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Autore: scandros    16/07/2003    1 recensioni
Quando siamo sull'orlo del baratro e tutto sembra perduto, la speranza ci illumina verso un nuovo futuro. Così Holly incontrerà Trish. Riuscirà a fargli dimenticare l'amata Patty?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 4

 

 

 

Il desiderio di verità

 

 

 

 

L’aereo partito da Barcellona stava per atterrare a Tokyo. Finalmente sarebbe stata di nuovo a casa.

Era molto preoccupata. Doveva assolutamente scoprire qualcosa che era accaduto circa dieci anni prima. Lo doveva fare per lei, per riconquistare forse un’amica perduta e lo doveva fare per un grande amico che da tempo soffriva. La scusa per partire a Tokyo le era piovuta su un piatto d’argento. Julian si era infortunato ad una spalla nella partita contro il Manchester United e così avevano deciso di tornare insieme in Giappone per trovare amici e parenti.

- Tesoro stai bene? - chiese Julian alla moglie prendendole la mano.

- Ma certo Jul. Ero solo soprappensiero. -

- Questa storia ti sta sfinendo. Perché ti ostini tanto? -

- Perché sono sempre più convinta che si tratti di lei! - asserì determinata.

- Cosa te lo fa pensare? -

- Lei. A parte la somiglianza, è proprio l’espressione dei suoi occhi. Sembra quasi voler nascondere qualcosa. -

- Ma dai. Amy, se davvero si trattasse di lei, Trish Hamilton sarebbe un’attrice strepitosa. Come potrebbe mentire in maniera così perfetta di fronte a noi e soprattutto di fronte a quello che è stato l’amore della sua vita? -

- Non lo so Julian. Non so spiegarmi tante cose, ma esattamente come Holly, io sono convinta che si tratta di lei. Sembra quasi aver acquisito una nuova personalità. Il corpo è il suo ma lei è un’altra. Quando l’altro giorno ha improvvisato quel massaggio a Holly, lui mi ha confermato che ha avuto provato le medesime sensazioni di quando Patty lo assisteva ai tempi dei campionati scolastici. -

- Avanti Amy, come fa Holly a ricordare le sensazioni provate quando Patty gli rifaceva le fasciature? -

- Forse perché ne era innamorato? - sentenziò lei dispiaciuta.

- Non volevo offenderti. So quanto tieni a Patty e Holly è anche un mio grande amico. Se potessi, lo aiuterei in ogni modo, solo che non so come fare! -

- Io ci devo provare. Se solo ripenso a quante lacrime ha versato lei per amor suo e a quante ne ha versate lui dopo la sua scomparsa. Non hanno mai avuto la possibilità di amarsi e questo mi fa molto male: non è giusto. Devo scoprire che fine ha fatto Patty: perché è scomparsa prima che Holly tornasse dal Brasile? - si domandò prima che l’aereo cominciasse la fase di atterraggio.

Julian guardò sua moglie e sospirò. Erano felicemente sposati da due anni. Lei non aveva mai dimenticato la cara amica e l’incontro casuale con Trish Hamilton aveva cambiato i suoi ultimi giorni. Lei e Holly sembravano vivere nell’incubo della dottoressa Hamilton.

 

L’indomani mattina, Amy si destò molto presto. Era stato abbastanza strano svegliarsi nella grande camera da letto di Julian, in particolare perché per la prima volta non dormivano in quella stessa alcova da clandestini, ma da marito e moglie. Guardò fuori dalla finestra e sospirò. Si guardò il grembo che oramai cominciava a crescere. Avrebbe dovuto dirglielo. Oramai era al terzo mese ma a lui non aveva ancora detto niente perché le avrebbe impedito di partire.

