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Autore: DarkSide_of_TheRunes    08/01/2013    1 recensioni
«La Punta di Lancia!» esclama Fionn «guarda come brilla forte stasera. Quando la stella della tua casata brilla così, sta per avvicinarsi la fortuna».
All’udire quel nome, Erech non può che richiamare lo sguardo verso la stella, sollevando appena il capo per poter incontrare quella luce così alta e luminosa nel cielo, più bella tra tutte. La osserva in un silenzio prolungato, prima di chinare lo sguardo, quasi vergognoso di appartenere ad una Stirpe di cui non si sente più degno. 

«Brillava così anche quella notte, Fionn. Brillava anche quando i miei uomini furono trucidati, quando mio padre soccombette sotto la lama dell’Usurpatore. Ho timore delle stelle, soprattutto quando emanano una luce così forte».

Erech Carandir è un fuggiasco, ultimo superstite di una dinastia distrutta diciotto anni fa. Gli dèi gli hanno mandato un sogno profetico: se la Lancia Spezzata della sua stirpe sarà ricomposta, allora potrà tornare a regnare su Garth, come i suoi avi prima di lui. Con un giovane convinto di parlare con l'Unico come solo alleato e due principesse recalcitranti come ostaggi, riuscirà Erech a tornare sul trono che gli spetta di diritto?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[EDIT: Corrette tutte le assenze delle lettere accentate, un disguido con il file rtf. Scusate l'enorme ritardo, ora dovrebbe essere più leggibile!]


Quando Iseult legge, il mondo intorno a lei non esiste. Il vento non soffia contro le finestre, il fragore del tuono lontano non si confonde alla risacca del mare che schiaffeggia con forza la scogliera su cui si erge il palazzo; lo scalpiccio delle serve nei corridoi è solo un'illusione. Non c'è nessuna cena di rappresentanza che l'attende al piano di sotto, tra poche ore, né una madre arrabbiata perché “ha ancora perso tempo con quegli sciocchi libri”.

Se solo sapesse, sua madre, quanto sapere c'è in quei libri! Una futura regina non deve soltanto essere bella ed elegante. Una futura regina deve essere una guida per il suo popolo, e un'icona di saggezza.

Per questo alto senso della morale e del dovere, dunque, la principessa primogenita del regno di Muirìn se ne sta sprofondata nella sua poltrona preferita, con le gambe raccolte al petto in una posa molto poco signorile e il libro vicino al viso. Sua madre sostiene che perderà la vista, a furia di leggere. Ma non importa, è troppo rapita per pensarci.

Secondo l'autore del trattato può esistere una società in cui tutti gli uomini sono uguali. Tutti i beni sono in comune. Tutti lavorano e condividono tutto. E' un mondo perfetto, quasi ideale...ma possibile? Si chiede, sfogliando le pagine febbrilmente, nella speranza di trovare una risposta. La bramosia umana è dovuta alla natura o alla struttura della società? Si può davvero eradicare la disuguaglianza rivoluzionando lo stato? Non vede l'ora di scrivere a Owen per sapere cosa ne pensa. E' un giovane a modo, di cultura, intelligente. Di certo avrà idee interessanti a riguardo.

Nemmeno si accorge della presenza di sua sorella Cèline nella stanza, assorta com'è in quelle riflessioni. Le immagini del regno ideale sono lì, davanti a lei: le sembra quasi di poterle toccare.

«E' tutto così quieto oggi, non credi?» La voce di Cèline risuona come un sasso gettato in lago, spezzando il silenzio. Dopo qualche istante, Iseult risponde con un laconico:

«Uhm.»

«Ed io sono stanca di portare avanti questi lavori, sono tutti uguali agli altri.»

Iseult gira una pagina mentre sente appena lo strascico dell'ultima frase della sorella: lo sapeva, ha perso la riga. Sospirando, alza gli occhi grigi su Cèline.

E' seduta accanto alla finestra, e sta finendo di ricamare un nuovo lavoro che le è stato affidato. Indossa un abito da giorno, dai delicati toni del lilla, che accende le sue guance già naturalmente rosee. Un ricciolo biondo le cade sul viso a coprirle la vista: mentre continua a ricamare al tombolo, Cèline lo sposta con un soffio. Divertita da quella dimostrazione di pigrizia, Iseult sorride, per poi portare di nuovo gli occhi sul libro.

