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Autore: L_Remy    01/02/2013    0 recensioni
La storia è ambientata circa due anni dopo gli avvenimenti del film. Cobb ha deciso di rimanere con i suoi figli mentre Arthur, Eames e Ariadne vengono assunti per un nuovo lavoro, prima però hanno bisogno di un nuovo Estrattore.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era pomeriggio inoltrato quando Arthur si svegliò. Si mise a sedere con le gambe fuori dal letto, si strofinò gli occhi e si alzò, si mise la tuta della notte prima e scese, scoprendo che Ariadne era già sveglia.

 

<< Eames dorme ancora? >> chiese Arthur con la voce rauca mattutina.

 

<< Buongiorno, Arthur! Si, Eames dorme ancora, è sceso solo per un bicchiere d'acqua, ha grugnito qualcosa, e poi è tornato in camera sua. >> sorrise ad Arthur. I capelli scompigliati e l'espressione ancora assonnata gli donavano molto. Si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla guancia, appoggiandogli una mano sul petto.

 

A quel bacio Arthur trasalì leggermente, non se l'aspettava. Trattenne la mano di Ariadne per un attimo, le sorrise, poi, a malincuore, la lasciò andare. La ragazza arrossì leggermente, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi si allontanò.

 

<< Vuoi del caffè? >> chiese, per eliminare l'imbarazzo che si era creato fra loro.

 

<< Si, grazie! >> rispose Arthur, sedendosi al tavolo.

 

Ariadne gli portò una tazza di caffè, per poi sedersi accanto a lui. Stava per cominciare a parlare, e ad Arthur sembrò una cosa importante, quando, con la grazia di un elefante ubriaco, Eames scese le scale, mancando, fra l'altro, l'ultimo scalino.

 

<< PORCA PUTTANA! >> esordì, mentre tentava di ristabilire l'equilibrio.

 

Arthur e Ariadne guardarono l'intera scena dalla sala da pranzo. Arthur con la tazza a metà strada fra il tavolo e la bocca, Ariadne completamente voltata sulla sedia, tentando di non scoppiare a ridere in faccia a Eames. Quando il Falsario si rimise in piedi, rimanendo per un attimo a guardare in cagnesco l'ultimo scalino, Ariadne e Arthur ripresero le loro occupazioni.

 

<< Buongiorno a te, Eames! Il caffè è in cucina, è ancora caldo! >> disse Ariadne, guardando divertita Arthur e dando le spalle all'altro uomo.

 

<< Grazie di CUORE, Ariadne. Buongiorno a voi, miei adorati compagni! >> esordì Eames, con falsa gioia e gesticolando esageratamente << Noto, con piacere, che se fossi atterrato di faccia, mi avreste aiutato, lo apprezzo molto! >>.

 

<< Andiamo, sei rimasto in piedi, avevo fiducia nella tua atleticità! >> disse Arthur, continuando a sorseggiare il suo caffè.

 

Eames se ne andò in cucina, borbottando e facendo il verso ad Arthur, prese due tazze di caffè e tornò al piano di sopra.

 

<< A dopo, bifolchi! >> salì le scale teatralmente, col mento alzato e sospirando esageratamente.

 

Arthur rise e notando le due tazze in mano al Falsario. Il suo viso s'indurì immediatamente, stava per alzarsi quando Ariadne lo afferrò per il braccio.

 

<< Arthur, rilassati! Forse è la prima volta che Eames si interessa a qualcun' altro oltre che a sé stesso. Lascialo fare, potrebbe essere positivo anche per Lucy... >>.

 

<< Scusami... è che mi sento in colpa per averla praticamente abbandonata... E... mi da noia che di lei si occupi qualcun' altro. Dovrei farlo io... avrei dovuto farlo io. >> Si portò una mano al viso e si coprì gli occhi.

 

Ariadne si alzò e lo abbracciò a lungo, baciandogli delicatamente i capelli. Arthur si lasciò andare, forse per la prima volta da anni, e pianse silenziosamente.

 

Eames entrò nella stanza di Lucy, abbassando la maniglia con un gomito.

 

<< Lucy? Ti ho portato del caffè nel caso ne volessi un po'... >> indugiò qualche secondo sulla porta.

 

Lucy era di nuovo sulla sedia, fissando il paesaggio. Eames si sedette su un angolo del letto, sorseggiando il suo caffè. Poi si alzò, posò la sua tazza sulla scrivania, accanto alla colazione che era stata in parte mangiata, si avvicinò alla ragazza e si accucciò difronte a lei, mettendole la tazza fra le mani. Le sorrise, poi si rimise in piedi, accarezzò il volto di Lucy e uscì dalla stanza fischiettando. Si fece una doccia e tornò giù da Ariadne e Arthur che stavano parlando seduti sul divano.

