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Autore: SimmyLu    26/07/2007    6 recensioni
Il villaggio di Amajitaku nel Paese della Pioggia viene attaccato da misteriosi ninja mascherati. Soltanto una geisha di nome Akisame viene trovata ancora in vita dalla squadra di ninja del Paese del Vento guidata da Kankuro. Il giovane jonin mette a repentaglio la propria vita per portare la ragazza al Villaggio della Sabbia in tempo per essere curata prima che sia troppo tardi. Fra i due si crea così un legame profondo, ma una volta raggiunto il Villaggio tutto comincia a cambiare...
Chi è e cosa nasconde questa misteriosa ragazza che per qualche motivo non ricorda nulla della propria aggressione?
Genere: Romantico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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PIOGGIA NEL DESERTO

… di Simmy-Lu …



Capitolo Secondo: Un lembo di stoffa bagnato di rugiada

Un lieve ed inafferrabile ronzio aumentò costantemente il proprio volume, come una sorgente che cresce e diventa fiume, fino ad arrivare al mare.
Akisame faticò a riemergere dall'incoscienza, trascinata alla realtà dal rumore della pioggia. Aprì gli occhi con una leggera smorfia, senza però riuscire a vedere nulla. Sbatté più volte le palpebre strizzando gli occhi, ma la situazione non cambiò.
Non riusciva a capire o a ricordare dove si trovasse, ma un attimo dopo qualcosa nella sua mente si agitò. Le ritornarono alla memoria le immagini di quella mattina: la preparazione per l'intensa giornata, Einen-san che le pettinava i capelli, Kiiro che portava la scatola contenete il bellissimo kimono...
Un brivido la scosse a causa della carezza d'umidità. Si rese conto di essere distesa su un terreno freddo; sentiva il corpo pesante ed insensibile. Cercò di muovere la testa, ma farlo le provocò una dolorosa fitta che la fece desistere da un secondo tentativo. Trattenendo il respiro provò allora a muovere la mano destra, ma il risultato fu lo stesso: sembrava che il suo corpo fosse diventato pietra, incapace di rispondere al suo volere e, come se non bastasse, le si opponeva in maniera dolorosa.
La preoccupazione e l'ansia cominciarono ad assalirla, come acqua che riempie fino all'orlo una giara.
Un'altra fitta, questa volta all'altezza dello stomaco, le fece sfuggire un gemito e due lacrime dall'angolo degli occhi.
«Non agitarti.»
Ma ovviamente, il sentire quella voce all'improvviso, unita all'angoscia che già provava per la sua condizione, non fece che peggiorare le cose.
Terrorizzata, trattenne il respiro e, con una forza che fino ad un minuto prima non avrebbe potuto credere di possedere, cercò di far leva sulle braccia per alzarsi, ma, come era accaduto prima, non riuscì a muoversi affatto e il risultato fu solo l'acutizzarsi del dolore. Emise un lamento soffocato mentre avvertiva una sensazione di vertigine e un vago senso di nausea.
Nel buio una mano si posò sulla sua spalla esercitando su di essa una lieve pressione; Akisame spalancò gli occhi mentre il respiro correva dietro al ritmo del suo cuore, troppo spaventato.
«Ti ho detto di non agitarti.» disse ancora.
Il viso del suo interlocutore si confondeva nell'ombra e non le fu possibile distinguerne i tratti; non conosceva quella voce e questo non fece che preoccuparla ulteriormente.
«Sono un ninja del Paese del Vento. Non voglio farti del male.» aggiunse, sforzandosi il più possibile per risultare rassicurante, ma il suo impegno produsse l'effetto contrario a quello desiderato. Akisame cominciò a piangere: le sue parole le avevano ricordato il volto della piccola Kiiro mentre la vita la abbandonava e lo spettro del ninja mascherato galleggiava sfocato nella memoria, fino a scomparire, come un foglio di carta che affonda nell'acqua di un lago. La ragazza tentò di non lasciare che si inabissasse, ma non ricordava più nulla, solo il nero di un mondo troppo distante dalla luce.
«No, non piang...»
«Kankuro-san!»
Una seconda voce maschile, più acuta e affannata, interruppe la prima.
Il ninja, che fino ad allora era rimasto seduto accanto ad Akisame, si alzò subito, ma prima di allontanarsi si rivolse ancora una volta a lei: «Starai bene.» disse.
La ragazza lo sentì allontanarsi e poi i due ninja si scambiarono brevi frasi veloci, ma non riuscì a capire nulla della conversazione. Provò allora a cercare dei punti di riferimento intorno a sé, ma essendo tutto buio, l'unica cosa che poté confermare fu che il sole era omai tramontato da parecchio tempo.
La pioggia cadeva incessante e sottile, producendo un suono rassicurante; quando Kankuro tornò accanto a lei, Akisame tentò di dire qualcosa, ma mosse le labbra lentamente ed emise a stento un mormorio.
Il ninja di cui non poteva vedere il volto le posò allora una mano sulla fronte e successivamente sulla guancia, dicendo: «Cerca di riposare e non agitarti. La febbre si è abbassata. E' un buon segno.»
La ragazza si tranquillizzò un poco nell'udire quelle parole: se quel ninja si stava prendendo cura di lei, di certo non aveva intenzione di ucciderla o farle del male; lo sentì muovere qualcosa.
«Tieni.» le disse chinandosi sopra il volto di lei, «Bevi... e cerca di dormire.»
Detto questo le passò una mano dietro la testa e gliela sollevò lentamente appoggiandole alle labbra una piccola ciotola di legno.
Akisame sollevò lo sguardo cercando ancora di definire il viso dell'uomo, ma non c'era altro che ombra davanti a lei. Sollevò un po' il mento, schiudendo le labbra sul bordo della ciotola; ne bevve l'intero contenuto.

