Capitolo
IV
Dopo una lunga
ed estenuante giornata (anche di
shopping) ritorniamo tranquillamente a casa, in California e andiamo interrazza a
prendere un caffè.
“Alex,
lavori domani?”
“purtroppo
sì, Ellie. Perché?”
“uff…
Volevo andare in Alaska a trovare Sirius e
Dorcas”
“e
vacci, no? Sto io a casa con la piccola; tra una
settimana tornano i ragazzi da scuola e non credo che dopo riuscirai ad
andare”
“ok,
adesso sento se hanno impegni”
Chiamo
velocemente Dorcas e ci mettiamo d’accordo per
vederci. Come chiudo la chiamata entra in casa Beatrice con Giles, il
doorman
del grattacielo: il One California Plaza .
La prima cosa
che quella peste fa è lanciarsi sullo
sventurato padre che rischia di cadere a terra per il contraccolpo e
decide
anche che è il momento buono per annunciare, probabilmente a
tutta Los Angeles
se non all’intera California, che si è sposata con
matrimonio ‘ebraicio’ con il
suo migliore amico, Jack. Io e Alex ci guardiamo stupiti, ma non
più di tanto.
Giusto un mesetto fa il cognato di sua cugina si è sposato
con una donna ebrea
e a Beatrice il matrimonio era piaciuto così tanto che ne
aveva parlato
ininterrottamente per una settimana.
“e ora
tu e il tuo sposo che cosa fate?” chiedo io,
giusto per sapere.
“niente!”
risponde lei. Finché è contenta
così…
“adesso
è ora di andare a nanna. Dai la buonanotte a
papà e fila a letto!”
“ma io
non sono stanca… - tenta di ribattere lei – ok,
buonanotte papà!”
“buonanotte
piccola! Dormi bene”
E va su a
prepararsi. La raggiungo per la favola della
buonanotte e torno giù da mio marito che mi fa notare
l’ora e decidiamo di
andare a dormire anche noi nella nostra bella stanza con il salottino
privato
che ha una parete a vetrata che da sulla spiaggia. La vista
è fantastica.
La prima cosa
che noto il mattino dopo è il grigio
plumbeo delle nuvole in cielo. Temporale in arrivo.
Mi vesto e mi
concentro bene per la Materializzazione:
sulle lunghe distanze risulta molto facile perdere la concentrazione e
la
probabilità di Spaccarsi in questo caso aumenta in modo
esponenziale. Per
fortuna all’arrivo noto che è andato tutto bene.
Devo camminare solo per
qualche centinaio di metri per arrivare a casa Black, una deliziosa
villetta a
schiera bianca con rifiniture (indovinate un po’) rosse.
Mi invitano a
entrare e tra le chiacchiere su lavoro,
famiglia, scuola e figli e la mattina scorre veloce. Dorcas prepara un
ottimo
pranzetto veloce e poi si congeda per tornare al lavoro.
Quando rimaniamo
da soli, io e Sirius ci perdiamo nei
ricordi della battaglia e post, quando mi vennero a trovare tutti
quanti in
America per festeggiare la caduta di Voldemort e il mio matrimonio con
Alexander Hayes.
E ripercorriamo
insieme il momento in cui Dorcas decise
di affrontarsi e tornare da lui. E tutto ciò che successe
dopo il suo arrivo.
Lo ricordo
ancora come se fosse ieri…
Io e Alex
eravamo tornati da poco dalla luna di miele e
avevamo ripreso a lavorare. Dorcas mi aveva chiesto di aiutarla
invitando
Sirius e Remus. Lo feci. Sapevo a cosa stavamo andando in contro,
più o meno.
Avevo insomma
invitato i due ‘ex’ Malandrini da me.
Dopo il the erano rimasti a chiacchierare un po’
e… ad un certo punto li avevo
fermati dicendo che avevo qualcosa di importante da dire in particolar
modo a
loro due.
“Ellie?
È tutto il pomeriggio che… non so. Sei strana.
Ti è successo qualcoso di cui ci devi parlare?”
Remus era preoccupato ma
manteneva il tono gentile.
