Anime & Manga > Sousei no Aquarion
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Autore: RobyLupin    16/09/2007    2 recensioni
Allora, rieccomi tra voi con la mia prima long-fiction! è stata scritta subito dopo la puntata 24, quando ancora non sapevo cosa sarebbe successo alla fine, e non tiene conto di quello che è successo nelle ultime due puntate... è, in pratica, la fine di Aquarion dal mio personalissimo punto di vista... Spero vi piaccia ^^!
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Apollo, Silvia de Alisia
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui l'ultimo capitolo della mia prima long-fiction. Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa fiction, e quelli che l'hanno anche commentata. Buona lettura... ^^

“… Ho mantenuta la mia promessa.”
Toma osservava Apollo sorridendo, guastandosi quella vittoria che aveva così a lungo agognato.
“Capisci il tuo sbaglio ora, Apollonius ? Guarda come è stato facile portarla qui da me. Come è stato facile convincerla.
Te l’ho sempre detto: gli esseri umani sono deboli, meschini, traditori.
Lei non si meritava il tuo amore.” Continuò l’Angelo. “Non ne era degna. Tu, però, non l’hai mai capito. Non l’hai mai voluto capire! E per lei – per questo essere immondo – tu sei stato capace di tradirmi!” Una lacrima silenziosa solcò il viso dell’Angelo, trasfigurato dalla rabbia covata per tutto quel tempo “Come hai potuto farlo Apollonius?!?” Urlò alla fine.
“Toma, so quello che provi…” Apollo parlava, ma la sua voce aveva qualcosa di soprannaturale, di antico… “... So quanto ti ho fatto soffrire. E mi dispiace. Mi dispiace così tanto…” La speranza si dipinse sul volto di Toma. Una speranza che non si era mai sopita in dodicimila anni… “Ma…” e qui l’Angelo dal capo piumato iniziò a disilludersi “… Ma non potevo andare contro quello che mi diceva il cuore, Toma. Ci siamo forse amati un tempo… Non se se era veramente amore il nostro…”
“Ti sbagli Apollonius! Io ti amavo davvero! Tu lo sai! Eravamo stati creati per stare insieme! E così doveva essere!”
“Forse è così per te Toma. Ma come puoi dire che eravamo stati creati per stare insieme se nemmeno tu ci credi realmente?
Guarda in faccia la realtà Toma.
Tu non amavi me, ma l’idea di me. L’idea di unire la nostra forza e il nostro potere.
Io invece, pensavo di poterti amare. Ma mi sentivo così maledettamente incompleto quando ero accanto a te.” Toma chiuse gli occhi, troppo ferito per continuare a guardarlo “Poi, è arrivata lei.” Apollo spostò gli occhi su Silvia “Lei che ha conquistato il mio cuore e la mia anima con i suoi occhi e il suo sorriso…” Si voltò verso Sirius “… con il suo coraggio e la sua arte di guerriera.” Tornò su Toma. “Lei mi faceva sentire completo. Mi dispiace tanto, Toma, di averti fatto soffrire, ma non potevo rinnegare il mio cuore. Non potevo rinnegare il mio amore.”
Toma, strinse i pugni finché non sentì le unghie conficcate nel palmo della mano, e si morse il labbro finché non sentì il sapore del sangue in bocca. Tremava di rabbia.
“Non è vero Apollonius, e tu lo sai! Ci saremmo amati per l’eternità se non fosse arrivata lei a portarti via da me con l’inganno…” Aveva uno sguardo folle. “Ma ora, abbiamo un’altra possibilità Apollonius! Senza di lei in mezzo, noi due potremo stare di nuovo insieme!” Una lama di luce comparve nelle mani dell’Angelo. “Inizierò dalla ragazza…”
“Toma, che vuoi…?” Sussurrò Apollo.
Toma non rispose, ma gli sorrise. Di scatto, si voltò verso Silvia, che lo fissava terrorizzata. “Senza di te, Apollonius mi amerà di nuovo!” Le urlò scagliando la lama contro di lei.
“No, Silviaaaa!” Urlò Sirius tentando di liberarsi.
La lama si avvicinava sempre di più. Silvia cacciò un urlo, preparandosi all’imminente impatto.
Poi, l’esplosione.
