risponde a una con il tuo indirizzo privato senza firmarsi. Pur di incontrare questa persona, riesce a far chiamare gli Avenged Sevenfold a New York per un festival che dura per tutta l'estate.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui di nuovo! Allora dedico questo capitolo a Letizia (l'admin -Syn- nella pagina Green Sevenfold su Facebook. Mettete assolutamente MI PIACE UN CASINO altrimenti vi cerco tutti...), Anita, Camilla e Manuel.
Ho cambiato idea, il prossimo non sarà l'ultimo capitolo, ma ne scriverò ancora qualcuno!
Buona lettura!
Lena G




Capitolo 13 - Second Hearbeat

Jimmy era in volo. Sorvolava il mondo e la brezza intorno a lui gli dava sollievo da quel bruciore all’altezza della gola che lo attanagliava da giorni. Piano piano iniziò a perdere quota. Stava precipitando sempre più veloce, non sapeva come rallentare la caduta. Chiuse gli occhi pronto all’impatto… Nulla.
Perplesso li dischiuse e ciò che vide fu una camera di ospedale spoglia. I suoi amici erano tutti lì, mancava lui.
Guardavano un punto in basso alle sue spalle, sul letto doveva esserci per forza qualcuno che conosceva. Non voleva voltarsi, vedere le persone a lui care soffrire lo riduceva a pezzi. Si girò verso Brian che era alla sua destra: “Hey! Chi sta male? Perché nessuno di voi teste di cazzo mi ha avvisato?” ma gli parve che il chitarrista non lo stesse ascoltando: “Bri Bri! Cicciobello? Ma mi senti brutta testa di minchia?!” gli scosse la mano davanti agli occhi. Niente.
Vide Leana sulla porta e le sorrise. Quando lei non gli rispose, decise di avvicinarsi e vide i suoi grandi occhi pieni di lacrime.
“Leana…”
“Jimmy”
“Leana mi senti?”
“… perché te ne sei andato?”
“Leana! Io sono qui, sono sempre vicino a te!”
“James, perché non ti svegli?”
Il batterista rimase spiazzato da quella frase. Con gli occhi sbarrati si girò verso quel letto d’ospedale e vide se stesso.
Si avvicinò al suo corpo e provò a toccarsi la mano, riusciva a sentire perfettamente ogni sensazione ma non era visibile ai suoi amici. Sentì una sensazione di tristezza e dolore impadronirsi di lui e urlò forte. Vide che la finestra si aprì di colpo ed un vento forte colpì i suoi amici che subito corsero a chiudere la finestra e il silenzio ritornò sovrano in quella camera.
Matt iniziò a parlare: “Ho avvisato Federica…”
Tutti annuirono incapaci di rispondere.
Brian si alzò e se ne andò via con uno sguardo cupo. Aver litigato con Michelle lo aveva trasformato: era diventato burbero, irascibile, cupo, taciturno.
Jimmy guardò i suoi amici e si rese conto in quel momento più che mai, che i suoi amici erano fragili e che avevano bisogno di lui, tanto quanto lui aveva bisogno di loro. Prese un gran respiro e si gettò sul suo corpo per cercare di riprenderne possesso, sentì solo un grande dolore al petto e un segnale sonoro rimbombò nella stanza. I dottori lo circondarono e sentì loro dire mentre piano piano la sua visuale diventava sempre più sfumata e nera: “Sta peggiorando, portatelo in isolamento e non lasciatelo da solo fino a quando non tornerà il primario dall’Italia”
-Italia. Chissà come staranno le ragazze…- e tutto fu buio.

