Something Blue
Da piccoli il loro colore era
sempre stato il verde, per questo ora Marlon ne era nauseato.
La rivoluzione era cominciata
quando avevano iniziato a scegliersi i vestiti da soli, quando nessuno li tirava
più fuori dall'armadio la sera prima e li appoggiava su una sedia in modo che al
mattino loro non perdessero tempo, quando erano diventati
"grandi".
E Marlon aveva avvertito benissimo
questo cambiamento, inorgogliendosene.
Così tutti i capi che avessero
anche una sola sfumatura dell'odiato colore erano stati banditi dalla tavolozza
del ragazzo e per cancellarne anche solo il ricordo erano apparse magliette
arancioni e camicie bordeaux.
Il rosso. Quello sì che era
perfetto per lui. L'aveva detto anche Tristin e per strappargli un commento come
questo doveva stargli bene davvero.
Tristin non si era mai occupato di
simili sciocchezze, lui non comprava vestiti, non gli piaceva sceglierli, e a
sua discolpa si poteva dire che qualsiasi cosa indossasse su di lui prendeva una
forma nuova, bellissima ogni volta.
Non era lo stesso per Marlon.
Forse complice quella magrezza
artificiosa.
Non brutta o malata, ma finta,
stonata in modo piacevole, come quella di un modello anoressico. Artificiosa.
I vestiti sembravano saperlo e gli
si arrotolavano addosso, lo avvolgevano come garza, come se volessero
abbracciarlo, proteggerlo.
Addosso a Tristin erano solo
abiti, perdevano ogni importanza. Era lui che contava, il resto sembrava
subordinato a questo.
O gli calzavano a pennello, come
una seconda pelle, mettendo in evidenza il suo corpo sottile e tonico, quasi
felino, o gli pesavano addosso larghi e distratti, in un modo vagamente
sensuale, dandogli quel aria randagia ed ambigua.
Lui se li lasciava scivolare di
dosso la sera, come pelli di serpente, e la mattina ci rientrava quasi a forza.
Era una tale scocciatura cambiarli: implicava dover arrivare fino all'armadio,
guardarci dentro, e scegliere qualcosa che si combinasse in maniera abbastanza
decente con qualcos'altro.
Non era quindi così straordinario
che vestisse ancora di verde, lui, apparentemente troppo indolente per
ribellarsi a qualcosa.
In realtà riteneva quelle
questioni mere formalità, cose superficiali ma necessarie, semplici bisogni
fisiologici, come mangiare o andare in bagno. Come potevano
emozionarlo?
Effettivamente bisognava ammettere
anche che Tristin era la classica faccia di bronzo, orribilmente lontano e
superiore a qualsiasi cosa.
Una faccia di bronzo terribilmente
carina, ma pur sempre di quelle che a volte vorresti prendere a sberle.
Era sempre stato così fin da
piccoli, anche quando qualche amica della madre di Marlon si era rivolta a lui
con un < Oh, ma che bella bambina! > e Tristin l'aveva guardata alzando un
sopracciglio, con un espressione quasi di compatimento, stranamente adulta per
la sua età, mentre l'amico si rotolava a terra dal ridere.
Questa era un'altra cosa strana di
Tristin: lui non era mai stato veramente bambino, neanche una volta, anche a
otto anni era già un adolescente ironico e vagamente seducente, incapace di
appassionarsi a qualsiasi cosa, avvolto nella sua aura da bel
tenebroso.
Quasi per contrapposizione Marlon
sembrava non essere mai cresciuto, nonostante le sue ossa si fossero allungate
ed i suoi tratti si fossero fatti più spigolosi, i suoi occhi verdi avevano
ancora la stessa luce innocente ed entusiastica dell'infanzia e nel suo
carattere era rimasta immutata la capacita di cambiare velocemente idea, di
volare da una cosa all'altra, di mentire e di essere sincero con la stessa
disarmante purezza, di fare i capricci e di essere leale proprio come lo sarebbe
un bambino.
Tristin no, i suoi lineamenti
sembravano antichissimi, statici. Femminili quasi, certo, ma come quelli di una
donna adulta, non di una ragazzina.
Lui era una sfinge, aveva quel non so che di etnico e non identificabile
che lo rendeva bellissimo e sfuggevole.