Sirius guardava inorridito il punto da cui si alzava il fumo.
Sua sorella era morta.
Ed era anche colpa sua.

“Senza di te Apollonius mi amerà di nuovo!” Le urlò scagliando la lama contro di lei.
“No, Silviaaaa!” urlò Sirius tentando di liberarsi.
La lama le si stava avvicinando sempre di più. Lei cacciò un urlo, preparandosi all’imminente impatto. Chiuse gli occhi, aspettando la fine. " Addio Apollo."
Un’esplosione, fumo tutto intorno a lei.
Ma nessun impatto.
Miracolosamente, non c’era stato alcun impatto.
Aprì gli occhi, e ciò che vide la stupì, se possibile, ancora di più.
Dodicimila anni dopo, una nuova barriera protettiva color del sangue si ergeva tutt’intorno a lei.
Lentamente, la nube di fumo si dissolse.
Alla vista della ragazza viva e vegeta, Toma aggrottò la fronte infuriato, mentre Sirius tirava un sospiro di sollievo, che gli morì in gola appena spostato lo sguardo.
Silvia si voltò verso il fratello, ma vide che non la guardava più. Fissava invece un punto oltre la spalla di un Toma, ormai letteralmente furioso.
“Apollonius.” Mormorò il principe con un calore non da lui.
Toma, a sentire quel nome, spalancò gli occhi, e si voltò verso Apollo… O, meglio, dove prima c’era lui. Perché il ragazzo non era più appeso al muro. Anzi, non era nemmeno più un ragazzo a dire il vero.
Trasfigurato così da una forza antica, al posto del ragazzo c’era ora un uomo – o meglio, un Angelo adulto, con lunghi capelli fiammeggianti, occhi ambrati e due enormi ali spalancate che gli nascevano dalla schiena. Sulle sue mani, persisteva ancora un vago bagliore rossastro che si andava via via spegnendo, e tutta la sua figura era circondata da un tenue alone dorato.
L’anima di Apollonius si era risvegliata completamente.

“Apollonius!” Mormorò Toma con un misto di timore, speranza e gioia dipinto sul volto.
Apollonius, dal canto suo, lo fissava con odio.
“Come hai osato minacciarla di nuovo, Toma?” La sua voce era fredda come il ghiaccio, e più pungente di una spina.
“Io…” Non sapeva come rispondergli.
“Niente scuse, Toma. Ti avevo avvisato che non avresti mai potuto farle del male. Mai.”
“Apollonius.” Dissero all’unisono Silvia e Sirius. L’Angelo si voltò verso di loro sorridendo.
“Celiane. Non avere timore. Non ti lascerò sola.” I due fratelli, le due parti di un’unica anima, sorrisero.
Un solo cenno della mano, e i due giovani discendenti di Ali del Sole scesero lentamente a terra.
“Perché mi fai questo Apollonius? Perché mi hai tradito di nuovo?” chiese intanto Toma. Calde lacrime di rabbia e dolore gli solcavano il viso. Apollonius si voltò nuovamente verso di lui. “Pesavo che avremmo potuto stare di nuovo insieme. A quanto pare mi sbagliavo.” Lo guardò con tristezza, poi si avvicinò a lui fluttuando, per fermarsi a pochi centimetri dal suo viso. Apollonius rimase immobile, gli occhi fissi nei suoi. Ad un certo punto, Toma sorrise.
“Non mi lasci altra scelta mi pare, Apollonius. Avrei voluto che le cose andassero diversamente.”
“Che intendi dire?”
“Guardati intorno.” Rispose l’Angelo allargando le braccia. “Guarda l’Albero della vita.” Apollonius alzò lo sguardo, e spalancò gli occhi. Apollonius, per la prima volta, parve avere paura. “Esatto, Apollonius. Si sta seccando. È la fine, ormai.”

Apollonius guardava l’Albero della Vita.
Le parole di Toma – era difficile ammetterlo – erano vere. L’Albero si stava realmente seccando. E con esso, anche la vita sul pianete avrebbe avuto fine.
“Non è possibile! Ci deve essere un modo…” Balbettò.
Toma sorrise.
“Troppo tardi, Apollonius…” Una pausa, poi aggiunse “Be’, forse, un modo per salvare questo pianeta c’è ancora…”
“Che intendi dire?”
