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Autore: DarkSide_of_TheRunes    14/04/2013    0 recensioni
«La Punta di Lancia!» esclama Fionn «guarda come brilla forte stasera. Quando la stella della tua casata brilla così, sta per avvicinarsi la fortuna».
All’udire quel nome, Erech non può che richiamare lo sguardo verso la stella, sollevando appena il capo per poter incontrare quella luce così alta e luminosa nel cielo, più bella tra tutte. La osserva in un silenzio prolungato, prima di chinare lo sguardo, quasi vergognoso di appartenere ad una Stirpe di cui non si sente più degno. 

«Brillava così anche quella notte, Fionn. Brillava anche quando i miei uomini furono trucidati, quando mio padre soccombette sotto la lama dell’Usurpatore. Ho timore delle stelle, soprattutto quando emanano una luce così forte».

Erech Carandir è un fuggiasco, ultimo superstite di una dinastia distrutta diciotto anni fa. Gli dèi gli hanno mandato un sogno profetico: se la Lancia Spezzata della sua stirpe sarà ricomposta, allora potrà tornare a regnare su Garth, come i suoi avi prima di lui. Con un giovane convinto di parlare con l'Unico come solo alleato e due principesse recalcitranti come ostaggi, riuscirà Erech a tornare sul trono che gli spetta di diritto?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il grande giorno di Iseult è arrivato.

Ha indossato l'abito celeste che è il colore tradizionale dei vessilli di Muirìn; ha arricciato i capelli e li ha raccolti in alto, perché spiovano sulle spalle, trattenuti sulla fronte dal diadema di acquemarine. Attorno alla vita, una fascia dorata con lo stemma della sua casata - l'onda che si infrange sullo scoglio -, a simboleggiare la devozione dei regnanti di Muirìn all'Unico.

Le mani non tremano, anche se sta per lasciare la sua casa. La tristezza è lontana dal suo cuore. Gli addii informali sono già stati sbrigati. Il padre l'ha salutata con un bacio sulla fronte, la sera prima, e una dolce raccomandazione di dimostrare il proprio valore alla corte di Garth. La madre le ha dato una carezza leggera sul viso, e le ha chiesto di tenere alto l'onore del regno da cui proviene. Congedatasi con affetto immenso dall'uno e con una sorta di nostalgico rancore dall'altra, Iseult ora è serena e consapevole. Sta compiendo il primo passo verso la sua nuova vita.

Quando l'ambasciatore di Garth viene annunciato e sta per fare il suo ingresso nella sala del trono, il re e la regina stanno ieratici e solenni alle spalle delle figlie. Iseult volge appena il capo verso Cèline, che siede al suo fianco, avvolta in abiti degli stessi colori e con simili ornamenti tra i capelli. Soltanto una cosa contraddistingue la promessa sposa di Owen da Garth: Iseult porta al collo la Lacrima del Mare, un raffinato gioiello di famiglia che rappresenta un turbine di alghe d'argento incrostato intorno a una perla purissima. Quella è parte della dote che porta al suo promesso.

Stringe la mano di Cèline, e le sorride, per tranquillizzarla. Non ha bisogno di conforto: sta bene. Tutto andrà per il verso giusto. Glielo dice con gli occhi, prima di volgerli di nuovo verso la porta di ingresso della sala del trono, da cui tra poco entrerà l'ambasciatore.

Appena le alte porte intarsiate si aprono, fa il suo ingresso un uomo alto, dai capelli biondi lievemente mossi che gli ombreggiano le spalle. Il suo volto è orlato di una barba ben curata: gli occhi velati di quella che sembra una malinconia perenne si fanno largo attraverso la sala che inizia ad attraversare, con la mano solennemente poggiata sul pomo della spada che ricade al fianco sinistro. Le hanno detto che è il Comandante dei Cavalieri del Regno di Garth: sembra molto giovane per ricoprire quella carica, deve avere poco più di trent'anni.

L'uomo si inginocchia di fronte al trono, e il Re ha parole di benevolenza per lui. Lo invita ad alzarsi, e gli introduce le figlie...in particolare Iseult, la sposa. Il suo cuore si stringe in petto a quell'appellativo. La sposa è lei. Sta succedendo davvero.

Lode a voi, mia Signora.” mormora l'uomo, inchinandosi profondamente a entrambe le principesse. “Il mio nome è Heremon, Cavaliere di Sua Maestà il Re. La carrozza è stata predisposta per la partenza, tutti i vostri averi sono stati sistemati nel migliore dei modi. Se vi aggrada, è ora di andare. Tutta Garth vi aspetta con trepidazione.”

Iseult sorride con compiacenza al suo inchino: dunque, è quello l'uomo che suo padre ha accolto a Muirìn con tutti gli onori, colui che la scorterà fino a Garth per le sue nozze con Owen. E' la prima volta che lo vede così da vicino.

Osserva il cavaliere con l'occhio distaccato che di solito posa sui dignitari stranieri: da quelle prime parole e gesti, l'impressione che ne ha è buona. Sembra un uomo di poche parole, cortese ma non cerimonioso: probabilmente è più un combattente che non un politico. Se nonostante questo è stato messo a capo della delegazione che condurrà Iseult, Cèline e la loro servitù fino a Garth, significa che Re Quinn deve fidarsi molto di lui: dunque, probabilmente è anche leale.

Soppesate per un attimo quelle qualità ipotetiche, pronuncia a voce chiara:

Vi ringrazio, sir Heremon. La principessa Cèline ed io siamo pronte, ed impazienti per la partenza” getta una breve occhiata alla sorella, sorridendo con studiata dolcezza. “Non attendiamo oltre, dunque.”

Con un ultimo saluto rituale al padre e alla madre, molto più freddo di quello personale della sera prima, Iseult lascia la mano di Cèline e si incammina un passo davanti a lei, pronta a raggiungere la carrozza che le porterà lungo le strade della città, fuori da Muirkirk, e infine lontano dai confini del regno.

Non si volta a guardare le mura che si sta facendo alle spalle: il re e la regina si affacceranno ai bastioni per salutare la sua partenza. Fino ad allora, è un bene che non possa vederli di nuovo, per non vacillare nelle sue certezze né desiderare di non partire.

Mentre stanno per salire in carrozza, sente al sorella sussurrare: “Arrivederci, Muirìn”. Iseult stringe le labbra. Per lei, non è un arrivederci...almeno, non a breve. Tornerà per visite di rappresentanza, o forse per il matrimonio della sorella. Potrebbero passare anni interi.

No, non deve pensarci.

Con un respiro appena più profondo, si decide a salire sulla carrozza, e appena al suo interno cerca di nuovo la mano di Cèline.

Tra poco saremo lontane da qui” mormora la sorella, e Iseult non può fare a meno di annuire. Cerca di mantenere quell'espressione serena e regale che ha avuto in volto fino ad ora. L'avventura è al suo inizio. Andrà tutto bene.

 Mentre chiude il portello, sir Heremon le rassicura: “Se avrete bisogno di qualcosa, io cavalcherò qui al vostro fianco”.

