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Autore: Kagome 95    24/03/2013    2 recensioni
Forse una delle poche FF su Kagome/Sesshomaru, spero solo che vi piaccia.
Nessuna anticipazione mi dispiace.
Chi scrive è una ragazza( anche se non sembrerà ma )comunque. Spero che vi piaccia e una buona lettura a tutti.
P.S.: Questa è prima la FF che scrivo qui! ( ho anche scritto un altri sito come InuyashaPortal il quale è chiuso tempo fà purtroppo ) Scusate ma come sapete si migliora piano piano.
Pubblicata nel lontano 22/03/13 nel 2016, a distanza di 3 anni finalmente approda con la sua stesura definitiva e il suo finale. Arrivederci By Eriet (Kagome 95)
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sesshoumaru | Coppie: Kagome/Sesshoumaru, Miroku/Sango
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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I Love You...even Now.

Author: Eriet (Kagome 95 )


Chapter 2: L'angelo nato dal dolore.



_______

Era calata la sera ed avevamo appena finito di cenare.
“ allora” chiese mia madre poggiando il proprio bicchiere d’acqua sul tavolo della cucina “ oggi con chi vuoi dormire?” chiese al mio bambino “ con la mamma?” domandò facendogli un dolce sorriso.
“ no!” intervenne mio nonno . “ con il bisnonno, vero?” propose a Yoshiro cercando di corromperlo con uno sguardo da cucciolo.
“ emm..” disse imbarazzato girandosi i pollici “ mamma” arrossì vistosamente indicandomi.
“ ahh, uffa” si lamentò il mio nonnino chinando il capo in segno di sconfitta “ non scegli mai me” affermò e nascondendo il proprio viso sotto il braccio pianse come una fontana. Yoshi immediatamente corse dal vecchietto, abbracciandolo amorevolmente cercò di consolarlo come meglio poteva fare.
“ Me bene, bis-nonnino “ cercò di spiegarsi il mio tenero tesorino preoccupato.
“ e ti credo piccolo birbante!” lo afferrò facendolo sedere sulle proprie ginocchia. Come al solito stava solo fingendo d'esserci rimasto male... “ eheheheh” rise sonoramente soddisfatto di se “ tu sei il mio bis-nipotino preferito” iniziò a fargli il solletico.
“ ahahahaha, bahtta !” esclamò mio figlio cercando di farlo smettere. Tutti scoppiammo in una fragorosa risata.
Era dalla scomparse di mio padre che non si respirava un aria piena di gioia in questa casa. Dopo la sua morte erano cambiate molte cose. Da quel giorno la mamma e il nonno non erono stati più gli stessi e come dargli torto. La sua morte era stata un fulmine a ciel sereno...
“ allora Yoshi" si fermò finalmente il bis-nonnino " perché non raccontiamo cosa abbiamo fatto ieri tu ed io?” chiese al suo nipotino fiero più che mai. Fu così che i due iniziarono a raccontare delle loro grandiose avventure che vissero ripulendo il tempio. Mi fecero ridere. Non avevo mai visto il nonno così entusiasta per delle banali pulizie. Nonostante quei due non smettessero di parlare, io non prestai particolare attenzione alle loro parole. Mi persi in quel sorriso che aveva dipinto in volto Yoshi. Non esisteva al mondo qualcosa di più importante per me. Vederlo felice fu la giusta ricompensa per i miei sacrifici.
Quel piccoletto aveva riportato in  casa la vita che mancava da molto tempo.
Passarono le ore in un attimo.
Rimasi solo io in cucina.