I capelli neri, un po' lunghi per
un ragazzo, lisci come seta, gli sfioravano le guance con movimenti fluidi,
quasi liquidi ed aveva occhi dello stesso colore di Marlon, ma satanici e
sornioni, sempre sul punto di chiudersi. Le labbra invece erano piene, morbide,
da mordere, non era possibile osservarle troppo a lungo senza trovarsi
inevitabilmente a pensare al sesso ed allora sorridevano senza pietà, mostrando
i denti quasi fossero zanne.
Il viso era un ovale perfetto, la
linea della mascella scendeva dolce e regolare, senza sorprese sulla sua pelle
dorata, scurita da quella che sembrava un'abbronzatura perenne mentre era solo
la sua carnagione naturale.
La stessa che faceva sembrare
Marlon accanto a lui ancora più pallido e roseo, più ordinario sebbene neanche
lui lo fosse, si trattava semplicemente di un fascino diverso, più duro ed
affilato, più uomo.
Oltre al colore degli occhi
dunque, l'unica altra cosa che avessero in comune era, ironia della sorte, la
taglia dei vestiti.
Questo aveva cementato una specie
di catena di montaggio in cui Marlon comprava abiti che gli piacevano e che
stavano bene a lui, poi inevitabilmente se ne stufava e finivano da Tristin, che
non se ne lamentava mai.
Per questo motivo quando il
ragazzo dai capelli castani entrò come una furia nella stanza e guardando
l'amico ordinò serissimo < Spogliati. > l'unica reazione dell'altro fu di
corrugare lievemente le sopracciglia prima di obbedire.
Poi gli tirò una maglia.
Una maglia blu petrolio, con
ancora il cartellino del prezzo attaccato.
< è nuova. > constatò il
moro, rigirandosela fra le mani, preferiva decisamente gli abiti smessi
dell'amico, avevano sempre quel odore familiare di casa e di
bucato.
< Non ti fare illusioni, -
sbuffò Marlon, incrociando sul petto le braccia magre - l'ho comprata per
sbaglio. >
Tristin la indossò e subito la
sentì sua, allungò le maniche sulle mani ed infilò i pollici nell'apposito foro,
prima di ravviarsi i capelli e continuare a sbirciarla, quasi
imbarazzato.
< Bhe? > chiese, aspettando di sentirsi dire
qualcosa come "Sì, quel colore fa proprio schifo." o "Va bene, toglitela!".
Marlon a volte aveva bisogno di vedere i propri vestiti addosso a lui, per
ignoti motivi, dopodiché o li adorava o li riportava direttamente al negozio.
Pensò che quella maglia era
veramente troppo bella per essere rispedita al mittente, ma che forse era un po'
smorta per gli standard dell'amico ed i tribal grigi che spuntavano dal fondo
non avrebbero certo perorato la causa.
L'altro lo guardò per qualche
secondo, poi si avvicinò a lui e con un gesto secco strappo il cartellino.
< La tieni? > s'informò
Tristin senza mostrarsi molto interessato.
< La tieni tu! - esclamò, poi
aggiunse, come se ci avesse improvvisamente ripensato - è in prestito. >
Il moro si grattò un braccio e si
ravviò nuovamente una ciocca di capelli che gli era scivolata sul viso, cercando
di abituarsi a quella sensazione strana. Gli piaceva anche così, stranamente
azzeccata sopra i pantaloni sformati di una vecchia tuta ed i piedi scalzi, come
sempre quando era a casa.
< Che c'è, che non va? >
sbottò spazientito Marlon, che non aveva ancora smesso di studiarlo.
< Niente, solo. - gli
somigliava, gli somigliava troppo, semplice ma con quel qualcosa di dark ed
evanescente che tutti gli avevano sempre attribuito. - . è blu.
>
< eh?! - ci rimase l'altro -
Non ti piace il blu? >
< No, non è questo. Mi piace.
> miagolò l'altro, con quel tono per nulla convinto che lo faceva
imbestialire.
< Ma? >
incalzò.
< No, niente ma. - cercò di
rassegnarsi e sembrare sicuro Tristin - Mi piace. Punto.
>
< Bene, amico. - disse allora
Marlon, avvicinandosi con un sorriso fino a poggiargli una mano sulla spalla -
Perché te lo devo proprio dire. Il verde mi ha rotto anche addosso a te!
>
Il moro stese le labbra in un sorriso canzonatorio e scosse lievemente la testa, ma si sarebbe potuto abituare agli abiti nuovi.
