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Autore: Supreme Yameta    25/04/2013    5 recensioni
Il mondo è in subbuglio dopo avere appreso della distruzione del villaggio della Foglia e di quello della Pioggia. Akatsuki è diventata una seria minaccia per tutti ed è giunto il momento che i leader delle cinque grandi potenze militari ninja si riuniscano per decidere le nuove mosse.
Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Madara Uchiha saranno i principali attori degli stravolgimenti che passeranno alla storia. Il mondo ninja sarà pronto per loro?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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Salve a tutti voi, cari lettori. Eccomi tornato alla carica con un nuovo esilarante capitolo sui nostri strambi eroi. Perché sono strani, dovete ammetterlo. C’è chi sclera, chi si procura ferite gravissime sul proprio corpo, altri che diventano perfetti serial killer; insomma, chi ne ha, più ne metta!
Non anticiperò molto sul nuovo capitolo, solo che per il momento mi interesso più alle questioni giovanili che agli scontri; non temete. Nel prossimo capitolo ci sarà uno scontro avvincente, uno dei più belli della serie.
Adesso, senza aggiungere altro, vediamo di fare qualcosa per questo capitolo e di farvi ancor più interessare alla storia. Colgo quindi l’occasione per augurarvi una buona lettura e buon divertimento.




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Il Reggente Sesto Hokage entra in azione


Il fallimento è uno stato in cui non si è in grado di adempiere a un determinato compito.
Ai piccoli aspiranti membri della Radice veniva insegnato a non cadere mai in una situazione, adempiendo sempre ai suoi doveri. Nel caso questi piccoli non adempiessero a tali aspettative, essi venivano puniti con pene corporali, le quali, a seconda del grado di importanza della missione fallita, potevano condurre addirittura alla morte.
I membri della squadra di recupero di Tenzo, l’unico utilizzatore vivente dell’arte del legno, che avevano fallito il loro compito, sapevano di doversi aspettare una punizione esemplare da parte delle alte cariche dell’organizzazione.
Per prima cosa ci sarebbe stato il confronto diretto con il reggente Sesto Hokage.
Danzo restava seduto sulla sua comoda poltrona a udire dei lunghi resoconti dei suoi uomini più validi e delle missioni che avevano completato per quella giornata. Fino al gruppo che si doveva occupare della cattura di Tenzo, tutto era andato bene, solo dopo l’umore del vecchio ninja cambiò in maniera repentina.
«Che cosa significa che ve lo siete lasciato scappare?»
Il capo delle operazioni e il suo secondo erano in ginocchio ad attendere desolati la sua ramanzina, sperando appunto che per le loro vite sarebbe andata bene per quella giornata.
Fu sempre il capo delle operazioni a parlare.
«È più in gamba di quello che ci aspettavamo e ha ucciso parecchi dei nostri uomini, prima di scappare.»
Allora Danzo diede una delle sue opinioni personali, oltre a dar dimostrazione di essere un tipo incredibilmente imprevedibile.
«Non fa nulla. In fin dei conti possiamo aspettare per averlo fra le nostre fila. Non appena verrò ufficialmente eletto Hokage, allora egli stesso sarà tenuto a obbedirmi.»
Dal tono con cui Danzo l’aveva detto, era possibile capire quanto tenesse a diventare il nuovo capo del villaggio della Foglia. Aveva tanti progetti per la sua gente.
Per prima cosa voleva attuare una politica di stampo di quella del Secondo Hokage, poiché secondo lui, il Terzo era stato molto permissivo e aveva permesso il nascere di diverse questioni, le quali, a loro volta, sarebbero state appianate in maniera differente, se al potere non ci fosse stato il Terzo o il Quinto Hokage.
Danzo aveva in mente di cambiare molte cose; tantissime. Credeva che la Foglia avrebbe fatto la figura del zimbello di fronte alle altre nazioni e questo era assolutamente imperdonabile, dato che era stata proprio la Foglia la forza militare che aveva sempre ispirato gli altri villaggi.
Il futuro Sesto Hokage tornò a fissare i propri sottoposti.
«Come procede la ricerca di Kabuto Yakushi?»
Il compito di rispondere toccò allo stesso capo della squadra che aveva tentato di catturare il manipolatore del legno.
Non era per nulla conveniente dare al capo della Radice più di una notizia brutta al giorno.
«Sfortunatamente Kabuto è molto più abile di quello che risulta dalle nostre informazioni. È molto sfuggente e sa come non lasciare tracce, signore. Tuttavia…»
«Cosa?» lo interruppe bruscamente l'anziano shinobi.