 

<< Ragazzi, quando cominciamo? Se abbiamo solo una settimana di tempo è meglio darci una mossa! >> disse entusiasta.

 

Arthur volse lo sguardo verso Eames, sorridendo a sua volta.

 

<< Mi duole ammetterlo, ma hai ragione! E' inutile portare Lucy giù con noi... vi spiego meglio fra poco. Andiamo. >> si alzò e precedette gli altri due in cantina.

 

Eames portò giù due sedie e le posizionò davanti alla lavagna.

 

<< Eames... so che hai problemi con la matematica ma... hai portato giù solo due sedie... >> notò Arthur.

 

<< Oh si! Lo so benissimo. Ma tu dovrai spiegare e fare schemini alla lavagna, non vorrai mica poltrire e sederti, spiegandoci tutto senza un minimo di supporto visivo, no? >> replicò Eames in tono canzonatorio.

 

Ariadne scosse la testa divertita e Arthur si affrettò a portare giù un altra sedia.

 

<< Per oggi niente “schemini” >> disse Arthur.

 

Sospirò sedendosi. Guardò i suoi due compagni. Quel giorno avrebbe parlato della sorella. Forse il suo ultimo aggancio con il mondo reale. Tirò fuori il suo totem, se lo girò fra le dita, poi lo chiuse in un pugno.

 

<< Allora, dato che vi addentrerete nel subconscio di Lucy, è meglio che vi avverta fin da subito. E' diverso da qualsiasi cosa abbiate mai visto. Non c'è la solita sub-sicurezza. E' molto peggio. Non sono semplici proiezioni quelle che stanno là sotto. Mia sorella era talmente creativa, aveva talmente tanta immaginazione, che sviluppò sistemi di sub-sicurezza che noi non possiamo nemmeno sperare di avere. Era talmente potente che, quando condividevamo il sogno riusciva a rendermi praticamente invisibile al suo subconscio. >> Fece una pausa.

Ariadne e Eames erano sbalorditi dalle parole di Arthur.

 

<< Che genere di sub-sicurezza ha, quindi? >> chiese Ariadne.

 

<< Mostri... creature derivanti dal mondo della mitologia o da ambientazioni Fantasy in generale, sia di giochi, sia di libri. L'ultima volta che ci andai, mi fece “conoscere” il Minotauro. E quell'essere è solo una delle tante creature che abitano la sua mente. Ovviamente ci sono anche proiezioni dalla forma umana, ma meglio starne alla larga. Dunque... Dopo ques... >>

 

<< Aspetta, aspetta! Hai detto... Minotauro? La sua sub-sicurezza è composta da MINOTAURI?! >> chiese incredulo Eames.

 

<< Minotauri e non solo, mio caro Signor Eames. Lupi Mannari, Vermi del Deserto, Lucertoloidi... robina simpatica. >> precisò Arthur.

 

Eames si passò una mano fra i capelli e Ariadne sbiancò.

 

<< Riusciremo a farcela? >> chiese la ragazza.

 

<< Dobbiamo. O siamo fottuti. >> rispose Eames.

 

Arthur si grattò il mento, guardando gli altri due con aria pensierosa.

 

<< Ragazzi, vi dimenticate che conosco mia sorella meglio delle mie tasche! Alla fine non credo sia difficile arrivare a lei... il difficile sarà distruggere ciò che la tiene a metà fa il Limbo e la realtà. >> disse Arthur.

 

Fece una piccola pausa per riordinare le idee, poi grattandosi la fronte, sospirò ricominciando.

 

<< Lucy ha vissuto un evento traumatico, come sapete curava i disturbi mentali delle persone tramite il sogno condiviso. Ha curato molte persone con successo ma, un giorno, le arrivò la notizia che uno dei suoi pazienti si era suicidato. Credo, anzi, sono certo, che l'idea del suicidio di questo suo paziente, si sia radicata profondamente nel suo subconscio. >> fece un altra pausa.

 

<< Quindi, fondamentalmente, abbiamo una proiezione che tiene intrappolato il soggetto nel Limbo di quest'ultimo? >> chiese Ariadne.

 

<< Esattamente, Ari. Ma come avete potuto vedere quando l'avete conosciuta, ogni tanto riesce a liberarsi, sebbene non completamente. In queste occasioni disegna, in caso contrario... >> si fermò.