***
Non so perchè, ma questa storia dei vestiti mi piace parecchio. O_ò
Premettendo che non sono una patita di moda, riconosco cmq il fascino di scambiarsi i vestiti con gli amici, di consigliarsi a vicenda, di pensare "ehi! quella è proprio da lui!", e di essere gelosi quando si vede una propria maglietta stare mille volte meglio addosso ad un altro, non solo per via del fisico, ma anche del modo di portarli.
Mi piace analizzare anche questo genere di cose, così pensavo che se vi viene qualche idea in proposito (a quei pochi temerari che sono arrivati fin qui), potete dirmela ed io cercherò di trasformarla in un altro episodio (ho notato che in altre raccolte va di moda fare richieste, per esempio sulle coppie di naruto.)
Per quanto riguarda la situazione "Oh, ma che bella bambina!" è praticamente un tributo "Beating out of time", della meravigliosa Elrohir. *__*
(dato che all'inizio questo testo non era pensato per la pubblicazione non ho visto niente di male nel lasciarlo, tanto più che sono meno di due righe, ma nel caso infastidisca qualcuno non mi farò problemi a toglierlo. )
Purtroppo in questo periodo, un po' per la maturità, un po' per il pc e la connessione che vanno a farfalle, non sempre ho il tempo di scrivere o pubblicare (quando invece ce l'ho, manca l'ispirazione >.< ) quindi i miei aggiornamenti non saranno mai regolari.
Ma passiamo alle recensione che, anche se poche, mi hanno fatto moltissimo piacere:
Whity: non ti preoccupare ^^' gli studi già scritti verranno sicuramente pubblicati e cmq non basta una fiction con poche recensioni a farmi passare la voglia di scrivere, che c'è ed è tanta ;) , solo che fa piacere vedere il proprio lavoro apprezzato, o quanto meno preso in considerazione >.< ...
Va beh! Grazie per il commento, spero che ti sia piaciuta e che continuerai a leggere ^__^
Killer: sono feliche che idea e stile ti piacciano, per quanto riguarda la lunghezza dei "capitoli" non posso promettere nulla, perchè il primo era un prologo mentre il secondo è stato tagliato... questo era più o meno di 2 pag, il prossimo sarà ancora di 2 e quello dopo di 4 (anche se lì effettivamente credo di aver allungato un po' troppo... lascerò al tuo giudizio! ;) )
So che è abbastanza snervante leggere capitoli che finiscono prima di cominciare (infatti x me la lunghezza standard di capitolo di solito sono 7pag) ma in questo periodo sono un po' svuotata e quindi mi vengono cose abbastanza brevi... sorry ç_ç
Se ti va di leggere qualcosa di più sostanzioso prova "Bacini&Rock'n'Roll", l'altra mia storia. So che è abbastanza squallido farsi pubblicità da sola, ma la considero un po' il mio masterpiece XD e quindi se ti sono piaciuti questi frammenti ti piacerà di sicuro anche quella ^__^
Rugerfred: Beh, grazie ^^ anche a me cmq non dispiaccione le shojo ai, ma ci tengo a farti sapere che una ragazza alta uno e 60 non è poi così tappa ( potere dell'autoconvinzione! °__°)
No dai, a parta gli scherzi, mi fa molto piacere che tu abbia letto qualcosa di mio, anche se questa non è proprio la cosa migliore che ho scritto.
Seconda cosa: sei l'amico di Jesus che giocava a ragnarok con noi? In tal caso sono contenta di averti rincontrato di nuovo nell'infinito spazio della rete (una volta è un conto, ma due è da pazzi! XD)... Io ero Effi, (priest), Dora (sniper), Talula (sinx) ed un altra decina di pg ^^''
Jesus: Lemmy? cos'è tutta questa confidenza? ù_ù... io non ho mai abbreviato il tuo nick!
Sì... Ok... magari l'ho fatto... ma è solo perchè è lunghissimo, mica posso scriverlo per esteso ogni volta, nessuno mi ridarà mai il tempo perso a digitare tutte quelle lettere... >.<
Hai visto chi mi ha recensito? Non è un tuo amico? (e fu così che scoprii di aver sbagliato completamente persona... w le figure di merda!)
x quanto riguarda la long-shot di Paradise, sono bloccata nel solito calo di ispirazione dovuto un po' al casino quotidiano, quindi se riuscirò la riprenderò in mano più avanti, in un momento di calma, ma per ora non mi va di pubblicare qualcosaltro che rimarrà lì fermo ad oltranza. Accontentati degli studi! XP
Grazie a tutti per aver letto, lasciatemi un commentino se vi va ^.^
*baci*
Lem