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Autore: Jade MacGrath    19/06/2007    4 recensioni
[Stargate Atlantis] [incompleta]A causa di Thelan e Phebus, e dei loro irrisolti 'problemi di coppia', la dottoressa Weir si ritrova incinta nientemeno di Sheppard. E Kolya decide che non c'è momento migliore per rapire la donna e vendicarsi del suo nemico...
Genere: Generale, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Weir, John Sheppard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John era seduto alla sua scrivania, facendo quello che amava di meno. Scrivere e leggere rapporti. Chiunque però sapeva che per mettersi seduto a fare quel lavoro Sheppard doveva essere o molto annoiato, o molto desideroso di stare da solo.

Continuava a pensare ad Elizabeth. Tra non molto sarebbe rientrata ad Atlantis, forse aveva ancora una possibilità di convincerla a tenere il loro bambino. Doveva tentare ancora.

La sua radio si accese, distraendolo dai suoi pensieri. Era Chuck, il tecnico della sala Stargate, che gli diceva di correre, che stava arrivando una videocomunicazione da Varenia.

John arrivò subito, e trovò già lì McKay e Beckett. I due uomini si guardarono, ma nessuno disse niente e aspettarono di essere collegati.

Apparve una ragazza dai capelli castani, con le insegne reali del pianeta, che si presentò come la principessa Sarita di Varenia.

“È successo un fatto grave e increscioso, e appena ne ho avuto notizia ho pensato di dovervi informare. La dottoressa Weir è stata rapita.”

“Che cosa?” disse McKay. “E come è stato possibile?”

“Stiamo svolgendo le nostre indagini, dottor McKay, e tutti saranno interrogati. Traditori, all’interno del palazzo reale… è inconcepibile per noi tanto quanto lo è per voi. Se vorrete inviare dei delegati per partecipare alle indagini, saranno i benvenuti.”

“Lo faremo” disse Sheppard. “Altezza, ci dica di più.”

“La dottoressa e l’ambasciatore Valorum avevano lasciato Varena con le loro scorte, diretti allo Stargate, ma sono stati assaliti da un commando Genii. Valorum è stato ferito gravemente, ma è sopravvissuto e ha potuto dirci che a capo dell’azione c’era nientemeno che Acastus Kolya.”

John non poteva credere alle sue orecchie. Kolya? Kolya era morto. Gli aveva sparato lui stesso, al cuore. L’aveva visto cadere morto di fronte a lui.

“Non può essere.”

“Mi dispiace contraddirla, colonnello Sheppard, ma è vivo. E ha rapito la Elizabeth Weir e la contessa Eris Davinian. I Davinian sono una delle nostre famiglie più in vista, si occupano in prima persona dello sviluppo della nostra flotta, quindi capirete che anche per noi la cosa è della massima importanza.”

“Avete un indizio, qualcosa…?”

Sarita scosse la testa, ma disse di aver appena parlato con Ladon Radim, il capo di stato Genii.

“È furioso almeno quanto voi, soprattutto dopo la fatica fatta per conseguire l’alleanza con Atlantis e per intavolare le trattative con noi. Ha detto che vi contatterà per coordinare le ricerche.”

“Si fida di lui?”

“Tendo a non fidarmi dei Genii in nessuna occasione, colonnello, ma Ladon ha lavorato troppo per vedere i suoi interessi distrutti da una mina vagante. Ho fiducia nel suo istinto di conservazione come leader, diciamo questo.”

“Grazie di averci avvisato subito, principessa Sarita. Vi contatteremo a breve con il nostro piano di azioni.”

Sarita fece un cenno di saluto con la testa, e interruppe la comunicazione.

 

In un sotterraneo chissà dove, Elizabeth  rinvenne legata mani e piedi. Eris era seduta ad un angolo della cella, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi. Non riusciva a credere a quello che aveva fatto. Aveva tradito il suo pianeta, la corte di cui faceva parte, tutto quello in cui credeva. Ma che altro poteva fare? Kolya aveva in pugno tutta la sua famiglia. Aveva già ucciso Mikal, suo fratello minore. Non voleva perdere anche gli altri.

