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Autore: Justice Gundam    19/04/2007    4 recensioni
Quali pericolose avventure attendono i Digimon Tamers nella loro corsa contro il tempo per svelare i misteri di DigiWorld? Cosa sono i Deva, e chi è il 'Digimon Sovrano' di cui parlano? E perchè i loro piani coinvolgono il piccolo Calumon? Questa volta, molte cose potrebbero andare diversamente da come sappiamo... la mia prima storia di Tamers, che si ricollega (vedrete come...) a quelle di Adventure che sto scrivendo e a quella di Frontier-Savers che scriverò!
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Tamers Reload-03

Digimon Tamers Reload

Una fanfiction di Digimon Tamers scritta da: Justice Gundam

 

Eccomi di nuovo!

E' cominciato un nuovo trimestre universitario, e per me è tornato il momento di studiare dopo delle vacanze di Pasqua passate in allegria... ma avrò sempre un pò di tempo per scrivere la mia storia preferita! Allora, adesso tocca a Digimon Tamers, e nel frattempo sto portando avanti le mie storie di Sonic X e di Digimon Frontier-Savers! Come avete visto nell'ultimo capitolo, i Deva stanno per entrare in scena, e questo vuol dire che, pian piano, i misteri riguardanti DigiWorld inizieranno a svelarsi. Per adesso, ci ritroviamo con un programma anti-Digimon praticamente ultimato, e nuovi grattacapi per i nostri Tamers... oltre che per il padre di uno di loro, e non credo ci sia bisogno di dirvi di chi!

Una precisazione a tutti i fan di Digimon Tamers - in realtà, riguardandomi gli episodi, mi sono reso conto che, a questo punto della storia, alcuni degli amici di Takato avrebbero già dovuto sapere dell'esistenza di Guilmon (almeno, Hirokazu dovrebbe già saperla a questo punto...). Niente da fare, Tamers è proprio la serie sulla quale sono più arrugginito... forse perchè è proprio quella che mi ha preso di meno a parte la seconda, non me ne vogliano i fan! Beh, in ogni caso mi auguro che questo piccolo errore non vi dia più di tanto fastidio. A giudicare dalle recensioni che mi avete lasciato, si direbbe proprio di no... ma ci tenevo a spiegare questa mia svista ai lettori! E poi, dal momento che si tratta di un'AU, immagino non ci sia nulla di male nel cambiare un pò certi avvenimenti, entro certi limiti...

Quindi, in questa storia, gli amici di Takato non sanno ancora dell'esistenza dei Digimon. Certo, questo non significa che la situazione non possa cambiare, ora che il Mondo Reale sta per ricevere delle visite non esattamente gradite... oh, e aspettatevi che gli amici di Takato ricevano i loro compagni in modo diverso che nella storia originale!

Ma adesso non voglio rivelare troppo! Abbiamo un Deva Bue che freme dalla voglia di fare una visitina a Shinjuku... e sinceramente, io non ho una gran voglia di trattenerlo ulteriormente! E' qui che mi sta buttando all'aria la camera per la smania di fare a botte! Calma, calma, Vajiramon! Il tuo momento sta per arrivare! Cavolo, ma perchè così pochi Deva sono calmi e tranquilli come Antylamon?

(Il nostro Sovrano ci ha fatti così, e se non ti va bene puoi andare a lamentarti da lui... sempre se ne hai il fegato, omuncolo! NdVajiramon)

Ehm... okay, okay... comunque adesso calmati, eh? Sta già per arrivare il tuo turno di apparire in scena!

Prima, però, passiamo a rispondere alle recensioni che mi avete lasciato!

 

KillKenny: Heheheee... vedo che hai gradito la scelta che ho fatto alla fine! Sì, è vero, Yamaki ha molto da spiegare... ma stai pur certo che in questi prossimi capitoli molte delle sue certezze subiranno un duro colpo!

TopoMouse: Davvero pensi che Yamaki mi sia venuto bene? Non sai quanto mi faccia piacere! Il nostro amico direttore di Hypnos è uno dei personaggi ai quali tengo di più, e sono contento di essere riuscito a renderlo aderente alla sua caratterizzazione televisiva! E vedo che hai anche apprezzato l'entrata in scena dei Deva! Bene, vedremo come si evolveranno le cose...

Driger: Rispondo ad entrambe le tue recensioni... Allora, benvenuta alla mia prima fanfiction di Digimon Tamers! Mi fa piacere che tu abbia apprezzato i miei primi due capitoli, anche se le coppie non sono le tue preferite... come hai detto tu, la coppia Ryou / Ruki è molto usata in Italia... anzi, direi che è la coppia esclusiva per le fanfiction di questa serie... mentre per Takato e Juri, beh... pur essendo un fan di questa coppia, ne ho voluta propugnare un'altra molto poco nota ma, a mio parere, molto interessante... beh, vedremo più avanti (MOLTO più avanti) come riuscirò a gestirla! Oh, già, a proposito: il 'Juggernaut' è stato usato sia nella serie di Tamers che nel videogioco Digimon World 3 (dove la AoA lo usa per creare Destromon)... solo che, se non vado errato, nella traduzione italiana di Tamers, è stato confuso con Yuggoth...

 

Grazie a tutti delle vostre recensioni e del fatto che continuate a leggere la mia storia! Il vostro supporto è per me motivo di orgoglio, e mi sprona a dare sempre del mio meglio!

Beh, con questo ho finito con i preamboli. Come al solito, dico che Digimon Tamers non appartiene a me, ma alla Toei, alla Bandai e ad Akiyoshi Hongo! Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per il puro piacere di scrivere... e i marchi registrati in essa contenuti non mi appartengono, perciò i diritti non sono riservati! Diavolo, comincio ad odiarli, questi disclaimer...

Godetevi la storia e non pensate ai cavilli legali! Buon divertimento!

 

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Capitolo 03 - Momenti di terrore

 

La sera stava calando stancamente sul quartiere di Shinjuku, e sui numerosi dubbi ed incertezze che in quel momento tormentavano il piccolo Takato Matsuda, in piedi con aria assorta davanti alla tana di Guilmon nel parco. Il giovane Tamer stava ripensando agli eventi di poco prima, la mente appesantita da una strana ed opprimente sensazione di stanchezza... e sembrava che non si fosse nemmeno reso conto del Digimon suo amico che lo guardava con preoccupazione, come se si stesse chiedendo cosa passava per la testa del suo Tamer. Cessato il pericolo, i Tamers, i loro partner e il piccolo Calumon si erano sparpagliati per evitare l'immancabile folla di curiosi che si sarebbe raccolta attorno al luogo della bio-emersione, ma si erano ripromessi che in seguito avrebbero cercato di fare delle ricerche per conto loro e cercare di sapere cosa fosse accaduto in quel frangente...

In effetti, poco prima, lui e i suoi colleghi Tamers avevano affrontato un mastodontico Digimon chiamato Brachiomon, che aveva rischiato di metterli con le spalle al muro grazie alla sua enorme forza... per poi essere cancellato da qualcosa di misterioso che aveva fatto stare male anche i loro Digimon. Fin da subito, era avanzata l'ipotesi più che plausibile che si trattasse di un altra trovata di quegli agenti governativi che si erano fatti più insistenti in quegli ultimi giorni... ma proprio questa eventualità faceva un pò di paura al giovanissimo Tamer: se erano davvero agenti governativi, allora come avrebbero fatto a scoprire quello che a loro interessava sapere? Sicuramente, i file ufficiali non si trovavano con un semplice clic del mouse una volta andati in rete, e anche se avessero saputo dov'era il loro quartier generale, che possibilità avevano dei ragazzini come loro di intrufolarsi là dentro e chiedere le dovute spiegazioni? Era facile dirlo come affermazione di principio... ma nella pratica, era tutt'altra cosa!

"Accidenti, che situazione..." mormorò Takato con aria stanca, e mosse la gamba destra per dare un calcio ad un sassolino che gli stava in mezzo alle scarpe. "Pensare che non volevo che un Digimon che fosse mio amico... un compagno con cui giocare... Nel cartone animato, Taichi e Daisuke non avevano certo di questi problemi, anche se erano stati costretti per molto tempo a nascondere i loro Digimon agli occhi degli adulti... non immaginavo che la realtà sarebbe stata così diversa..."

"Takatomon... Hey, Takatomon, che c'è? Come mai sei così triste?"

Takato sobbalzò lievemente quando si sentì chiamare dalla voce ingenua di Guilmon, che nonostante la situazione sembrava aver perso ben poco della spensieratezza che lo caratterizzava... Il giovane Tamer con gli occhialoni doveva ammetterlo, un pò invidiava questa capacità del suo amico di concentrarsi soltanto sul lato positivo di ogni situazione. Forse questo lo avrebbe aiutato a pensare ad una soluzione, invece che starsene là a preoccuparsi...

Il piccolo dinosauro rosso, intuendo la marea di pensieri che si agitava nella mente del suo compagno umano, gli si era avvicinato e lo stava guardando con quella sua ormai inconfondibile aria da cucciolo curioso, la testa piegata da un lato come quella di un passerotto, e i grandi occhi dalle iridi nere che sbattevano di quando in quando. Takato non potè fare a meno di sorridere alla sua vista.

"Ah, Guilmon... no, in realtà non sono triste, stavo riflettendo..." gli rispose Takato, dandogli una carezza sulla testa. Guilmon chiuse gli occhi e la sua bocca si incurvò verso l'alto in un sorriso felice.

Takato sospirò, prima di proseguire con la sua risposta. "Hai... hai visto anche tu quanto era forte quel Digimon che abbiamo affrontato, no? E poi, mentre stavamo combattendo contro di lui... all'improvviso è successo quel qualcosa che vi ha fatto stare male... tu, Terriermon e Renamon... e prima che noi potessimo rendersi conto di cosa stava succedendo, quel Brachiomon è scomparso... cancellato!" rispose con crescente ansia. Il ragazzino sentiva un peso nel torace al pensiero che quel terribile destino, in quel frangente, avrebbe potuto aver colpito anche il suo piccolo amico... lo stesso peso che aveva sentito tempo prima, qualche giorno prima dello scontro con IceDevimon, quando Guilmon stava per scomparire... era davvero terribile sapere che Guilmon era ancora vivo soltanto per decisione di qualcun altro!

"Io..." proseguì tristemente Takato "...ho avuto... sì, in quel momento ho avuto paura, Guilmon! Temevo che la stessa cosa sarebbe accaduta anche a te e a Terriermon e Renamon! Se... se questo fosse successo, io... non so che cosa avrei fatto! Tu... sei un amico troppo importante... perchè io possa... pensare di..." Il giovanissimo Tamer sentì delle lacrime iniziare a pizzicargli gli occhi, e nonostante avesse stretto i denti e cercato di trattenerle, una riuscì a superare la barriera della sua palpebre e a scivolargli giù per la guancia.

Guilmon trattenne il fiato in un verso che esprimeva la sua partecipazione al dolore del suo amico umano. "T-Takatomon..." mormorò, cercando di pensare a qualcosa per tirarlo su di morale. Ma la sua inesperienza con gli esseri umani e il mondo in generale si fece sentire di nuovo, e le parole gli morirono in gola. Che cosa si poteva dire ad un umano che aveva appena temuto di perdere il suo migliore amico? Quali erano le cose da fare... da dire... da pensare... in quella situazione? Alla fine, Guilmon decise che pensarci su era inutile, e che era meglio dire quello che il cuore gli suggeriva...

"Beh, però..." mormorò. "Alla fine non mi è successo niente, dico bene, Takatomon? Voglio dire, io sono ancora qui, sto bene... e anche Calumon, Terriermon e Renamon!"

Takato riuscì a sorridere un pò. Certo, quello che diceva Guilmon era pur sempre vero, e a volte Takato si stupiva ancora di come i pensieri del suo piccolo amico sapessero essere illuminanti nella loro apparente ingenuità...

...però in quel caso c'era molto di più in ballo, e loro non avevano controllo sulla situazione. Forse la vita di Guilmon, e dei Digimon che erano emersi nel Mondo Reale dipendeva soltanto da un pulsante che gli 'uomini in nero' avrebbero schiacciato o meno, a seconda del fatto che la cosa fosse utile ai loro obiettivi...