Quando Akisame riaprì gli occhi il sole era in procinto di sorgere; voltando lentamente la testa, notò la figura scura di un uomo accovacciato poco distante da lei. Non poteva essere sicura che si trattasse dello stesso ninja che le aveva parlato la notte passata; questo indossava abiti scuri ed un copricapo che, essendo rettangolare, una volta indossato, formava due piccoli triangoli ai lati, come due orecchie appuntite.
Guardava fuori dall'apertura di quella che sembrava una piccola caverna scavata al di sotto di un grande albero, infatti, una grossa radice correva lungo il suo perimetro. Tastò il terreno freddo e umido con le mani, scoprendo che il corpo rispondeva ai suoi comandi, seppur in modo lento e goffo.
Il ninja si voltò e le rivolse la parola, come se avesse intuito che si fosse svegliata: «Se ti senti pronta...» disse grattandosi la punta del naso, «...partiamo.»
Akisame cercò di sollevarsi, ma senza riuscirci. Il dolore allo stomaco era sempre acuto e una fitta le procurò una smorfia.
Il ragazzo le si avvicinò sollevandole la schiena e aiutandola a mettersi seduta, appoggiandola alla parete della piccola caverna. Solo allora Akisame riuscì finalmente a guardarlo in faccia: il volto dagli zigomi alti era segnato da linee di pittura che circondavano anche gli occhi affilati e le sopracciglia sottili.
Anche lo sguardo del ragazzo indugiò a sua volta sulla ragazza; sembrava una bambola priva di vita e volontà, abbandonata da qualcuno in un posto troppo inadeguato per lei. La pelle era pallida e perfetta, gli occhi scuri, grandi e profondi lo scrutavano stanchi attraverso le lunghe ciglia e i capelli, anch'essi scuri le ricadevano in una lunga cascata nera sulle spalle.
Fu in quel momento che il ninja notò lo strano ciondolo che la ragazza portava al collo: non era molto grande, ma piatto e con una forma irregolare che non poteva in alcun modo essere associato a qualcosa di definito.
Istintivamente distolse lo sguardo, vergognandosi un poco di aver indugiato a lungo sull'oggetto e i suoi occhi incontrarono di nuovo quelli di lei. Imbarazzato, si voltò repentinamente di lato per raccogliere l'indumento che aveva usato per coprirla e notò qualcosa di ancor più singolare del ciondolo.
Sulla spalla destra della giovane c'era un tatuaggio: non era grande o appariscente, ma ben definito, come se fosse qualcosa di necessario e riconoscibile, ma che non dovesse essere visto ad ogni costo. Non capendone il significato, fece finta di nulla.
Akisame seguì il ninja con lo sguardo quando questi si chinò per raccogliere il pezzo di stoffa che era scivolato a terra e, attraverso il tessuto della leggera sottoveste che ancora indossava, poté notare l'ampia fasciatura all'altezza dello stomaco. La testa le girò un poco, ma non appena riuscì a scacciare il senso di vuoto, sollevò lo sguardo nuovamente sul ragazzo.
«Voi siete... un ninja?» chiese sussurrando.
Il ragazzo annuì raccogliendo la stoffa: «Sì, sono un ninja del Villaggio della Sabbia...» disse scrollando quella che si rivelò essere una maglia, «...mi chiamo Kankuro.»
Il ninja sollevò l'indumento e, trovato il verso giusto, glielo fece indossare con rude delicatezza, sollevandole le braccia una alla volta per infilarle nelle maniche. Akisame, non si oppose, debole e docile.
«Meglio, eh?» disse lui chiudendo un occhio in un'espressione indecifrabile.
«Kanku... ro...» ripeté Akisame lentamente, mentre il ragazzo riuniva uno accanto all'altro tre grossi rotoli legandoli fra loro con un lungo ritaglio di tessuto chiaro.
«Il mio nome, proprio così.» rispose senza guardarla, piegando un altro lungo pezzo di stoffa bianca.
Akisame lo osservò un po' in ansia.
«Dove ci troviamo?» chiese.