«Se quei lavori ti annoiano, per quale motivo li porti avanti?» Si riavvia una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio. «Lasciali perdere. Fai dell'altro, qualcosa che ti piaccia davvero.»

Per lei, dopo tutto, è semplice parlare: è così inetta in quel tipo di attività di ricamo che raramente le vengono affidati lavori del genere. Il padre ha - scioccamente, secondo sua madre - assecondato la sua voracità per i trattati politici, permettendole di trascurare materie - fondamentali, sempre secondo sua madre - che invece la sorella sembra padroneggiare senza sforzo. A volte invidia a Cèline quell'innata capacità di corrispondere a tutte le aspettative su come una vera principessa dovrebbe comportarsi.

La sorella le risponde dopo qualche istante. «Sai cosa nostra madre desidera che portiamo a compimento. Altrimenti come potremo trovare un marito adatto, se non conosciamo le arti femminili?»
Sembra assorta, forse sta guardando il cielo fuori dalla finestra. A volte Iseult pensa che la reggia sia una prigione per lei. A volte, invece, pensa che sia un nido da cui Cèline non vorrà mai uscire.

Sente i suoi vivaci occhi azzurri addosso, ora: alza lo sguardo per vederla sospirare.

«Tu sei così intelligente Iseult, sei sempre pronta a fornire una risposta di fronte a qualunque tipo di problema, sai cosa ribattere, verso chiunque. Io invece non capirei nemmeno la metà di quei libri, almeno credo. So fare quello che mi hanno insegnato, è vero, ma non ne traggo alcun piacere. In ogni caso non so nemmeno cosa potrebbe piacermi».

«Oh, Cèline, smettila! Non ascoltare nostra madre.»

In uno slancio di entusiasmo, Iseult si alza, afferra il polso della sorella e la trascina via dalla sua sedia accanto alla finestra. La fa sedere sulla grande poltrona e si sistema sul bracciolo, come facevano sempre quando erano bambine e leggevano fiabe prima di andare a dormire. Le mette il suo adorato libro in mano.

«Non c'è nulla di difficile in questi trattati, sai. Anzi, a volte sono pura poesia.» Cerca un passo che ha sottolineato con il lapis, e glielo indica. «Ecco! Qui ad esempio, è meraviglioso. Dice che tutti gli abitanti di questo immaginario paese adorano diversi dèi...c'è chi venera il sole, chi la luna, chi la terra e il fuoco, e chi invece segue l'Unico. Eppure, tutti questi credo sono uguali davanti alla legge, perché riconducono ad una fonte di Giustizia e Saggezza.» Guarda la sorella con occhi brillanti. «Non sarebbe splendido, se anche a Muirìn fosse così? Invece gli adoratori degli dèi antichi sono ancora perseguitati, quando non schiavizzati.»

«Iseult...stai forse dicendo che gli adoratori dei tanti dèi non dovrebbero essere convinti della Giusta ed Unica via? Se si ribellano, come si può perseguire la volontà dell'Unico? Non capisco, davvero.»

Iseult torce le labbra, ma non si arrende. Sa che Cèline non è davvero convinta di quelle parole: gliele hanno soltanto messe in testa.

«E chi dice che la volontà dell'Unico debba essere oppressione?» Parla con foga, ma il sorriso sul suo volto indica tutta la fiducia che ripone in quelle idee. Quando si tratta di retorica, è abituata a vincere. «Può un Dio di bontà voler distruggere chi non crede in Lui? Guarda, qui dice: "...poiché non è importante il nome con cui il divino viene invocato, ma la disposizione dell'anima di chi lo invoca. Tendere alla perfezione è ciò che rende l'uomo migliore, e degno: Dio è la meta, molteplici le strade per arrivare a Lui. E' il cammino, e non l'arrivo, che ci rende santi."»

Iseult guarda intensamente la sorella, ancora pervasa da quel sentimento di positività quasi infantile, come se la bontà di quelle tesi fosse evidente e impossibile da negare.

Cèline, da suo canto, si chiude in un silenzio meditativo. Se la conosce, è perché ha paura di dire qualcosa di sbagliato. La vede trarre un lungo sospiro mentre adagia il capo allo schienale della poltrona.