Prima che il ragazzino potesse perdersi di nuovo in cupi pensieri, il dinosauro rosso gli sorise, e gli appoggiò una zampetta artigliata sulla spalla, nel tentativo di fargli coraggio. "Dai, Takatomon... non è da te essere così abbattuto! E' già successo una volta, no? Avevi paura che io scomparissi... ma alla fine, come vedi, si è risolto tutto bene! Vedrai che andrà bene anche questa volta! Ora... non devi tornare a casa? Su, non avere paura per me! Dopotutto, se siamo riusciti ad arrivare fino a questo punto... possiamo riuscire ad andare anche oltre, non trovi?"

Takato alzò la testa, con un certo stupore nel sentirsi dire queste cose dal suo piccolo amico... e per qualche secondo rimase in silenzio a rimuginare su quanto era successo e su quello che Guilmon aveva detto. Poi, lentamente, il suo volto si rilassò, e il ragazzino permise ad un tenue sorriso di apparire sulle sue labbra. Forse... forse quello che diceva Guilmon era giusto, dopotutto... loro due, già nel breve periodo di tempo in cui si erano conosciuti, avevano già superato numerose avversità, che spaziavano dai Digimon selvatici affamati di dati, alle Tamer eccessivamente zelanti, al problema di nascondere Guilmon agli altri... perchè non avrebbero dovuto trovare il modo di superare anche questa?

"Forse..." iniziò a dire Takato, poi allungò una mano e gli fece una carezza sulla testa. "Sì, forse hai ragione tu, Guilmon... non ha senso disperarsi per cose che non sono ancora avvenute, e che potrebbero anche non avvenire. Immagino che ti sarò sembrato un frignone, vero?"

Guilmon ridacchiò. "Hehehee.. no, per niente, Takatomon! Tu eri preoccupato, tutto qui... e quello che hai detto mi sembrava più che giusto! Io... ho solo detto quello che sentivo, davvero!"

"Ti ringrazio comunque di avermi fatto coraggio..." rispose Takato. "Ad ogni modo, sì, abbiamo a che fare con un problema serio e dobbiamo stare in guardia... però io stavo già quasi dando tutto per perso dopo quello che è successo oggi! Grazie per avermi fatto capire che non era dignitoso disperarsi..." Il giovanissimo Tamer alzò gli occhi al cielo e notò che l'azzurro del cielo primaverile di Shinjuku stava lasciando lentamente posto dall'arancione rosato del tramonto. Takato sospirò, sentendo quel grande peso che gli gravava sul cuore alleggerirsi almeno in parte.

"Ora però devo andare, amico mio..." concluse Takato. "Come hai detto, i miei genitori mi aspettano a casa... comunque, tu adesso sai come devi fare. Rimani qui per la notte, non combinare guai... e domani mattina ti porterò una bella cesta del tuo pane preferito! Okay!"

Alla menzione della parola 'pane', la bocca di Guilmon iniziò a salivare vistosamente, e i suoi occhi si trasformarono in due stelline luccicanti per la felicità. "Davvero? Wow! Grazie, Takatomon, lo sapevo che tu eri sempre il migliore!" esclamò estatico, prima di gettarsi al collo del suo Tamer e cominciare a leccargli il viso. Il ragazzino rise, ormai quasi del tutto dimentico dell'ansia di poco prima, e barcollò sotto il peso del suo compagno prima di ritrovare la stabilità e rispondere all'abbraccio del suo amico digitale.

Non era quello il momento di essere abbattuti, no... c'erano ancora molte cose che dovevano sapere, prima di poter trovare il bandolo di quella matassa! E darsi per vinti non sarebbe stato utile a nessuno!

"Allora, Guilmon, ci vediamo domani!" salutò Takato per l'ultima volta. "Buona notte!"

"Buona notte anche a te, Takatomon..." iniziò a dire il piccolo dinosauro... poi si fermò, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa. "Hmmm... scusa, Takatomon, a proposito... ti potrei fare una domanda?"

Takato sbattè gli occhi, incuriosito. "Ehm... sì, certo, di cosa si tratta?"

"Ecco..." Guilmon si grattò la testa. "Esattamente, che cosa sono i 'genitori'?"

Quella domanda, così disarmante nella sua semplicità, fece fare un lieve sobbalzo al giovanissimo Tamer, che sbattè gli occhi meravigliato... poi sorrise al suo compagno, inghiottendo una risata divertita che sentiva già salirgli dal fondo della gola. Aveva pensato che Guilmon volesse fargli chissà che domanda seria sulla situazione in cui si trovavano... e invece era una domanda dettata dalla pura e semplice curiosità dell'innocente Digimon!

"Beh... è una cosa un pò lunghetta, Guilmon!" rispose Takato, con una mano dietro la nuca. "Mi ci vorrebbe un pò di tempo per spiegarti, dato che voi Digimon nascete in maniera diversa... facciamo così, domani, quando ti porto il pane, ti racconterò tutto dei 'genitori' e di cosa sono per noi ragazzi! Okay?"

"Va bene!" rispose Guilmon.

 

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Un quarto d'ora dopo Takato, con lo zaino in spalla e le carte accuratamente riposte in una tasca laterale, tornò a casa, al panificio dove lavoravano i suoi genitori e che vista l'ora tarda stava per chiudere. Non appena ebbe varcato la porta d'ingresso, trovò sua madre, ancora vestita con gli abiti da lavoro e un grembiule sporco di farina, che stava riordinando il negozio, e la salutò scusandosi per il ritardo.

"Ciao, mamma! Scusami se arrivo così tardi!" disse, dopo essersi tolto il pesante zaino dalle spalle. "Il fatto è che... beh... ci siamo messi a giocare, e non ci siamo resi conto del tempo che passava!"

La signora Yoshie Matsuda, una signora dai corti capelli castano chiaro che era da poco entrata nella sua tarda trentina d'anni, sollevò lo sguardo verso il figlio, e lo salutò a sua volta. "Oh, bentornato, tesoro! Sì, in effetti sei un pò in ritardo... ma non così tanto, in fondo c'è ancora un bel sole. Allora, dimmi... che cosa avete fatto oggi a scuola, di interessante?"

Takato sospirò. Classica domanda per una giornata non tanto classica... "Oh, beh, niente di speciale... il solito tran-tran, due più due fa quattro..." le rispose, con tono un pò annoiato.

La signora Matsuda alzò gli occhi al cielo, facendo finta di essere esasperata. Ormai lo sapeva bene che la scuola non era mai stata la priorità di Takato, nonostante non andasse certo male...

"Ooookay..." rispose. "Comunque, non dimenticarti di fare i compiti per domani. Li fai dopo cena, a questo punto...". Il figlio le rispose con un cenno della testa, e la giovane madre annuì soddisfatta a sua volta. "Bene. Mi fa piacere che tu esca con i tuoi amici e ti diverta con loro, ma non perdere di vista il tuo impegno scolastico! Sai, l'ultima volta che sono andata a parlare con Asaji-sensei, mi ha detto che i tuoi voti si sono un pochino abbassati..."

Takato ridacchiò, un pò imbarazzato. "Ehm... quello è stato un mese fa, mamma! Sono cambiate un pò di cose, e adesso... sì... credo di avere recuperato qualcosa!"

"Va bene, se lo dici tu ti credo... Voglio solo che tu abbia ben presente quali sono le tue priorità, okay?" concluse la signora Matsuda. "Oh, a proposito... papà è dovuto uscire un secondo a fare due spese, quindi... ti volevo chiedere, non è che potrest aiutarmi un pochino con il negozio? C'è un pò più di roba da mettere a posto di quanta pensassi, e quindi..."

Takato depositò lo zaino per terra e si sgranchì le spalle, finalmente libero da quel peso opprimente. "Certamente, mamma! Allora, dimmi pure, che cosa c'è da fare?" rispose, raggiungendo la madre davanti allo scaffale presso il quale stava riordinando.

"Beh, innanzitutto, bisognerebbe rimettere un pò a posto queste ceste qui, che sono tutte sparpagliate... poi, ci sarebbe da raccattare il pane invenduto, ma questo lo posso fare io senza problemi..."

Di buona lena, Takato si mise al lavoro per rimettere a posto le ceste di pane. Raramente come in quel momento gli era piaciuto tanto dare una mano con il negozio... in mezzo agli eventi tumultuosi degli ultimi tempi, per lui questo piccolo gesto quotidiano era qualcosa di stabile. Un punto fisso, che gli ricordava che in fondo, anche se aveva ricevuto come compagno una creatura forte e potente (per quanto dolce ed ingenua), lui rimaneva sempre un comune ragazzino di dieci anni, con i problemi e le gioie della sua età... Non un eroe, non un prescelto che aveva il compito di salvare la Terra... queste erano proprio le ultime cose che Takato pretendeva di essere... ma un ragazzo come tutti gli altri!

"Okay, mamma... allora, queste ceste qui vanno..."

 

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Da un altra parte, in un grande santuario nascosto nei meandri più remoti del Mondo Digitale, una conversazione stava avendo luogo tra due delle minacciose figure che, appena qualche ora prima, avevano ricevuto gli ordini dal loro misterioso 'Sovrano': la prima era Vajiramon, il minotauro che si era offerto volontario per la missione di recupero della Shining Evolution... mentre l'altra era una creatura simile ad un centauro, con l'unica differenza che le parti che dovevano essere da cavallo erano invece da pecora, e aveva un paio di lunghe corna, simili a quelle di un muflone ma esageratamente grandi, che gli uscivano dalle tempie. Stavano discutendo tra loro, e il Digimon simile ad un centauro pareva stesse chiedendo al suo compagno come aveva intenzione di muoversi...

"Allora, Vajiramon... qual è il tuo piano?" chiese poi... con una voce pacata che sembrava quasi femminile. "Come hai intenzione di fare per recuperare la Shining Evolution?"

Il Deva dall'aspetto di minotauro alzò le spalle, mentre usciva alla luce delle torce che costellavano i muri del tempio, e rispose con un tono molto sicuro di sè. "In realtà, mia cara Pajiramon... non credo che in questo caso ci sia così tanto da pensare! La mia idea consiste semplicemente nel farmi vivo in mezzo ad una zona popolata, scatenare un pò di panico tra quegli sciocchi umani, poi catturare la Shining Evolution e riportarla a Zhuqiaomon-sama! Tutto qui, davvero! Mi voglio togliere lo sfizio di far vedere agli esseri umani di cosa siamo capaci noi Deva, e di far scappare quegli omuncoli in preda al panico! Heheheheee... prevedo già che mi divertirò!". Con queste parole, Vajiramon uscì del tutto dalle ombre, e apparve in tutto il suo temibile aspetto.

Come già detto, il primo dei Deva era un toro umanoide molto simile al classico minotauro, enorme e muscoloso ma con un contegno fiero, elegante e quasi nobile. Una corta pelliccetta nera, tenuta meticolosamente pulita, copriva quasi tutto il suo robusto corpo, che raggiungeva un'altezza non inferiore ai cinque metri, ed era intervallata solamente da delle bizzarre decorazioni dorate sulle gambe, un pò sopra le ginocchia, e due bracciali di oro massiccio sopra i gomiti. A rendere il suo aspetto ancora più imponente pensava un'armatura ashigaru rossa, in stile giapponese tradizionale, che copriva il torace muscoloso, le spalle, gli avambracci e la parte inferiore dell'addome, e delle gambe terminanti in possenti zoccoli. Sulle spalliere era disegnato un complesso kanji nero, mentre sul pettorale e sulla panciera stavano dei dischi dorati perfettamente circolari, il cui unico scopo pareva essere quello di rendere l'indumento protettivo più elaborato. A ciascun fianco del gigante era appesa una spada finemente cesellata e riporta in un fodero ingioiellato, che Vajiramon portava con la disinvoltura di un esperto guerriero, riflessa anche nei suoi occhi dallo sguardo duro, in mezzo ai quali spuntava un altro corno più piccolo oltre alle due che uscivano dalle tempie (e che erano decisamente più proporzionate di quelle della sua compagna). L'unica nota che stonava nel suo aspetto bovino erano un paio di bianchi canini sporgenti dalla mascella inferiore.