“Dottoressa, sta bene?”

“Dove siamo?” disse Elizabeth, tentando di mettersi seduta. Eris si alzò e l’aiutò. Elizabeth notò che Eris non era legata… perché?

“Non lo so. Elizabeth, mi dispiace tanto.”

“Hai dovuto dire del principe, ti ha costretta…”

“Non mi riferivo a questo” disse la donna, mentre la porta della cella si aprì. Entrò Kolya, che si avvicinò ad Elizabeth e si chinò alla sua altezza, tagliando le corde che aveva intorno alle caviglie.

“Elizabeth. Immagino che le congratulazioni siano d’obbligo. Eris non mi ha saputo dire il nome del padre, ma immagino possa essere solo una persona. Il colonnello Sheppard ha sterminato la mia unità ed era pronto a lasciare che Atlantis fosse distrutta, quando gli ho detto di averti uccisa. Era solo questione di tempo prima che qualcosa del genere succedesse.”

Elizabeth continuava a fissarlo in silenzio con odio, e Kolya continuò.

“Avevo in mente di usarti come merce di scambio. Sheppard sarebbe stato incline a darmi tutto quello che volevo per evitare che ti succedesse qualcosa. Ma nemmeno io posso torturare una donna incinta.”

“Allora liberami.”

“No, Elizabeth, mi dispiace… credo tu mi abbia frainteso. E spero tu abbia guardato bene la tua bella città, prima di lasciarla per Varenia, perché non la rivedrai mai più. E vale anche per te.”

“Che cosa sta dicendo?” disse Eris. “I patti non erano questi.”

“Le cose cambiano, contessa. Avevi detto che ci sarebbe stata solo la scorta della dottoressa Weir, e invece ho dovuto uccidere il principe Gareth ed entrambe le scorte per far perdere le mie tracce. Senza contare le perdite tra i miei uomini. Tenta un’altra volta di fare la furba e perderai qualcun altro. Tua sorella Maya, per esempio… una fanciulla così dolce… quanti anni ha? Quattordici?”

“No! Maya è solo una bambina, ti prego, no!”

“Allora ricordati che le loro vite sono nelle tue mani” disse guardandola, e poi guardando Elizabeth, che in questo modo seppe senza ombra di dubbio cosa sarebbe successo se Eris avesse provato ad aiutarla. Kolya fece cenno a due uomini rimasti all’entrata di venire avanti, e i due presero Eris di peso, trascinandola via.

“Un medico in più può sempre servire” disse Kolya alzandosi “Viste le tue condizioni.”

“Che cosa significa?”

“Elizabeth, io non torturo né tantomeno uccido donne incinte. Significa che dovrò aspettare che tu non lo sia più.”

Elizabeth cercò di non far trasparire il panico che quella frase le aveva provocato. Voleva che avesse il bambino. E poi l’avrebbe uccisa.

“E il bambino?” sussurrò.

“Sono certo che il colonnello sarà molto più motivato a cercarti, se saprà che non c’è solo la tua vita sul piatto. E quando non ci riuscirà, avrà un’idea di cosa si prova a vedersi strappare tutto quello che si ama… quello che ho perso per colpa sua!”

L’aveva fatta alzare prendendola per un braccio, e l’aveva trascinata di fronte ad una di quelle telecamere vecchio stile, le stesse che erano state rinvenute nel rifugio di Kolya dove aveva torturato Sheppard con quel Wraith.

Disse ai suoi soldati di metterlo in comunicazione con Atlantis, e puntò la canna di una pistola dietro la schiena di Elizabeth, intimandole di stare buona.

“Credevo non facessi del male alle donne incinte” mormorò Elizabeth sarcastica.

“È una mia regola, dottoressa. Questo non significa che i miei uomini" disse indicando con la testa i soldati dalle facce poco raccomandabili che erano presenti nella stanza "siano così superiori. Quindi attenta a te.”

 

“Abbiamo un segnale in entrata” disse Chuck, facendo riavvicinare Sheppard, McKay e Beckett. “Audio e video.”