«Ma questa non è l'ipotesi del tuo libro? Se essa è un'ipotesi, possono esservene molte altre. Non vedo nessun portatore della Vera Voce di Dio. O forse lo siamo tutti ed ognuno dice la sua.» Si stringe nelle spalle. «In fondo, se persistono problemi nel Regno di Garth, vuol dire che non sono riusciti a concentrare il potere divino dell'Unico su chi ancora vi abita. Se ci fosse qualcuno in grado di convincere senza spargere sangue...e a questo punto non si tratta di convincimento, ma di buonsenso.»

Ecco, dove si dispiega tutto il potere di sua sorella minore. Sono solo due anni, nemmeno interi, a separare le loro nascite: eppure, Cèline sempre sembrata la maggiore, come senno e riflessività. Come al solito, con quelle osservazioni quiete riuscita a insinuare il dubbio nelle sue inattaccabili convinzioni.

«Voglio scriverne al principe Owen» esclama Iseult, dopo un ragionevole momento di riflessione, come se avesse trovato in quel nome la soluzione al suo quesito «e sapere cosa ne pensa. So che nel regno di Garth i problemi con i pagani sono ancora molti...mi domando come suo padre il Re tratti la questione.»

«Scrivi spesso al Principe Owen?»

Il tono di Cèline troppo fintamente casuale perch Iseult non colga la leggera insinuazione. Le sue labbra si tirano in un sorriso misterioso.

«Abbastanza spesso. E lui risponde sempre...» Si alza dal bracciolo della poltrona, per riporre il libro nello scaffale con una certa reverenza «non appena i suoi molti impegni di rappresentanza glielo consentono. Sembra un giovane molto posato, sai? Non ha mai espresso neppure un'opinione banale, e ha molto a cuore la giustizia.»

Sorride più dolcemente, ricordando le parole sulla carta e il modo in cui sono state vergate. Del principe Owen ha un vago ricordo di un incontro da ragazzini, e il ritratto che l'ambasciatore di Garth ha fatto avere loro quando suo padre, il re di Muirìn, ha iniziato le trattative per il loro matrimonio. La sua grafia sulle lettere le ha permesso di immaginare una voce gentile, ben modulata, che si sposa perfettamente con i lineamenti armoniosi del volto.

Sorprende lo sguardo di Cèline su di lei: la sta osservando con la testa lievemente inclinata, come soppesando i suoi pensieri per misurarne il grado di felicità.

«Dunque immagino che queste nozze non saranno affatto dolorose, anzi credo che inizierai a fremere per poter andare dal tuo giovane Principe per realizzare quanto in realtà tu ne sia infatuata.»

«Infatuata, dici? Non sai quanto ti sbagli!»

Iseult ride, quietamente. Siede di nuovo accanto a lei e abbraccia le sue spalle. Cèline ricambia la stretta appoggiando una mano sul suo braccio.

Ricorda per un istante gli occhi calmi e sinceri di Owen, come li ha ritratti il pittore. E' il dipinto che perfettamente corrispondente ai suoi ricordi su di lui, o sono forse i ricordi che stanno diventando di giorno in giorno pi simili a quel ritratto? Non lo sa, ma al momento la domanda non la turba particolarmente: che sia bello o meno, Owen ha una splendida anima. Lei ne certa, glielo hanno rivelato le sue lettere. Sospira, come se non potesse pi contenere tutta quella gioia e dovesse espellerla con il fiato.

«Penso di essermi innamorata, Cèline. Lui è così colto! Ed è saggio, per essere tanto giovane. E, ciò che più conta...ascolta sempre la mia opinione, non mi tratta come una donna sciocca. Lui ha stima di me.»

«Innamorata?» Cèline sussurra, sgranando gli occhi azzurri. «Iseult, non mi hai rivelato mai nulla in proposito! Ti prego, raccontami ogni cosa, cos'è che provi nei suoi confronti? In fondo, non vi siete mai parlati l’uno di fronte all’altra... e se fosse solo un abbaglio?»

Iseult si culla per un po' nell'incredulità della sorella, come se le stesse facendo i complimenti per un nuovo gioiello o un abito. Non dà peso al dubbio che lei propone; o meglio, decide di metterlo in secondo piano. D'altronde, ha esaminato così scrupolosamente ogni movimento del proprio cuore che questa volta ne certa: si tratta di amore. E' esattamente la stessa sensazione di cui ha letto tante volte nei romanzi e nelle poesie. La stessa leggerezza di spirito, lo stesso vuoto all'altezza del petto. Non può essere nient'altro.