«Poco distanti dal tuo villaggio...» si grattò di nuovo la punta del naso «...o di quello che ne rimane.»
«Quello che ne rimane?»
Kankuro si voltò finalmente a guardarla, teneva ancora fra le mani il tessuto e non sembrava intenzionato a lasciarlo. Il ninja notò l'espressione di lei: le sottili sopraciglia erano aggrottate sopra gli occhi semichiusi.
«Non ti ricordi niente di quello che è successo?» chiese sorpreso.
«No...» rispose Akisame, «Rammento un ninja con il volto coperto da una maschera sulla soglia della mia stanza...»
«E poi?»
Akisame scosse piano la testa e le labbra di Kankuro si curvarono verso il basso mentre voltava di nuovo la testa rivolgendo la propria attenzione ai rotoli. Legò la stoffa con un gesto secco e deciso.
«Come ti chiami?» chiese senza cambiare espressione.
«Akisame.»
«Akisame... il tuo villaggio è stato completamente distrutto.» le rivelò, poi aggiunse: «Tu sei... l'unica sopravvissuta.»
La ragazza lo guardò senza rispondere, si sentiva pesante e privata della possibilità di muoversi, proprio come l'albero sotto al quale si trovavano, capace solo di crescere verso l'alto.
«Le fiamme hanno raso al suolo tutte le abitazioni e...» si sistemò il copricapo «...devo portarti al più presto al Villaggio della Sabbia.» concluse in fretta.
La caverna in cui si trovavano era piccola e bassa, non permetteva di alzarsi in piedi. Kankuro le si avvicinò e si sedette davanti a lei.
Akisame lo guardò prima di chinare il capo; una lacrima le scivolò rapida sul viso: «Cosa... è successo?» sussurrò con voce rotta.
Kankuro chinò la testa per incontrare il suo sguardo e le disse: «Ascolta... Nemmeno io so cosa ti è accaduto, ma devo portarti alla Sabbia, subito. Quel ninja mascherato deve averti colpito con degli spiedi a giudicare dalle tue ferite... e io da solo non posso curarti nel modo adeguato.»
Il ninja indicò la fasciatura.
«Siete stato voi a salvarmi?» chiese, gli occhi pieni di lacrime e il suono della voce flebile come il sussurro di un ruscello lontano.
Kankuro annuì fissando lo sguardo sui suoi piedi e aggiunse: «Ho soltanto rallentato l'effetto del curaro, ma dobbiamo andare al Villaggio. L'antidoto ti guarirà completamente.»
«Curaro?»
«Sì, è un veleno che aggredisce i centri nervosi e paralizza i muscoli, ecco perché non riesci a muoverti.»
Detto questo il ninja tornò ad occuparsi della stoffa, piegandola e sistemandola mentre Akisame lo osservava in silenzio.
«Dobbiamo sbrigarci, siamo stati fin troppo a lungo qui.» le disse afferrando le estremità del tessuto e passandoglielo dietro le spalle; legò i tre rotoli davanti a sé e poi si sedette di fronte a lei rivolgendole la schiena, le prese le braccia e se le mise intorno al collo.
«Riesci a stringere?» chiese in fretta.
«Cre... credo di sì, ma non troppo.» confessò, presa alla sprovvista.
«Va bene. Aggrappati a me e cerca di tirarti su.» le ordinò mentre riprendeva i lembi della fascia di tessuto e praticava un nodo stretto. Poi le afferrò da sotto le gambe appena sopra il ginocchio e si alzò per quanto glielo concedesse il basso soffitto.
Una volta usciti, Kankuro recuperò la posizione eretta. La stoffa serviva a tenere legata a sé la ragazza dato che non riusciva a controllare normalmente il proprio corpo e tantomeno a fare forza con gli arti, il tessuto lo avrebbe aiutato nel caso in cui avesse perso i sensi o non fosse stata più in grado di muoversi.
Akisame socchiuse gli occhi per abituarsi alla luce del mattino, mentre sentiva il lieve cinguettio degli uccelli e il vento muovere le foglie degli alberi più alti.
La pioggia della sera precedente risplendeva nell'abbondante rugiada del mattino.
«Pronta?» le chiese il ragazzo e Akisame si sforzò di stringere le braccia attorno a lui il più possibile.



