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Autore: rosewhite    21/04/2013    2 recensioni
Dall'inizio:
Ci sono linee di sangue che non possono essere cancellate con un colpo di spugna.
Linee che vanno oltre il visibile, ma che in un certo senso vedi, se vuoi.
Ed a volte il tempo è fondamentale, anche se pensavi di avere a disposizione l’eternità, ti accorgi che ti scivola via dalle mani come sabbia.
Ma lei non voleva fare quell'errore.
Avrebbe afferrato il tempo e conosciuto chi doveva conoscere.
Perché il sangue chiama il sangue e non stiamo parlando di omicidi.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2

 

La casa era buia quando Megan vi entrò.

Poggiò le chiavi che tintinnarono rumorosamente nello svuotatasche all’ingresso.

Una luce si accese in camera da letto, nella loro camera da letto, e sentì il rumore di passi avvicinarsi.

Poggiò la busta con la spesa sull’isola di marmo bianco in cucina, da piccola ne aveva sempre desiderata una immaginandola esattamente lì, nella casa dei suoi sogni.

Aprì il frigo ed iniziò a posare uova e frutta con una punta di delusione.

Aveva pensato di poter dimostrare che il padre aveva torto, che si sbagliava quando diceva che Magnus li odiava, ma aveva evidentemente fallito. I suoi occhi verdi da gatto l’avevano guardata con una freddezza disarmante, non aveva lasciato spazio a dubbi. Aveva semplicemente deciso che lui non aveva e non poteva avere sorelle.

<< Hey piccola, com’è andata la tua passeggiata? >> Megan sorrise alla sua voce e si voltò.

Jason era poggiato con la spalla, a braccia conserte, vicino lo stipite della porta, a torso nudo con indosso solo i jeans chiari che sembravano fondersi con il candore della pelle del ventre.

Dimostrava circa ventidue anni, anche se in realtà ne aveva più di duecentocinquanta.

I capelli biondo oro gli ricadevano in dolce onde sfiorandogli le spalle, gli occhi grigi come i cieli primaverili che promettono pioggia ma che sai nascondono il sole, una piccola cicatrice sullo zigomo intaccava la perfezione da film che avrebbe avuto senza, ma che lei amava esattamente per questo motivo, la mascella un po’ squadrata la faceva impazzire, doveva ammetterlo, e quelle labbra.. oh quelle labbra.

Le sorrise come faceva sempre. Come se fosse la donna più bella e più dolce del mondo, anche se lei sapeva che non era così.

<< Allora? >> le domandò mentre il sorriso gli si allargava.

<< Cosa? >> Megan cadde dalle nuvole, si era persa a contemplarlo come faceva spesso. Jason rise e le andò in contro a piedi scalzi.

<< Ti ho chiesto com’è andata la tua passeggiata? >>

<< Non puoi chiedermelo mezzo nudo ed aspettarti veramente che io ti risponda >> lui rise di nuovo ed allargò le braccia permettendo alla strega di rifugiarcisi. Lei gli avvolse le braccia intorno al ventre e poggiò la guancia contro il suo petto freddo e sordo mentre lui l’avvolgeva in un abbraccio come una rassicurante coperta e le poggiava il mento sui capelli.

 << Ancora non mi hai risposto, piccola. >> le ricordò facendo vibrare il petto.

<< New York me l’aspettavo diversa. Magari con più colori o cose stravaganti. Ti ho svegliato? >>

Si spostò un po’ ed alzò il viso per guardarlo negli occhi e lui la baciò dolcemente.

<< No >> la baciò di nuovo ma vennero interrotti da un miagolio dall’altra parte della stanza.

Ombra, il gatto tartarugato adottato l’anno prima dalla coppia, strusciava con la coda alzata contro la porta. Li guardò con gli occhi color ambra e miagolò di nuovo.

<< Mi sa che qui qualcuno ha fame >>

<< E non è l’unico >> disse Jason aprendo il frigo e prendendo una bottiglietta di sangue. Quella roba sapeva di cibo precotto ma, purtroppo, doveva accontentarsi. La svitò e la mise nel fornetto a microonde mentre la sua ragazza svuotava una scatoletta di cibo per gatti nella ciotola viola di Ombra.

Viola, come gli occhi della ragazza che amava. L’aveva comprata esattamente per quel motivo, perché anche in quel negozio, anche se era solo, c’era sempre qualcosa che le ricordava lei. Qualche volta, andando per negozi, sentiva una canzone che gliela ricordava oppure pensava “ questo le piacerebbe”. Lei era sempre con lui, anche quando erano lontano chilometri.

 Il timer del fornetto suonò, lui si voltò solo per prendere la bottiglia e poi tornò a guardarla mentre metteva a posto le cose che aveva comprato nutrendosi sia del sangue che della sua vista.





Perdonatemi se il primo capitolo e l'intro fanno un po' schifo. Se non lo faccio ora, appena possibile provo a migliorarli un po'.
Nel frattempo.. Cosa ne pensate di questo?
Le recensioni, anche negative, servono per migliorarsi.
Grazie a tutti. A presto.

   
 
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