Il centauro-pecora di nome Pajiramon rispose al suo compagno dopo qualche istante di pensieroso silenzio, e nella sua voce si poteva sentire un cenno di rimprovero. "Hmm... Vajiramon, mi sembra che tu lo stia prendendo come un gioco. Vorrei ricordarti che quella che Zhuqiaomon-sama ci ha affidato, e per la quale tu ti sei offerto, è una missione molto importante, da cui dipende il futuro di DigiWorld. Non possiamo permettere che la Shining Evolution resti nel mondo dei disgustosi esseri umani, che questo ti sia chiaro! E' nostro dovere e nostro lavoro catturarla il prima possibile, e non c'è posto nel nostro piano per la tua mania di combattere." disse freddamente. Aveva un atteggiamento spiccio, di una persona che non ama perdere tempo, e il modo di fare del minotauro pareva darle un pò fastidio.

Vajiramon grugnì in risposta. "Te lo dico sempre, Pajiramon, tu sei troppo seria! Tutto deve essere 'tuo dovere', 'tuo lavoro'... io so perfettamente cosa c'è in gioco, ma questo non significa che non possa trovarci anche qualcosa di divertente, non credi?" le rispose, le mani chiuse a pugno e appoggiate sui fianchi.

"Fai un pò come vuoi, non sarò io ad impedirtelo..." rispose Pajiramon alzando le spalle. "Ma tieni presente quali sono le nostre priorità."

Con un altro sbuffo infastidito, Vajiramon annuì, poi si allontanò lungo l'imponente corridoio che portava all'esterno del gigantesco santuario, le cui pareti di marmo rosso quasi mimetizzavano le fiaccole ad esse appese. Per quanto lavorare con Pajiramon gli piacesse, al muscoloso Deva spadaccino non andava molto giù la sua eccessiva serietà... non che non la capisse, in fondo era un momento delicato per i Deva e per tutto DigiWorld. Ma non c'era niente di male a prendere le cose con un attimo di leggerezza, no? Vajiramon, da parte sua, non vedeva l'ora di dare una bella scossa a quegli stupidi esseri umani, giusto per dare loro mostra della sua forza, per poi tornare dal Sovrano con la Shining Evolution!

"Beh, sarà meglio che mi prepari..." concluse il Deva, per poi sgranchirsi rumorosamente le nocche delle mani. "Tra non molto, sarà il momento di fare una sorpresina agli stupidi esseri umani!"

Mentre si allontanava lungo il corridoio, il gigantesco uomo-toro non sapeva di essere osservato da debita distanza da una piccola, agile figura simile ad uno scimpanzè, vestita di abiti che non sarebbero stati fuori luogo nella Cina antica e armata di un lungo bastone che in quel momento teneva appeso alla schiena, i cui piccoli, perfidi occhietti neri scrutavano Vajiramon con un misto di invidia, disprezzo e divertimento. La creatura più piccola, evidentemente un Deva anch'essa, rimase nascosta nell'ombra ad aspettare che il suo 'collega' si fosse allontanato abbastanza... poi scivolò fuori con una mossa furtiva e si allontanò lentamente, di tanto in tanto osservando di sottecchi il corridoio fiocamente illuminato nel quale Vajiramon era sparito.

Un antipatico ghigno di crudeltà solcò le labbra della figurina scimmiesca, che si ritirò con un bisbiglio troppo basso per essere colto da qualsiasi orecchio non fosse il suo...

"Vai pure, Vajiramon, vai pure... voglio vedere se, con quel cervelletto inutile che ti ritrovi, davvero riuscirai a portare la Shining Evolution a Zhuqiaomon-sama! Hehehee... se gioco bene le mie carte, diventerò io il nuovo leader dei Deva, al posto di quel perdente di Chatsuramon..."

 

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La mattina del giorno successivo era arrivata senza complicazioni per gli abitanti di Shinjuku e di Tokyo in generale. Il sole non era ancora sorto che già l'attività - che del resto non si era mai arrestata, neanche di notte - aveva ripreso i ritmi febbrili ormai tipici della capitale del Giappone, e i suoi abitanti avevano cominciato la nuova giornata senza minimamente sospettare che polverone si stesse addensando sulle loro teste...

...ma forse parlare di polverone non era esatto, visto che sopra il cielo di Tokyo incombevano delle nuvole grigie cariche di pioggia, che già la sera prima avevano iniziato ad accumularsi. Per essere primavera, la giornata era piuttosto fredda... e triste, si sarebbe potuto aggiungere. Anzichè l'aria fresca, profumata di fiori e libertà tipica di aprile-maggio, si respirava una strana atmosfera... tesa... addirittura opprimente, qualcuno avrebbe potuto dire... ed aleggiava la strana sensazione che qualcosa di terribile stesse per accadere, anche se non era facile spiegare esattamente cosa...

Tra i tanti che provavano quella cupa sensazione c'era Takato Matsuda, seduto vicino ad una finestra della sua classe con lo sguardo perso a guardare fuori. Alle sue orecchie, le spiegazioni che la professoressa Asaji stava dando si erano ridotte ad un indistinto brusio di sottofondo. Purtroppo, nel suo caso, la notte non aveva portato consiglio, visto che si trovava ancora una volta a pensare agli avvenimenti del giorno prima, e alla misteriosa cancellazione di quel Brachiomon. Più ci pensava, più gli sembrava che il problema fosse di difficile soluzione... anche se, doveva ammetterlo, parlare con Guilmon il giorno prima era stato di grande aiuto (così come lo era stato, quella mattina, fare la solita deviazione per il parco di Shinjuku, portargli il solito sacco di pane, e guardare il piccolo dinosauro che lo divorava voracemente). Ora, quella strana nuvolaglia grigia pareva assorbire dal suo spirito tutto il coraggio che si era fatto, come un vampiro, e gettarlo di nuovo in uno stato di sconforto...

Ad acuire ulteriormente il suo disagio ci pensarono le due torri di acciaio e cemento che, dalla finestra vicino al suo banco, si vedevano dominare la maggior parte degli altri edifici di Shinjuku. Chissà perchè, il suo sguardo quella mattina continuava a puntarle... così grandi... cupe... fredde ed impersonali, come macchine gigantesche... sembrava quasi che volessero fare da complemento allo scenario deprimente di quella fredda mattina. E davanti ai suoi occhi, gli sembrò che si ripresentasse il volto coperto dagli occhiali da sole di quel misterioso individuo che tanto ce l'aveva coi Digimon...

"Takato Matsuda! Un pò di attenzione, per favore! Sai di cosa stiamo parlando?"

"Ah!" esclamò Takato, colto di sorpresa. Staccò lo sguardo dalla finestra e si mise sull'attenti come un soldato, sotto gli sguardi divertiti di molti suoi compagni. "Ehm... sì, Asaji-sensei! Il teorema di Pitagora dice che la somma dei quadrati costruiti sui cateti di un triangolo rettangolo è uguale al quadrato costruito sull'ipotenusa!"

L'enunciazione di uno dei più conosciuti teoremi della geometria cadde nel silenzio allorchè Takato guardò davanti a sè per vedere il volto sorpreso, e un pò irritato, della sua insegnante... poi le espressioni stranite di Hirokazu, Kenta e Juri... e infine, lo scoppio di risate che per qualche secondo fece vibrare i muri della classe e gli fece desiderare di scomparire sotto terra per l'imbarazzo! Il viso di Takato divenne rosso come un pomodoro maturo, e due sbuffi di vapore uscirono sibilando dalle sue orecchie quando il breve momento di ilarità finì rapido come era iniziato!

"Ehm... Takato... guarda che stavamo parlando dell'età Meiji..." precisò la giovane insegnante, contribuendo all'ulteriore imbarazzo del Tamer con gli occhialoni... che, dopo aver sgranato gli occhi per l'incredulità ed essere rimasto come congelato sul suo banco, scivolò di nuovo a sedere e si fece uscire una nuvoletta stilizzata di vapore dalla bocca. Inutile, quella proprio non era giornata...

"Ma cosa prende a Takato?" chiese Hirokazu rivolto a Kenta, seduto al banco appena a lato del suo. "Non mi ricordo di averlo mai visto così svagato come in questi ultimi tempi..."

Il ragazzino con gli occhiali alzò le spalle. "Boh, non chiederlo a me... mi sembra quasi che abbia qualche segreto che vuole nasconderci..."

Juri, che era una dei pochi ragazzi della classe a non aver riso, rivolse al suo amico uno sguardo interrogativo... e un pò preoccupato. Già da un pò di tempo, la ragazzina aveva l'impressione che il suo amico fosse strano, e che qualcosa stesse occupando i suoi pensieri, e questo suo sospetto stava ricevendo sempre maggiore conferma man mano che il tempo passava...

Ma di cosa si poteva trattare? Come mai Takato stava diventando così... nervoso ed evasivo? Pareva quasi che avesse paura di qualcosa...

 

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Allo stesso tempo, nelle torri di Hypnos, gli operatori stavano facendo gli ultimi controlli al programma che, a detta del loro direttore, avrebbe tolto di mezzo una volta per tutte la minaccia dei Digimon. Diversi membri dell'organizzazione governativa stavano lavorando attorno ad un grande macchinario, nel quale si immetteva un reticolo di cavi elettrici e tubi abbastanza intricato da sembrare la tela di un ragno. La macchina aveva un'aria molto minacciosa, e con i suoi circa cinque metri di altezza, il grigio acciaio che la componeva, intervallato qua e là soltanto da qualche spia luminosa, e la semioscurità della sala, sarebbe riuscita ad incutere una certa soggezione a chiunque. Non serviva una grande intuizione per capire che lo scopo per il quale sarebbe stata usata non era nulla di simpatico...

"Quindi... sarebbe questo il macchinario che attiverà questo famoso programma Juggernaut..." commentò Megumi, che si trovava nella sala assieme agli altri tecnici di Hypnos per controllare il funzionamento della loro nuova 'creatura'. "Otori-san, non hai idea di cosa faccia esattamente?"

L'altra operatrice, Reika Otori, scosse lentamente la testa. "Mi dispiace, Onodera-san, ma a parte il fatto che compromette la coesione dei dati di cui i Digimon sono composti, non so proprio come funzioni. Qualunque cosa faccia, se posso esprimere la mia opinione, non sarà priva di impatto sulle connessioni on-line..." rispose, un accenno di ansia appena percettibile in quel tono professionale. "Tuttavia, Yamaki-san non lesinerà alcun tentativo pur di togliere di mezzo queste... 'forme di vita digitali'. Se fossi in te, in ogni caso, eviterei di fare tante domande."

"Capisco..." assentì Megumi. Le due operatrici, senza saperlo, condividevano delle opinioni contrastanti su quello che stava per accadere. Se da una parte comprendevano che quello che stavano facendo era importante, e avrebbe probabilmente salvato migliaia di vite... dall'altra non potevano fare a meno di rammaricarsi dei metodi usati, dal loro punto di vista troppo coercitivi. Yamaki diceva che i Digimon non erano veri e propri esseri viventi, ma programmi difettosi che non sarebbero mai dovuti esistere... (a proposito, se davvero erano dei programmi... chi li aveva creati? Non era possibile che si fossero formati da soli...) eppure, in certi casi, le due operatrici stentavano a crederlo. Avevano assistito anche loro alla macabra operazione di scomposizione dei dati che era stata fatta alcuni giorni prima su quel DarkLizamon, e una parte di loro cominciava a pensare che i Digimon non fossero poi così diversi dagli esseri umani... forse Yamaki, nonostante tutta la sua intelligenza e competenza, su questo punto si era proprio sbagliato...

Reika storse il naso. Le sue considerazioni non toglievano il fatto che le bio-emersioni causavano danni alle cose e alle persone, e che era loro dovere cercare di limitare i danni al minimo. Quella che gli esseri umani stavano combattendo contro i Digimon era una guerra, e l'importante, alla fine di tutto, sarebbe stato quale delle due parti fosse rimasta in piedi.

Come Yamaki aveva detto più di una volta, per fare la cosa giusta, in certi casi bisogna scendere a dei compromessi... e i bisogni dell'umanità intera erano di certo più importanti di quello che pensavano loro come membri dello staff di Hypnos.