Nel male c’era sempre una luce di speranza che andava sempre perseguita.
«Fonti certe attestano che si trovi nella nazione del fulmine e alcuni ninja sono stati già mandati a cercarlo.»
«Di chi si tratta?»
«Di una squadra comandata da Anko Mitarashi.» riferì l’uomo.
A quel punto Danzo tirò un sospiro dalla contorta natura.
«L'ultima mossa di Tsunade, prima dell'attacco del nemico. Questo potrebbe essere quindi un problema. Kabuto potrebbe parlare.»
«Ne è sicuro?» domandò uno dei ninja incappucciati al fianco del vecchio leader.
Di conseguenza quest’ultimo rivolse il suo ordine successivo a uno di loro.
«Tera. Occupati tu di chiudere la bocca alla Mitarashi.»
L’uomo in possesso di quel nome era incappucciato. Annuì meccanicamente e sparì un attimo dopo nel nulla per accingersi ad eseguire la sua malintenzionata missione.
Una volta aver predisposto le procedure per risolvere quel problema, il reggente Hokage passò a un’altra delicata questione, la quale richiedeva a sua volta l’intervento di uno dei suoi uomini più fidati.
Quella persona era proprio di fronte a lui; il giovane ninja dalla grande bravura nella pittura che egli aveva inserito nella squadra Kakashi, al fine di controllare meglio le mosse del Quinto Hokage. Gli serviva lui, che per quella occasione aveva battezzato Sai.
Il suddetto comprese tutto dal suo sguardo magnetico, nascosto dal capello da Hokage.
«In che cosa consiste la mia missione?» domandò il giovane ninja.
«Riprenderai il nome di Sai e tornerai da quei ragazzi. Ci sono alcune cose che non mi convincono e vorrei che investigassi per mio conto.»
Una richiesta alquanto criptica; necessitava di alcune spiegazioni supplementari.
«Mi perdoni, ma non riesco a capire che cosa dovrei cercare di specifico. L’ultima volta voleva che riferissi degli spostamenti di Naruto Uzumaki, ma ora lui è morto, quindi…»
Sì, Danzo lo sapeva bene e ancora non riusciva a credere che la Foglia avesse veramente perso il Nove Code; tutta colpa di Tsunade.
Tuttavia quella volta l’obbiettivo del vecchio era differente e gli serviva il ragazzo chiamato Sai al fine di ottenere netti risultati.
«Fra quei ragazzi c’è Sakura Haruno che è stata allieva di Kakashi e Tsunade. Quella ragazza saprà sicuramente dove si trovano i suoi maestri e voglio che tu riferisca quello che sa. Inoltre, fra di loro c’è anche Gai Maito, che sarà a sua volta a conoscenza di qualcosa.»
«Ho capito.» riferì il pittore meccanicamente.
In poche parole gli veniva chiesto di tradire la fiducia di quelle persone che si erano proclamate sue amiche.
Quando Danzo gli aveva domandato se per lui non ci fossero problemi a eseguire quel compito, aveva risposto che non c’era nessuna motivazione per cui non ne dovesse essere in grado; però, quando era rimasto da solo a casa propria, erano cominciati a balenare i primi dubbi.
Era giusto ripagare la gentilezza di Sakura, Hinata e tutti gli altri con il tradimento?
Poteva realmente affermare di aver smarrito la voglia di voler esplorare il mondo delle emozioni? Poteva dire con certezza che non si era sentito vivo quando era con quei ragazzi, vivendo avventure con loro, scherzando, patendo, soffrendo?
Che cosa doveva fare? Andare avanti con gli insegnamenti della Radice o seguire il suo sveglio cuore, non tradendo i suoi amici?
In un modo o nell'altro avrebbe tradito qualcuno. O i suoi amici, oppure la Radice?
Restava dunque un’ultima domanda, prima di assopirsi sopra il letto in quel tardo pomeriggio: chi tradire?

*

Masato Ota aveva undici anni, era ninja da due e genin del villaggio della Pioggia poco meno di un mese. I motivi per cui fosse diventato uno shinobi erano tanti, irti come una fitta matassa e degni di essere riassunti in un lungo romanzo intrecciante con la storia dei suoi compagni. Le stesse modalità sarebbero potute essere applicate alle ragioni per cui fosse passato dalla concezione di non avere nessun luogo di appartenenza ad averne uno: il villaggio nascosto della Pioggia, della nazione della Pioggia.
