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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    13/01/2013    1 recensioni
Può un cuore nobile e leale convivere con un animo dannato e pericoloso, nella medesima persona?

"Non ricordo nulla, del mio passato, se non qualche vaga immagine, qualche volto sfocato e lontano anni luce dalla mia vita attuale.
E' come se avessi un vuoto, come se qualcosa, o forse qualcuno, avesse voluto che io dimenticassi, inevitabilmente e senza darmi la possibilità di scegliere, di replicare, di possedere anche solo un frammento di ciò che ero...
L'anno seguente mi è arrivata una lettera per la scuola di Magia, indirizzata a "Lucilla Sibilla Lestrange". Non sapevo nulla di quel cognome, lo avrei imparato poi pur non sapendo cosa mi legasse davvero a quella famiglia che, almeno all'apparenza, avevo dimenticato."


La storia di una giovane maga che deve fare i conti con un passato che non le appartiene, un presente colmo di incomprensioni ed un futuro che la elegge come una creatura che mai avrebbe voluto essere
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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NB: Ho ipotizzato che l’età di entrata a Hogwards non sia 11 anni ma 15 e soprattutto che sia possible entrare qualche anno in ritardo superando degli esami, come se si fosse dei “privatisti”, in un certo senso. Questo per giustificare l’entrata del personaggio nella scuola, ma molti punti interrogativi verranno svelati, dovrete solo leggere ;)
(Inserirò sempre delle immagini nei testi!)

Capitolo Secondo
Are you a Slytherin?

Un freddo aghiacciante, la morte che sembrava incombere sopra tutto e tutti.
E le tenebre avvolgevano og
ni cosa, senza pietà, senza rispetto.
Correvo, le mie iridi erano affaticate, le palpebre sembravano chiudersi da un momento all’altro: la stanchezza, la fatica mi opprimevano, come stessi fuggendo da giorni, da notti, da settimane…
Un ululato si udì in lontan
anza, mi voltai solo per un istante, intravvedendo i capelli dorati sporchi di…
Sangu
e
un rosso macabro sporcava i miei abiti completamente neri,
mentre la mano premeva su di una ferita quasi mortale.
Eppure continuavo a corr
ere, incessantemente.
Avrei forse dovuto provare paura.
Avrei forse dovuto temere chi mi stesse seguendo, pedinando…
Ma, dentro di me, ero solt
anto determinata,
convinta che quella fosse
stata la cosa giusta.
-E’ inutile fuggire, non puoi nasconderti in eterno… pagherai!-
Una voce di donna quasi isterica, diabo
lica echeggiò in quel bosco solitario.
Un brivido mi percorse la schiena, il sangue che non stava fuoriuscendo dalla ferita mi si gelò nelle vene…
Ed io correvo, continuavo a farlo, almeno sino a quando avvertii il freddo… quel freddo che toglie il respiro, le speranze, la vita stessa.
E mentre cercavo di vedere di chi s
i trattasse, un manto nero mi apparve.



-No! - Grido, svegliandomi di soprassalto, uno scatto sul sedile dove sono seduta.
Ansimo, le iridi azzurrissime puntate nel vuoto, mentre cerco di riconquistare la calma: ho fatto quel sogno, di nuovo.

-Ehi tutto bene?-
Una voce femminile attira la mia attenzione, mi porto una mano al petto nella speranza di quietare i battiti, mentre la mia attenzione si volge in avanti.
Una ragazza, più o meno della mia età, mi guarda con aria perplessa, forse un poco preoccupata.
-Sì, grazie -Sbuffo, scuoto il capo dorato
mentre lo sguardo vola oltre i finestrini leggermente appannati, ed il suono della locomotiva si fa nitido alle mie orecchie: ah già, il treno per Hogwarts. La scuola di magia e stregoneria più popolare dell’Inghilterra… per chi ne conosca l’esistenza, naturalmente.

-Io comunque sono Flame, piacere di conoscerti!- La mia attenzione torna sulla ragazza, avrà circa diciotto anni ed indossa la divisa della scuola, con lo stemma della casata dei Grifondoro al petto, più o meno all’altezza del cuore.
Mi porge la mano, un sorriso solare sul suo volto resta abbastanza visibile, tanto che quasi involontariamente gliela stringo, cercando di non farle male, mentre abbozzo ad allargare appena labbra
fin troppo carnose.
-Lullabi, il piacere è tutto mio- per fortuna non ha detto il suo cognome, così non sono stata obbligata a rivelarle il mio, non vorrei destare turbamenti sin dalle prime conoscenze.
E’ tiepida, la sua mano, rilascia quella traccia di vita così decisa e sfavillante che quasi scalda l’animo, mentre la mia stretta piuttosto determinata resta ancora lì, senza alcuna intenzione di s
ciogliersi.