"Okay..." concluse Megumi, pronunciando la parola come uno stanco sospiro. "Ritorniamo al lavoro. Oggi, con un pò di fortuna, dovremmo concludere questa storia una volta per tutte..."

 

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"Ma questo... Juggernaut... in pratica, come agisce?"

"Questo programma servirà ad attirare tutti i Digimon in un punto ben preciso, per poi disgregarne i dati." spiegò Yamaki all'uomo che parlava dall'altro capo del telefono. Il direttore di Hypnos manteneva la sua classica espressione distaccata, ma ad ascoltarlo bene si poteva percepire una soddisfazione cupa, quasi crudele, nelle sue parole. "Utilizzando i dati che abbiamo ottenuto dai nostri esperimenti di scomposizione, Juggernaut creerà un segnale molto simile a quello di un Digimon vero e proprio, il che indurrà i Digimon ad avvicinarsi. A quel punto, i loro dati verranno risucchiati in un 'vuoto digitale', che chiamerò così per mancanza di un termine migliore con cui definirlo, e cancellati una volta per tutte. Inoltre, questo programma provvederà a rafforzare il confine tra il nostro mondo e quello dei Digimon, in modo tale che non avvengano più bio-emersioni. In pratica, ci stiamo liberando dei Digimon già presenti, e stiamo impedendo ad altri invasori di attaccarci. Posso dire con tranquillità che, dopo l'attivazione di Juggernaut, il problema delle bio-emersioni sarà risolto, e noi avremo più tempo per ideare una nuova strategia d'attacco al Mondo Digitale e liberarci per sempre di quegli invasori. Già nella serata di ieri, l'attivazione del sistema di cancellazione dati di Juggernaut ha avuto pieno effetto su un Digital Field di grandi dimensioni, quindi ora abbiamo una conferma della validità del progetto Juggernaut."

Yamaki riuscì a sentire un sommesso verso che voleva dire 'ho capito', ma che esprimeva ancora un certo scetticismo. "Hmmm... sì, l'idea non è male, Yamaki... ma a che punto è la sperimentazione di questo nuovo programma? Vi siete fatti un'idea dei suoi rischi, delle conseguenze che esso comporterà per il traffico on-line... e soprattutto, se eseguirà il suo compito in maniera efficiente e definitiva?"

"Stiamo finendo di appurarlo al momento." rispose Yamaki. "Più avanti, nella giornata di oggi, controllerò personalmente il funzionamento di Juggernaut per assicurarmi di non aver tralasciato nulla. A meno di imprevisti, attorno alle ore ventuno della serata, Juggernaut potrà essere attivato."

"Attorno a quell'orario, la rete è sempre piuttosto impegnata..." rispose il suo superiore. "Mi auguro che lei sappia cosa sta facendo, Yamaki... le conseguenze del rallentamento del traffico dovuto all'attivazione di questo vostro programma avranno un certo impatto economico e finanziario, e toccherà a noi del governo coprire le perdite così provocate. Per non parlare di quello che dovremmo fare per coprire la vostra attività, lei se ne renderà conto..."

Il direttore di Hypnos tenne per sè le considerazioni personali sulla cecità di certa gente che pure era nella posizione di dargli ordini. Erano più preoccupati dei soldi che sarebbero stati costretti a sborsare, che non della sicurezza dei loro cittadini... "Signore, come le ho detto stiamo finendo le dovute sperimentazioni e misurazioni, in modo da renderci pienamente conto dei suoi effetti collaterali. Faremo in modo che le perdite siano più contenute possibile, ma con tutto il dovuto rispetto, le vorrei ricordare che se non riuscissimo ad arginare questa invasione, il denaro perduto sarebbe proprio l'ultimo dei nostri problemi. Lei ha visionato i file che le abbiamo mandato riguardanti le recenti attività dei Digimon a Shinjuku, immagino..."

"Sì, ho avuto modo di esaminarli... ma senza le prove inconfutabili dell'esistenza di queste 'entità digitali', non mi posso pronunciare a suo favore con le autorità... lei capirà, io non dubito delle sue affermazioni, ma finora nessuna delle sue argomentazioni è stata ritenuta attendibile da chi di dovere." rispose l'uomo sull'altro capo, con il tono velatamente supponente di uno che crede di avere il controllo della situazione pur non vedendo al di là del proprio naso... "Comunque, lei sa cosa deve essere fatto, quindi lascio a lei la responsabilità del progetto. Mi mantenga aggiornato, e mi fornisca i risultati quanto prima possibile. Questo è quanto ho da dirle."

"Ho capito. Non mancherò di informarla degli sviluppi successivi." rispose Yamaki. Non appena ebbe pronunciato queste ultime parole, la comunicazione si interruppe con un fastidioso rumore di una cornetta che veniva rabbiosamente messa giù all'altro capo. Il direttore di Hypnos strizzò un occhio, infastidito da quel rumore, poi scosse la testa e mise giù a sua volta.

"Burocrati..." mormorò tra sè, permettendosi di dare un minimo sfogo alla sua amarezza. Dicevano che non aveva fornito prove inconfutabili dell'esistenza dei Digimon... lui aveva fornito loro tutti i dati che aveva potuto, solo che quelli si ostinavano a non crederci! Ogni cosa che lui aveva mandato, era stata ignorata come 'elemento irrilevante', oppure interpretata come lo scherzo di cattivo gusto di qualche hacker o mitomane. Incredibile come certa gente si ostinasse a non credere alla verità anche quando questa gli veniva sbattuta in faccia...

Non importava, in ogni caso. Non mancava neanche mezza giornata al momento decisivo. Una volta che Juggernaut fosse stato attivato, la minaccia dei Digimon sarebbe stata spazzata via in maniera definitiva, e al resto ci si poteva pensare in seguito. Allontantosi dalla sua scrivania, Yamaki si incamminò lentamente verso una finestra all'altro lato del suo ufficio, da dove poteva vedere la massiccia struttura del maxi-computer che avrebbe attivato la sua soluzione finale. Il freddo ammasso di acciaio, cavi, tubi e istruzioni sembrò quasi restituirgli lo sguardo in segno di intesa... come se il computer stesso si rendesse conto dell'obiettivo del capo di Hypnos e non aspettasse altro che un segnale per realizzarlo...

Yamaki diede un'occhiata al suo orologio. Undici e mezza della mattina. Con un pò di fortuna, entro le ventuno il sistema sarebbe potuto entrare in funzione...

"Quei parassiti digitali non sapranno neanche cosa li ha colpiti." disse tra sè, ancora una volta mischiando una punta di cupa soddisfazione al suo atteggiamento controllato...

 

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La giornata era passata lentamente, quasi noiosa, senza che si registrassero allarmi dovuti a qualche bio-emersione. Dopo un altro lungo pomeriggio di lezioni, Ruki era stata lieta di poter uscire finalmente dai cancelli della sua scuola privata e tornare a casa... e in quel momento, la ragazzina dai capelli rossi era seduta sul gradino che dava sul cortile di casa sua, e guardava con la sua classica espressione indecifrabile le nubi grigie che si erano addensate sulla città. Forse era solo una sua impressione, ma da quella mattina le sembrava che il cielo si fosse incupito ulteriormente. Eppure non erano previsti temporali, o anche soltanto rovesci su quella zona del Giappone, e il servizio meteo giapponese era conosciuto per la sua precisione. Nulla toglieva dalla testa di Ruki che ci fosse qualcosa che non andava...

Renamon, in piedi al suo fianco (sia la mamma che la nonna di Ruki erano fuori casa, quindi non c'era rischio che qualcuno la vedesse), osservava a sua volta le strane formazioni nuvolose sopra le loro teste. Sì, c'era qualcosa che DAVVERO non andava in quelle nubi... di quando in quando, la volpe ninja poteva giurare di aver percepito qualche emanazione di dati da esse... la stessa sensazione che provava quando percepiva lo sviluppo di un Digital Field... Sia lei che la sua Tamer ne erano praticamente sicure, l'emersione di quel Brachiomon il giorno prima era soltanto il preludio a qualcosa di decisamente più grande... molto probabilmente, gli attacchi dei Digimon alla città si sarebbero intensificati ancora di più...

Una parte di loro non vedeva neanche di mal occhio quella situazione. Dopo una giornata lunga e noiosa come quella che era appena trascorsa, un pò di azione era giusto quello che la Regina dei Digimon avrebbe voluto... tuttavia, quell'atmosfera di tensione, così... sospesa tra il tutto e il niente, come se il tempo avesse smesso di scorrere... le dava fastidio. Molto fastidio. Essendo una ragazza così diretta, Ruki avrebbe preferito di gran lunga che l'avversario, chiunque esso fosse, si facesse vedere una buona volta e passasse al dunque, senza tutti quei preamboli.

Nel silenzio che sottolineava la loro intesa reciproca, la ragazzina dai capelli rossi e la volpe ninja restarono ferme al loro posto ancora per qualche minuto, il fresco vento di primavera che soffiava sui loro volti... poi, Ruki decise di rompere il silenzio, e fare a Renamon una domanda che già da un pò voleva farle.

"Senti, Renamon..."

La Digimon voltò la testa verso la sua amica umana. "Dimmi pure, Ruki."

"Quando mi hai salvato da quell'Harpymon, ancora qualche giorno fa, non hai assorbito i suoi dati dopo averla cancellata. E' la prima volta che fai una cosa del genere." proseguì Ruki, poi alzò la testa per guardare negli occhi la sua partner. "Posso sapere il perchè?"

La volpe ninja guardò in lontananza, verso le nuvole. "Te l'ho detto... ho capito di non averne più bisogno."

"E per quanto riguarda la Digievoluzione?" chiese Ruki. "Senza dati, come farai?"

"Ho avuto modo di rendermi conto che i Digimon che hanno un partner non hanno bisogno di assorbire dati per diventare forti." rispose Renamon. "In qualche modo, è il legame che hanno con gli esseri umani a farli Digievolvere."

Ruki annuì, capendo dove la sua amica voleva arrivare. Nonostante i loro contrasti, nel momento del bisogno erano state pronte ad intervenire l'una in difesa dell'altra, e alla fine avevano entrambe fatto chiarezza nella confusione dei loro sentimenti... "Sì, capisco... come con Occhialoni e il suo dinosauro, e con Lee e quel suo stupido cagnolino. Immagino che anche tra noi due, alla fine, si sia instaurata una certa intesa. E' un pò strano, ora che mi ci fai pensare..."

"In che senso?" chiese Renamon.

Ruki prese un respiro un pò più profondo del solito prima di risponderle. "Quando IceDevimon mi ha rapita e ha cercato di costringermi ad essere la sua Tamer, ho visto che cosa aveva fatto, tutti i Digimon che erano stati sue vittime, tutto perchè lui voleva essere il più forte. Lui ha insinuato che anch'io ero fredda e spietata come lui, e confesso che in quel momento... ho avuto paura che avesse ragione. Ma quello che mi ha davvero impressionato è stato che lui sosteneva che l'unico scopo della vita di un Digimon fosse quello di combattere, diventare forte ed assorbire dati per accrescere ancora di più il suo potere. E' stato per questo che mi sono comportata così, dopo che mi avete salvata. Ho provato disgusto, e ho detto di odiare i Digimon, perchè mi ero convinta che, alla fine, fossero tutti come lui. Per una volta, mi ha fatto piacere rendermi conto di essermi sbagliata."

Renamon rivolse uno sguardo comprensivo verso la sua Tamer. "Questo è il passato, Ruki. Non te ne fare più una colpa."

"Lo so, Renamon..." rispose la ragazzina. "E comunque, come stavo dicendo, ho appena trovato ironico che quel verme di IceDevimon si sia reso conto prima di noi del potere del legame tra un Tamer e il suo Digimon, anche se alla fine aveva frainteso quello che voleva dire questo legame..."

"Capisco cosa vuoi dire..." rispose Renamon. "Lui voleva farti diventare la sua Tamer perchè si era accorto di questa possibilità di diventare più forte legandosi ad un umano... ma il suo errore è stato che pensava che questa intesa si esaurisse nell'affinità di spirito, quando in realtà è qualcosa di ben più complicato..."