Quindi, sale in sella al proprio cavallo, e come promesso fiancheggia la carrozza quando fa cenno al cocchiere di partire. Alcuni soldati cavalcano davanti la carrozza, altri al suo seguito. In tutto, non sono più di dieci guardie: il re di Garth ha promesso rinforzi una volta oltrepassato il confine, per garantire la sicurezza delle principesse. Il re di Muirìn sa che le strade fino al confine sono diligentemente pattugliate dai propri soldati, e ha acconsentito all'accordo. Una scorta leggera viaggia più rapidamente, ed evita ulteriori dispendiose spese.

Mentre varcano le mura di Muirkirk, salutate dalla folla festante e da una pioggia di fiori, Iseult è di nuovo talmente piena del regale orgoglio che si è messa addosso insieme alla tiara e al vestito che non riesce a provare paura. Inoltre, la presenza di Cèline le dà coraggio. Sente in qualche modo di doverla proteggere, di doversi occupare di lei nel luogo estraneo dove stanno andando: Iseult non si sentirebbe così forte se non dovesse fare forza alla sorella. Saluta la folla, si sporge dal finestrino senza timore per farsi ammirare e benedire dai volti e dalle voci del suo popolo. Quel popolo che una volta ha sperato di poter guidare. Spera solo che chiunque sposerà Cèline ed erediterà il regno saprà guidarlo con lo stesso amore che lei gli avrebbe riservato.

Sta ancora osservando le sue campagne e le scogliere a picco sul mare, quel mare che i Muirìn hanno dominato con le loro navi veloci e resistenti per generazioni. A Garth, il mare non c'è. Non sentirà più l'odore della salsedine e non potrà più fuggire sulla spiaggia, per sentire la sabbia raggrumarsi sotto la pianta dei piedi.

Basta. Era decisa a non indugiare in pensieri tristi...deve distrarsi.

Mentre guarda all'esterno, i suoi occhi si posano di nuovo su Sir Heremon. Gli rivolge un sorriso, che lui ricambia con un cenno devoto del capo. Ritirandosi all'interno della carrozza, Iseult ammicca in direzione di Cèline.

Un uomo avvenente, non c'è che dire. Credi che tutti i dignitari della Corte delle Lance saranno così...interessanti?”

Iseult!” la rimprovera immediatamente la sorella, e già è arrossita “Non dovresti dire certe cose. Affermare che sia un uomo avvenente, mentre stai per andare in sposa ad un Principe!” Nonostante quelle parole, le sfugge una lieve risata. “Però hai ragione, è un uomo molto affascinante. Mi chiedo se non abbia da raccontare qualcosa di ben più interessante di mille altri Principi di tutti i regni della terra.”

Iseult ride a sua volta.

Oh, su! Sono fidanzata con un principe, ma ho ancora occhi per guardare. E poi, non lo stavo valutando per me... *ammicca, rivolgendo un'altra occhiata al bel capitano. “Ne convengo, forse un capitano delle guardie non è abbastanza nobile per una principessa. Ma, dopo tutto, non si sa mai. Quando sarò regina, potrei conferirgli qualche titolo in più del dovuto!”

Cèline arrossisce di nuovo, questa volta fino alla punta delle orecchie. Stringe i lembi dell'abito, cercando di celare l'imbarazzo. “Iseult, ti prego. Non ho intenzione di prendere marito, non finché nostro padre non avrà preso una decisione per me. Inoltre, Sir Heremon mi sembra un uomo molto maturo e sicuro di sé. Deve avere un animo gentile, ma credo che abbia vissuto molto fino ad ora. Mi chiedo quale sia la sua storia...”

Iseult sorride della serietà della sorella. Si diverte a stuzzicarla per continuare a spingere i pensieri che la spaventano al limite della coscienza. Come sarà la corte di Garth? Riuscirà a muovervisi con naturalezza? Saranno gentili con lei, o dovrà scavarsi un posto accanto alla Regina Lorna a suon di graffi e morsi? E Owen, sarà davvero nobile quanto le sue lettere promettono? Sarà altrettanto bello, altrettanto saggio e appassionato?

In quel momento, l'interpellato si accosta alla carrozza, facendole sussultare entrambe per la colpevolezza di aver parlato di lui fino a quel momento.

A breve sorpasseremo il confine del vostro Regno, Principesse” le informa, per poi riprendere a guardare in avanti.

Che? La linea delle bianche scogliere che costeggia la Cattedrale del Mare è già finita? Si sporge dal finestrino per cercare la sagoma del palazzo. Di casa. E' lontano, come un piccolo castello giocattolo posto su un mobile troppo alto, che una bambina non può raggiungere. E' fuori dalla sua portata, ora.

Iseult china il capo e sorride alla sorella con aria complice.

Accidenti, siamo andate molto più in là delle nostre solite cavalcate. Nostra madre ci farà una ramanzina infinita se non torniamo in tempo per cena!” sorride. 

Cèline raccoglie lo scherzo e ride. “Questa volta nostra madre non sarà clemente, ci vieterà di cavalcare per un'intera settimana.” 

Dopo aver scherzato ancora per un po' con la sorella e aver parlato di tutto ciò che può tenere la mente di entrambe lontana dalla tristezza e dall'ansia, Iseult poggia la testa sullo schienale morbidamente imbottito. Non ha intenzione di dormire. Guarda i paesaggi che rappresentano tutta la sua vita scivolare fuori dal finestrino, cullata dall'ondeggiare dell'abitacolo. Chissà quando avrà l'occasione di tornare? Non deve pensarci adesso. Non ha intenzione di dormire...

...eppure chiude gli occhi. La testa scivola dolcemente, in barba alla complessa acconciatura, contro la spalla di Cèline. Nel suo sogno, la corte di Garth è decorata a festa con fiori freschi, e inondata di luce. Tutti le sorridono, soprattutto il suo Principe. E' un luogo in cui non rimpiangere "casa".

 

 *

 

"Stanno varcando il confine!"

La voce fresca di Liam arriva alle orecchie dei compagni, nascosti al limitare della foresta che preclude il passaggio al Regno di Garth. Erano a conoscenza di quel viaggio ormai da giorni, hanno seguito passo passo ogni movimento, si erano resi conto che una carrozza simile non poteva che trasportare qualcosa o qualcuno di prezioso.

"Rimaniamo tutti uniti, dividiamoci, li attaccheremo ad entrambi i lati. Liam, nasconditi, c'è un solo sentiero che possono attraversare. Abbiamo bloccato tutti gli altri."

Liam esegue prontamente gli ordini, nascondendosi dietro un cespuglio in fervente attesa. Tiene la mano sulla daga legata al fianco, ascoltando soltanto il proprio respiro.

  

*


 

Attraversata la foresta, potremo dire di essere quasi nel cuore del vostro nuovo Regno, Principessa.”

Iseult è ancora immersa in quello stato di dormiveglia, quando sente la voce di sir Heremon che le parla di Garth. Garth...la immagina come nella lettera che Owen le ha scritto...i campi fragranti di terra fertile, le messi, la gente che lavora di buona lena sotto il sole per trarne frutti...può quasi vederne i colori.