«E' qualcosa che ho capito dalla sua ultima lettera...quando mi ha parlato della sua terra che fiorisce in primavera. Mi ha descritto il modo in cui i campi si tingono d'oro e i pascoli di verde smeraldo, degli alberi che fioriscono e dei contadini che curano le piante in vista del raccolto...c'era tanto amore per il suo regno, tanta delicatezza in quello che diceva...è come se avessi visto il riflesso del suo cuore in quelle parole. E il mio cuore, per un attimo, si è riflesso dentro al suo!» Ride leggermente. Quelle parole le ha finemente cesellate, nei suoi pensieri: non vedeva l'ora di pronunciarle. «Sono certa che vedrò questo stesso cuore generoso nei suoi occhi, appena ci incontreremo.»

Appoggia la fronte contro la tempia della sorella, come per ascoltare il rumore dei suoi pensieri. «L'unica cosa triste del mio matrimonio sarà che dovrò separarmi da te.

Avverte un lieve rilassamento del capo di Cèline, che si inclina per andare incontro alla sua fronte.

«Questa una cosa che rattrista anche a me, sorella. Come far quando tu sarai via?»

Iseult si solleva appena, ma non scioglie l'abbraccio. «Intanto, sarai con me allo scambio delle promesse di fidanzamento. Poi, potrai venirmi a trovare quando vorrai, e fermarti per mesi, se lo desidererai...almeno fino a che nostro padre non troverà anche a te un marito bello e buono come il mio.» Le sorride, incoraggiante «E quando non ci vedremo, ci scriveremo ogni giorno. Sono io che non posso fare a meno dei tuoi saggi consigli, lo sai.»

Cèline sospira, prima di lasciarle un bacio sulla guancia.

«Verrò di certo, non posso lasciarti in balia delle tue strane e moderne idee» Ride divertita prima di aggiungere «Sono così felice per te. Mi auguro di avere la tua medesima fortuna.»

Il pensiero di lasciare Cèline, effettivamente, è qualcosa che fa traballare il suo perfetto castello di felicità: ma Iseult è ben consapevole della propria buona sorte, e prega l'Unico, con tutto il suo cuore, che ne conceda altrettanta a Cèline. Non potrebbe sopportare di vederla accanto a un uomo che non riesca a stimare il suo carattere posato e riflessivo al pari della sua bellezza.

«Oh, sì, se non fosse per te a quest'ora avrei preteso di guidare il regno di nostro padre da sola!» Ride, ma la sorella la guarda con serietà.

«Sì, so bene quanto avresti desiderato divenire Regina di questo Regno. Tu avresti potuto, dopo tutti gli studi che hai compiuto, con il carisma che hai, saresti riuscita a portare avanti Muirìn forse anche meglio di un Re. Ma temo che questo sia impossibile e lo sar ancora per molto, a meno che tu non riesca a sovvertire le regole di Garth prima e di tutto il mondo poi.»

«Ovvio, che sovvertirò le regole di Garth!»

Scherza, certo...benché, lo debba ammettere, qualche volta le sia passato per la testa di far rivedere la legge di successione al Consiglio di Muirìn. Chi ha detto che una donna non dovrebbe ereditare? Secondo quale principio una Regina è tale soltanto per matrimonio, e non per diritto di sangue?

Per tutta risposta, Cèline ridacchia, divertita: «Attenta a non usurpare il trono del re!»

Iseult scuote il capo con un sorriso. Una volta forse avrebbe ambito sul serio a diventare regina senza un uomo accanto. Ora non importa, comunque...al fianco di Owen potrà amministrare un regno potente come quello di Garth, ne è certa. Finalmente avrà la sua occasione di applicare ciò che ha studiato per tutta una vita, e lasciare la propria impronta nel mondo.

Si alza dalla poltrona per prendere la spazzola: fin da bambina, questo è uno dei rituali che preferisce, quando spazzola i capelli dorati di Cèline prima dell'ora di cena, e di nuovo prima di andare a dormire. E' ancora di fronte alla toletta e cerca le essenze profumate nei cassetti, mentre dice in tono leggero:

«Sai, nostro padre sta valutando un'alleanza con il reame oltre le montagne. Dicono che il loro re sia giovane e ambizioso...gli ambasciatori saranno invitati alla festa del mio fidanzamento, forse porteranno un suo ritratto per te.»