"Infatti. Un qualcosa che, sinceramente, io stessa non riuscirei a spiegare... ma che posso percepire, anche adesso mentre stiamo parlando."

Le due amiche restarono per un pò con lo sguardo rivolto verso le nubi, assorte nei loro pensieri. Stavano riflettendo su ciò che si erano appena dette, e su questo fosse importante la loro riscoperta intesa... e Renamon, acuta com'era, riuscì a cogliere una punta di malinconia nell'espressione di Ruki. Sicuramente, la Tamer stava pensando ai rapporti con la madre, e a come le sarebbe piaciuto ritrovare il legame anche con lei... eppure, c'era sempre quell'orgoglio e forse quella... rabbia di fondo che la ostacolavano, impedendole di esprimere quello che lei provava...

"Renamon..." disse Ruki ad un certo punto, distogliendosi da quella linea di pensiero. "Tu cosa pensi di questo strano tempo? Hai qualche sospetto anche tu, vero?"

La volpe ninja annuì lentamente. "Sì... per qualche motivo, credo che ci aspettino tempi duri..."

 

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Da un'altra parte ancora di Shinjuku, un pò di tempo dopo, un uomo sulla quarantina d'anni, vestito in maniera abbastanza formale, con i capelli blu un pò lunghi, gli occhiali da vista e i lineamenti cinesi, stava tornando a casa, avvicinandosi all'ingresso di uno dei tanti condomini del quartiere. Le sue mani armeggiavano con un mazzo di chiavi, cercando quelle per aprire il portone del piano terreno, e a parte la chiara origine straniera, sembrava davvero una persona come tante, come uno qualsiasi dei pedoni che affollavano i marciapiedi del più grande quartiere di Tokyo, costeggiando un'ordinata, per quanto rumorosa, fila di automobili e altri veicoli. Il signor Janyu Li, padre di Jenrya, Shuichon e di altri due ragazzi più grandi, era in procinto di rincasare dopo una dura giornata di lavoro, che aveva lasciato un pò il segno sul suo viso, dipingendoci un'espressione stanca.

Tuttavia, proprio mentre passava davanti ad un vicoletto per avvicinarsi a casa sua, i suoi sensi, affinati dalla pratica delle arti marziali, lo avvertirono di un ospite inaspettato che gli era comparso alle spalle, quasi dal nulla. Perplesso, l'uomo girò lentamente lo sguardo, e vide la misteriosa figura di un individuo di età imprecisata, dall'aria distintamente dura e fredda, con addosso giacca, pantaloni e scarpe neri, e un cappello dello stesso colore che copriva il suo viso.

"Lei è il signor Janyu Li, immagino." disse il misterioso individuo, senza aspettare che il capofamiglia Li gli rivolgesse la parola. Da come parlava, si poteva capire che era uno che aveva qualcosa di molto urgente da fare, e che non voleva perdere tempo in troppi giri di parole.

"Sì, sono io... e posso sapere con chi sto parlando?" chiese Janyu, già provando un certo sospetto nei confronti di quello strano tipo...

I suoi sospetti si trasformarono in un brivido che gli corse lungo la spina dorsale quando l'estraneo rispose, con tutta calma.

"Pensi a me come... ad un fantasma del suo passato, signor Li. Un passato che, grazie a lei e a certi suoi amici, continua a perseguitarci nel presente. Le dice niente il nome... Digimon?"

Per quanto l'espressione di Janyu restasse calma e controllata, quello che faceva vedere all'esterno non corrispondeva a come si sentiva dentro: quella rivelazione gli aveva congelato il sangue nelle vene - qualcuno sapeva del progetto di creazione di forme di vita digitali? Com'era possibile? Era... era un progetto che doveva essere stato abbandonato già da tempo... un sacco di tempo! E in ogni caso... era una parte del suo passato che avrebbe preferito lasciarsi alle spalle! Non era certo obbligato a rivelarla ad un estraneo!

"Io... non so niente di questi... Digimon. Non so di cosa lei stia parlando." rispose freddamente.

L'uomo misterioso prese un profondo sospiro, e gli angoli della sua bocca si alzarono leggermente in un sorriso quasi derisorio. "Non le conviene mentire, signor Li. Non è mai stato bravo a farlo, ad ogni modo..." rispose. "Sappia soltanto che ora quel vostro... piccolo progetto, a cui lei e i suoi amici avete lavorato... ora si è sviluppato, ed è fuori da ogni controllo. E qualcuno dovrebbe pagarne il prezzo."

Quest'ultima affermazione fece drizzare le antenne a Janyu. Cosa stava dicendo? Il loro progetto... si era sviluppato? Da solo? No, non era possibile... si trattava di forme di vita artificiali, che non erano in grado di continuare ad esistere senza che qualcuno lavorasse alla loro programmazione...

Il che voleva dire... che uno dei suoi vecchi compagni di università stava davvero continuando il loro progetto a tutt'oggi? Al punto da renderlo una minaccia alla pubblica sicurezza? Quella situazione, dal punto di vista del signor Li, stava prendendo una brutta piega... ma l'uomo non diede a vedere la sua apprensione al misterioso individuo e, dopo aver sospirato per farsi uscire un pò di tensione dal corpo, riprese il discorso.

"Se volete la mia collaborazione, perchè non mi dite, molto semplicemente, che cosa volete?" chiese, dopo essersi aggiustato gli occhiali più per scaricare un pò di nervosismo che per vera necessità.

L'agente del governo, perchè a questo punto di altro non si poteva trattare, alzò un pochino la testa, quel tanto che bastava a far intravedere una piccola parte del suo volto duro, e proseguì la sua requisitoria. "Abbiamo bisogno di lei, signor Li. Le chiediamo di aiutarci a ritrovare uno dei suoi vecchi amici. Uno che si rifiuta di crescere, e che da più di dieci anni a questa parte ha continuato a lavorare al progetto."

Il signor Li corrugò la fronte, e sentì il proprio cuore accelerare di qualche battito. Allora era proprio vero... qualcuno dei suoi amici aveva davvero portato avanti il loro progetto... la creazione di forme di vita digitali in grado di pensare, agire ed evolvere per conto loro!

"Pensi bene a quello che le ho detto, signor Li." riprese l'agente, mentre si infilava nuovamente nelle ombre da cui era sbucato. "Alcuni dei suoi compagni, in giro per il mondo, sono già stati avvertiti di quanto sta succedendo. Veda lei cosa le conviene fare... e ricordi che la posta in gioco è la sicurezza dell'intero paese."

"Un momento! Aspetti un secondo! Cosa vuol dire con..." iniziò a dire il capofamiglia Li, tendendo un braccio verso il luogo in cui era scomparso l'individuo...

...ma quando sbattè gli occhi, nel punto in cui l'agente si trovava qualche frazione di secondo prima, si trovava Jenrya, il suo terzo figlio, con lo zaino sulle spalle e un'espressione meravigliata sul viso!

"Ehm... Ciao, papà... a chi stavi parlando?" chiese il ragazzino dai capelli blu, sbattendo gli occhi un paio di volte per la confusione.

Suo padre rimase interdetto, e si guardò attorno spaesato. Era incredibile, eppure... il misterioso agente del governo era scomparso senza lasciare traccia di sè! Letteralmente nel nulla! Era come se non ci fosse mai stato, e il signor Li avesse avuto un'allucinazione! "Ehm... no, non era nessuno, figliolo... credevo che qualcuno mi stesse seguendo e volesse... ehm, non importa! Ciao, Jenrya, com'è andata la scuola oggi?"

Un pò tranquillizzato dalla risposta del padre (ma ancora con la sensazione che fosse successo qualcosa di spiacevole...), il Tamer cinese si sistemò lo zaino sulla schiena, e per un attimo il signor Li riuscì a vedere un paio di lunghe orecchie dal bordo frastagliato che ondeggiavano dietro di essa... "Beh, abbiamo avuto un compito a sorpresa di grammatica... ma avevo studiato, e poi non era tanto difficile. Sono convinto che mi sia andato bene. E... a te come vanno le cose? Sempre tutto bene al lavoro?"

Janyu sorrise lievemente tra sè. Jenrya, nonostante in passato fosse stato un bambino turbolento, col tempo era diventato maturo e responsabile, e sapeva bene quale fosse il valore dello studio. La cosa non poteva che fargli piacere, e farlo stare tranquillo sull'esito di quella prova a sorpresa...

"Eh... tra alti e bassi, come sempre!" rispose Janyu, che già sentiva un pò meno l'ansia di poco prima. "Sai com'è, ci sono sempre un pò di problemini... ma la giornata è stata comunque discreta. Anzi, a proposito... visto che ho messo via un pò di soldi, che ne dici se proponiamo alla mamma e ai tuoi fratelli di ordinare al ristorante cinese? Una bella cenetta tradizionale in famiglia, una volta tanto..."

La proposta piacque a Jenrya... e anche a qualcun altro, a giudicare da come il Tamer cinese si voltò in modo da non far vedere il retro della sua cartella al padre! "E' un'ottima idea, papà... solo, non uscirtene fuori dicendo che è meglio della cucina della mamma, altrimenti è capace di tagliarci la paghetta settimanale!" disse il ragazzino con una breve risata gioviale. Poi, stando attento a non farsi vedere, inclinò un pò la testa al proprio fianco e bisbigliò qualcosa di inaudibile al Digimon che, leggermente sporgente dalla sua cartella, si stava fingendo un peluche...

"Terriermon... non sbavare, o verrai scoperto..."

Il cane dalle lunghe orecchie si passò rapidamente una mano sulla bocca, in modo da pulirsi quel filo di saliva che gli era salito alle labbra alla menzione del cibo tradizionale cinese... "Ehm... scusa, Jen! Momentai!"

Janyu ridacchiò a sua volta, a labbra strette, poi indicò l'ingresso del condominio con un cenno della testa. "Hehehee... sì, hai proprio ragione... comunque, adesso andiamo! Si sta facendo tardino..."

"Sì, hai ragione..." ribattè Jenrya, affiancandosi al padre mentre si dirigevano verso il portone d'ingresso. Mentre camminavano fianco a fianco, tuttavia, Janyu non potè fare a meno di gettare uno sguardo a quella strana 'bambola di peluche' che spuntava dallo zaino scolastico del figlio... uno strano cagnolino dalle orecchie esageratamente lunghe, corto pelo verdino e un'espressione allegra e al tempo stesso acuta sul viso... era già da un pò di tempo che Jenrya la portava con sè, ma solo in quel momento Janyu ci stava davvero facendo caso... ricordava che tra i Digimon ce n'era uno che rispondeva a quella descrizione... anzi, aveva un ruolo fondamentale nel primo film della seconda stagione... e in quel momento, quella bambola gli sembrò per un attimo... come poteva dirlo... troppo simile a quel Digimon per i suoi gusti...

Eppure, dandoci un'occhiata più attenta, Janyu non trovò nulla di sospetto... quel peluche era immobile, non dava risposta... e le sue lunghe orecchie penzolavano senza forza verso il marciapiede. No, quello non poteva essere un Digimon... era soltanto un peluche, molto ben riuscito... chissà perchè gli era venuta in mente quell'assurda ipotesi...

"Forse sto diventando un pò troppo paranoico..." si disse l'uomo, mettendo da parte i suoi timori per quella sera...

 

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Alcune ore dopo...

Ormai, il cielo di Shinjuku si era tinto dell'inconfondibile blu della notte, e le luci di migliaia di insegne colorate e fari di automobili illuminavano il panorama cittadino, indaffarato anche nelle ore che avrebbero dovuto essere di riposo. In tutta quella confusione, un familiare Digimon dalle grandi orecchie passava svolazzando sopra le strade affollate, scrutando con curiosità i bizzarri comportamenti di quelle strane creature che erano gli esseri umani, con alcuni dei quali aveva pure fatto amicizia...