 

Arthur strizzò gli occhi, rimandando indietro le lacrime. Eames, che fino a quel momento aveva tenuto i gomiti appoggiati sulle ginocchia, appoggiò la schiena allo schienale della sedia, sospirando e mordendosi il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo da Arthur. Ariadne invece si alzò e poggiò una mano sulla spalla del Manovratore. Dopo un po' si riprese, schiarendosi la gola.

 

<< Scusate... dicevo... in caso contrario è praticamente assente. Mangia autonomamente, certo, ma è come se non sentisse e non vedesse chiaramente quello che le accade intorno. >> finì Arthur.

 

Eames stava giocherellando con il suo totem, strofinandolo con il pollice. Guardava in un punto imprecisato del pavimento, portando lo sguardo su Arthur, solo dopo che cominciò a parlare.

 

<< Quindi come procederemo? Andiamo a tre, quattro livelli di profondità, entriamo nel limbo, eliminiamo la proiezione del tizio che si è ammazzato e poi torniamo in superficie? >> chiese Eames, alquanto infervorato.

 

Arthur lo guardò aprendo leggermente le braccia e roteando i palmi delle mani verso l'alto. << In parole povere e poco professionali... si. >>.

 

Rimasero nello scantinato per più i un'ora dopo aver puntualizzato il problema di Lucy. Dopotutto, non avevano ancora avuto il tempo di parlarsi, non avevano avuto il tempo di fare gli amici, non avevano avuto il tempo di liberarsi, per un po', del peso di quella missione. E per Arthur, quella missione era la cosa più importante.

 

Quando finalmente tornarono al piano terra, Eames, senza dire niente, andò da Lucy.

 

Arthur e Ariadne, rimasero in soggiorno, seduti sul divano.

 

<< Ariadne, grazie per essermi stata vicina oggi... l'ho apprezzato veramente tanto. >> sorrise.

 

La ragazza arrossì. << Arthur, non devi ringraziarmi... mi fa piacere stare con te. >>.

 

Arthur la guardava intensamente. Da quando si erano conosciuti l'anno precedente, Arthur non aveva fatto altro che pensare a lei. Poi la baciò, all'interno di un sogno. Forse fu il momento migliore di tutto l'anno.

 

Abbracciò Ariadne. Non l'aveva mai fatto prima. Nonostante il suo cuore avesse cominciato a battere forte, si sentiva rilassato con la ragazza fra le braccia. Le passò una mano fra i capelli, gli occhi chiusi e un leggero e un dolce sorriso sulle labbra. Poi abbassò la testa, arrivando all'altezza del volto di Ariadne. Avevano entrambi il respiro pesante e la ragazza aveva le guance arrossate. Poi Arthur appoggiò le sue labbra su quelle di Ariadne.

 

Eames era sdraiato sul letto di Lucy, con le mani incrociate dietro la testa. La guardava e non diceva niente. Lucy guardava fuori dalla finestra, sembrava non si fosse mossa da quando le era stato portato il caffè. Poi Eames, parlò... sapeva che probabilmente sarebbero state parole buttate al vento, ma voleva dirle ugualmente.

 

<< Sai Lucy... mi piaci. Sembri una persona per bene. Sembri dolce e piena di energie... Non so cosa ti abbia spinto a prendermi la mano e trascinarmi via, quel giorno all'ospedale ma... Io non sono come te. Non sono una persona di cui fidarsi. Vorrei esserlo ma in definitiva sono un ladro, un falsario... santo cielo... non so neanche perchè ti sto dicendo queste cose... probabilmente neanche mi stai ascoltando... >>.

 

Eames sospirò, si mise a sedere, poi si alzò. Stava per andarsene quando notò un foglio fra le mani di Lucy, si avvicinò a lei prendendolo. Guardò il disegno che vi era sopra. Non sapeva perchè, né come, ma il cuore gli si strinse. Era un suo ritratto. Un Eames sorridente. Non il suo sorriso caratteristico, quello di uno che ti sta per fregare o che ti sta prendendo in giro. Un sorriso dolce, che viene dal cuore.

 

<< Io non sono così... mi dispiace, Lucy... >> Lasciò il disegno sulla scrivania.

 

Tornò in camera sua. Non scese per cena. Si addormentò presto nonostante i pensieri che gli affollavano la mente. Avrebbe aiutato Arthur, perchè in fin dei conti erano anche amici, avrebbe portato a termine il contratto, in fin dei conti erano soldi, ma non si sarebbe avvicinato di più a Lucy, in fin dei conti, neanche lui si fidava così tanto di sé stesso da essere sicuro di non causarle altre sofferenze.

   
 
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