«Il reame oltre le montagne?» Cèline deglutisce a vuoto, e dal suo evidente sconcerto Iseult comprende che non sapeva nulla. «Ma è così lontano da qui, da Garth, da tanti posti...» Si morde le labbra: è un gesto che compie spesso, soprattutto quando è nervosa. Ecco spiegato perché sono così rosse, pensa Iseult con un sorriso, mentre si riporta accanto a lei. La vede drizzare la schiena e sedersi più comodamente: prende posto a sua volta, e inizia a dividere le sue ciocche morbide simili a onde di seta, distribuendovi sopra le essenze che li fanno profumare di fiori.

«Io non credo di volermi sposare» le confida teneramente Cèline, in un sussurro appena accennato «ho paura, così tanta che vorrei nascondermi dal mondo e non uscire mai allo scoperto. So che è un mio dovere e alla fine mi dovrò adeguare ma...» si stringe nelle spalle incassando la testa tra di esse «non mi piace pensarmi sposata.»

«E per quale strambo motivo dovresti nasconderti? Sei bellissima, sei assennata e prudente: sei la sposa ideale per un sovrano.» Iseult le scosta una ciocca dietro le orecchie per studiarle meglio il viso. «Per quale ragione non ti piace pensarti sposata?»

Cèline inclina indietro la testa quel poco per consentire alla sorella di spazzolarle i capelli più facilmente. Ci vuole qualche istante, prima che confessi, con lo sguardo rivolto in un punto qualsiasi di fronte a sé:

«Ho paura, Iseult...paura di perdere la mia occasione per essere felice. Fino ad ora ho sempre fatto ci che mi hanno ordinato di fare, ho sempre seguito le aspirazioni di altri e della mia volontà non mi sono mai preoccupata. Dover sottopormi ancora a quella degli altri mi fa credere che potrei perdere così tanto...» Sospira con amarezza. «C'è così tanto al mondo che potrei conoscere. Inoltre, non credo di essere una moglie ideale. Guardami» eppure non si fa guardare «ho paura anche dei miei pensieri.»

Istintivamente, anche la voce di Iseult si abbassa ad un sussurro, come per accordarsi ai pensieri della sorella. «E sai cos'è che ti blocca dal conoscere il mondo?» Si china sul suo orecchio, lo fa ogni volta che vuole svelarle un segreto. «La tua stessa paura. C'è così tanto dentro di te, sorellina mia...devi solo permettere al mondo di vederlo. E un marito, sai, non è necessariamente un padrone, o qualcuno da cui farsi guidare. Può essere un buon compagno.»

Riprende a pettinarla con più dolcezza, come se ogni colpo di spazzola fosse una carezza. «In ogni caso, nessuno ti obbligherà a sposarti, se non vuoi. Nostra madre potrà scalpitare finché vuole, ma è nostro padre che ha l'ultima parola...e sai che di certo non ci vuole infelici.»

«E come puoi sapere, Iseult, che questo marito una volta preso in sposo non diverrà un vero e proprio padrone? L'avanzare dell'età, l'abitudine, vi sono molte cose che possono portare anche a questo. Non tutti sono come nostro padre. Credo che non mi sposerò mai e forse nemmeno mi innamorerò mai, non so nemmeno come si fa.»

Serena, Iseult posa la spazzola e comincia a dividere le ciocche lucenti in tre, per poterle intrecciare delicatamente. «Oh, sorellina! Ma non devi sapere come si fa, non c'è una tecnica. Quando ti sarai innamorata, lo saprai.» Prende un nastro dalla toletta, e sigilla la treccia morbida con un fiocco.

Finalmente sistemata, Cèline si volta poggiando un gomito sul bracciolo della poltrona.

«Vuoi forse dire che è del tutto naturale innamorarsi? Che non ci sono regole, né sistemi?» Si volta di nuovo. «Allora non dovrebbe essere così difficile...»

Iseult osserva soddisfatta il suo lavoro, per qualche istante: il volto dolce di sua sorella valorizzato da quella treccia semplice, ciò che davvero bello non ha mai bisogno di troppi ornamenti. Anche lei, ne ben consapevole, ha ricevuto una certa dose di bellezza dalla Stirpe delle Maree; ma più simile all'algida madre dagli occhi di acciaio che non al suo solare padre. E' così che l'hanno sempre chiamata, sua madre: la Regina di Ferro, per questo suo essere apparentemente aliena da ogni debolezza femminile. E' composta, elegante, ma sempre altera. Iseult non felice di rivedere i suoi tratti nello specchio, e si sforza in ogni modo di essere solare, allegra, ridente. Non tutto ciò che tenace e forte deve essere anche freddo come la neve, questo un giorno riuscirà a dimostrarlo a sua madre così come a tutti gli altri.