“Dovresti arrivarci da solo.”
Apollonius cercò di capire il significato di quelle parole. Poi, un lampo di comprensione.
“L’Aquarion.” Mormorò.
Toma applaudì sarcastico.
“Bravo Apollonius. Davvero bravo. La fusione è l’unico modo per salvarci. L’Aquarion è la sola cosa che può far rifiorire l’Albero della Vita.”
“La fusione?!?” Mormorò Silvia.
“Ma chi potrebbe…?” Iniziò Sirius.
Toma si voltò rapido verso di lui.
“Voi stolti esseri umani… è proprio necessario che io vi spieghi tutto? Due di voi sono già nei vector.” Disse indicando il vector luna e il vector mars, dove erano stati deposti Reika e Pierre “Manca solo il terzo. Appena si risveglieranno, la fusione potrà avere luogo.” Si voltò verso Apollonius. “Sta a te scegliere quale delle due metà di Celiane vuoi vedre morire…” Sorrideva divertito: un altro aspetto della sua vendetta.
Apollonius spostò lo sguardo da Silvia a Sirius, incapace di prendere una decisione.
Alla fine, chiuse gli occhi. Lentamente, quasi sussurrando eppure con estrema decisione, parlò:
“Nessuno di loro andrà, Toma.” Alzò lo sguardo, puntando gli occhi ambrati sull’Angelo dal capo alato. “Ci andrò io.”

“Ci andrò io.”
“No!” Urlò Toma. Accidenti, non era così che doveva andare! Sarebbe dovuta andare quella ragazzina, oppure quel fesso di suo fratello! Così si sarebbe liberato di almeno una parte di Celiane! E invece, a causa della sua mania di fare l’eroe, Apollonius gli stava mandando tutto a quel paese. “Apollonius, non devi andare tu. Deve andare uno di loro.” Provò a persuaderlo Toma.
“Andrò io!” Si offrì Silvia. “Non devi andartene tu! Non di nuovo! Non riuscirei a sopportarlo! Non di nuovo…” Ripeté con voce rotta.
Toma tirò un sospiro di sollievo: almeno la ragazza capiva qualcosa. Così Apollonius sarebbe tornato da lui…
Ma l’altro Angelo non si arrese così facilmente. Sorrise senza allegria.
“No Celiane. Non andrai tu.”
“Ma… io…”
“No, perché l’unico modo perché giunga la Sacra Genesi è che la fusione si compia tra esseri umani e Angeli. Il tuo sacrificio sarebbe vano, e io non te lo permetterò.” Aveva un tono fermo e deciso.
Toma lo fissava a bocca aperta. Questo non lo aveva previsto…
“Fusione tra umani e Angeli?!?”
“Esatto, Toma.”
“Ma…”
Non riuscì però a finire la frase, perché una scossa violenta percorse la terra sotto di loro, spaccando in due il pavimento sotto di loro e facendoli cadere a terra. Segni che la terra stava ormai morendo…
“È troppo tardi ormai, Apollonius.” Borbottò Toma.
“Sciocco, non è tardi. Ma dobbiamo sbrigarci…”
“Ma i due umani nei vector…” Balbettò indicando Reika e Pierre ancora svenuti.
“Li sostituiremo noi.” Esclamò improvvisamente Sirius.
Toma spalancò la bocca sorpreso. Apollonius gli sorrise.
“Sei sempre stata combattiva Celiane.”
“Verrò anch’io!” Aggiunse Silvia.
“Tu non puoi venire.” Decise Apollonius.
“Te l’ho già detto! Non ti lascerò andare via! Non di nuovo! Non posso perderti ancora, Apollo!” Si bloccò, capendo come lo aveva appena chiamato. Apollo. Non Apollonius, ma Apollo. Si riscosse. “Non voglio perderlo. E la mia anima non vuole perdere te!” Era dura, decisa, splendente. Lui la trovò bellissima. La guardò con dolcezza.
“Tu non verrai con noi, Silvia. Non è nel tuo destino. Tu devi rimanere, e prenderti cura dei bambini.” In quel momento, Silvia riconobbe l’Apollo che si celava dietro l’aspetto dell’Angelo.