“ok,
vi devo dire una cosa. Ma non è successo niente a me. A voi… forse tra poco
sì”
“che
cosa stai dicendo?” Sirius si stava iniziano a
preoccupare
“beh,
ovviamente a 5 anni non potevo fare niente da
sola, no? Ma sono in America. E…”
“chi
ti ci ha portato?”
“ora
ci arrivo, Sirius. Immagino sappiate che quando
Voldemort arrivò, quella sera, eravamo a casa tutti e
quattro. Tutti quelli che
sanno cosa è successo credono che il primo ad arrivare a
casa nostra prima di
te fu Piton. E sbagliano, perché quando lui entrò
io non ero già più in quella
casa. La prima persona ad arrivare fu una donna che conoscevate e
credevate
morta”
A qual punto
sospirai e Dorcas entrò nella stanza. Il
silenzio regnava sovrano. Remus tentava di dire qualcosa ma
l’unico risultato
era la sua bocca che si apriva e chiudeva senza che lui pronunciasse
parola.
Sirius era sul punto di svenire. Il suo istinto gli diceva di chiudere
gli
occhi e andarsene velocemente via da lì ma il suo orgoglio e
soprattutto il suo
cuore, che quando era entrata la sua amata aveva saltato qualche
battito, gli
dicevano di restare lì.
La prima cosa
che Dorcas disse fu: “Sirius, io…” prima
di venire soffocata dall’abbraccio dell’uomo che
aveva sempre amato. Ci sarebbe
stato tempo più tardi per le spiegazioni; ora si limitavano
a tenersi stretti
come se l’uno fosse l’ancora di salvezza
dell’altra. Una scena molto dolce.
Finito il
momento degli abbracci Sirius ritrovò un po’
di autocontrollo e tornò al suo posto mentre Dorcas si
accomodava vicino a me.
Sospirò e prese parola.
“eravamo
entrambe sconvolte da ciò che era appena successo.
Non pensai a nient’altro che alla salvezza della piccola e la
prima cosa che
feci fu prenderla e portarla lontano da quella casa, dove il dolore ci
avrebbe
soffocate. La portai in America, in Texas, dove a quel tempo viveva
Katherine,
una mia lontana cugina che è veggente. Quello che non ho mai
detto a nessuno,
nemmeno a te, piccola, è che… eravamo
già d’accordo su questo. Lily immaginava
che le sarebbe successo qualcosa e mi disse che se le fosse capitato
qualcosa
avrei dovuto portarti via dall’Inghilterra e o crescerti io o
affidarti a una
persona a cui avrei affidato la mia vita” ero sorpresa. Non
me l’aveva mai
detto, ma ciò spiegava molte cose, in realtà.
“poi
che cosa è successo?” chiese Remus ritrovando il
dono della parola.
“la portai quindi da questa mia cugina e tornai subito in Inghilterra a cercarvi e a cercare Harry. Ma quando arrivai in casa c’erano solo i corpi senza vita dei coniugi Potter. Harry in viaggio per andare da sua zia e tu, Sirius, eri in viaggio per il Ministero, per poi essere portato ad Azkaban. Ma questo lo scoprii solo dopo tre lunghi giorni di ricerca, e quasi impazzii. Non avevo più motivo per rimanere in Inghilterra, quindi tornai qui. Rimasi altri tre giorni con Ellie, ma ogni cosa di lei mi ricordava la mia migliore amica e ogni minuto che passava era una sofferenza. Alla fine crollai. Kate mi portò in una clinica, dove forse sarebbero riusciti a farmi uscire dalla mia prigione mentale. E ci riuscirono. Mi trasferirono in un ospedale in Alaska, il migliore. Lì rimasi qualche anno, mentre lentamente mi riprendevo. Rimanevo fedele al tuo ricordo, Sirius, ero certa che prima o poi ci saremmo rivisti. Quando Ellie venne da me per raccontarmi della fine della conclusione della guerra questa mia certezza si era rafforzata. Ma non sapevo come affrontarvi: il leggendario coraggio Grifondoro era venuto a mancare. È stata lei a convincermi, a ridarmi forza”
Salve
salvino popolo di Efp! Torno con un nuovo
capitolo di questa fantastica storia… spero vi piaccia!