5 mesi dopo - Università Statale, Facoltà di Ingegneria – h 11.30

Michelle stava avviandosi al bar durante la pausa delle lezioni. Mentre saliva le scale incontrò Riccardo che stava scendendo e che puntualmente la stava ignorando. Spazientita per tutti quei mesi di insensato silenzio e occhiate disgustate si intromise sul cammino del ragazzo appoggiando le sue mani sui fianchi: “Penso tu mi debba qualche spiegazione”
“Non penso proprio. Ora se mi permetti…”
“Non ti permetto proprio un fico secco. Tu ora mi stai a sentire brutto arrogante pompato con i paraocchi. Ti sembra giusto avermi rivolto la parola per la prima volta proprio quando ero a kilometri di distanza da te, per poi rinchiuderti in un silenzio degli imbecilli di prim’ordine senza neppure chiedermi qualcosa?”
“Mi sembra di aver già capito tutto. Tu ti sei fatta scopare per bene da quel cretino che ti ha fatto due moine in croce”
“Sì certo e io ovviamente l’ho data al primo che è passato solo perché si è mostrato un po’ più interessato a me! Infatti sono sempre stata famosa per essere una puttanella da quattro soldi con gli ormoni da adolescente morta di cazzo. Logico. Ma tu hai almeno idea con chi e di chi stai parlando?”
“Con Michelle Chiari. Groupie di due notti di Synyster Gates…”
Un sonoro schiaffo interruppe la gratificante descrizione di Michelle.
“Se è quello che pensi davvero di me, allora meglio perderti che provare a ritrovarti anche di sfuggita. Sei una persona cieca, arrogante, egoista e mi dispiace. Mi spiace di aver perso così tanto tempo a pensarti, a sospirare, ad arrossire ogni volta che i nostri sguardi s’incrociavano. Io con Brian non ho mai fatto niente e te l’ho anche detto. Sognavo di star con te, ti stavo aspettando. Quando hai iniziato ad avvicinarmi a me durante il mio soggiorno a New York mi sentivo al settimo cielo, come se stessi vivendo un bellissimo sogno sotto ogni aspetto. Ma mi sono resa conto solo ora con che razza di persona ho avuto a che fare. E pensare che per colpa tua ho anche litigato con Brian! Sai, dovevo davvero andare a letto con lui, almeno non mi avrebbe mai fatto sentire così come mi stai facendo sentire tu. Ora, con permesso devo recuperare un rapporto con una persona che mi merita molto di più…” e proseguì per la sua strada, lasciando il ragazzo di stucco. Riccardo si girò: “Michelle! Ascolta, io…!” ma la ragazza non si fermò e continuò a camminare, ignorandolo.