"Un'altra abitudine molto strana degli esseri umani, calu calu..." commentò il piccolo Calumon, mentre planava verso il ramo di un albero e vi si appoggiava per riposarsi dopo il lungo volo. L'oggetto della sua meraviglia era la fila di chiassose automobili che affollava una strada principale, ciascuna con a bordo il suo conducente e altri passeggeri in paziente attesa che l'ingorgo si diradasse. I suoi occhi si posavano ora sulle carrozzerie dai vari colori, alcune tirate a lucido, altre più vecchie e polverose... ora sui fari accesi e sulle strane lucine che venivano dagli interni... ora sulle persone all'interno, nella loro infinita varietà di espressioni, atteggiamenti, caratteri... se c'era una cosa che la permanenza nel Mondo Reale gli aveva insegnato, era che non esistevano due esseri umani uguali tra loro. Tutti avevano qualcosa che li rendeva unici ed inimitabili... eppure, tutti loro condividevano quelle strane piccole abitudini che lui ancora non riusciva a capire...

"Chissà perchè si fanno mangiare da quegli strani Digimon di metallo..." si disse. "Poi, quelli li portano da un'altra parte, e li fanno uscire dalla loro pancia! Avevo anche provato a chiedere a uno di quei Digimon cosa stessero facendo, ma non mi ha risposto, calu calu..."

Uno strano suono, simile a quello di una vampata di fuoco che si accendeva, raggiunse le sensibili orecchie del simpatico Digimon, che scattò su colto da un'improvvisa ansia... e si girò lentamente, soltanto per rendersi conto che non era più solo, su quel ramo... Impmon era davanti a lui, con il suo classico sogghigno sulle labbra, e una fiammella scarlatta accesa sulla punta di un suo indice, e lo osservava con intenti non proprio amichevoli...

"Heh. Ma guarda un pò chi si rivede..." sghignazzò il piccolo demone. "Non ti preoccupare, orecchie a sventola, voglio soltanto i tuoi dati. Sai com'è, è la prassi tra noi Digimon... non avere paura, cercherò di non farti troppo male. Hehehee..."

Il piccolo Digimon bianco si ritirò spaventato. "Uh... ecco perchè non hai amici! Se ti comporti così con tutti..."

"Hah! E a cosa diamine servirebbero questi 'amici' di cui parli tanto? Certo non a farmi Digievolvere!" rispose antipaticamente il diavoletto viola. "Ad un Digimon non serve farsi degli amici, ma diventare forte! La legge della natura è quella della sopravvivenza del più forte, quindi non prenderla sul personale, okay? Sto solo facendo quello che devo fare!"

Con queste parole, Impmon riprese ad avanzare verso Calumon, la fiamma sopra il dito indice che aumentava di intensità mentre il Digimon dalle grandi orecchie continuava a ritirarsi... Sembrava fosse giunta la fine... Impmon era deciso a prendere i suoi dati, e non c'erano nè Guilmon, nè Terriermon, nè tantomeno Renamon a difenderlo...

Un momento!

Cos'era quella strana sensazione? Quel sentimento alieno e sgradevole che proveniva da quei due palazzi sullo sfondo del cielo notturno? E perchè le nuvole che lo sovrastavano si muovevano in maniera così minacciosa? Stavano descrivendo dei lenti cerchi nell'aria, come se da un momento all'altro dovessero dare vita ad un ciclone... e dal centro della massa rotatoria proveniva una lucina verde smeraldo che di naturale aveva ben poco...

Ma soprattutto, quella sensazione... quel... quel qualcosa che ripugnava ai suoi sensi di Digimon! Era talmente forte che era riuscito a distrarlo persino da una minaccia immediata alla sua vita! E persino Impmon, che fino ad un attimo prima sembrava impaziente di distruggerlo e assorbire i suoi dati, aveva distratto la sua attenzione da lui... e si era fermato a guardare, con aria irritata e ansiosa al tempo stesso, quell'incredibile fenomeno... Calumon approfittò del fatto che il suo aggressore si era distratto e spiegò di nuovo le orecchie, per poi balzare giù dal ramo e iniziare a planare il più lontano possibile... sia da Impmon che dalla sede centrale di Hypnos!

"Quel... quella grande torre..." gemette Calumon. "Non... non mi piace... c'è qualcosa... che mi fa paura... cosa... cosa sta succedendo?"

 

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All'interno di Hypnos, fervevano i preparativi per l'ultima fase del progetto Juggernaut. Tutti gli operatori erano al loro posto, con i nervi tesi al massimo, e monitoravano con precisione ossessiva ogni parametro, anche il più insignificante. La tensione nell'aria era tale che la si sarebbe potuta tagliare con un coltello, e l'aria all'interno della sala di controllo cominciava ad essere stantia e viziata. Era chiaro che il lavoro era andato avanti fin dalla prima mattinata, senza soste...

Seduta al suo posto, Reika corrugò la fronte quando un dato anomalo si presentò sui suoi strumenti di lettura, e alzò la testa dalla console per avvertire il suo principale.

"Signor Yamaki, i miei strumenti rilevano una reazione anomala, di grandi dimensioni!" esclamò l'operatrice dai capelli rossi. "Fa anche questo parte del funzionamento di Juggernaut?"

A pochi metri da lei, il giovane direttore di Hypnos, gli occhi sempre nascosti dai suoi onnipresenti occhiali neri, rimase in silenzio per qualche secondo, come se non avesse sentito la domanda. Quando Reika stava quasi per reiterarla, finalmente rispose, e nella sua voce si poteva di nuovo cogliere quel cenno quasi crudele di soddisfazione...

"Ignori quella lettura, Otori. Si tratta dell'agglomerato di dati, estratti dai soggetti che abbiamo catturato, che stiamo utilizzando per far venire a noi i Digimon, in modo da poterli eliminare una volta per tutte." spiegò Yamaki, aprendo ancora una volta il suo immancabile accendino. "Per il resto, gli strumenti sono in regola? Avete controllato che i parametri rientrino nei limiti?"

"Condizioni ottimali, Yamaki-san!" rispose un operatore che si trovava seduto ad una console lì vicino. "Tutti i sistemi operativi al massimo dell'efficienza. Formazione digitale in espansione, ma stabile e controllata. Attendiamo istruzioni."

Quella frase fece provare come un brivido di eccitazione a Yamaki. Finalmente, dopo tanto tempo, quegli abomini digitali avevano finito di fare il bello e il cattivo tempo e di ridersela dei loro sforzi di tenerli a bada...

Il volto leggermente illuminato dalle luci degli schermi, Yamaki alzò leggermente il mento, con una lentezza che pareva quasi studiata per fare più impressione possibile...

...e diede l'ordine fatale!

"Attivare Juggernaut."

 

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"Dunque, è questo il punto dove dovrei emergere... molto bene! Stando alle nostre rilevazioni, la Shining Evolution dovrebbe trovarsi nei dintorni! Sarà un lavoretto rapido e facile. Non ci sarà molto da divertirsi, ma... vabbè, prima il dovere!"

All'interno di un'ampia sala dalle pareti di marmo rosso decorate con dei mosaici di luccicanti cristalli bianchi, che formavano dei complessi simboli sacri della religione hinduista o buddista, la mastodontica figura di Vajiramon era inginocchiata sul rovente pavimento di roccia, al centro di quello che pareva essere un enorme pentacolo, raffigurante l'ormai classica stella a cinque punte contenuta in un cerchio perfetto. Il Deva dall'aspetto di minotauro teneva le mani sulle ginocchia, e i suoi occhi erano chiusi come se stesse cercando di visualizzare mentalmente un certo luogo... alcune stringhe di dati si stavano levando dai bordi del cerchio magico, e fluttuavano attorno a lui in maniera poco rassicurante... mentre dei suggestivi giochi di luce argentata danzavano sulla sua armatura e sui foderi delle sue spade...

Improvvisamente, il Deva sentì un improvviso dolore, non molto acuto ma comunque fastidioso, come un improvviso attacco di emicrania, trafiggergli il cervello, e strinse i denti con un grugnito. La sua concentrazione interrotta, Vajiramon aprì di scatto i suoi occhi bovini e tentò di riprendere la concentrazione, questa volta focalizzando la fonte di quel disturbo.

"C... Cosa? Ma che sta succedendo? Cos'è questa improvvisa reazione che ho sentito provenire dal Mondo Reale?" ringhiò. "Avevo quasi trovato la Shining Evolution... e questo stupido disturbo me l'ha fatta perdere! Che cosa state tramando, dannati umani? Heh?"

Un rivoletto di sudore imperlò la robusta fronte del Deva, che tentò di riprendere la concentrazione dopo quell'imprevisto. Abituato a resistere agli sforzi e al dolore, Vajiramon non ebbe problemi a farlo, ignorando quel momentaneo martellare al cervello, e ben presto i dati che gli galleggiavano attorno presero a girare vorticosamente, con velocità sempre maggiore man mano che raggiungeva il giusto livello di focalizzazione...

E alla fine, Vajiramon riuscì a visualizzare i palazzi gemelli di Hypnos... e soprattutto il vortice di innaturale luce verde che si stava aprendo sopra di essi! E quella vista... quella vista fu più che sufficiente ad irritarlo a morte!

I suoi denti si strinsero e digrignarono minacciosi...

Le narici si dilatarono, sbuffando fuori un paio di rabbiosi getti di vapore...

E le nocche delle sue enormi mani si strinsero spasmodicamente sulle else delle sue spade, quasi le terribili lame stessero implorando di versare del sangue, e Vajiramon volesse tranquillizzarle dicendo loro che il momento era giunto...

Quando Vajiramon parlò di nuovo, la sua voce uscì dalla sua gola come un muggito furibondo, intrisa di rabbia ed indignazione!

"E così..." ruggì il Deva. "E così, quelle indegne ed insulse creature credono davvero di poter pervertire i nostri poteri... ed usarli contro di noi? Dopo averci usato e gettato via... ora pretendono anche di sbarazzarsi di noi per sempre? La loro impudenza non ha davvero limiti! E tuttavia... huhuhuhuu... e tuttavia, non hanno idea di quello che stanno facendo... tipico loro, no? Huhuhuhuuu..."

Il tono furente del minotauro si era trasformato, quasi all'improvviso, in una risata divertita e colma di disprezzo. Vajiramon si stava facendo gioco di quello che gli esseri umani stavano tentando contro lui e la sua razza!

"In fondo, vi devo ringraziare, stupidi esseri umani... dopotutto, è stato grazie a questo vostro goffo tentativo di ostacolarci, se ora so esattamente dove colpirvi!" ringhiò il Deva. "Vediamo se il vostro giocattolino potrà salvarvi da me!"

 

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Nella tana di Guilmon al parco, il piccolo dinosauro rosso drizzò le orecchie, e i suoi occhi si ridussero a due fessure, come quando sentiva la presenza di un Digimon ostile. Tuttavia, questa volta c'era qualcosa di diverso... era qualcosa di più di un semplice sentore di minaccia... piuttosto, si trattava di una sensazione di oppressione quasi claustrofobica, una sorta di nodo alla gola che rendeva difficile la respirazione, e gli appesantiva gli arti in maniera insopportabile! Tutti i suoi sensi gli stavano urlando che stava accadendo qualcosa di terribile! Era... quasi insopportabile!

Lentamente, Guilmon alzò lo sguardo verso il cielo... e vide la fonte di quella orribile sensazione! Sopra i palazzi gemelli di Hypnos si trovava un grande varco riempito di una strana luce verde, dal quale stava scendendo una colonna luminosa dello stesso colore, che tingeva il paesaggio di un bagliore innaturale! Ma soprattutto... terribili... Guilmon sentiva le urla! Le urla dei Digimon... che venivano risucchiati al suo interno! Il loro dolore... la loro disperazione... era insopportabile...

E tuttavia... il piccolo dinosauro scoprì, con suo estremo orrore, che non poteva resistere al desiderio di andare là... era più forte di lui... lo voleva e al tempo stesso non lo voleva... le gambe si muovevano quasi da sole verso la zona dell'inquietante fenomeno...

"T... Takato... mon... a-aiuto... lui... sta... arrivando..." riuscì a mormorare.

 

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BEEP-BEEP! BEEP-BEEP! BEEP-BEEP!

Takato, impegnato a preparare la cartella per il giorno dopo, fece un salto quando il D-Power che teneva nella tasca dei suoi pantaloncini iniziò a suonare all'impazzata e ad emettere delle strane luci, come a segnalare un allarme! Tralasciando quello che stava facendo, il giovane Tamer si infilò la mano nella tasca e afferrò il congegno, che continuava a suonare senza posa... per poi dirigersi alla finestra e vedere il terrificante spettacolo del vortice di luce sopra la sede di Hypnos!