Socchiude appena gli occhi. La sagoma di sir Heremon è indistinta oltre l'abitacolo, la carrozza continua a ondeggiare, e il profumo dolce e famigliare di Céline la fa sentire sufficientemente al sicuro da rimanere in quello stato di semi-incoscienza. Vuole vedere quei campi...vuole vedere quegli uomini, il suo nuovo popolo, che lavorano la terra...

 

*

"ORA! UOMINI, ALL'ATTACCO!"

Al suono della voce del Capo dei banditi, gli archi vengono tesi dall'alto dove un uomo è seduto su un ramo di una grande quercia. Le prime frecce vengono scoccate e immediatamente due tra i Cavalieri sono feriti poco sotto le giunture degli elmi. Si sono esercitati fino allo sfinimento per avere la prima mossa dalla loro parte e la precisione dell'arco è stata fondamentale. Heremon si guarda intorno quasi spaesato, quando sente le grida dei banditi che escono allo scoperto e due dei suoi uomini cadere a terra, sguaina la spada urlando:

Proteggete la figlie del Re! Tutti intorno a me!”

Incita gli altri Cavalieri e fare breccia contro i banditi che mirano prima ai cavalli, per poter avere più forza d'impatto. Liam sbuca da uno dei cespugli correndo verso uno degli uomini con l'armatura, sfoderando la daga e incidendo un segno indelebile su una parte scoperta. Lasciando sanguinante uno dei nemici, accorre dagli altri compagni per aiutarli.

Iseult viene strappata con violenza al suo sogno dalle grida degli uomini intorno a sé. Alza il viso di scatto, incontrando quello altrettanto spaventato di Cèline: guarda fuori dal finestrino per cercare di capire cosa stia accadendo, e vede uno dei soldati cadere da cavallo, il fusto di una freccia conficcato nel collo.

Ricade sul sedile e batte le palpebre, una volta, due volte, con il cuore ghiacciato. Fa parte di un incubo?

Lo stridere delle armi e gli scossoni a cui è sottoposta al carrozza la svegliano definitivamente dal torpore. No, non è un incubo. E' reale.

Atterrita, stringe a sé Cèline e spinge le spalle contro l'abitacolo della carrozza.

Andrà tutto bene” mormora tra i capelli della sorella, ma ogni tonfo e ogni grido della battaglia la fanno sussultare. “Sir Heremon ci proteggerà.”

Cèline si stringe a Iseult, nasconde il viso sulla sua spalla.

Non voglio guardare, non ci faranno del male. No, non succederà niente”. Le lacrime scorrono copiose sul viso di Cèline, può sentirle mentre le bagnano la spalla. La stringe più forte. Non permetterà che le accada nulla di male.

Heremon si avvicina alla carrozza e urla: “Rimanete qui, non muovetevi!”

Iseult segue il suo mantello verde con gli occhi, pregando incessantemente. Uno dei banditi lo tira giù dal cavallo per iniziare uno scontro aperto. Nonostante Heremon cerchi di difendersi a colpi di spada, uno degli altri banditi lo assalgono alle spalle bastonandolo sul capo. Cade a terra. E non si rialza.

E' solo allora, che Iseult serra gli occhi e permette al panico di sovrastarla. Stacca la Lacrima del Mare dal collo e la stringe forte tra le mani, aggrappandovisi come se fosse un artefatto dell'Unico. Non le resta che continuare a pregare.


 

Gli ultimi scontri finali stanno per volgere al termine. Liam con la sua daga non fa che incitare i rimanenti Cavalieri al combattimento, comportando come al solito da sciocco avventato, tanto che si sospinge fino a salire sulla ruota della carrozza, gettando uno sguardo all'interno.

Salve, fanciulle, non temete! Se farete le brava, non vi accadrà nulla...di troppo spiacevole”.

Scoppia a ridere prima di ritornare in sé e voltarsi verso uno degli uomini a cavallo che cerca di spodestarlo, ma con un balzo salta sul cavallo facendo cadere a terra il proprietario.

Tutto qui quello che sanno fare gli uomini di Sua Maestà?”
 

*

 

Erech, Fionn e Godfrey hanno deciso di sostare per permettere ai cavalli di riposare e di mangiare qualcosa, così da occupare parte del faticoso viaggio con il dovuto ristoro.
Seduti attorno al focolare appena scaldato dove stanno arrostendo due magre lepri, Godfrey sonnecchia e si pronuncia con uno sbadiglio affermando: “Non immaginavo che viaggiare fosse così tanto spossante, avevo proprio bisogno di mettere qualcosa sotto i denti. Anche se non amo la carne di lepre, somiglia troppo a quella di pollo”.
Erech gli rivolge uno sguardo in tralice per rimbeccarlo. “Non lamentarti Godfrey, potremmo vedere giorni in cui non avremo nulla da mangiare.”
Si accorge qualche istante dopo che lo sguardo di Fionn si perde nel vuoto, come spesso accade, come se fosse totalmente perso nel suo mondo, preso dal dialogo che ha con se stesso o con l’Unico, come gli piace credere.
Sente la sua mano aggrapparsi alla manica con forza e sussurrare di conseguenza “Sono qui…sono vicine”.
“Vorrei sottoporti una questione, cosiddetto legittimo erede al trono della Lancia” Godfrey sbeffeggia Erech con un certo divertimento “il tuo amico è sempre così su di giri? A volte ho la sensazione che parli da solo, non riesco a capire se sia in grado di vedere i fantasmi”.
“Temo che questo sia il suo normale stato di vita, Godfrey” risponde di malavoglia portando gli occhi scuri ad osservare la manica che viene tirata con maggiore forza.
“Sono in pericolo!” la voce di Fionn risuona più alta delle loro.
“Chi è in pericolo?” quando si rende conto che il suo compagno sembra essere assorto nei suoi pensieri, in un mondo troppo lontano per essere raggiunto, si decide ad alzarsi in piedi e a scuoterlo per le spalle.
Sembra che non riesca a vedere nulla, nei suoi occhi emerge un vuoto che non si colma nemmeno con gli strattoni di Erech, come se stesse osservando ciò che agli altri è precluso.
“Una carrozza assaltata dai briganti, ci sono delle donne in pericolo all’imbocco della foresta” ora che gli occhi profondi tornano a guardare Erech sono colmi di timore. “Mio signore, non possiamo lasciarle nei guai!”.
Erech rimane attonito, piuttosto confuso da quell’espressione colma di rammarico, mentre Godfrey si alza in piedi per poter girare attorno a Fionn con una mano posta sotto il mento, intento a studiare il suo comportamento.
“Stai parlando di briganti, a Garth!” Erech digrigna i denti pensieroso “Non ce ne erano mai stati nella foresta, mio padre aveva provveduto a…” rendendosi conto di perdere solo tempo con le parole, rinnova il proprio vigore. Si fida dell’istinto di Fionn, in un modo o nell’altro ciò che dice si avvera sempre, o quasi.
“Non possiamo permettere che a qualcuno venga fatto del male, soprattutto all’interno del mio regno e a delle donne indifese” volge un’occhiata fugace a Fionn “Guidaci verso di loro!”.
Degnarsi di ascoltare Godfrey, al momento, è assolutamente futile e ascolta soltanto distrattamente le sue parole colme di stupore.