La prima impressione che aveva di quel posto non era stata molto positiva, dopotutto, abituato a un clima caldo e solare, la perenne pioggia, tipica della nazione ospitante, gli aveva regalato un nuovo status mentis che lo lasciava ancora basito, poiché non aveva conseguito la famosa abitudine che i suoi compagni, all'opposto, avevano guadagnato da diverso tempo. In effetti, non riusciva a capire come questi fossero riusciti a sentirsi a loro agio, dato che erano sempre stati i primi a non voler andare in quel villaggio; peccato che la decisione intrapresa dal loro maestro non aveva lasciato scelta: se volevano allenarsi, dovevano seguirlo.
Passeggiava per i bui corridoi della torre più alta del villaggio. Il mantello fradicio, la pelle infreddolita e umida, le dita affusolate che si attorcigliavano in un piccolo rotolo che tentava di tener nascosto da occhi indiscreti.
Masato era un ragazzino dall'aspetto che rappresentava la perenne contrapposizione fra bene e male; occhi di un insolito ghiaccio e capelli scuri come l’ebano, pelle molto chiara e bassa statura. Una zazzera di capelli ricci che copriva in parte il copri-fronte della Pioggia che indossava, assieme a una espressione continuamente corrucciata.
Masato aveva in continuazione da ridire su qualunque cosa. Il tempo, la gente, il modo di vestirsi, il cibo, il denaro, gli allenamenti, i compagni, il maestro, le missioni. Questo lo rendeva dotato di una folta parlantina, la quale alle volte era l’unica ragione perché la gente tenesse molto a tagliare una conversazione con lui. L’unico a non farlo era il maestro, il quale, secondo lo stesso ragazzino, in realtà non lo stava propriamente ascoltando e isolava la sua mente a ogni disturbo esterno.
Era proprio il suo maestro che aveva intenzione di andare a disturbare, dato che il rotolo che aveva recuperato gli era costato tanta fatica e maledizione dai chunin della Pioggia, era un oggetto personale che aveva richiesto proprio lui.
Giunse di fronte alla porta da cui si accedeva alla stanza del maestro. Stava quasi per bussare, quando la sua mano venne frenata dal marasma di voci estranee, provenienti dalla stanza.
«Voglio vedere il corpo della forza portante.» aveva sibilato con insistenza una cupa voce.
Dopodiché sfociò una seconda voce mai sentita dal piccolo genin.
«Al momento si trova dentro Regno Infernale e purtroppo non posso usarlo, perché sono a corto di corpi.»
Dei passi.
Masato premette l’orecchio contro la porta per ascoltare meglio.
A quel punto udì finalmente una voce familiare.
«La battaglia è stata veramente difficile. L’Ennacoda si è dimostrato addirittura capace di sconfiggere Tendo, infatti siamo dovuti intervenire direttamente noi per fermalo.»
«E ha funzionato, stando quanto mi state dicendo.» mormorò la prima voce.
Masato riuscì a distinguere in essa una sana dose di scetticismo.
Sentì nuovamente dei passi dentro la stanza, tuttavia non poteva fare a meno di pensare per quale motivo quella gente si trovasse dentro la stanza del maestro quando lui non c’era nemmeno.
Che cosa stava succedendo?
Il pensiero di Masato, prima di attivare una tecnica di mimetizzazione e nascondersi nell'oscurità sulla parete adiacente, quando la porta da cui origliava si aprì.
Da essa fuoriuscirono tre individui avvolti in un lungo mantello nero con delle nuvole rosse disegnate sopra. Di quei tre, lui conosceva solo l’unica donna del gruppo, ovvero lady Konan, la padrona del palazzo della Pioggia che li aveva accolti un mese prima.
Assieme alla bella donna vi era un tipo molto alto dai capelli rossi e dal viso pieno di piercing che il piccolo genin non aveva mai visto; il tenebroso tizio si distingueva tuttavia per un particolare più rilevante, ovvero i suoi occhi. Masato non aveva mai visto qualcuno con degli occhi così strani e inquietanti.
Stesso ragionamento il ragazzino poté farlo per l’uomo dal volto coperto da una maschera arancione, provvista di un solo buco, da cui lo sconosciuto poteva vedere con il suo unico occhio. Probabilmente, pensò Masato, doveva aver perso il sinistro in battaglia.
Smise di pensare nell'esatto momento in cui i due sconosciuti ripresero a discutere nel corridoio.
Fu la signorina Konan a parlare.
«Come procede la cattura dell’Ottacoda. È da più di un mese che ci dici di aspettare Sasuke.»
L’uomo con la maschera emise un flebile suono di dubbiosa origine; poteva essere sia una risata smorzata o un verso, originato dalla noia.
«Manca ancora poco.» replicò poi.