 Dopo aver finito di pulire la stanza, notai che fosse quasi mezzanotte. Esausta per la missione appena compiuta, mi diressi verso camera mia. Attraversando la stanza tappezzata di parquet, vidi provenire dal salone una tenue luce. Incuriosita mi avvicinai e notai che il fascio di luce facesse capolino dai pannelli della porta scorrevole della camera. Immediatamente pensai che fosse Sota e che, come a suo solito, fosse rimasto sveglio fino a tardi a vedere la Televisione. Entrai. Quatta quatta mi avvicinai al divano con fare felino pronta ad inchiodare quello stupido per l'orario. Abbassando il mio sguardo però trovai, con mia sorpresa, qualcuno disteso sul sofà verdognolo. Inaspettatamente vidi che non fu Sota a sonnecchiare beatamente sul divano. Lì disteso c'era qualcuno di più piccolino e monello. Già, raggomitolato su quel vecchio e scomodo mobile, trovai il mio piccolo tesoro dormire. Subito capii il perché fosse lì. Yoshiro, poveretto, cercò di star sveglio per salire in camera insieme alla sua mamma. Lui era così, un piccolo angelo dal cuore candido che voleva tanto bene alla sua mammina così sbadata. Con cautela mi sedetti su di uno dei braccioli. Accarezzai la sua arruffata testolina argentata. Tra lo studio e il lavoro spesso capitava che rincasassi a casa la sera tarda. Ogni volta vederlo nel mio letto con accanto a se mia madre che gli teneva la manina artigliata mi spezzava il cuore. Nell'ultimo anno, ogni maledetto giorno, mi impegnavo per tornare da lui il più presto possibile. Era davvero un evento raro quando riuscivo a rientrare prima delle dieci di sera e quelle poche eccezioni erano sempre una festa per il mio pargoletto. Sapevo che questa lontananza lo faceva soffrire e solo in quei pochi momenti di tenerezza mi ricredevo di me stessa pensando di non essere così pessima come madre. In fondo io facevo tutto questo per il mio Yoshi, per non fargli mancare nulla nella sua vita e per far sì che un giorno lui fosse fiero della sua mammina. I miei piccoli sacrifici non erano nulla a confronto della felicità che provavo nel vedere i suoi occhioni pieni di gioia. I suoi dolci sorrisi mi davano la forza per dire al mondo: Io Sto Facendo La Cosa Giusta.
L’unica scelta sensata della mia vita fu dare alla luce Yoshiro.
Più passava il tempo e più sentivo d'essere la madre più fortunata dell’universo per avere un tale dono al mio fianco. Nonostante in cuor mio sapessi che dentro mio figlio un giorno sarebbe nato un vuoto, un dolore per non avere un... padre accanto a se....
Improvvisamente un  “ m-mamma?” spezzò il silenzio. Vidi quel piccolo birbante agitarsi. Cercò di mettersi seduto.
Rialzandomi“ saresti dovuto andare a letto “ inspirai malinconicamente. Pigiai il pulsante off del telecomando che trovai dietro la sua schiena in miniatura.
“ m-ma i-io..” balbettò Yoshiro sfregandosi gli occhioni impastati di sonno .
“ su, andiamo “ ribattei prendendolo in braccio.
“ si, mammina “ annuì buttandomi le braccia al collo. Senza opporre resistenza lo portai via con me. Dopo aver chiuso la porta, ci dirigemmo verso le scale.
“mamma mia, ormai sei proprio un ometto! “ risi salendo i gradini a fatica” tra qualche giorno, la mamma, non potrà più prenderti in braccio “ dissi scherzosamente. Ormai il mio bambino stava diventando un po’ pesantuccio per le mie povere braccia.
“ mmmh.. non è vero..” si lamentò con un filo di voce accoccolandosi ancora di più. Risi di gusto per quella tenera reazione. Con cautela riuscii a salire pure l’ultimo scalino. Affaticata aprii la porta di camera mia e lo posai nel letto.
“E ora la mamma!" annunciai al bello addormentato nel bosco " ti mette il pigiamino!” lo avvertii spogliandolo. Era troppo stanco per potermi rispondere poverino. Si trasformò in un bambolotto di porcellana con cui poterci giocare senza alcuno sforzo. Dopo averlo rivestito, gli diedi un bacio sulla fronte e cercai nell'armadio il mio di pigiama.
Spogliandomi vidi, riflesso nello specchio, mio figlio rannicchiarsi nel letto mentre abbracciava il cuscino. In quell'istante mi resi conto che il tempo fosse davvero volato via. Neanche poco tempo fa’ c’era una culla accanto al mio letto. Tra quei ricordi sbiaditi, potei vedere riflesso in quello stesso specchio delle piccole manine artigliate tentare d'afferrare goffamente le stelline del carillon che erano stato un tempo della sua mamma. Tra i suoi lamenti infantili il neonato mi faceva sempre allarmare ma ormai quelli erano solo ricordi. Riaprendo gli occhi mi voltai verso il mio angelo.