Donzelle in difficoltà, un uomo che crede di parlare con Dio, il legittimo erede al trono (forse più folle dell’altro), ne avrò da scrivere!” la sua risata risuona nelle orecchie di Erech che immediatamente gli lancia una delle spade corte che tengono nascoste sul carro.
“Cosa devo fare con questa?”
Accorgendosi che Godfrey non è riuscito ad impugnarla al volo, gli indica di afferrarla velocemente “Se non vuoi spargere sangue, fa che non venga sparso il tuo” si avvicina e gli posa una mano sulla spalla per incoraggiarlo assieme ad uno sguardo carismatico.
La frenesia del momento viene incitata dalle parole di Fionn che si è armato di arco e frecce ed è montato sul carro prima di loro “Che state aspettando? Salite!”
“Un…un momento! Nessuno mi aveva parlato del MIO sangue!” grida Godfrey in preda al timore di non sopravvivere.
Erech, socchiudendo gli occhi nel tentativo di mantenere la calma, non è intenzionato a sentire ragioni, soprattutto da parte di qualcuno che nemmeno voleva portare con sé.
Nel momento in cui sale sul carro, afferra il braccio di Godfrey e lo issa su per farlo sedere dietro di loro.
“Cerca di fare silenzio e disturbare il meno possibile” grugnisce prima di fare cenno a Fionn di avviarsi verso il luogo prestabilito.
Il carro inizia la sua corsa frenetica sul sentiero più stretto e scomodo della foresta, ma il più veloce per poter arrivare in tempo.
Man mano che il loro avanzamento si fa più fitto riesce ad udire indistintamente il cozzare delle lame.
Si augura di non arrivare troppo tardi, non potrebbe perdonare se stesso di non aver fatto qualunque cosa pur di salvare la vita di innocenti.
Non appena sopraggiungono sulla scena del combattimento, la prima cosa su cui fa cadere lo sguardo è l’ammassamento di corpi ricoperti di armature stesi nella fanghiglia, tra cui un uomo che indossa una casacca regale.
Sembra esser vestito come una delle guardie dell’Usurpatore, o di un suo cavaliere. Corruga la fronte, dunque ciò che si nasconde all’interno della carrozza assalita ha un legame con la Corte di Garth.
Si accorge che alcuni uomini, quelli che devono essere i briganti, stanno trasportando via dei bauli mentre un ragazzo, il più giovane di tutti, continua a scontrarsi con uno dei Cavalieri che ancora è rimasto in piedi.
“Voi!” esclama d’improvviso, scivolando giù dal carro che si arresta di colpo. “Fermatevi o saremo costretti a piegarvi!” urla a gran voce, una voce che risuona sul sentiero fermato dall’assalto. Una voce che un tempo risuonava sui campi di battaglia, per portare onore al Re, il Vero Re.
I banditi che trasportano il bottino si voltano a guardare i nuovi arrivati e sghignazzando divertiti della situazione.
“Lasciate andare le donne che si trovano nella carrozza, all’istante” sguaina la spada con furore, puntandola verso di loro.
Avverte il mugolio di Godfrey proprio dietro di sé, che rimane ancora saldo sul carro.
“Il mio padrone vi ha avvertiti, Signori, se così vi si può chiamare. Far del male a delle fanciulle indifese non è onorevole e colui che qui davanti vedete è un Guerriero, il Salvatore di Donzelle in pericolo rinomato in tutti i Regni!”.
Erech, pur non abbassando lo guardia, sospira infastidito da quell’improvvisa presentazione che di certo non gli si addice, ma non è contro di lui che deve inveire, se non fosse che i banditi producono una risata ancor più forte.
Subito dopo, con la coda dell’occhio, vede spuntare la punta di una freccia incoccata da Fionn che gli si è affiancato per dargli manforte, rivolta verso uno dei banditi, un omaccione panciuto che mostra un’aria sorniona.
“Potete avere le due sgualdrinelle, se vi levate dai piedi. Certo…dopo che ci saremo divertiti un po’ con loro.”
Di parola, un altro dei briganti trascina fuori in malo modo le due fanciulle totalmente spaventate.
Erech nota immediatamente che i loro abiti sono stati derubati dalle spille dorate, laceri e sconvolti, così come le chiome disciolte da una precedente e ricca acconciatura.
Devono trattarsi di due nobildonne, si stringono l’una all’altra e tremano. Ma mentre una sembra conservare disperatamente un'aria altera e orgogliosa, l'altra, dai capelli più biondi dell'oro, ha il volto rigato di lacrime.
Non ha nemmeno il tempo di dare l’ordine di attaccare, che sente la freccia di Fionn esser scoccata in fretta per conficcarsi nel ginocchio del brigante.
Se vi era modo di poter ragionare con loro, ormai avevano perso l’occasione.
Il brigante ferito lancia un urlo, agguerrito e addolorato per la freccia incastonata nella carne ma non lascia ancora le due fanciulle.
“Avevate detto che avremmo lasciato stare le donne e saremmo fuggiti con i gioielli!” rimbrotta il più giovane, con il viso arrossato e adirato. Quando si rende conto che uno dei compagni è ferito, si fa perno sulla ruota delle carrozza con le braccia, solleva i piedi da terra e tira un calcio sul petto del Cavaliere, già tramortito da diverse ferite, il quale cade a terra perdendo l’equilibrio.
“Andatevene, non sono affari che vi riguardano!” non ha il tempo di aggiungere altro che Erech gli salta al collo, iniziando a sferrare colpi di spada che lo costringono ad indietreggiare. Notando che il giovane ragazzo riesce a sovrastare la carica innumerevole di fendenti alla testa, cambia la direzione del colpo, ma pare che il giovane bandito non abbia intenzione di arrendersi.
“Aiutatemi, maledizione!” impreca nel momento in cui si accorge che i compagni stanno fuggendo con i preziosi, trascinando con sé le due fanciulle.
“Sembra che nessuno sia intenzionato a venire in tuo soccorso. Piuttosto di chiedere aiuto, arrenditi ragazzo, sarai risparmiato” Erech tenta di raggiungere un accordo, ormai non ha il tempo per occuparsi degli altri banditi, almeno non finché non potrà esser sicuro di non ricevere colpi alle spalle.
I Cavalieri di Garth assieme al loro Capo giacciono inermi accanto alla carrozza che invano hanno tentato di salvare.
Possibile che sia stato così semplice sconfiggerli? Ma non ha il tempo di riflettere su tutto questo, il giovane bandito inizia ad incalzarlo più furiosamente.
“Non mi arrenderò a nessuno, non voglio la tua grazia” sputa a terra prima di tirare un altro colpo.
Erech, rendendosi conto di aver un valido avversario, non può che dedicarsi totalmente a lui e alla prossima sconfitta.
“Fionn, Godfrey! Pensate voi alle donne!” li richiama ordinando perentoriamente di pensare agli altri banditi.
L’eco della voce di Godfrey giunge sottile “Dovrei affrontare simili bricconi? Io ferisco con la penna, non con la spada!” a seguito poi di un grido femminile aggiunge “Sia mai che io lasci una donna in difficoltà!”