Mentre torno ad una posizione eretta sul sedile di fronte al suo, il sorriso mi resta involontario sulle labbra: non ha fatto nulla di particolare, questa ragazza, eppure le sono grata per quel lieve ges
to di amicizia e cordialità: come se fosse qualcosa di importante...
Come se, per una come me che ha dimenticato ogni cosa, persino se
stessa, fosse qualcosa di estremamente prezioso

-Spero di non sembrarti invadente ma… vedo che non indossi la divisa. Quanti anni hai?- Mi domanda un attimo perplessa, rimanendo tuttavia educata nel chiedere.
Io resto in silenzio per qualche attimo, per poi rispondere in tutta tranqu
illità: mi aspettavo una domanda simile, dopotutto vedere una quasi coetanea non ancora smistata dev’essere parecchio strano.
-Diciassette. Lo so, dovrei essere già al secondo anno ma sono stata… impo
ssibilitata, ecco, quindi mi sono preparata da privatista ed entro nella scuola soltanto quest’anno.- Le spiego semplicemente ciò che mi è stato riferito da Lavanda, l’anziana maga che mi ha gentilmente custodita ed accolta nell’ultimo anno.
Per quanto mi sforzi, nulla riesco a ricordare…
Nulla, se non quei sogni che si fanno via via sempre più nitidi, ma ma
i abbastanza chiari per farmi comprendere davvero ciò che ero.
-Uh, capisco… beh non saresti né la prima né l’ultima, tranquilla- M
i dice quasi a volermi rincuorare ed io le sorrido semplicemente, senza aggiungere altro.
No, non sono spaesata, né ho paura ma…
…ma ho come l’impressione di aver già vissuto qualcosa di simile, aver già veduto alcune persone e conosciuto segreti che forse non dovevo…
Eppure tutto questo, per me, resta soltanto una sensazione, fin troppo vaga ed indefinita.
Mi riappoggio al sedile, mentre faccio soltanto un respiro profondo: manca ormai poco, all’arrivo, e non ho la più pallida idea della casata in cui potrei finire.
Mi sfioro con la punta delle dita un
a cicatrice che ho sotto il mento, quasi all’attaccatura del collo, procuratami non ho ben capito da cosa, ma è piuttosto ampia…
Fortunatamente, la magia mi consente di nasconderla, motivo per cui non me ne devo preoccupare per quanto riguarda l’estetica…

-Siamo arrivati!- Annuncia con entusiasmo quella che direi una ragazza del terzo anno, così mi affretto ad alzarmi e prendere i bagagli, per poi seguirla giù dal treno: in lontananza il castello, in lontananza la mia nuova casa…
E vicina la mia nuova vita.



*****

Candele che illuminano l’alto del salone, volteggiano nell’aria come lucciole, incuranti della forza di gravità, incuranti delle normali leggi della fisica alle quali ogni cosa è sottoposta, persino noi maghi.
Siamo in una decina, ragazzi che devono frequentare un anno superiore al primo e che dovranno sostenere un paio di esami per essere ammessi, ma la cerimonia di smistamento per noi non è insieme a
lle nuove leve, motivo per cui ci ritroviamo praticamente soli in quel salone, mentre gli ultimi studenti tornano verso i dormitori.
Flame si è alzata quasi per ultima dal tavolo dei Grifondoro proprio per salutarmi e mi ha fatto l’occhiolino, come a volermi tranquillizzare ed io, come ogni volta, le ho semplicemente sorriso: una ragazza davvero gentile, spero di riuscire ad incontrarla, in giro per la scuola, prima di perdermi definitivamente nei meandri di un castello tanto ampio…

-Benvenuti ad Hogwarts, maghi e streghe. Prima di affrontare gli esami che vi aspettano, per poter partecipare ognuno al relativo anno, verrete smistati in una delle quattro Case, come è d’obbligo qui alla scuola.- La voce calda e ponderosa del Preside della scuola attira nuovamente la mia attenzione, tanto che volgo le iridi chiare in quella direzione: un uomo alto, una lunga barba bianca si appoggia sul lungo manto grigio, mentre due occhialini a mezzaluna sono poggiati sul naso con estrema precisione…
Albus Silente, di lui ho sentito parlare parecchie volte, e mai con disprezzo.

Dopo una rapida spiegazione, ecco che una donna ormai anziana si avvicina alla sedia posizionata sul piccolo rialzato, ma volta ai professori poiché non v’è altro alunno e tiene fra le mani una pergamena alquanto corta… ed un cappello, piuttosto vecchio e sgualcito.
-Brigitte Jones- Comincia a chiamarci per nome, la ragazza nominata si allontana appena dal gruppo, andando a sedersi dinnanzi ai professori con un briciolo di ti
more: le tremano appena le mani, lo si nota chiaramente, ed io non posso che sorridere appena, quasi intenerita da quella reazione: avrà la mia età, più o meno.
La Vicepreside di Hogwarts, Minerva McGranitt da quello che so, le posa il cappello sulla nuca e questo, senza troppa esitazione, l’assegna ad una Casata.
E così procede con gli altri, uno ad uno si siedono, devono attendere un paio di minuti, secondo più o secondo meno, per poi abbandonare il salone a grandi passi e cominciare a cercare il dormitorio – che non è un’impresa da sottovalutare!
Non sembra difficile: Sali, ti siedi, fanno tutto loro!