FINE SECONDO CAPITOLO, continua...

Naruto (c) Masashi Kishimoto


N.d.A. - Il primo capitolo è stato molto più semplice da scrivere. I miei piani per il secondo erano ben altri, infatti questo capitolo doveva concludersi molto più avanti (parlando in termini di tempo della storia). Quindi alla fine si è aggiunto un capitolo a quelli che avevo programmato e questo ha sconvolto un po' i miei piani. Il curaro è un veleno che, come ha spiegato Kankuro, attacca i centri nervosi impedendo i movimenti, e a volte provoca problemi respiratori. La sua azione è veloce, ma non so quanto tempo esattamente si possa resistere. Ad ogni modo Naruto è un universo a parte e mi sono permessa di dare un margine di tempo alla geisha grazie all'intervento di Kankuro.

Risposte alle recensioni:

x Verdolina: grazie della tua recensione, spero che anche il secondo capitolo sia stato di tuo gradimento! Ho lavorato parecchio al primo capitolo riscrivendo vari pezzi più volte (come è successo per il secondo! XD) e quindi ricevere questi complimenti mi rende molto felice perchè significa che il mio impegno è stato ripagato se sono riuscita a suscitare determinati sentimenti nel lettore. Grazie infinite! Spero continuerai a seguire la storia!
x Sihaya10: davvero sembra un trailer? In effetti però è un po' lento per esserlo, avrei dovuto mettere più azione e più sangue! XDD L'idea della scena iniziale mi è venuta al momento, mentre stavo ricopiando i miei appunti per completare la stesura del capitolo. Ogni tanto faccio qualcosa di buono anche io! Forse non è bene dirlo ma il titolo che ho scelto piace molto anche a me! Ma, forse tu non lo sa, non l'ho scelto a caso...
x Alewhatsername: ciao! Mi fa moltissimo piacere che la fic ti piaccia! Da come avrai capito anche nel secondo capitolo ci sono dei misteri, non sono una persona che rivela subito tutto. La descrizione iniziale è stata un'idea venuta senza pensare troppo, è arrivata così... ho provato a scriverla anche se non era in programma e ne sono rimasta abbastanza soddisfatta da postare il capitolo cominciando con quella. Ti ringrazio dei tuoi commenti, sei molto gentile! Spero che continuerai a leggere!
x Chris: ciao! Grazie della tua recensione sei stata molto gentile! Spero di non averti delusa con il secondo capitlo. Da come avrai sicuramente capito dalla comparsa di Kankuro, anche Gaara comparirà a breve. Voglio sperare che continuerai a seguire la storia!
x Furtivo: grazie di aver recensito anche questa mia nuova fic, spero che quella su beyblade continui a piacerti così tanto! ^^ Mi fa piacere che il mio stile ti sia gradevole. Il contrasto con la prima parte e la successiva ti è parso chiaro e ne sono felice perchè è proprio quello che volevo. Insomma la fine di qualcosa simboleggia anche l'inizio di qualcos'altro. Sì, hai capito: il ninja mascherato si scopre il volto davanti ad Akisame proprio a causa del ciondolo, ma ovviamente fino all'ultimo capitolo da me non otterrai nessun'altra informazione in proposito... XDD Alla fine Akisame percepisce quel momento di terrore da un'altro punto di vista, ovvero quello dell'abbandono e della liberazione da qualcosa che la opprimeva, e in quel momento tutto passa in secondo piano. Spero che ti possa piacere anche questo nuovo capitolo e nell'attesa di un tuo giudizio ti ringrazio di cuore e ti saluto con un grande abbraccio!
x Fabio93: ti ringrazio, come sei gentile! ^^ Povera bambina, sì... ma doveva andare così... Ora che ci penso sei l'unica persona che sa tutto! Mi raccomando impegnati anche tu! *manda bacio*
   
 
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