E, quando sentì una breve scossa tellurica scuotere il pavimento sotto i siuoi piedi, la paura afferrò il cuore di Takato come un artiglio gelido. I suoi peggiori timori si stavano avverando, allora! Quel misterioso individuo e i suoi scagnozzi... stavano facendo qualcosa di terribile, e come se non bastasse avevano iniziato molto prima di quanto lui e i suoi amici potessero prevedere!

"Guilmon..." mormorò Takato, restando per qualche istante come inebetito davanti a quella visione. Poi, riuscì a riscuotersi dallo sbalordimento e scosse la testa. Non c'era più tempo da perdere! Guilmon e gli altri Digimon erano in grave pericolo, lo sentiva... e doveva intervenire, subito!"

 

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A casa Li, la scena si stava ripetendo con modalità spaventosamente simili: una volta tornato in camera sua dopo cena, Jenrya aveva visto Terriermon che, quasi dimentico delle raccomandazioni del suo partner di non farsi scoprire, era galleggiato verso la finestra, e picchiettava sul vetro come se volesse uscire...

"Terriermon!" esclamò Jenrya, mentre si recava con il cuore che gli batteva in gola verso il suo partner. "Terriermon, rispondimi! Cosa ti succede?"

Il Digimon simile ad un cagnolino sembrò ignorare la domanda, e continuò a tormentare il vetro della finestra della camera con occhi vitrei... Poi, finalmente, parlò, e la sua voce suonava così terribilmente strascicata che Jenrya provò un brivido di paura!

"J... Jen... mi... mi sta attirando... come una calamita! Non... non riesco a resistere!" mormorò Terriermon. Perplesso, Jenrya guardò dalla finestra... e vide a sua volta l'innaturale sconvolgimento che turbava il cielo notturno, centrato sui palazzi di Hypnos! Non sapeva esattamente di cosa si trattava, e sinceramente forse preferiva così...

...ma in quel momento gli parve chiaro, una volta per tutte, che dovevano fare qualcosa, anche a costo di introdursi a forza nella sede centrale! Il limite era stato passato, e lui e Terriermon dovevano limitare i danni finchè era possibile!

 

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Ruki correva per le strade di Shinjuku, spintonando via chi si trovava sulla sua strada mentre seguiva la sua compagna digitale, Renamon, nei suoi lunghi balzi da un luogo all'altro in perfetto stile ninja. Anche loro, come tutti gli altri, avevano avvertito che la fonte del problema era quella strana luce verde proveniente dal varco che sovrastava Hypnos... e avevano capito subito che quei misteriosi individui in nero stavano cercando di fare il colpo grosso! Dovevano fermarli, prima che fosse troppo tardi!

"Permesso! Ow! E guarda dove vai, testa di rapa!" imprecò la ragazzina dai capelli rossi mentre schivava uno sbalordito ragazzo che le era andato addosso senza volerlo. Inutile dire che la Regina dei Digimon era di pessimo umore, per via di quello strano avvenimento... e quando Ruki Makino era di cattivo umore, la cosa più saggia era evitare di starle tra i piedi!

Con un grugnito, Ruki riprese a correre e seguì i rapidi spostamenti di Renamon fino a trovarsi, qualche minuto dopo, in uno spiazzo davanti all'ingresso del palazzo di Hypnos. Si fermò per un istante a riprendere fiato, poi alzò lo sguardo verso Renamon, che stava in piedi sulla cima di un albero, e guardava come ipnotizzata lo spettacolo di luci smeraldine che ingombravano il cielo sopra l'immane costruzione! Era la prima volta da quando l'aveva ricevuta come partner che Ruki vedeva Renamon così ansiosa... e questo, per quanto le seccasse ammetterlo, metteva un pò in soggezione anche lei. Se davvero Renamon era preoccupata per quanto stava accadendo, voleva dire che la situazione era davvero critica...

"Renamon!" esclamò Ruki, estraendo il suo D-Power che continuava a squillare in maniera irritante. "Renamon, mi senti? Che sta succedendo? Riesci a sentirmi?"

La volpe ninja restò per un istante immobile, con il vento che faceva svolazzare il suo elegante manto dorato così come i capelli color del fuoco della sua partner umana. "Ruki... sento la presenza di diversi Digimon." rispose infine, senza mai staccare gli occhi dal centro dell'incredibile fenomeno. "Non so come questo sia possibile... ma questo vortice, di qualunque cosa si tratti, sta costringendo i loro dati a convergere verso questo palazzo! Se continua così, neanch'io sarò in grado di resistere alla sua forza attrattiva!"

"Allora non perdiamo altro tempo!" concluse freddamente Ruki, con il deck di carte già in mano. "Entriamo là dentro e mettiamo fine a questa storia..."

"Ruki! Ruki!"

Le voci di Takato e Jenrya interruppero l'affermazione della Regina dei Digimon, che si voltò dietro di sè per vedere arrivare di gran carriera sia i suoi due compagni Tamer che i loro Digimon... tutti e quattro trafelati e con il cuore in gola per la corsa che avevano appena fatto.

"Fatemi indovinare..." commentò Ruki quando i due ragazzi la raggiunsero e si fermarono a riprendere fiato. "Anche i vostri Digimon hanno sentito che c'era qualcosa che non andava quando si è aperto questo buco nel cielo, eh?"

"Hanf... hanf... già, puoi dirlo forte, Ruki-san..." ansimò Takato, con le mani sulle ginocchia, mentre Guilmon, che non sembrava per niente stanco della corsa, continuava a fissare il cielo quasi con terrore. Avere il suo Tamer al proprio fianco sembrava in qualche modo aver diminuito l'effetto di quell'inquietante fenomeno... ma non era in grado di far scomparire completamente la paura!

Terriermon, appoggiato sulla spalla di Jenrya, sollevò un orecchio e si mise ad ascoltare attentamente... ma il risultato fu soltanto quello di restare ancora più interdetto da quello che stava succedendo! "Eeeeh? Un... un momento, un momento! Ma che sta succedendo qui? Ci dovrebbe essere un Digimon enorme e fortissimo... e io ne sento la presenza, ma non vedo nulla!" esclamò.

"E-eppure... eppure io l'ho sentito! Sono sicuro che non mi sbaglio!" rispose Guilmon. "Ho... ho sentito che sta arrivando un Digimon! Un Digimon molto forte!"

Takato si inginocchiò vicino al suo compagno e gli mise le mani sulle spalle per fargli coraggio. "Guilmon, calmati, ti prego... adesso... adesso vediamo di cosa si tratta... e spero che riusciremo a venirne a capo..."

"Non è un Digimon." affermò lapidaria Renamon, interrompendo la linea di pensiero di Takato.

Cinque paia di occhi increduli si voltarono verso di lei. "C... Cosa? Come sarebbe a dire che non è un Digimon?" chiese Jenrya. "E... e allora cos'è questa strana reazione che avete percepito, tu e gli altri Digimon?"

Renamon scosse la testa. "Non... ne sono sicura... ma da quello che percepisco, posso dirvi che si tratta di una reazione creata artificialmente, sfruttando i dati dei Digimon che sono stati catturati e scomposti finora. Non so come... ma sono riusciti a creare un agglomerato di dati che attira noi Digimon verso di sè!" La sua voce ormai si sentiva a malapena, tanto forti erano i venti che soffiavano e scompigliavano loro i vestiti e i capelli.

"Cavolo, ma allora noi stavamo per cascare nella trappola... grazie ad un bluff come questo?" si lamentò Terriermon, mentre cercava con le mani di impedire che le sue lunghe orecchie sbattessero da tutte le parti.

Al fianco di Guilmon, Takato strinse involontariamente un pugno e serrò i denti per la rabbia. Questa situazione era durata anche troppo per i suoi gusti, ed era il momento di farsi dare delle risposte, una volta per tutte!

"Trappola o no... non possiamo lasciare che prenda i nostri Digimon!" esclamò. "Andiamo, ragazzi! Dobbiamo fermare quegli individui, prima che sia troppo tardi!"

 

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"Juggernaut... sta funzionando." affermò cupa Reika, mentre osservava le indicazioni dei suoi strumenti... e le numerose reazioni digitali che scomparivano, una dopo l'altra. "Sta... risucchiando e cancellando tutti i Digimon che si trovano nei suoi dintorni."

Mentre la giovane operatrice parlava, i suoi occhi non si staccavano un istante dalle immagini che una telecamera nascosta stava proiettando sul mini-schermo della sua postazione di lavoro... delle immagini che lei, pur con tutta la sua esperienza e con la consapevolezza dell'importanza del suo lavoro, non poteva fare a meno di trovare terribili. Numerosi Digimon, di varie specie e dimensioni, che venivano risucchiati dal vortice creato da Juggernaut, e scomparivano urlando al suo interno. La giovane operatrice riconobbe alcuni Tuskmon, Golemon, Kuwagamon, e anche uno o due Tyrannomon.

Vicino a lei, Megumi aveva già deciso di averne avuto abbastanza, e aveva spento il suo schermo. E Reika non se la sentiva di darle torto... Certo, forse quello che Yamaki diceva era vero... forse davvero quei Digimon non erano creature viventi, ma soltanto dei programmi difettosi incapaci di provare emozioni... forse era davvero necessario eliminarli...

...eppure, dopo averli visti lottare per sopravvivere... provare paura... dopo aver visto la loro angoscia e la loro disperazione davanti alla loro imminente distruzione... dopo averli visti ESISTERE, santo cielo! Dopo aver visto tutto questo... com'era possibile credere ancora che fossero soltanto dei mostri senz'anima?

"Mi chiedo..." pensò disgustata Megumi. "Mi chiedo se quello che stiamo facendo non sia nè più nè meno di un massacro..."

 

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In un corridoio semi-illuminato ai piani superiori di Hypnos, Yamaki osservava dal vivo lo stesso spettacolo a cui le sue dipendenti stavano assistendo tramite i loro schermi... e decisamente non si poteva dire che condividesse i loro scrupoli riguardo la distruzione dei Digimon, quelle tanto odiate creature che per tanto tempo lo avevano preso in giro e avevano minacciato la sua Terra e la sua razza! Finalmente, dal suo punto di vista, quelle bestie disgustose stavano ricevendo la fine che si meritavano. Dopo quella notte, nessun invasore avrebbe più avuto modo di bio-emergere e spargere terrore per le vie di Tokyo! Con un sorriso appena accennato sulle labbra, Yamaki si aggiustò quei suoi immancabili occhiali scuri e rimase ad osservare le forme indistinte dei Digimon che scomparivano nella luce, per non essere mai più rivisti.

"Bene. Con questo, abbiamo tolto di mezzo ogni forma di vita digitale. E voglio vedere come quei ragazzini riusciranno a bloccare Juggernaut..."

"Yamaki! Lei è Yamaki, giusto?"

Senza perdere quel ghigno a fior di labbra, il responsabile di Hypnos si voltò lentamente, per trovarsi di fronte Takato, Jenrya, Ruki... e i loro affaticati Digimon, che sentivano gli effetti nefasti del programma, per quanto in qualche modo riuscissero a resistervi meglio dei Digimon senza partner. Parli del diavolo, e te lo ritrovi in casa, pensò ironico, prima che Takato proseguisse la sua requisitoria con un tono deciso... quasi feroce... il tono di chi non accettava più di essere preso in giro!

"Ci risponda, Yamaki! Che cosa avete fatto? Cos'è quella... quella... COSA che ha quasi fatto impazzire i nostri Digimon?" chiese il ragazzino.

"Ugh... Takatomon... continuo... a non sentirmi tanto bene..." mormorò Guilmon, afferrandosi la testa tra le mani e barcollando come ubriaco. Takato si fece avanti per sorreggerlo, e riuscì ad afferrarlo prima che cadesse.

Per nulla impressionato dalla voce grossa che Takato aveva fatto con lui, Yamaki si voltò e gli rispose, sempre con quella calma e quella superiorità che Takato trovava quasi agghiaccianti. L'atmosfera si faceva pesante, e si avvertiva nell'aria una tensione sempre maggiore... di certo non dovuta solo alla tempesta digitale ch infuriava sopra le loro teste e illuminava la notte di lampi verdi...