 

*

 

Quando la freccia scocca, Iseult non si pone domande: Cèline le stringe il braccio, è il segnale per tentare di scappare. Chi sono quegli uomini giunti a salvarle? Non è il momento di chiederselo: sono in tre, contro tutti i briganti. I soldati di Garth non sono riusciti a proteggerle. Se vuole salvare la propria vita e quella di Cèline, può contare solo sulle proprie forze.

Dopo pochi passi, le mani rozze di altri briganti la afferrano, trascinando lei e la sorella per reclamarle per sé. Il disgusto la assale: morirà, prima che accada. Morirà, e si porterà qualcuno di quei topi di fogna con sé agli inferi!

Tentando di divincolarsi, caccia i denti nella mano del brigante che le sta strattonando brutalmente. Quello, con un urlo, sottrae il palmo al morso, e le riserva uno schiaffo che la fa cadere a terra, con i palmi delle mani affondati nel fango imbrattato di sangue.

Una fitta di nausea le serra lo stomaco, e per un attimo è più forte anche del dolore.

Fermo, tu!”

Sente la voce di un uomo, sì, è lo stesso che ha scagliato il dardo poco fa. Ma subito dopo viene il dolore bruciante: il brigante le sta strattonando i capelli sulla nuca, per rimetterla violentemente in piedi. Iseult non è mai stata sfiorata nemmeno con un dito. Nessuno può permettersi...nessuno! Le lacrime di umiliazione le bruciano negli occhi, mentre aspetta che l'arciere scocchi di nuovo. Nulla, nemmeno un suono. Alza gli occhi lucidi su di lui, incontra la sua figura ammantata dei lunghi capelli scuri. Cosa aspetta?
Sì, ora capisce. Il brigante la sta usando come scudo, e se l'arciere non scocca è perché non è certo di non poterla colpire. Lo sente dire, a voce alta e possente:

Lasciale, uomo indegno. Altrimenti, la giusta punizione dell'Unico ti coglierà.”

C'è un altro uomo, biondo allampanato, che brandisce l'arma in malo modo sopra la testa e per poco non si sbilancia in avanti. Il bandito ride, il suono sgraziato stride contro l'orecchio di Iseult, nauseata dal suo alito pestilenziale.

"Per tutte le terre di Garth! E' così che si tratta una signora?” sbotta l'uomo biondo “Non mi stupisco che dobbiate cercarvene una con la forza, nessuna si piegherebbe di fronte a tanta meschinità."
Al momento, lo ammette, Iseult preferirebbe meno cavalleria e più azione.

 

*

 

Erech continua a destreggiarsi con la spada contro il ragazzo, seppure nessuno dei due sembra uscirne ancora vincitore.
“Sei bravo, ma non abbastanza. Non credi di meritare una fine migliore di quella che potresti trovare qui?” si ferma per un istante, di modo che possa dargli il tempo per prendere un’ulteriore decisione.

Il giovane non sembra volersi chinare per nulla al mondo “Chi ha stabilito che sarò infilzato come un animale? Forse sarò io a farlo, vecchio!”
Apre le braccia orizzontalmente, come a voler incitare Erech a colpirlo al petto.

 

*

 

Con l'altra mano, il brigante strattona anche Cèline. Stringe entrambe a sé, per proteggersi da eventuali attacchi.

"Se desiderate le loro vite, andatevene! Sono nostre, le abbiamo catturate noi!"

Dalla sua voce che trema, Iseult può sentirlo: il rapitore ha paura. Fino a pochi istanti fa era spavaldo, ma ora si è reso conto di essere rimasto l'unico lì intorno, a parte un testardo ragazzo impegnato in un duello con il terzo provvidenziale soccorritore. Tuttavia, nonostante sia rimasto solo il brigante non si arrende, e continua a proseguire all'indietro per allontanarsi dai due uomini. Non le resta che assecondarlo.

Mentre lo fa, osserva l'uomo con l'arco, che non si decide a scoccare. Che cosa sta facendo? Basterebbe mirare all'occhio del brigante, perfino lei lo sa! Cerca di fargli un cenno, ma la mano villosa che la strattona la costringe a indietreggiare. Non può fare altro che seguirlo.

Accade in un attimo.

E' tutto molto veloce: il brigante perde l'equilibrio, cade, trascina Iseult e Cèline con sé...è la loro occasione. Con un colpo deciso, Iseult spinge via la sorella, poi rotola di lato, avvertendo la durezza del terreno sulla pelle. Non importa. Con quel gesto ha dato l'occasione all'arciere di intervenire.
L'uomo dai lunghi capelli scuri è sul brigante in due falcate: gli poggia lo stivale sullo sterno e punta la freccia tra i suoi occhi.

Dì le tue ultime preghiere, perché l'Unico ti riceva con la coscienza candida.”

"Non uccidermi...ti prego...mi dispiace, volevo solo..."

So cosa volevi!” tuona l'arciere, con voce mortalmente seria “Uomo indegno, bestia immonda...dammi una sola ragione per evitarti la giusta punizione! Solo una!”

"Io...mi pento! Mi pento di quello che ho fatto..."

Parole facili, ora che la tua vita sta per finire. Ma sapresti mantenerle per mesi? Anni? Sapresti espiare le tue colpe servendo l'Unico Dio?”

"Sì...sì! Pregherò...digiunerò...mi farò monaco!"

L'arciere stringe le labbra, ma perfino Iseult può vedere che sta sorridendo. Che sia solo una specie di stupida presa in giro? Be', lo ammette, è contenta di non veder versare del sangue...eppure, una parte di lei si aspettava più combattività da parte dei loro salvatori. Se lei fosse un uomo, non lascerebbe vagare per la terra della feccia del genere...tanto meno, gli permetterebbe di servire l'Unico!

E allora vai, fratello!” esclama l'arciere, abbassando l'arco “Vai al primo monastero, e predica la parola dell'Unico! E se non lo fai...” ammicca, picchiettandosi la tempia. “Lui me lo dirà. E io ti verrò a cercare per finire quello che ho iniziato.”

Con un singulto e qualche professione di fede masticata tra le labbra tremanti, il brigante scappa via.

L'arciere posa l'arco, trattenendo a stento una risata. Si avvicina a Cèline, le sfiora il braccio.

Vi sentite bene, mia signora?”

Spaventata, Cèline indietreggia fino ad appoggiare la schiena al tronco dell'albero. Si limita ad annuire velocemente, senza dire una parola.

A quel punto l'uomo biondo, quello che sembra preferire le chiacchiere all'azione, si inchina profondamente davanti a Iseult.

