Intermezzo
con Bones Susan
“Ne sei convinta?
Insomma, non capisco cosa ci vedi in lui.”
“Ci vedo solo l'amore. Solo quello.”
“Ci vedo solo l'amore. Solo quello.”
Era la prima volta che lo fissava così a lungo.
I capelli scuri facevano a pugni con il cuscino candido. Il naso lungo e dritto donava carattere al viso, le labbra sottili leggermente spalancate regalavano al volto un taglio inaspettatamente gentile mentre quegli occhi marroni, che adesso chiusi dormivano, sapevano scuoterla ed emozionarla.
Raccolse intorno a sé il lenzuolo ed appoggiò il capo sulla sua spalla, chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal dolce respiro dell'unico ragazzo che aveva mai amato.
Il sole era ormai alto. Non era suo solito alzarsi tardi, ma per la prima volta dopo anni era riuscito a dormire con soddisfazione, godendosi il torpore del mattino e lasciando la stanchezza scivolare via. Quando si svegliò in quella stanza estranea dalle pareti gialle, quasi ebbe un infarto, ma poi la vide.
Era seduta su una piccola poltrona poco distante dal letto, immersa nella lettura di un grosso libro appoggiato sulle ginocchia nude.
I capelli rossi cascavano ribelli e scompigliati lungo il capo, gli occhi azzurri erano ingranditi dalle lenti degli occhiali scuri, le dita lunghe e curate che sfogliavano le pagine con particolare lentezza.
-Che cosa leggi?- le domandò mettendosi a sedere.
Susan Bones alzò lo sguardo su di lui improvvisamente e sorrise.
Un sorriso delicato e dolce.
Un sorriso che da tempo, Theodore Nott aveva sognato interrottamente.
-Il vecchio album di famiglia. Vecchi ricordi.- rispose lei richiudendo il porta foto con delicatezza.
-Perché?- chiese lui confuso.
Susan appoggiò l'album sulla grande scrivania e lo raggiunse sul letto.
Lo abbracciò stretto e gli baciò la tempia.
-Ricordo il passato, per creare un nuovo futuro.- rispose lentamente Susan fissandolo negli occhi.
Theodore aggrottò la fronte, sospettoso. -Nonostante tutto?-
-Nonostante tutto.-
Aveva insistito tanto, Susan, come mai aveva fatto, andando persino contro la sua pacatezza che da sempre mitigava ogni spigolosità a cui andava incontro.
Una cerimonia semplice, la sua.
Un abito tagliato appena sotto il ginocchio, con la gonna ampia, bianco e ricamato come la vesta che sua madre indossò più di vent'anni fa nel suo giorno speciale.
Una piccola chiesa, isolata dal resto del mondo, nascosta da piccoli boschi e colline verdi; pochi amici e nessun familiare. A lei non era rimasto nessuno, li aveva seppelliti tutti ormai e lui aveva preferito relegarli a uno sbiadito ricordo del passato.
Non c'erano stati pranzi lunghissimi o primi balli; solo qualche bottiglia consumata in silenzio, seduti su una tovaglia improvvisata a fissare l'orizzonte.
Ma a Susan era bastato.
Si accontentava di averlo finalmente accanto a sé, sentire la sua voce, baciare quelle labbra sottili, amare quel corpo, costruire giorno dopo giorno il loro personale puzzle, legati in vita e in morte.
Guardò per l'ennesima volta il semplice anello d'oro e sorrise.
Giorno per giorno.