Troppo presi dal perdersi l’uno negli occhi dell’altro, non si accorsero che qualcuno, da dietro, si stava avvicinava.
Un colpo in testa, un suono sordo. Apollonius cadde in avanti sorretto subito da Silvia. Era svenuto.
Immediatamente, l’immagine circondata dall’alone dorato svanì, lasciando spazio al corpo del ragazzo dai capelli rossi.
La bionda alzò gli occhi, e vide suo fratello in piedi, con in mano una pietra raccolta per terra, che fissava Apollo svenuto tra le sue braccia.
“Fratello…”
“Non potevo permettere che accadesse di nuovo. Celiane non l’avrebbe permesso. Così potrà vivere ancora…” Disse semplicemente.
“Ma… e ora?”
“Di Angelo ne basta uno solo.” Intervenne Toma.
“Tu?!?” Chiese dubbiosa Silvia.
“Apollonius vivrà, e conserverà un buon ricordo di me.
Non posso avere il suo amore.
Avrò il suo rispetto.
Cos’altro posso chiedere?” Sorrideva mentre diceva questo. Ma non il solito sorrisetto beffardo: questo era sincero, dolce. Il sorriso di chi si è finalmente rassegnato, e vuole che l’oggetto del suo amore possa essere finalmente felice.
“Ma… E il terzo pilota?” Chiese Silvia. Toma e Sirius si guardarono, pensando a qualcosa. “Verrò io…” Iniziò Silvia.
Gli altri due la guardarono allarmati. Poi, Sirius parlò.
“No, Silvia. Tu non puoi venire.”
“Perché no? Non sono più una bambina, Sirius! Posso decidere da sola quello che è giusto per me!”
“Ne sono sicuro Silvia, ma…”
“… Tu devi stare accanto ad Apollonius.” Sentenziò Toma ammutolendo Silvia. “Non posso lasciarlo qui solo. Tu sei l’unica che gli può stare accanto.”
“Ma io devo venire!” Continuò lei imperterrita “Manca un element! Cos’altro si può fare?”
Toma e Siurs si fissarono un momento. Poi, Sirius mostrò quello che teneva nel palmo della mano libera. Una piuma.
“È una delle piume di Apollonius.” Spiegò. “Toma mi ha detto di prendergliene una prima di colpirlo. Hanno un enorme potere. Quel potere basterà per guidare il vector Sol nella Sacra Genesi.”
Silvia era senza parole. Suo fratello e il suo peggior nemico che si sacrificavano per lei e Apollo.
Toma si chinò verso Apollo.
“Addio mio unico amore.” Una lacrima cadde dai suoi occhi mentre gli accarezzava il viso. “Vivi anche per me. Sii felice, e saprò di non essere morto invano.” Poi, si voltò verso la ragazza, guardandola fisso negli occhi. “Amalo. Non ti chiedo altro.”
Lei annuì in modo meccanico. L’Angelo parve soddisfatto, e prese la piuma dalle mani di Sirius, avviandosi verso i vector.
Suo fratello rimase un attimo in silenzio.
“Sii felice, sorella.”
“Sirius…” Silvia era sull’orlo delle lacrime. Suo fratello le accarezzò la testa dolcemente.
“Non essere triste, Silvia. Vivi, ama, e ricordami.
Perdonami per quello che ti ho fatto se puoi, e sii felice.”
Silvia ricacciò le lacrime. Doveva farsi vedere forte.
“Ti voglio bene.”
“Anch’io piccola. Non sai quanto.” Guardò Apollo tra le braccia di sua sorella. “Siate felici, Silvia.”
Lei annuì.
“Lo saremo. Te lo prometto.”
Lui parve soddisfatto.
“Bene…” Si alzò, avviandosi verso i vector. Vide Reika, a terra, e si chinò su di lei, sfiorandole la bocca con un bacio. “Un giorno ci rivedremo, Reika. Ne sono certo. In questo o nell’altro mondo. Te lo giuro.” Le sussurrò. Poi, voltandosi verso sua sorella “Silvia?” La bionda lo guardò. “Proteggi Reika per me. Fa che sia felice anche lei.”
“Te lo giuro. fratello.”
Salì lentamente sul vector Mars.
“… E, Silvia?” si voltò a guardarla di nuovo, sorridendo. “Le mie rose. Prenditi cura anche di loro.”