"Nobilissima dama, vi prego di accettare il mio aiuto. Son qui per servirvi"

Gettata via la spada dietro la schiena, si ripulisce la mano che le porge dalla terra inumidita incastrata tra le dita e le unghie. Iseult rotea gli occhi al cielo, ma solo mentalmente. Dopo tutto, non si può essere troppo schizzinose quando si tratta di salvatori.


 

*

 

La rabbia inizia a montare più di quanto Erech non avesse desiderato.
“Vecchio, osi nominarmi, povero stolto?” grugnisce di fronte a quell’offesa, nonostante si renda conto che la loro differenza di età sia ben visibile. Preso da un lungo fremito di ira, si avvicina per colpirlo con il pomo della spada al suo ginocchio, facendo attenzione a coprirsi la testa, di modo che l’altro perda l’equilibrio cadendo a terra.
Tirando via l’affanno che gli opprime il petto, gli punta la lama alla gola.
“Ed ora, che la morte è così vicina ed oscura, c’è ancora la possibilità che la vita non ti sia tolta” preme maggiormente la punta nell’incavo del collo.
“Dovrei arrendermi? Perché mai! Preferisco morire qui, sul campo di battaglia, piuttosto che implorare il perdono di un vecchio!”
Il ragazzo ha coraggio, avanza il collo verso la punta dell’arma, mentre un rivolo di sangue scorre sulla camicia sporca e sgualcita.

 

*

 

Iseult vorrebbe dare un ultimo sfoggio di orgoglio, e non prendere la mano che l'uomo biondo le porge. Tenta di alzarsi in piedi da sola, ma le ginocchia le tremano, e si ritrova costretta ad accettare il suo aiuto. Dopo tutto, si sono dati tanta pena per salvarle che di certo non vorranno fare loro del male...giusto?

Vi ringrazio.” lo dice ancora con voce il più possibile dignitosa, tentando di lisciarsi la gonna dell'abito ormai strappato e rovinato. “Avete salvato il nostro onore e la nostra vita, signori. Vi saremo debitrici per sempre.”

"Dovere, mia signora" si limita a rispondere l'uomo, reverente.

Gettata un'occhiata sulla spalla del suo soccorritore, Iseult scorge il volto pallidissimo di Cèline: sulle gambe ancora malferme per la tensione e la paura, si affretta ad andarle accanto, quasi spingendo di lato quello strambo guerriero-predicatore che sembra spaventarla.

Cèline! Tesoro mio, stai bene?”

La sorella, quando la vede arrivare, cerca di alzarsi in piedi a sua volta, ma il tremore delle gambe per poco non la fan ricadere a terra. Fattasi forza, si alza e la abbraccia.

Sto bene, sto bene! Non hai idea di quanta paura mi sia presa, Iseult!”

Altre lacrime le scorrono sul viso, e Cèline le nasconde tra i capelli di Iseult, che la stringe forte tra le braccia, sussurrando parole di conforto. E' finita, adesso. E' davvero finita.
 

*

 

Il coraggio che mostra il ragazzo è quasi infantile e fittizio, forse commovente. Un’indole simile garantisce guai, dei peggiori, tanto da raggiungere una morte veloce e indolore quanto indesiderata. Non premerebbe mai la lama in fondo alla sua gola, non è uomo da uccidere un giovane senza prima avergli dato un’ultima possibilità di salvezza o redenzione.
Quel pensiero viene sfiorato dall’arrivo stesso di Fionn che correndo nella sua direzione, si sofferma tra di loro, posando una mano sulla lama della spada.
“Fermati, mio Signore! Quest’uomo è parte del Disegno. Fermati, ti prego. Hai bisogno di lui”.
“Parte del disegno, questo ragazzino?” gli rivolge uno sguardo furtivo “Non ha nemmeno un filo di barba! Non voglio caricarmi di bambini, soprattutto se tutto ciò riguarda il mio disegno” continua quindi a tenere la spada verso l’avversario sconfitto.
“Piuttosto rinnovo la mia offerta, può scegliere se aver salva la vita, chiedendo perdono per le sue mancanze di educazione, oppure…” torna a guardarlo “riprendere l’arma e morire da guerriero come sembra desiderare. Qual è la scelta?”
Lo vede che corruga la fronte, indispettito e innervosito. “Perché dovreste aver bisogno di me?” ora si rivolge a Fionn, prima di sfidare la punta della lama con lo sguardo “Ho già detto che preferisco morire da eroe, piuttosto che chiedere perdono!”
“Se questo bambino muore ora, il tuo disegno sarà perduto. Il trono di Garth non ti apparterrà mai più! Mio signore, Erech, ti prego. Ti prego, ascoltami ancora una volta...” Fionn è ricaduto di nuovo nei suoi vaneggiamenti, prima di aggiungere con tono solenne “Liam figlio di Wolferl. Non provocare il mio signore: egli può darti l'onore e la grandezza che desideri, se deciderai di seguirlo”.
Erech si morde le labbra, riflettendo attentamente sulla situazione. In realtà è piuttosto in contrasto con il suo compagno di viaggio: prima lo trascina a salvare un bardo qualunque, che non è nemmeno di aiuto alla loro missione, viste le sue scarse abilità con le armi; poi lo costringe ad accorrere in salvo a due donzelle in pericolo ed infine pretende anche di dover portare con sé un brigante che crede di essere un eroe, ma non è abbastanza maturo da comprendere l’importanza della vita.
In fondo, potrebbe proprio ora non fidarsi di Fionn, che gli è sempre stato fedele?
“E va bene. Ma ricordati, Fionn, che se creerà problemi sarai tu o il tuo Signore Unico a risponderne” così facendo ritira la spada dalla gola del ragazzo, rinfoderandola nella guaina.
Subito il giovane si rialza dalla fanghiglia, con l’espressione accigliata e visibilmente spaesata.
“Non so come voi conosciate il mio nome, signor predicatore, ma non c’è Dio all’infuori di me che possa comandarmi cosa devo fare o non fare. Soprattutto, non mi fido di coloro che credono di poter parlare con qualcuno di così Potente ed Unico come se nulla fosse!”
Erech sta per lamentarsi, ancora una volta, di quel carattere così avulso al chinare la testa umilmente, quando vede Fionn raccogliere la spada avversaria e colpire il giovane alla nuca con un colpo dell’elsa, lasciandolo tramortito a terra.
“I piani del Grande Vecchio non sono qualcosa che si possa rifiutare” commenta in sua difesa, stringendosi nelle spalle.
Non può che sgranare gli occhi, rendendosi conto di quanto Fionn prevalichi sulla volontà altrui, pur di inseguire ciò che crede di aver udito dall’Unico.
“Mi auguro solo che sia come tu dici, Fionn, o come ti ho detto, ne pagherai le conseguenze.”
Rivolge lo sguardo al giovane ragazzo sdraiato nella fanghiglia, sarà meglio tenerlo al sicuro affinché non tenti di fuggire, perciò recupera delle corde che hanno abbandonato all’inizio del sentiero, per impegnarsi a legargli caviglie e polsi.
Così facendo lo issa su una spalla e lo conduce sul carro, lasciandolo cadere sul legno indurito.
“Cosa ne facciamo delle due donne? Hai scoperto qualcosa su di loro?” domanda una volta tornato indietro, verso Fionn, senza andare a chiedere alle dirette interessante. Non ama particolarmente conversare con gli esseri femminili.