Con un grande sospiro, si siede sul tappeto, ai piedi di Cèline. Allunga le gambe verso il focolare concedendosi una posa poco principesca. Chissà se anche a Garth potrà avere dei momenti come questo?

«Non è difficile, no. E' semplicemente...qualcosa che accade lentamente. Come la nascita di un germoglio. E' qualcosa di così dolce e delicato che nemmeno te ne renderai conto...dove prima non c'era che terra brulla d'improvviso sarà sbocciato un fiore.»

«Non me ne intendo molto di fiori e piante, lo sai bene..» Iseult avverte le mani fresche di Cèline che le prendono il capo e lo posano sulle sue ginocchia. La sua risata è leggera, e si spegne in un sorriso sincero che le impregna la voce. «Mi auguro davvero, sorella, che la tua felicità possa crescere come un albero in frutto.»

Restano così per qualche istante, godendo di quei momenti sereni strappati all'infanzia. Non sono più bambine, ormai, ma giovani donne pronte a incamminarsi verso il loro destino di spose, e forse di regine. Un destino che, probabilmente, non le vedrà più unite e complici come adesso.

«Avrei tanta voglia di una passeggiata a cavallo, per liberarmi di tutti i pensieri» dice Cèline, e subito Iseult scopre che è esattamente ciò che vuole fare: andare a cavallo. Il tempo non è dei migliori e promette pioggia: ma quando mai è diverso, a Muirìn? Inclina la testa all'indietro a sufficienza per intercettare il suo sguardo.

«Potremmo andare ora. I giardini sono deserti.»

Cèline si morde il labbro, come come faceva quando era una bambina ed era sempre in tensione per le regole che stava per infrangere. «L'importante è tornare in tempo per esser pronte all'ora di cena, giusto?» Inclina leggermente il viso, lasciando ricadere la treccia davanti alla spalla. «E' da molto che non andiamo a cavallo, tutti questi impegni ci impediscono di prendere del tempo per noi ed io spesso sono molto stanca per farlo. Ma ora...» Guarda all'esterno della finestra. «Ho un assoluto bisogno di libertà.»

Iseult si solleva di scatto, entusiasta. Adora quando la sorella la prima a proporre quelle piccole infrazioni all'etichetta.

«E allora avrai tutta la libertà che vuoi!» Ride sottovoce, guardandosi intorno per essere certa che non ci sia nessuno nei paraggi. Quindi, va rapidamente all'arca, per prendere i loro abiti da equitazione. Dopo tutto, presto Iseult si sposerà e andrà a vivere lontano. Chi potrebbe negare loro qualche momento in più di spensieratezza da vivere insieme?

Continuano a ridere, complici, mentre si aiutano a vicenda a riporre accuratamente gli abiti da giorno e infilano quelli più comodi che indossano per andare a cavallo. La preoccupazione di essere scoperte è forte quasi come quando erano bambine: ma altrettanto forte è la voglia di evadere, almeno per un momento, da tutte le definizioni che portano addosso. Principesse adeguate. Spose sottomesse. Regine misurate. E' così che il mondo le vede e le vuole. Ma adesso, in questo preciso momento, quelle immagini stridenti non hanno ragione di esistere. Adesso, Iseult e Cèline sono libere.




Note delle autrici
Eccoci qua, con un altro capitolo! Abbiamo appena conosciuto altri due importanti personaggi: la determinata Iseult e la timida Cèline, che fino ad ora hanno vissuto in un mondo ovattato. Come sarà il loro scontro con la realtà - e quanto questo impatto le cambierà? Che ruolo avranno nella rivendicazione di Erech al trono di Garth? ...beh, questa risposta a dire il vero ce la siamo già giocata nel riassunto della trama, ma la domanda retorica ci stava bene XD
Nel prossimo capitolo, "Il Sogno della Lancia", seguiremo le peripezie di Erech e Fionn che tentano di raccogliere proseliti, guidati da un Unico con un certo senso dell'umorismo. Inoltre, scopriremo qualcosa di più sulla Lancia spezzata che dà il titolo alla storia. 

Stay tuned! E grazie di essere passati di qui <3

DarkSide e Runa

  
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