«Sasuke e i suoi partiranno per il paese delle Nuvole dopodomani, confido che completino la missione in un paio di giorni.»
«Me lo auguro per lui, altrimenti verrà ucciso dall’Ottacoda.» sbottò con ilarità l’uomo dai capelli color carota.
Quel commento generò a sua volta il ridacchiare dell’uomo mascherato, il quale a sua volta decise di cambiare argomento.
«Piuttosto, Nagato, perché c'è un moccioso che ci sta spiando per mezzo di una banalissima tecnica della trasparenza?»
Masato sbiancò. Com'era riuscito a scoprirlo?
Eppure si era camuffato bene e la sua tecnica, a detta dello stesso maestro, era la migliore, rispetto a quella dei suoi compagni e dello stesso maestro.
Chi era quell'uomo? E perché stava iniziando a temere per la propria incolumità?
Quell'uomo, chiamato dal mascherato Nagato, guardò assieme agli altri due in direzione del suo nascondiglio. Masato lo distinse chiaramente; quel brivido lungo la schiena, generato da orrende sensazioni concatenate alle nozioni di disagio e paura.
L’avrebbero ucciso?
No.
«È uno dei ragazzini che ho preso come discepoli.»
Risposta molto strana da parte sua.
Masato poteva giurare di non aver mai visto quell’uomo in vista sua; nonostante ciò, questi assicurava al tizio più inquietante che fosse suo allievo.
Cosa più importante, sempre onnipresente nei pensieri del genin: dove diavolo era finito il suo vero maestro?
Con ancora in cuore e mente tale questione, tornò ad ascoltare la discussione fra i tre, assieme alla risposta del mascherato.
«Hai preso degli apprendisti? Non è da te, Nagato.»
L’altro si affrettò subito a rispondere, contemporaneamente a lanciare un’occhiata a Masato, come per ordinargli di non azzardarsi a muovere un singolo muscolo.
«Ho capito che con le perdite ingenti che abbiamo subito, è necessario arricchire l’organizzazione di nuove pedine per il futuro e quei tre ragazzini mi danno diverse soddisfazioni, nonostante la tenera età.»
«Addirittura…» sbottò il mascherato.
Dopodiché questi si mosse di qualche passo in più rispetto a Konan e Nagato e, in procinto di oltrepassare la successiva porta, espose ai collaboratori le sue ultime idee.
«Dal momento in cui recupereremo l’Ottacoda, l’organizzazione entrerà sicuramente nella lista nera della Nuvola e il Raikage ci darà la caccia. Dopotutto è un sentimentale che tiene molto a suo fratello. Arriverebbe pure a mettere da parte il suo smisurato ego per lavorare con gli altri Kage.»
Seguì un breve ghigno del pel di carota.
«Hai per caso paura dei cinque Kage, Madara? Non pensavo sapessi provare paura.»
«Non si tratta di avere paura o meno.» replicò il mascherato.
Il loro piano non aveva bisogno di nessun’altro fattore di disturbo.
«Se le cinque grandi terre dovessero allearsi, per noi sarebbe un grande problema…»
Si bloccò subito dopo, come colpito da un’idea che andava subito espressa, evitando così di perderla per sempre.
«In quel caso quei mocciosi che stai allenando potrebbero tornarci utili. Dì, sono in gamba?»
L’uomo mosse il capo.
«Certo che lo sono, anche se hanno ancora delle doti acerbe. Altrimenti non li avrei scelti, non credi?»
«Hai ragione.» concordò con lui il mascherato.
Egli si mosse ancora, quasi sembrava che stesse per andarsene via da un uscita diversa dalla solita, usata da tutto il personale della grande torre.
Lentamente l’uomo mascherato iniziò a svanire nel nulla, tratto via da un vortice ipnotico, assieme all'intensità delle sue ultime parole.
«Ho alcune cose da portare a termine in queste settimane, per cui approfittane per riprendere le energie e preparati a sigillare l’Ottacoda e l’Ennacoda. Ne avremmo bisogno quando i Kage inizieranno a scalpitare.»
Un attimo dopo era sparito.
Nella stanza era rimasto solo silenzio.
Konan e Nagato non osarono scambiarsi una singola parola; nessun motivo spiegabile perché non accennassero a farlo. Il che era un male per Masato, dato che non vedeva l’ora di scoprire che cosa ne sarebbe stato di lui, dato che era stato scoperto.
Quei due si erano accorti facilmente della sua presenza e potevano tranquillamente notificarlo al maestro; allora sì che sarebbero stati guai. Di solito, il maestro li puniva con esercizi fisici molto estenuanti; altre volte li obbligava a mangiare fino allo sfinimento; altre ancora li mandava a pulire i bagni degli edifici pubblici.