-Lullabi Lucilla Sibilla... Lestrange- Mi volge un’occhiata diversa, quasi più severa mentre pronuncia il mio nome. Io esito un attimo, per poi rendermi conto che sono rimasta sola… sola con i professori, s’intende, ma evidentemente l’ultima della lista.
Faccio qualche passo, salgo i gradini mantenendo la c
alma, almeno sino a quando non mi rendo conto dell’unico protagonista, in quell’enorme stanza: il silenzio.
Hanno smesso di parlare, nessun gufo vola sopra le nostre teste, persino le candele che bruciano si sono ammutolite.
Ma cerco di non badare a tutto questo, continuo a camminare sino a sedermi sulla sedia, quando alzando il volto mi trovo dinnanzi allo sguardo estremamente freddo di uno degli insegnanti: iridi nerissime e profonde, labbra leggermente dischiuse, come avesse appena interrotto una discussione con una donna accanto a sé.

Deglutisco. Prendo aria nei polmoni, parecchia. Respiro lentamente...

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Nessuno dice nulla, eppure il mio sguardo, la mia attenzione, restano posati su quell’uomo completamente vestito di nero, i capelli del medesimo colore che arrivano quasi alle spalle, ed un volto segnato da rancori e dolori tanto profondi da averlo privato dell’anima.
Il cappello mi viene posato sulla nuca, è un po’ troppo largo e per questo mi copre quasi gli occhi, tanto che la vista mi si offusca per qualche attimo, impedendomi di continuare ad osservare quello strambo
e freddo professore.
Image and video hosting by TinyPic -Devo ammettere che sia la prima volta che mi capita di dover assegnare due Case…- borbotta il cappello sopra di me, mi faccio immediatamente perplessa ma non riesco a vedere la reazione di chi mi sta dinnanzi, dei numerosi professori seduti ancora al loro tavolo del banchetto.
Ma nessuno, almeno per il momento, sembra fiatare dinnanzi ad una affermazione alquanto bizzarra.
Ed il mio cuore batte, batte, batte
-…collocazione difficile, lo ammetto… un cuore leale e giusto, il tuo, eppure avvolto da un animo astuto e che brama i propri obiettivi…-
Parole al vento, per me.
Parole che non hanno un significato vero e proprio, parole che vogliono delineare forse una persona che non esiste più… in perfetto contrasto con ciò che sono ora.

Cosa deve prevalere, di me?
Il mio passato oscuro o il mio presente tormentato?
Stringo le mani giunte in grembo, unica cosa che posso vedere da sotto il cappello: non ho paura, se è questo che vuole sapere.
Non ho paura di ricominciare, non ho paura di affrontare ciò che non conosco: ma soprattutto, non ho paura di lottare per ciò che è giusto.

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-Tassorosso.- Voce decisa, la sua, almeno quanto il mio animo paziente quanto combattivo.
Torno a respirare ad un ritmo regolare, il cappello mi viene tolto dai capelli biondi che tornano al loro posto, mentre un sorriso mi resta velato sulle labbra: giustizia, pazienza, lealtà.
Tutto, fuorchè serpe verde.

Volgo un sorriso alla professoressa McGranitt, incontrando un accenno sul suo volto invecchiato e, mentre mi alzo, lo sguardo si posa di nuovo davanti a me…
E’ sparito. Il professore di poco prima non è più seduto al tavolo degli insegnanti, si è come volatilizzato non appena la vista mi è stata celata.

Scuoto il capo dinnanzi a questi pensieri, per poi volgere un leggerissimo inchino a quelli rimasti al tavolo.
-Grazie- Asserisco con gentilezza, mentre volto loro le spalle, scendo rapidamente i gradini e percorro il lungo salone del banchetto.
Sento i loro sguardi addosso, odo il loro bisbigliare, percepisco il loro… timore.
Sì, è timore quello che sento, paura di ciò che hanno veduto, o forse, sentito dal Cappello Parlante.

-Un cuore leale da Tassorosso, il suo…
…avvolto in un animo pericoloso da Serpeverde.-


Inciampo non appena riapro le iridi, mi appoggio ad una parete per riacquistare equilibrio.
Faccio un respiro profondo, il cuore mi balza in gola nel giro di un secondo.
Sbatto le palpebre, riprendo a camminare con passo regolare mentre cerco di tornare alla realtà: parole rapidissime pronunciate da labbra anziane, un sogno ad occhi aperti…
Ma è possibile sognare da svegli?
Mentre si cammina, udire le voci?
Ma soprattutto… sono solo sogni?
  
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