"Non sono in obbligo di dirvi di cosa si tratta, ragazzini. Mi basti dire che noi di Hypnos abbiamo il compito di stroncare questa infestazione di forme di vita digitali, e che questo sistema era l'unico modo per assicurarci che non minacciassero più le nostre vite." dichiarò.

"Ah, davvero?" chiese Ruki, fissando ferocemente il direttore di Hypnos. "E chi ve l'ha dato questo 'compito'? Non ve lo siete dato da soli?"

"Lei non può distruggere tutti questi Digimon!" protestò Jenrya, la sua abituale calma rimpiazzata da un cipiglio minaccioso. "Guilmon, Terriermon e Renamon sono nostri amici! Come fa ad arrogarsi il diritto di eliminarli?"

Il sorrisetto di Yamaki si allargò appena, e una risatina quasi sprezzante si levò dalla sua laringe. "Hm. Siete davvero degli ingenui, ragazzini, se davvero pensate una cosa del genere..." rispose con noncuranza. "Questi mostri che voi chiamate amici sono delle forme di vita artificiali che non sono capaci di comprendere il concetto dell'amicizia. Sono pericolosi per voi e per tutti, e devono essere tolti di mezzo per il bene dell'umanità intera."

Dei mostri? Delle forme di vita artificiali? Dovevano essere eliminati per il bene di tutti? No, non era possibile... Takato era sempre più indignato man mano che Yamaki esponeva le sue ragioni per desiderare la morte dei Digimon... chi era lui per giudicare? Conosceva Guilmon? Conosceva uno qualsiasi dei loro Digimon? No, certo che no... eppure si permetteva di sputare sentenze su di loro! No, non poteva permettergli di averla vinta! Takato... sentiva di dover fare qualcosa... DIRE qualcosa... anche se in quel momento, con quel vortice infernale che turbinava sopra le loro teste, non sapeva esattamente cosa...

"Questo... questo non è vero!" esclamò il giovane Tamer, in un moto di ribellione, mentre cercava le parole per ribattere. "I Digimon... non sono mostri! Loro sono... sono... uh... beh, non importa! Sono belli, ci piacciono, e questo è tutto quello che ho da dirle! Guilmon è il mio migliore amico, e molti di loro sarebbero pronti a fare amicizia con noi, se solo gliene fosse data la possibilità!". Takato parlava con una foga che stava lasciando di stucco sia Jenrya che Ruki, non abituati a vedere il loro amico così combattivo con le parole.

"Però... difficile credere che questo qui sia lo stesso Occhialoni a cui solo qualche giorno fa mettevo paura..." pensò Ruki.

Yamaki stava per rispondere alle rimostranze di Takato... quando accadde qualcosa di imprevedibile! Il piccolo terremoto che stava scuotendo la terra sotto i loro piedi aumentò improvvisamente di intensità, e la luce verde che pioveva dal cielo scurì improvvisamente, diventando di un pericoloso colore rossastro che faceva sembrare il cielo tinto di sangue! Colto di sorpresa, Yamaki perse per un attimo la sua compostezza, e i suoi occhi si spalancarono dietro le lenti dei suoi occhiali scuri, mentre un cercapersone infilato nella tasca dei suoi pantaloni emise uno squillo acuto!

"Cosa? Ma... ma che... che sta succedendo, adesso?" si chiese Jenrya, guardando anche lui fuori dalla finestra mentre Yamaki rispondeva al cercapersone.

"Sì, qui Yamaki! Cosa sta succedendo, Otori? Questa reazione non era prevista!"

"Signore... i nostri strumenti hanno rilevato un'anomalia! Ha interferito con il programma Juggernaut... e sta attraversando il vortice!" giunse la voce allarmata dell'operatrice.

Yamaki potè giurare che il suo cuore si fosse fermato per un istante, e sentì un brivido gelido percorrergli la spina dorsale, dall'alto verso il basso. "Che... CHE COSA?" esclamò, la freddezza di poco prima sostituita da una maschera di paura. "Ma... ma questo non è possibile! Avevamo fatto tutti i controlli del caso! Avevamo confermato che non c'erano bachi nel programma! Nulla può penetrare..."

Quasi a voler smentire il direttore di Hypnos e prendere in giro la sua convinzione, delle scariche elettriche purpuree schizzarono tra le nubi tempestose, come delle vene pulsanti. Yamaki rimase senza fiato ad osservare il cielo, facendo ancora fatica a credere che il suo programma, che pure i test avevano confermato come infallibile, fosse stato reso inutile. Ancora una volta, quei maledetti Digimon avevano avuto partita vinta...

"Huhuhuhuhuhuuuu... cosa succede, stupidi esseri umani? Siete rimasti sbalorditi? Non vi aspettavate che noi Digimon potessimo contrastare i vostri ridicoli trucchetti? Ditemi... come ci si sente ad essere alla nostra mercè, come noi lo siamo stati per così tanto tempo? E come ci si sente quando ci si trova le proprie stesse armi puntate contro?"

Il rombo di una voce gutturale e minacciosa, che sovrastava persino il fragore della tempesta, fece vibrare i vetri delle finestre, e allertò tutti i presenti dell'arrivo di un Digimon. Una voce possente e terrorizzante, che fece venire la pelle d'oca a molti. Guilmon e gli altri Digimon, istintivamente, si misero in posizioni di guardia, mentre gli sguardi dei Tamers e di Yamaki schizzarono verso l'alto, da dove erano venute quelle terribili parole.

Nonostante la situazione gli fosse precipitata davanti agli occhi, Yamaki si rifiutò di farsi mettere i piedi in testa, e rispose al misterioso Digimon. "Voi... maledetti mostri! Che cosa volete da noi? E tu chi diavolo sei?" chiese con veemenza. Se non fosse stato per quella voce di prima, si sarebbe potuto credere che stava parlando all'aria...

"Poveri sciocchi... il mio nome è Vajiramon, e sono un rappresentante di colui che diventerà il vostro Sovrano! Sono uno dei dodici Deva!" tuonò la voce, con un feroce tono di trionfo. Sembrava sicuro che nulla avrebbe potuto fermarlo, e data la situazione... come dargli torto?

"Mai..." ringhiò Yamaki, deciso a resistere fino all'ultimo. "Noi esseri umani... non serviremo mai dei mostri computerizzati come voi!"

A rispondergli, soltanto la terribile risata di Vajiramon, che riecheggiò ancora una volta tutt'intorno. "Haaaahahahahaha! Ma noi non abbiamo certo chiesto il vostro parere! Questo è soltanto il nuovo ordine a cui voi dovrete sottostare! Voi ci avete creati... ma ora siamo liberi! E di questo dobbiamo ringraziare soltanto voi! Siete stati voi... ad aprirci le porte del Mondo Reale!"

Il Deva rise di nuovo, un satanico suono di vittoria che suonava ancora più amaro alle orecchie di Yamaki. Il direttore di Hypnos in quel momento si sentiva messo alle corde... non poteva controllare ciò che stava accadendo, e non aveva un piano di emergenza sul quale contare! Frustrato per questa sua disperante impotenza, maledisse tra sè i Digimon, prima di voltarsi con rabbia verso Takato, Guilmon e i loro compagni...

...ma i ragazzi, con suo enorme disappunto, non c'erano più: mentre Yamaki era impegnato a rispondere alle frasi di sfida del Deva chiamato Vajiramon, i Tamers ne avevano approfittato per andarsene da sotto il suo naso, e avevano imboccato di corsa le scale che conducevano al tetto, sicuri che lì si trovasse il Digimon che stava provocando tutti questi problemi! Il direttore di Hypnos imprecò a denti stretti.

"Ugh... maledizione... quei ragazzini e la loro mania dei Digimon... e ora guarda un pò cosa hanno provocato!"

 

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Quando Takato e i suoi compagni raggiunsero finalmente il tetto del grattacielo, poterono vedere che la situazione era peggiorata notevolmente nel giro anche soltanto di un minuto: ora, l'inquietante bagliore che sovrastava la sede centrale di Hypnos si era intensificato fino a diventare quasi abbagliante, una sorta di sole digitale i cui raggi scarlatti inondavano della loro spaventosa tinta sanguigna i dintorni del palazzo. Le scariche elettriche che percorrevano le nubi si erano intensificate, mentre era cessata l'allucinante sequela di Digimon che il programma stava assorbendo (e a cui, per loro fortuna, i Tamers non avevano assistito...). L'aria era satura di uno strano e penetrante odore di ozono, che contribuiva a rendere la scena ancora più innaturale. Takato strinse i denti quando i capelli, sbattuti qua e là dal vento furioso, gli colpirono gli occhi... poi, il terzetto di Tamer e i loro compagni, senza mai staccare lo sguardo dal vortice, avanzarono sul tetto e si disposero al centro, pronti a qualunque cosa fosse uscita da lì.

"Sta arrivando." commentò Renamon. "Questa volta è di sicuro un Digimon. Non mi sbaglio."

Appena qualche secondo dopo, a conferma delle sue parole, Takato, Jenrya e Ruki videro una gigantesca sagoma umanoide dalla testa taurina, armata di due spade e con addosso una robusta armatura, stagliarsi contro il cielo scarlatto e fluttuare lentamente verso il tetto. Mentre si avvicinava, i ragazzi riuscirono a distinguere muscoli possenti e una coriacea pellaccia nera simile a cuoio, oltre che i suoi occhi accesi di rabbia che guardavano con bramosia il Mondo Reale. Il minotauro in armatura si avvicinò sempre di più al terreno, e i ragazzi rimasero sbalorditi dalle sue dimensioni. Era un gigante di altezza incredibile, e più la distanza che li separava da lui si riduceva, più si accorgevano che era molto più grande di quanto non sembrasse a prima vista...

"E' lui..." mormorò Takato, che tentava senza eccessivo successo di celare la paura.

Il messaggero del Mondo Digitale era giunto. Vajiramon, il Deva Bue, era bio-emerso.

CONTINUA...

 

Note dell'autore: Cavolo, questo capitolo proprio non mi usciva! Lascio a voi lettori giudicare il resto, ma credo che in certi punti avrei potuto fare meglio. Mi è piaciuta la discussione tra Takato e Guilmon, e anche quella tra Ruki e Renamon... ma continuo a pensare che altre cose avrebbero potuto essere curate meglio. Forse dovrei focalizzare un pò più la mia attenzione su Jenrya e Terriermon?

E con questo, abbiamo il nostro primo contatto con i Deva di Zhuqiaomon! Per ora ne abbiamo visto uno (che ha sostituito il Deva Tigre Mihiramon nei panni del primo Deva incrociato dal gruppo), e intravisto un altro... anzi, no, due, uno dei quali - vi lascio indovinare chi era... - non riscuote la simpatia di molti fan di Tamers... e spero che la presentazione che ne ho fatto sia abbastanza ad effetto, e coerente con la serie. Questa storia si concentrerà abbastanza anche sui nostri Digimon zodiacali preferiti (parlo dello zodiaco cinese, ovviamente!), e cercherà di presentarli in maniera più approfondita rispetto all'anime, anche sviluppando alcune loro sfaccettature caratteriali secondo quello che a me sembra coerente. Un esempio è la contrapposizione tra Vajiramon e la sua partner Pajiramon: nell'anime, la Deva Pecora mi sembrava più seria e più concentrata sul suo compito, mentre il Deva Bue era decisamente più sanguigno, e vedeva la lotta un pò come un divertimento, pur essendo anche lui ligio al suo dovere.

Oh, e non escludo che in questa mia riedizione degli eventi possa sopravvivere qualche Deva in più.

Nel prossimo capitolo, vedremo il duello tra i Tamers e Vajiramon, e forse salterà fuori qualche altro personaggio a noi noto... di chi si tratterà? Ve lo lascio immaginare, e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Ora mi aspetta la stesura del capitolo 3 di 'Record of Digital Wars', e anche la stesura di qualche altra fanfiction! Ciao, ragazzi, alla prossima!

 

Justice Gundam

 

  
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