Il suo amico Koichi aveva definito il maestro un sadico naturale.
Arrestò i pensieri quando il misterioso Nagato lo richiamò.
«Scendi da lì, Masato.»
Lui obbedì. Si avvicinò titubante alle due figure con la testa china e un groppo in gola. Il cuore palpitava all'impazzata e le dita tremavano che, a un certo punto, gli cadde addirittura a terra il rotolo che aveva recuperato nell'ultima missione.
«Cavolo!» fece quando gli cadde.
Provò a recuperarlo, ma venne preceduto dal pel di carota, il quale si premurò tempestivamente di analizzarne il contenuto con molta attenzione.
«Così ce l’hai fatta. E io che credevo di aver esagerato nel mandarti da solo ad eseguire un compito così difficile. Ottimo lavoro, Masato.»
Konan riprese parola e commentò l’impresa del bambino. «Impressionante. Stanno migliorando a vista d’occhio.»
«Già.» replicò l’uomo, mentre si infilava il rotolo dentro la manica della cappa.
Solo allora Masato ebbe il coraggio di parlare.
«Mi scusi, ma io non la conosco. Perché si comporta come se mi conoscesse?»
Scambio di sguardi fra i due adulti, poi l’uomo scattò a ridere.
«Hai ragione. Scusami. Se sono riuscito a ingannare Madara, non vedo come tu possa riuscirci!»
Ancora più confusione nella mente del ragazzino.
L’uomo dai capelli rossi compose un sigillo e scomparve in una nuvola di fumo, lasciando il suo posto a un giovane diciassettenne biondo, abbigliato in un kimono nero e con dei fragorosi zoccoli rossi che avevano sempre fatto parte dell’assortimento sonoro di Masato e dei suoi amici, quando si allenavano; spesso solevano bighellonare per qualche minuto in più del concesso e usavano il rumore degli zoccoli per capire quanto fosse distante da loro il maestro.
«Maestro!» sbottò il ragazzino.
«Ma come diavolo si è conciato? Perché ha usato una tecnica della trasformazione?»
Il maestro tirò un sospiro di sollievo immotivato e a lanciare sguardi alla trentenne dai capelli blu, la quale, intanto, si era tolta di dosso il mantello nero a nuvole rosse.
Konan rispose allo sguardo qualche attimo dopo, ostentando la tipica freddezza.
«Ci ha salvato la vita.»
Masato non comprese assolutamente e chiese spiegazioni al maestro.
«Quel tizio era un mio nemico che pensa che io sia morto. Ho usato la tecnica della trasformazione per confonderlo e ancora stento a credere che abbia funzionato!»
«Ah, capisco…» fece il ragazzino, grattandosi il naso.
«Comunque non deve trattarsi di un particolar ninja se si fa fregare in questo modo.»
Konan lo contradisse subito.
«Non per niente non ti ha notato, vero? Guarda che stiamo parlando di Madara Uchiha.»
«Uchiha hai detto?» sibilò il ragazzino una seconda volta; conosceva molto bene quel cognome.
Si aggiunse il maestro a spiegare.
«Credimi, Masato, è stato un miracolo che ci sia cascato. Abbiamo avuto una grande dose di fortuna se ancora siamo tutti interi.»
Masato impallidì; non era tipico del suo maestro temere così un avversario.
Dopotutto il maestro Naruto aveva sconfitto il temutissimo Pain.
«Questo tizio è veramente così potente?»
Il maestro annuì con una nota di disappunto e disprezzo, dovuto probabilmente al fatto che stesse ammettendo di avere paura di qualcuno come Madara.
Non ci teneva affatto di dare quella impressione di sé, per cui si affrettò a cambiare argomento in fretta.
«Piuttosto, va’ a cercare quei due e preparatevi per l’allenamento di più tardi. Dobbiamo ripassare le ultime cose, prima della nuova lezione.»
Masato tentò di obiettare; voleva sapere ancora di più su quel temutissimo uomo di cui il suo maestro e lady Konan avevano molto timore.
Tuttavia il maestro Naruto non volle sentir ragioni.
«Va’ ti ho detto. Non sono cose che ti riguardando.»
Dunque Masato fu costretto a ubbidire, seppur in cuor suo sperava di riuscire a trovare qualche informazione su Madara Uchiha da qualche altra fonte; ne avrebbe dovuto attendere di tempo, prima di essere privato dall'ignoranza di quell'argomento.