 

*

 

Iseult osserva quella scena mentre stringe ancora una tremante Cèline tra le braccia: lei stessa trema, per il sollievo dello scampato pericolo e l'incertezza di quale sarà la propria sorte ora. Quei tre uomini le hanno salvate, è vero: ma saranno disposte ad accompagnarli a Garth? Cerca di non guardare i cadaveri della loro scorta, di non cercare il viso del povero sir Heremon. Se almeno lui si fosse salvato, saprebbe come consigliarla, ora...

Un momento, di cosa sta blaterando il predicatore? Non ha seguito per bene le sue parole, ma ha a malapena colto un "disegno divino" nel suo discorso. Si tratta dunque di monaci guerrieri?

Osserva l'altro, l'uomo che sembra il capo del gruppo. I lunghi capelli portati intrecciati come quelli di un selvaggio e la barba incolta non gli danno proprio l'aria del monaco...per un attimo valuta, inquietata, la sua notevole altezza e l'ampiezza delle sue spalle. No, è senz'altro un guerriero. Forse, se gli prometterà onori e ricchezze, accetterà di scortarle fino alla corte di Garth con i suoi strambi compagni.

Mettendo insieme tutta la dignità che le resta, si schiarisce la voce.

Signore, io sono Iseult di Muirìn, e questa è mia sorella, la principessa Cèline. Quello che vedete è quello che resta della scorta che ci stava portando nel regno di Garth, affinché io raggiungessi il mio promesso sposo.”

Gli occhi del guerriero si spostano su di lei: sono gelidi come due pezzi di cielo invernale. Un brivido freddo l'attraversa.

Dopo un istante di silenzio, l'uomo si prostra in un inchino, e fa cenno ai suoi compagni di porgere i loro rispetti.

Principessa Iseult, principessa Cèline. Non avevamo idea che foste di sangue reale, vi avremmo riservato un trattamento migliore.”

Iseult accenna ad un sorriso rinfrancato: dunque, si trovano tra uomini civili. Con quella nuova consapevolezza in petto, trova il coraggio di aggiungere:

Non ho parole per ringraziarvi di quanto avete fatto per noi. Al nostro arrivo a Garth, voi e i vostri compagni sarete compensati con grandi onori.”

A quel punto, l'uomo aggrotta le sopracciglia corvine. Il suo sguardo si fa più cupo e intenso, intriso di grandissimo orgoglio.

Non ho bisogno di onori, né di ricompense.”

"Ma Signore, in realtà ci servireb..." interviene l'uomo biondo, ma viene fermato da un gesto brusco del suo capo.

Viaggiavate per Garth per sposarvi?” La sua fronte si corruga, come colpita da un pensiero. “E chi mai è il vostro futuro sposo, Signora?”

Dal suo modo di parlare, Iseult è forse ancora più colpita di quanto non lo sia stata dai suoi occhi. Gli altri due sono più impacciati, ma quell'uomo non deve essere estraneo alle maniere di corte. Non sa se sentirsene sollevata. Di certo non è un uomo del re di Garth, o saprebbe senz'altro del matrimonio.

Il mio promesso è il principe Owen, figlio di Re Quinn.”

Lo vede esitare solo un istante, prima che il suo viso si tiri in un sorriso.

Non mi era giunta voce di un tale matrimonio, quale gioia dunque, venire a scoprire di aver appena salvato la futura padrona di questo Regno!”

Ancora incuriosita e perplessa dal suo rifiuto così secco di qualsiasi ricompensa - quanto orgoglio! - Iseult insiste:

Proprio per l'importanza della vostra impresa meritate tutto l'onore possibile. Vi prego, ditemi come possiamo dimostrarvi la nostra riconoscenza.”

L'uomo volge lo sguardo verso l'arciere, per poi dire:

Fatemi pensare, un istante solo. Vorrei parlare prima con i miei compagni, in fondo anche loro vi hanno partecipato.”

Così facendo, l'uomo prende da parte i suoi compagni.

 

*

 

Una volta che si son raccolti tra loro, Erech sussurra ai due “Avete inteso, vero? Intendo dire, chi abbiamo di fronte.”
“Ho inteso” replica Fionn con gravità “ma non dovremmo nemmeno pensare…sono donne, e sono innocenti.”
“Potrebbero però esserci utili” si pronuncia Godfrey in un sussurro, prima di avvicinare entrambi poggiando le mani sulle loro spalle “Prendiamole con noi, fingiamo che sia avvenuto un rapimento. Nessuno mancherà loro di rispetto, ma potrebbe essere un modo per avvicinarsi ai regnanti, senza che sappiano chi siamo…cosa ne pensate?”
Erech, per la prima volta, sembra stupito dalle parole di Godfrey e affatto annoiato. Volge un’occhiata di sottecchi alla Principessa Iseult, come se da lei volesse trarre la risposta, per poi tornare a concentrarsi sui compagni.
“E’ vero, la loro utilità è indiscutibile. Non sanno chi siamo, crederanno che desideriamo solo un riscatto, ma potremmo sfruttare tutto a nostro vantaggio. Fionn, il tuo Dio non ci consiglia nulla?” La sua parola, in tutto questo, è fondamentale.
Lo vede socchiudere gli occhi, come se stesse cercando la risposta da ascoltare, fino a raggiungere un certo limite di concentrazione.
Poi, arreso, afferma “Non dice niente, no. Ma non mi piace. Usare delle donne…” scuote la testa e sospira “Come intendi sfruttarle a nostro vantaggio, mio signore?”

 

*


 

Iseult è nervosa. Stringe le braccia intorno alle spalle di Cèline, e si guarda intorno, alla ricerca della spada più vicina. Non che abbia un'idea precisa di come usarla: ma non le piace il modo in cui quei tre parlano tra loro. Anche se finora sono sembrati abbastanza cavallereschi, potrebbero riservare brutte sorprese...

Si morde furiosamente il labbro: credeva che rivelare il proprio nome sarebbe stata una garanzia di un trattamento rispettoso, soprattutto in vista degli onori che potrebbe conferire loro una volta arrivata a Garth. C'è ricchezza più grande di quella elargita da un sovrano riconoscente? Eppure, si rende conto della propria ingenuità troppo tardi. Potrebbero essere finite in mani peggiori di quelle in cui erano cadute poco fa.


 

*


 

Non credere che piaccia anche a me, Fionn. Le donne portano sempre guai, ma mio malgrado, questa volta dovrò chinare la testa.”

Sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, riunendoli con la massa confusa che giace sulle spalle, prima di grattarsi la barba pensieroso.
“Una di loro potrebbe essere funzionale come spia. Ne terremo soltanto una con noi, mentre l’altra andrà al Palazzo di Garth, per poterci riferire tutti i movimenti interni e rivelarci i segreti.”
Godfrey alza un sopracciglio. “Tutto qui, questa è la grandiosa idea?” alza gli occhi al cielo “Che l’Unico ci venga in soccorso…”
“Una come ostaggio, e l’altra come informatrice? E dove avverranno gli incontri? E come…” Fionn spalanca gli occhi “Dovremmo minacciare l’una di fare del male all’altra se non fa la spia per noi?” sibila con un moto di sconcerto “Mio Signore, io non credo di poter…”

Il suo viso improvvisamente cambia, come se avesse visto un lampo attraversargli occhi, si ammutolisce per qualche istante e abbassa il capo. “Il segno è giunto” sospira “il piano funzionerà.”

E’ proprio questo che voglio da entrambi, che siate ottimisti. Ce la faremo, vedrete. Vi prometto che funzionerà, non farò cadere nel vuoto la fiducia che avete riposto in me” si lascia sfuggire un sorriso pienamente soddisfatto, ammutolisce subito Godfrey che inizia a replicare sul fatto che non ce la faranno mai con un piano simile e si volge quindi alle due donne.
 

*


 

Iseult sta per chinarsi e prendere sul serio una delle spade, quando l'improvviso volgersi di quell'uomo imponente la fa sussultare. Passa un braccio intorno alla vita di Cèline, per sorreggerla.

Mia Signora” dice lui, di nuovo pieno di sussiego come prima “vi prego di perdonare questo breve colloquio. Io e miei compagni abbiamo considerato l'ipotesi di poter accompagnare voi e vostra sorella a Garth. Sia mai che un fedele suddito di Re Quinn lasci fanciulle di sangue reale in questa foresta senza averle aiutate!”

Segue un altro profondo inchino. Iseult batte le palpebre e lo squadra da capo a piedi. Fidarsi, o no? Non che a questo punto abbiano molta scelta.

Grazie della vostra premura, signore.” E' cauta quando pronuncia quelle parole. “Posso sapere i nomi degli uomini che mia sorella ed io dobbiamo ringraziare, per tanta cortesia? Essi avranno lustro presso Re Quinn, ve lo posso assicurare.”

L'uomo la squadra con lo stesso sospetto che lei gli riserva. Possibile che abbia compreso ciò che voleva fare? Tuttavia, se è così, preferisce ignorarlo. Poggia una mano sulla spalla del compagno alto e biondo.

Ho l'onore ed il piacere di presentarvi Godfrey, figlio di Godrik. Crede di essere un grande cantastorie, ma non è ancora giunto il giorno in cui il popolo acclamerà a gran voce il suo nome.”

Quindi, si volta verso l'arciere dai lunghi capelli bruni.

Fionn Adhamid, mio servitore e compagno. Un ottimo cacciatore.”

L'uomo le si avvicina. Santa Luce dell'Unico, è davvero alto quanto una montagna! Iseult si scopre lievemente in soggezione quando quelle mani - callose, da soldato, come sospettava - prendono la sua, martoriata dai graffi e sporca di sangue e fango, e la conducono alle labbra nascoste dalla folta barba.

Ed io sono Erech, per servirvi Principessa.”

La sua barba le punge la pelle, ma il tocco della bocca è appena accennato. Di nuovo, come quello di un perfetto cortigiano.

Vi ringrazio dal profondo del cuore, dunque...” Iseult ripassa lo sguardo sui loro volti “Godfrey, Fionn ed Erech.”

Lascia scivolare rapidamente le dita dalle sue, e l'uomo si risolleva dall'inchino. Volge lo sguardo su Cèline.

Vi suggerisco di accomodarvi sul carro, la carrozza ormai sarà inutilizzabile. Hanno portato via i cavalli e il nostro non è adatto per trasportare un peso simile. Inoltre, temo che la Principessa Cèline non stia affatto bene.”

Iseult osserva preoccupata il volto pallido di Cèline: è vero, deve sedersi e riposare. E, per quanto detesti ammetterlo, ne ha bisogno anche lei.

Conduce dolcemente la sorella verso il carro, sussurrandole parole di conforto all'orecchio mentre la fa accomodare sul retro. Scomodo, certo, ma se è l'unico mezzo di trasporto che hanno...

Siede a sua volta, con un po' di difficoltà, facendo distendere Cèline sui sacchi e coprendola con ciò che resta del proprio mantello. Accanto a loro giace inerme uno dei giovani banditi, che ha le mani ed i piedi legati, eppure i lineamenti del viso sono incantevoli e pare piuttosto rilassato. Forse l'hanno preso per consegnarlo alle guardie, una volta giunti a Garth. Sembra ragionevole...qualsiasi cosa lo sembrerebbe, in questo momento, alle sue tempie pulsanti.

Tuttavia, deve mostrarsi forte per Cèline. Le accarezza i capelli con premura, per tranquillizzarla, gettando occhiate in tralice a quei nuovi compagni di viaggio. Potrà fidarsi?

La voce della sorella giunge in un sussurro, lontana come in un sogno.

Non temere Iseult, mi sembrano uomini d'onore. Soprattutto il predicatore, ha uno sguardo...dolce.”

Cèline porta le braccia strette al petto per coprirsi dal freddo assieme al mantello ormai fatto a brandelli.

Rimani accanto a me...”

Aggiunge ancora, prima di socchiudere le palpebre. La osserva addormentarsi, e oh, l'Unico sa se vorrebbe fare lo stesso. Ma deve restare vigile. Deve proteggere sua sorella da qualsiasi eventuale pericolo...non riposerà fino a che non saranno a Garth. Godfrey sale sul retro del carro insieme a loro, tenendosi a rispettosa distanza, mentre Fionn ed Erech salgono in cassetta. Iseult osserva le loro chiome selvagge, lunghe lungo tutta la schiena, come a Muirìn le porterebbero soltanto le donne. Che strani individui. Sembrano usciti da un altro tempo, o da un luogo lontano.

Questa sera potrete mangiare degnamente, avrete un pasto caldo” promette Erech. Forse non si è accorto che Cèline si è addormentata...ma Iseult nota l'assenza, in quella promessa, di un letto caldo. Meglio. L'asprezza del carro l'aiuterà a restare sveglia. Non può permettersi di riposare.

E ora, in marcia.”

Sono le ultime parole che Erech pronuncia, prima di spronare i cavalli sul sentiero che la carrozza stava percorrendo prima dell'assalto. Allontanandosi, Iseult posa una mano sul proprio corpetto, dove ha nascosto il gioiello della sua stirpe, la Lacrima del Mare, fino a quel momento. Qualcosa, almeno, è riuscita a salvare...anche se si tratta di un oggetto inanimato, che ha a che fare con la sua stirpe, sì, ma che non ha una famiglia a cui fare ritorno. Lancia un'ultima occhiata colma di rammarico ai cadaveri della scorta: chiude gli occhi, e si traccia tre rapide spirali sulle labbra in una muta preghiera per chi è caduto per difenderla...in particolare sir Heremon, con i suoi occhi verdi e tristi, di cui ora non conoscerà mai la storia.

  
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