Compresi che: Yoshiro sarebbe diventato un uomo prima ancora che io me ne accorgessi. Sicuramente anche lui un giorno mi avrebbe dimenticato un po' come fece suo padre. 'Come se per quel demone' pensai schernendo me stessa ' fossi mai esistita ' Mi resi conto d'essere una vera e propria stupida.
“ Ti voglio bene mamma..” Sentii pronunciare dal mio cucciolo mentre si voltò verso sinistra. Mi si sciolse il cuore. Senza indugiare mi distesi accanto a lui e accarezzando il suo dolce visino pregai che il tempo si fermasse per un istante di modo che potessi essere felice per l'eternità .
 “ anche la mamma ti vuole tanto bene, bambino mio” sussurrai stringendo tra le braccia mio figlio. Chiudendo gli occhi spinsi via le lacrime di frustrazione che come ogni notte accompagnavano il dolore del mio peccato. Mi addormentai ascoltando la dolce melodia che da qualche anno a questa parte mi conduceva tra le braccia di Morfeo, le note di quello stesso cuoricino che mi narravano tra le ombre di non essere più sola.
Battito dopo battito divenni sempre più leggera e senza accorgermene entrai in quel mondo fatto di oscurità e quiete.
“ Kagome” una voce familiare mi chiamò da lontano ma fui troppo stanca per risponderle. Assonnata mi accucciai alla mia sinistra sperando che quell'essere la smettesse. “ Kagome” Anche se ebbi la sensazione che quella voce fosse di Inuyasha, supplicai mentalmente gli dei di farlo stare zitto. Volevo solo che mi lasciasse dormire in pace. Mi ri-girai nel letto. Infastidita cercai di schiudere i miei occhi. Tentai di trovare chi mi chiamasse con insistenza.
“ Inuyasha?” chiesi nel buio.
 Tutto ad un tratto, una grande mano bloccò il mio polso obbligandomi a stare distesa. Ancora stordita. Non capii che stesse succedendo. Vidi una figura maschile essere sopra di me. Realizzai con estrema lentezza che quel qualcuno mi stesse bloccando contro il mio letto senza un vero perché. Nel momento in cui vidi una lunga e liscia ciocca argentata sfiorare la mia mano destra tremai. Incredula non vi potei credere. Sotto shock portai il mio viso a quello dell'uomo. La sua maledetta frangetta fradicia di pioggia mi impedì di vedere parte del suo volto. “ Sesshomaru?” tremai sentendo la mano di quel demone essere sul mio corpo. ‘ no, ti prego ’ piansi sentendo quel maledetto baciarmi il collo. ‘ lasciami’ supplicai sentendo le sue labbra più e più volte. ‘ non lo f-fare…’ quel maledetto iniziò a spogliarmi di tutto. ‘no,’ poggiai una mano contro il suo petto per respingerlo. ‘ No!' gridai mentalmente mentre il fratello maggiore di Inuyasha prese il mio mento tra due dita. Vedendo finalmente le sue pozze dorate mi paralizzai. Il mio cuore batté all'impazzata, di colpo sentii quel demone farsi strada dentro di me. “No!!” urlai con tutto il fiato che avevo in gola conficcando le mie unghia nelle sue spalle. Sentii quella parte di me rompersi per l’ennesima volta. Caddero le mie lacrime al suolo. Quel maledetto mostro mi baciò con dolcezza. Poggiando la mano sulla mia , ferma al suo petto, iniziò a muoversi contro di me. ‘ non baciarmi’ pensai piangendo disperatamente. Lo youkai accarezzò il mio viso per asciugare quelle lacrime come se gli importasse cosa stessi patendo a causa sua. ‘ non asciugare le mie lacrime!’ gemetti quando i suoi artigli scesero al mio collo. ‘ la mia schiena!’ Sentii quella parte bruciarmi. Ansimante strinsi a me quel maledetto per evitare che toccassi terra con la mia schiena. ‘ fermati!!!!’ gememmo insieme nel peccato. Di colpo, come se lui avesse sentito i miei pensieri, invertì le parti. Senza preavviso mi ritrovai sopra quel demone. Le sue labbra cercavano costantemente le mie come se per lui fosse vitale. ‘ io ti odio ‘ accarezzai il suo viso perfetto tra i miei gemiti di piacere. ‘ perché fai così? ’ sedendomi su di lui vidi quei maledetti occhi splendenti cercare i miei. Muovendomi su e giù, il demone, afferrò i miei fianchi con possesso. Ondeggia al ritmo delle sue spinte. Non potei fare a meno di cercare di nascondere le mie vergogne. Avvampando con il braccio destro nascosi il mio petto e con la mano destra cercai di celare la mia femminilità. Mi sentii un verme e, come se a quel bastardo la cosa piacesse, mi alzò facendolo uscire quasi completamente da me. Sconvolta guardai sotto di me la sua erezione e con timore non capii cosa avesse in mente. Impaurita vidi quel pazzo afferrarmi il sedere e sedendosi rientrò toccando la parte più profonda di me stessa. Mi fece mancare il respiro. Sapevo che quel maledetto gioiva dentro di se nel farmi patire quel orrore, lo eccitava vedermi inerme. In un solo attimo: dolore e piacere si mescolarono. Conficcai le mie unghie contro la sua schiena, non ebbi neanche la capacità d’urlare perché mi sentii senza forze. Percepii qualcosa invadermi dentro d'un tratto. Chiusi gli occhi piena di vergogna per quel insano piacere che sentii. Tra le spire di quel diavolo dal viso angelico iniziò a girarmi la testa. Vidi nel suo volto dipingersi un terrificante sorriso pieno di malvagità. Tutto iniziò a ruotare e la schiena a bruciarmi con violenza. Sesshomaru mi gettò nuovamente per terra. Confusa non capii cosa fosse successo dentro di me. Impotente, vidi quel mostro usarmi come meglio gli aggradava. Divenni una bambola di pezza nelle sue grandi mani. Sentii il suo respiro contro la mia pelle mentre io non smettevo di godere di quello che mi stava facendo. “ Kagome” scandì il mio nome il diabolico signore del male. Delle risate in lontananza echeggiarono nel mentre il fratello maggiore di Inuyasha iniziò a sbattermi, stringermi,  mordermi e spingere contro di me come se non ci fosse un domani.
Gemetti senza alcun freno anche se una parte di me urlava ricordandomi quanto fosse sbagliato. Mi alzò le gambe al cielo. Capii quasi subito che sarebbe venuto nuovamente dentro di me. ‘ancora...’ ripetei nella mia mente tra i lamenti di piacere di entrambi. ‘ ancora, ‘ mi mise come una cagna come se avesse cambiato idea. ‘ ancora!' dovetti sorreggermi alla parete di roccia. Non riuscii a smettere di urlare. ‘ ancora !!!’  esclamò la parte più profonda di me obbligandomi a muovermi contro lo youkai fino a che non arrivammo alla fine di quel disgustoso rituale. ‘ Ti voglio ancora!!’ ammisi e tra le grida di entrambi arrivai a toccare per un solo istante il cielo. Giungemmo all'estasi pura e semplice. La stanza iniziò a girare in un turbine di sensazioni. Cadendo per terra esanime capii finalmente dove mi trovassi. Contro il pavimento roccioso compresi che fossi tornata in quella maledetta grotta di tanti anni fa. Stremata sbattei più volte le palpebre ansimando. Riuscii solo a vedere il piccolo fuocherello che accese Sesshomaru. Cadde il silenzio e chiudendo gli occhi mi assopii fin quando non capii tutto. Spaventata mi svegliai consapevole di quello che avessi fatto. Fu mattina. Lo youkata di quel demone fu sopra di me. Il pezzo di stoffa copriva le mie nudità e subito “ Sesshomaru” pronunciai il suo nome confusa. Mi voltai verso l’entrata della grotta. Mi rivestii immediatamente. Uscii con il cuore in gola. Non poteva essere scappato. Il demonio fu lì, immobile, ebbi il suo youkata tra le mani. Quel colosso mi diede le spalle. Lentamente si voltò verso di me, aveva solo in dosso la parte inferiore del suo vestiario. Quando vidi i suoi occhi, le sue labbra si mossero. Tutto tacque. Mi si gelò il cuore. Lentamente il pezzo di stoffa incolore cadde insieme alle mie lacrime macchiando la terra.