*

Aveva spesso dei sogni perturbanti da quasi più di un mese. Ogni mattino si domandava per quale motivo ne facesse così tanti e tutti dei più disparati aspetti della sua vita; episodi che arrovellavano le sue budella al punto da fargli addirittura lasciare sul materasso una pozza di sudore.
Delle cause non sapeva accertarne nemmeno una.
All'inizio aveva infatti pensato che si trattasse di quello che aveva mangiato a cena, così aveva provato a digiunare, eppure i sogni tornarono a palesarsi.
Pensò allora che si trattasse della scorretta postura mentre dormiva; le notti successive smentirono anche quella teoria.
Allora, secondo le ipotesi di un ninja medico, doveva trattarsi di un particolare stato emotivo, retto anche da un malessere mentale; dopotutto Sasuke era ancora fresco di lutto.
Sasuke Uchiha dunque si chiese se fossero i fantasmi del passato che lo torturassero per aver ucciso Itachi.
Che fosse dunque anche lo spirito di suoi fratello a torturarlo mentalmente, solo perché aveva deciso di fare di testa sua, anziché percorrere il sentiero che era stato tracciato per lui dal fratello maggiore?
Sasuke non ne aveva idea; non era un tipo superstizioso, ma nelle recenti notti aveva sognato spesso di allenarsi in macabri allenamenti con Itachi e Orochimaru, venir picchiato da Naruto, messo a ridicolo da Kakashi e tradito da Sakura, la quale era spesso sognata limonare con il tizio dalla pelle cadaverica che faceva parte della nuova squadra 7.
Cavoli come moriva quando la sognava andare anche oltre il bacio. Aveva voglia di urlare e commettere violenza quando la sognava nuda, giacente al fianco dell'odioso ragazzo che distruggeva il suo animo; quel bastardo che si prendeva ciò che era suo.
Il peggio giungeva quando la sua rabbia si traslava in violenza sessuale allo stato puro.
Di solito gli capitavano per la mente sia lo stesso oggetto della sua sofferenza, la quale era per la maggior parte presente nel 90% di quella tipologia di sogni e nel 60% negli altri, in stretta competizione con Itachi, Kakashi, mamma e papà e Naruto, oppure Ino o Karin, nelle quali trovava uno strenuo e appagante trionfo nel commettere l’atto di coito di fronte ad altri amici. Una volta sognò pure di possedere Hinata Hyuuga di fronte all'acerrimo rivale, solo per il brio di vedere la sua odiosa espressione sofferente, dato che sapeva che c’era sempre stato del tenero fra loro due.
Un sussulto nel sonno per aver sognato Sakura che baciava quel ragazzo pittore. Poi il sogno iniziò a contorcersi. Lo strano tizio aveva lentamente assunto le fattezze di suo fratello, il quale lo lasciava aspettare nella esecuzione dell’atto finale, dopodiché lo riempiva di saccenti commenti.
Un attimo dopo faceva il suo ingresso Naruto, che andava ad abbracciare Itachi, chiamandolo fratellone.
«No!»
Itachi era suo fratello, solo suo! Era per lui che aveva sacrificato il clan e la propria vita, non per quel bastardo di Naruto!
Poteva anche aver ragione; ciò non toglieva il fatto che fosse suo fratello a preferire Naruto a lui.
«Non ho di che farmene di te, Sasuke. Stavo male e l’unica cosa che hai saputo fare è farti accecare dalla vendetta, senza distinguere la menzogna dall’inganno. Non sei niente!»
Parole più dure non poteva sentirle proprio da parte sua.
In più ci si aggiunse lo sprezzante Uzumaki.
«Ah, lascialo perdere, Itachi. È solo un perdente. Ora che ci sono io, ti riabiliterò e mi prenderò cura di Sakura. Lei ha bisogno di un vero uomo.»
«Sta zitto!»
Non poteva toccarlo e non ne sapeva nemmeno il motivo.
La rabbia cresceva assieme al desiderio di rendere il villaggio della Foglia un cumulo di macerie.
Aveva solo pensato a tale desiderio, ma suo fratello sembrò comunque intuirlo e gli indirizzò parole molto dure.
«Giustificati come ti pare e piace, Sasuke. Usa il mio nome per motivare i tuoi futuri crimini, anche usando il potere che ti ho lasciato. Però, se osi fare qualcosa contro il villaggio, allora non sarai più mio fratello. Naruto è una scelta migliore di te.»
No. Non poteva accettare di sentirsi dire di essere inferiore a Naruto; tutto ma non quello!