Posto ignoto – h 17.45

“Mai più! Mai più! Devo ricordarmi di non dormire più così poco! Che mal di testa!” Jimmy tentò di aprire gli occhi e vide che era in un altro posto. Perplesso si guardò in giro e vide una camera piena di abiti sparsi in ogni angolo, due scrivanie molto diverse tra loro e due letti. Si passò una mano tra i capelli e sospirò: “E ora dove diavolo sono?”
Si sedette su una scrivania, provò ad accendere il computer ma la mano passò attraverso il monitor: “Già, sono mezzo morto. Ma non ci posso credere! Non posso proprio far niente! Oltre al danno, la beffa!”
In quel momento entrò Michelle che si fermò dalla porta con gli occhi sgranati.
“Oh Michelle! Allora questa è casa sua! Ecco dove mi trovo!”
“E TU COSA CI FAI QUA?”
“Sono seduto sulla tua sedia dopo essermi svegl… Mi vedi?”
“Ma certo che ti vedo! E questo non va bene! Tu dovresti essere in coma! Non a casa mia!”
“Infatti sono in coma. Non posso accendere il computer, ci passo attraverso”
“Oddio mi sento male…”
“No no Michelle non svenire che non posso afferrarti. Ti faresti molto male…”
“Ok, va bene. No, non va bene niente. Ora quando arriva Federica mettiamo luce sull’intera faccenda… Ma perché sei qui?”
“Me lo sto chiedendo anche io. Piuttosto, che giorno è?”
“Il 15 marzo”
“Cosa?! Ne sei sicura? Sono in coma da così tanto tempo?”
“Certo! Ho iniziato le lezioni del secondo semestre ieri… Se mi permetti io però mi metterei seduta”
“Oh assolutamente! Guarda, vieni qui che ti faccio vedere una cosa figa!”
Michelle si avvicinò curiosa: “Ah sì? E cos’è?”
“Siediti su di me”
“Cosa? Ma ti faccio male!”
“Ma figurati! E poi magari mi passi attraverso! Che spasso!”
“No dai, non ti calpesterei mai così! E poi chi te lo dice che ti passerò attraverso?”
“Non lo so, non sono mai stato in coma. Lo sto provando adesso. Dai, che ti costa? Solo cinque secondi, se poi constatiamo che è una follia non lo faremo più, ok?”
Michelle rispose riluttante: “Ok…” e si sedette su Jimmy, senza attraversarlo.
“Però… sei comodo!”
“E tu pesi come una balena”
“Davvero?! Scusa!” e la ragazza si alzò subito in piedi.
“Ma no scema! Non sento alcun peso, solo un leggero solletico alle gambe. Vieni qui e accendi il computer che voglio aggiornarmi su miei compari”
Dopo poco tempo entrò in camera anche Federica: “Ciao Mich… E come fai a stare seduta in quel modo?”
Michelle si guardò intorno per un attimo: “In che modo?”
“Sollevata dalla sedia. Hai iniziato un nuovo corso di yoga a me sconosciuto? Devo impararlo anche io!”
“Ma no! Qui c’è Jimmy!” e si mise a ridere.
Federica la guardò allarmata: “Michelle, hai bisogno di dormire, vieni a letto dai”
Michelle guardò Jimmy che la stava guardando perplesso: “Allora Jim, mi vieni a trovare in sogno? Ne sei capace? Ti devo raccontare tante cose.”
“Non lo so. Potrei provarci. Anche io devo dirtene qualcuna. Ci vediamo dopo piccola”
Michelle si alzò un po’ sorridente e un po’ scossa dalla giornata e s’infilò sotto le coperte.

“Mich? Mich!”
“Ehy Jim! Ce l’hai fatta alla fine! Ti stavo aspettando”
“Lo so. Forse è per questo che sono riuscito a raggiungerti. Devo dirti una cosa… I ragazzi sono molto tristi senza di te. Anche Brian, soprattutto lui, sente la tua mancanza.”
“Lo immagino Jim, lo immagino. Manca anche a me e mi spiace averlo trattato in quel modo. Ho capito, specialmente oggi, che dovevo buttarmi con lui perché non sarei mai riuscita a rivivere un’esperienza simile con nessun’altro un’altra volta”
“Hai il cuore occupato”
“Avevo”
“Come scusa? Non è andata bene con quel ragazzo?”
“Non è andata proprio. Da quando Brian ha tentato di marcarmi come sua al telefono, Riccardo ha smesso di parlarmi, di guardarmi e oggi mi ha dato della puttana senza alcun motivo, senza alcuna spiegazione. Vorrei tentare di recuperare con Brian, ma non vorrei fosse troppo tardi. Non so come sta, dove si trova, cosa sta combinando, se mi ha dimenticato…”
“Scema! Ti do un pugno in testa ora! Figurati se ti ha dimenticato! Non fa altro che pensare a te quel cretino!”
“E come fai a saperlo, sei in coma”
“Però ho visto qualche tempo fa che solo pronunciando il tuo nome, si perdeva nei suoi pensieri”
“Mi starà odiando”
“Non lo saprai fino a quando non lo chiamerai”


Michelle si svegliò di soprassalto.
Non lo saprai fino a quando non lo chiamerai. Doveva farlo. Doveva chiamarlo e ingoiare tutti i rospi presenti sul pianeta.
Prese la cornetta, incurante di sapere che ore fossero in America e digitò quel numero che sperava di dimenticare una volta cancellato dalla sua rubrica.
“Hello?”
“Ciao Bri”
“Chels?”
E i loro cuori persero due battiti.
   
 
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