Mi svegliai di colpo.
Sudata e stanca il primo pensiero fu per mio figlio.
Voltandomi lo vidi dormire accanto a me beatamente. Sconvolta per quello che sognai decisi di alzarmi. Mi diressi in bagno di corsa. Mi sentii sempre più male. Mi venne da vomitare. Senza neanche pensarci chiusi la porta e aprii il rubinetto della doccia. Mi mancava ancora il respiro. Poggiata al lavandino sentii scoppiarmi il cervello. Cercai di distrarmi. Tentai di concentrarmi sul rumore dell’acqua che scorreva senza sosta ma, la mia mente perversa, era rimasta a quel giorno maledetto. Rivivetti quel ricordo maledetto.
“ S-Sesshomaru?” lo chiamai sull’uscio di quella maledetta grotta stringendo tra le mie mani la sua veste bianca. Li demone era lì che mi dava le spalle. Era immobile. Un brivido mi percosse la schiena. Con immensa vergogna abbassai il capo porgendogli l’indumento. “ q-Questo è v-vostro” Pronunciai piena d’imbarazzo. Non seppi proprio cosa dire. Non sapevo neanche se dargli del tu o del lei.
“ Dimentica” fu quello che disse senza neanche rivolgermi il suo sguardo.
A quel ricordo entrai nella doccia con tutti i vestiti. L’acqua fu gelida ma non quanto le parole dette da quel mostro. 
“ Dimentica quello che è successo” furono le sue ultime parole poco prima che scappassi via in lacrime.
Da quell’istante in poi la mia povera anima venne svuotata di tutto. Risentire quelle parole taglienti mi distrussero mentalmente. Poggiai la mia schiena contro la parete della doccia. Scivolai per terra.
A causa di una notte di pura follia avevo tradito tutti. Quel mostro senza cuore mi aveva usato senza indugiare probabilmente per fare un torto a suo fratello. Per quanto mi potessi pulire, la mia anima era sporca ancor di più di quanto non fosse stata la sfera unta dal sangue di quegli uomini bramosi di potere. Alzai il mio viso al cielo di modo che le mie lacrime potessero confondersi con il getto d’acqua gelida.
Io che avevo amato Inuyasha peccai senza ritegno.
Rannicchiandomi capii che l’inferno sarebbe stato l’unico luogo dove avrei mai potuto vivere un giorno. 'sono stata solo un passa tempo...’ la verità mi distrusse ancora una volta. ‘STUPIDA!' urlai piena di frustrazione 'COME UNA STUPIDA IDIOTA!’ picchiai la mano contro il pavimento biancastro ’SONO SOLO UNA PUTTANA!' piansi per tutto: per la mia stupidità, per non essere stata forte, per non aver pensato alle conseguenze e per essermi fatta trasportare da quei sentimenti così labili.
Lentamente mi calmai. Privata di ogni sentimento uscii dalla doccia. Mi guardai allo specchio. Con tutta la rabbia che ebbi in corpo colpii la mia immagine con un pugno. Lo specchio si frantumò in mille pezzi. Portai la mia mano insanguinata al mio fianco. 'Ma l'ho voluto io...’ dovetti ammettere la verità osservando l’immagine deformata ‘e me ne assumo la colpa...’ uscii dalla stanza con un asciugamano avvolto intorno al capo’ La colpa di una notte..’ aprii la porta di camera mia per prendere dei vestiti puliti ‘ di sesso senza amore...’. Nel silenzio osservai l’amore della mia vita dormire nel mio letto. ‘Che mi donò il mio angelo.' i primi raggi di sole colpirono i suoi capelli argentati.
Accarezzai la testolina di mio figlio con dolcezza. Con le lacrime agli occhi ringraziai gli dei ancora una volta per avermi donato una ragione per cui vivere su quella Terra maledetta....
   
 
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