Nemmeno il tempo di ribattere che Naruto aveva tirato fuori una spada e aveva squarciato il ventre del martire del villaggio della Foglia.
«Fratello!»
Come se non bastasse, erano apparsi dal buio Kakashi, il vecchio Terzo Hokage e tutti i suoi vecchi compagni d’accademia che davano una pugnalata sulla schiena sempre sul ferito.
L’ultima pugnalata venne da parte di Sakura.
Sasuke provò a fermarla, però, durante l’atto fisico, egli venne scacciato violentemente da Kakashi.
«Sparisci, spazzatura!»
Anche Sakura non fu da meno.
«Non sei niente, Sasuke. Maledico me stessa per non essermene accorta prima.»
Era in vestaglia che presto lasciò cadere per terra, mostrandosi in tutto il suo splendore. Sorrise maligna e si mosse sinuosamente attorno all’Uchiha, procurandogli molti impulsi di piacere. Subito dopo, però, si allontanò, schifata, gettandosi fra le braccia del tizio pittore, di Kakashi e di Naruto che l’avrebbero fatta loro sempre di fronte a lui, deridendolo.
Stavano tutti ridendo di lui e di Itachi. Deridevano il sacrificio di suo fratello.
Ira.
Sharingan.
Mangekyo Sharingan.
Una forza oscura provenirgli dagli angoli più remoti del cuore.

*

Il letto era una pozza di sudore. Il suo petto pulsava, assieme alle vene di ogni parte del suo corpo ed emise un lungo sospiro. Ringraziò il cielo di essere da solo nella sua stanza, in quel modo nessuno avrebbe potuto vederlo in quello stato pietoso e deriderlo.
Lui era Sasuke Uchiha. Per lui quel cognome era tutto e il suo modo di vivere doveva esemplare la perfezione più totale, proprio perché era un Uchiha.
Conscio di ciò e affrancato da tale stato mentale, non si accorse della presenza di un estraneo nella sua stanza.
Iracondo attivò il suo Mangekyo Sharingan e lo puntò contro lo straniero.
«Che cazzo ci fai qui?!»
Suigetsu Hozuki sbadigliò con amarezza, maledicendo Madara per averlo obbligato a vegliare sul suo superiore in una posizione odiosa e scomoda.
«Calmati, amico. Non lo sto facendo perché voglio curiosare nella tua vita privata. È stato il tizio mascherato che mi ha ordinato di controllarti.»
Ciò non servì comunque a calmarlo, sebbene sapesse che Suigetsu fosse in buona fede.
Accese un lume. «E tu ora segui gli ordini di Madara, anziché i miei?»
Sentì Suigetsu sghignazzare nella penombra.
Subito dopo lo spadaccino si affrettò a cambiare rapido argomento, senza dare risposta alla domanda dell’Uchiha.
«Che brutta cera che hai, amico mio. Hai fatto un brutto sogno?»
«Un incubo a dirla tutta.» replicò lui, massaggiandosi le tempie.
«Probabilmente sarai ancora stanco dall'allenamento di questa mattina.» azzardò l’altro.
«Anche se fosse, non sono affari tuoi.»
Nuovamente l’albino scattò a ridere.
«Su questo devo correggerti, amico mio. Se inizi a parlare nel sonno come prima e non mi lasci dormire, allora sì che è un mio problema.»
Notizia eccessivamente sconvolgente per il moro, poiché non si aspettava proprio che LUI, proprio LUI, faceva delle cose squallide del genere.
«Parlare nel sonno? Io?»
Il sottoposto annuì.
Per Sasuke era un problema; nessuno, nemmeno Madara, doveva venire a sapere di quel lato così intimo del suo essere. Era addirittura tentato di tappare la bocca all’Hozuki, per paura di poter continuare a vivere tranquillo, sapendo che c’era qualcuno che l’aveva beccato in un momento in cui stava vacillando; soprattutto se si trattava di Suigetsu.
«Che cosa hai sentito?»
L’altro sembrava aver intuito le sue intenzione e aveva lentamente portato la mano sull’elsa della sua katana, pronto a scattare alla minima mossa. Ciò nonostante, continuava a mantenere la solita strafottente espressione in viso.
«Oh beh, hai parlato in continuazione di tuo fratello, di un tizio di nome Naruto e di una certa Sakura che, da quel che ho capito, adora molto la carne fresca.»
«Ehi!» tuonò il moro alzando la voce.
Mangekyo Sharingan attivato.
Suigetsu venne pervaso da un brivido lungo la schiena; aveva esagerato. Per questo si apprestò a rimediare il prima possibile.
«Scusami. Avrò capito male io.»