“Facci vedere.”

Chuck obbedì, e sulle schermo comparvero Kolya ed Elizabeth.

“Colonnello Sheppard, se mi riceve, risponda.”

John fece un cenno al tecnico “Apri un canale.”

Fissò lo sguardo sul suo nemico, e fece un respiro profondo per cercare di calmarsi almeno un poco.

“Kolya, qui Sheppard.”

“Colonnello, è un piacere risentirla. Un piacere inaspettato, direi… devo ringraziare un... come lo chiamate voi? Giubbotto antiproiettile? Sono riuscito a procuramene alcuni durante il nostro fallimentare attacco ad Atlantis. Tecnologia veramente utile.”

“La prossima volta mirerò alla testa.”

“Se ci sarà una prossima volta. Ad ogni modo, congratulazioni per la sua imminente paternità. Elizabeth non ha semplicemente potuto tenermelo nascosto.”

McKay si voltò sconvolto a fissare John, come tutti quelli che erano a portata d’orecchio. John però non se ne accorse nemmeno, era totalmente concentrato su Elizabeth. Aveva delle ferite sul viso, del sangue rappreso sulla guancia e sui vestiti, che erano strappati e sporchi. Stava lottando per mantenere il controllo, ma poteva vedere che stava respirando affannosamente. Era spaventata a morte. Stava piangendo silenziosamente. L'ultima volta che era stata in mano di quell'uomo, McKay aveva detto che era stata stoica e fiera, senza cedere mai alle sue richieste. Cosa c'era di diverso ora?

“Torcile un solo capello, e rimpiangerai di essere nato” ringhiò John.

Kolya rise “Vedo che il suo fascino è sempre intatto, Sheppard. Ma non ho intenzione di ucciderla. Rispetto la vita che porta in grembo. Non sono un mostro.”

“Perdonaci se non ti crediamo” disse sarcasticamente McKay con una smorfia di disprezzo.

“Ma Elizabeth non sarà incinta per sempre, Sheppard. E se non sbaglio, a tuo figlio mancano cinque mesi e mezzo per venire al mondo. Credi di farcela a trovarli entrambi… vivi?”

Kolya interruppe in quel momento il collegamento.

“Kolya! Kolya, aspetta! Kolya!” urlò Sheppard, ma Kolya non poteva più sentirlo.

Sentiva come se qualcuno gli avesse preso il cuore e lo stesse stritolando. Elizabeth… il bambino… Non riusciva a credere a quello che aveva sentito.

Quell’uomo voleva aspettare che Elizabeth avesse il bambino, per uccidere entrambi… solo per vendicarsi di lui?

McKay, con qualche insulto più colorito, disse esattamente le stesse cose.

“Ha anche detto di non essere un mostro… maledetto bastardo, ma non muore mai?”

“Non ti preoccupare, McKay” disse John, con un tono di voce basso e gelido che non gli aveva mai sentito, e che gli fece discretamente accapponare la pelle. “La prossima volta che lo ucciderò, sarà l’ultima.”

Subito diede ordine di far venire ad Atlantis Ladon Radim, per parlare della situazione. Al pari di Sarita, anche lui era molto fiducioso nell'istinto di conservazione del leader Genii. Avrebbe fatto l’impossibile per aiutarli. E disse di ricontattare i Vareniani, per far loro sapere le ultime novità. Disse a Lorne di occuparsi della delegazione da inviare su Varenia, e disse di contattarlo alla minima novità.

Ritornò nel suo ufficio, dove la pila dei rapporti che doveva leggere era ancora lì ad aspettarla, accanto a quella dei rapporti ancora da scrivere. L’aveva fatta così alta per evitare di pensare ad Elizabeth, al bambino… era arrabbiato con lei, deluso. E ora rischiava di non rivederla mai più… il bambino sarebbe venuto al mondo solo per essere ucciso…

Con un gesto rabbioso e un urlo, spazzò via la pila di documenti dalla scrivania.

Lo giurava in quel momento, ci sarebbe stato un solo morto in quella storia... e sarebbe stato Kolya.

 

 

  
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