Detto questo salì sul vector.
I tre motori si accesero nello stesso istante, e si fusero nel Solar Aquarion.
La Sacra Genesi ebbe inizio.

EPILOGO: DIECI ANNI DOPO

“Sirius!” Una giovane donna dai capelli dorati vagava per i giardini della Deava. “Sirius! Dove diavolo sei finito?!?”
Un bambino di cinque anni dai capelli rossi si alzò in piedi e le corse incontro.
“Mamma!” Urlò a sua volta saltandole addosso.
“Dov’eri finito?!? Sai quanto tempo è che ti cerco?!?”
“Dai mamma, non stavo facendo niente di pericoloso. Stavo potando le rose.” E mostrò, come prova, un paio di forbici da giardinaggio. “Non sei arrabbiata, vero?” Aggiunse facendosi venire i lacrimosi agli occhi azzurrissimi e mostrandosi dispiaciuto. Sapeva che sua madre si arrabbiava facilmente, ma sapeva anche che non gli poteva resistere quando faceva così.
Infatti, la madre sospirò rassegnata. Sirius esultò dentro di sé: aveva vinto di nuovo.
“E va bene, per stavolta passi. Ma ora fila subito a lavarti le mani, che è pronto da mangiare.”
“Evviva! Si mangia!” E filò via come un razzo.
La bionda sospirò, poi s’incamminò verso la sala da pranzo. Suo marito era già lì ad aspettarla.
“Allora Silvia, lo hai trovato?” Chiese lui.
“Sì animale, l’ho trovato. Ma, di certo, non grazie a te.”
“Insomma, non sei mai contenta tu…”
“Non cercare scuse! Quel bambino sta iniziando ad assomigliarti troppo per i miei gusti. Sta diventando un selvaggio, che arriva solo quando sente la parola ‘mangiare’…”
“Proprio come me.” Esclamò soddisfatto il padre. Silvia non rispose, e si limitò a sbuffare.
Poi, venne assalita dai ricordi.
Da quel giorno, quando suo fratello e Toma diedero il via alla Sacra Genesi, erano cambiate molte cose.
Tutti avevano avuto la possibilità di tornarsene a casa, ma nessuno lo aveva fatto. Allora vivevano ancora tutti lì, alla Deava, che era rimasta aperta.
Chloe era guarita, ed era riuscita nella – prima di allora – utopica impresa di far mettere a posto la testa a Pierre, e si erano sposati (con il sommo dispiacere di Kurt, che avrebbe forse preferito qualcosa di meglio per sua sorella. A dispetto dei suoi pronostici però, la loro coppia resisteva, ed era anche in arrivo il secondo figlio.).
Reika non si era più ripresa del tutto dalla scomparsa di Sirius, nonostante tutti gli sforzi dei suoi amici, e soprattutto di Silvia, che aveva preso alla lettera la promessa fatta al fratello.
Sophia e il comandante Fudo si erano finalmente messi insieme, ed ora erano felici genitori di una bambina.
Lei e Apollo invece, non si erano più separati. Dopo il suo risveglio ad Atlandia, lui e Silvia erano diventati come una cosa sola, e, cinque anni dopo si erano sposati.
Poco dopo era nato il loro primogenito, che avevano chiamato Sirius, in onore del fratello della ragazza. Anche se, effettivamente, dello zio non aveva niente, se non l’amore per le rose.
Silvia, si portò una mano sul ventre rigonfio, accarezzandolo lentamente. Erano due gemelli, ne era sicura già dal momento in cui aveva capito di essere di nuovo incinta.
Apollo le si avvicinò da dietro, abbracciandola e posando la testa sulla sua spalla.
“Come stanno i piccoli Baron e Celiane?”
“Oh, loro bene.”
“E tu?”
Silvia si voltò verso di lui.
“Io?” sorrise. “Io, benissimo.” Sorrise.
“Ti amo, Silvia. Lo sai, vero?”
“Anch’io ti amo, Apollo.” Rispose.
Poi, lo baciò.
Alle loro spalle, una voce di bambino li riportò alla realtà.
“Mamma! Papà! Che schifo, smettetela!” Poi, aggiunse. “Ahhh. Inguardabili.”

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