«Sciacquati la bocca prima di nominare mio fratello e quella ragazza, mi hai sentito, pezzo di merda?» continuò l’Uchiha.
Suigetsu era rimasto di sasso. Era la prima volta che sentiva parlare il posato Uchiha in modo tanto scurrile, tuttavia poteva anche comprenderlo, dato che si sarebbe comportato nella medesima maniera, se qualcuno avesse osato scherzare sulla morte di suo fratello Mangetsu.
«Comunque…» si affrettò a dire con titubanza.
«Non devi temere, non aprirò la bocca con nessuno.»
Sasuke si massaggiò nuovamente le tempie con ancora i suoi nuovi occhi attivi. Respirò copiosamente per qualche attimo, come se stesse pensando a qualcosa di tremendamente problematico, poi riprese parola.
«Devo essere sicuro…»
«Allora usa i tuoi occhi per cancellare i miei ricordi, se non ti fidi!» sbottò l’albino.
«È proprio quello che ho intenzione di fare. Dopo che avrò finito, va a svegliare Karin e Jugo e dì loro che fra un’ora si parte per la nazione dei fulmini.»
Suigetsu non ebbe nemmeno il tempo per annuire che già era caduto sotto l’influenza del potentissimo sharingan. Un secondo dopo, durato secondo la sua percezione una miriade di secoli, cadde al suolo, esausto.
Non appena si riprese andò ad eseguire l’ordine precedentemente ricevuto.
«Karin! Jugo! Alzatevi! Il capo vuole partire fra un po’!»
Rimasto da solo, Sasuke ebbe tutto il tempo per alzarsi e recarsi verso la doccia del bagno per aprire l’acqua e prepararsi per una rapida doccia. Avrebbe fatto una lunga doccia, dato che si sentiva tremendamente sporco per quei sogni così poco casti che aveva fatto; non erano proprio da lui, soprattutto perché si era svegliato con l’alzabandiera.
«Merda…»
Diavolo come avrebbe voluto avere in quel momento Sakura con sé, prenderla, sbatterla dentro la doccia e farla sua finché non sarebbero stati stremati.
Sentì la voce di Karin squillare contro Suigetsu. Ci volle veramente tutta l’unione della sua dignità Uchiha per non mettersi una vestaglia, entrare nella stanza della rossa e adoperare la stessa strategia coniata con Sakura; tanto sapeva che per Karin non si trattava altro di un invito a pranzo.
Nolente dovette arretrare.
Non era una cosa da lui, dopotutto. Eppure era pur sempre un essere umano. Inoltre era un adolescente di diciassette anni, ovvero in piena fase ormonale e voglioso di avere le sue prime esperienze; significava essere uomini.
Se ne vergognò molto quando entrò nella doccia tutto nudo. Doveva fare in modo di arrestare quei pensieri impuri dando loro di che sfamarsi, ma l’avrebbe fatto da solo; non voleva rendersi preda della sua contorta sessualità in quel modo: Sasuke Uchiha dominava le sue emozioni, non viceversa.
Una volta che ebbe concluso aveva raggiunto la sua squadra, partendo a loro volta verso la nuova missione del Falco.
Adesso aveva la mente più serena e focalizzata totalmente sull'intera missione che Madara aveva affidato loro: catturare la forza portante della bestia a otto code.

L'angolo dell'autore
Bene!
Anzitutto premetto che non voglio dilungarmi troppo nelle fasi finali dei miei commenti. Per tale ragione, chiedo scusa a tutti voi per gli argomenti spinti nella parte riguardante i sogni di Sasuke; l'ho fatto perché ho immaginato che in lui il processo di imbastardimento avvenisse a gradazioni e questi sogni sono perfetti come dimostrazione.
Che ne pensate comunque di Masato e del fatto che Naruto sia diventato sensei? Volete conoscere gli altri due e la loro storia?
Fatemi sapere. Intanto ci vediamo al prossimo capitolo!
Ciao e grazie per aver letto e commentato!


NEL PROSSIMO CAPITOLO
«Dove si trova l'Ottacoda? Dimmelo e ti verrà risparmiata la vita.»
«Fanculo! Noi, ninja del clan Yotsuji, non tradiremo mai un compagno, maledetti!»
«Mi sa che non hai altra scelta, amico.»
«Avanti, parla!»
«Non ucciderlo, Suigetsu. Ci serve vivo.»
«Oh, questo non posso assicurartelo, ma posso invece garantirti che lo farò cantare a modo mio, prima che tiri le cuoia.»
«No. Ci metteresti fin troppo tempo. Ci penso io.»
   
 
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