Il suo cuore le aveva indicato la strada del ritorno. Solo lei poteva farlo visto che nessuno degli ex compagni di Patty aveva saputo più niente di lei. C’era qualcosa che la spingeva a cercare la verità a Fujisawa. Guardò Julian ancora dormiente. Lo amava più della sua stessa vita e proprio per questo aveva sempre compreso i sentimenti di Patty. I tempi della scuola, dei campionati nazionali, la partenza di Holly e il tanto sospirato ritorno. Perché quel giorno non andò all’aeroporto, e perché quando Holly andò a casa sua non vi trovò nessuno fino a quando non vide solo il vendesi della società immobiliare? Perché era andata via tutto d’un tratto senza dir nulla?

 

Andò in bagno, si fece la doccia e si vestì velocemente. Si guardò allo specchio. Chissà se sarebbe stato un maschietto o una femminuccia. Se avesse concluso qualche cosa, quella sera avrebbe rivelato alla famiglia dell’imminente maternità.

Quando terminò di prepararsi si accorse che Julian era sveglio.

- Ciao tesoro. - gli disse baciandolo dolcemente sulla fronte.

- Ciao cara. Stai uscendo? -

- Sì, pensavo di andare subito a Fujisawa a vedere se riesco a combinare qualcosa. Così, se mi sbrigo magari passo da Evelyn a vedere i bambini. Ti va di venire con me? -

- Non me l’avevi ancora chiesto: perché proprio ora? -. Lei abbassò lo sguardo. Non l’aveva reso complice delle sue indagini.

- Scusami, è che credevo non ti importasse molto di questa cosa o comunque che l’avessi presa un po’ alla leggera. -.

- Il fatto è che mi è difficile credere ai fantasmi del passato. Ma ti vedo così convinta che sto cambiando idea. Di una cosa sono certo: se stai facendo tutto questo è perché sei sicura di ricavarne qualcosa. - le disse poi, balzando a sedere sul letto.

Com’era bello il suo Julian, anche appena svegliato, con i capelli scompigliati e il volto segnato dal cuscino.

- Ti amo Jul. -

- Anche io, amore mio. - rispose tirandola a se e appoggiando il capo al suo ventre. Lei gli accarezzò i capelli conscia che quella sera l’avrebbe reso l’uomo più felice del mondo.

Julian decise di seguirla, così si preparò in fretta e scesero entrambi in soggiorno per fare colazione. I genitori di Julian erano già al tavolo che si versavano del caffè.

Dopo i convenevoli e la colazione, Julian prese le chiavi della sua macchina, ancora parcheggiata nel garage della villa, e insieme alla moglie si diresse alla volta di Fujisawa.

 

Seguendo i ricordi, Amy indicò a Julian la strada per arrivare a quella che era stata la casa di Patty. Parcheggiarono l’auto lungo la strada e scesero per proseguire ai piedi cercando di districarsi tra i vicoli di quelle villette.

- Sei sicura che è da queste parti? -

- Sì, in fondo a quella strada c’è la casa di Holly, ci siamo passati prima in auto. E da queste parti dovrebbe esserci la villetta in cui abitava Patty. -.

Amy sembrava non distogliere lo sguardo da una villetta recentemente ristrutturata.

- E’ quella. - disse indicandola con il dito.

- Sei sicura? A me sembra nuova! -

- Forse è stata recentemente ristrutturata. - sussurrò avvicinandosi al giardinetto che circondava la villa. - Adesso ne sono sicura. -

- In che senso? - chiese Julian non capendo.

- Vedi il ciliegio? Beh era proprio sotto la finestra della stanza di Patty. -

- Uhm…tesoro, come pensiamo di entrare in questa casa? -

- Suonando il campanello, mi sembra ovvio. - rispose precedendolo.

 

Un signore anziano aprì la porta e si avvicinò al cancello. Guardò la coppia con aria incuriosita. Amy era davvero elegante nel tailleur rosso rubino che le fasciava le forme longilinee. I capelli ramati le cadevano leggeri sulle spalle.

- Buongiorno. - dissero i ragazzi in coro.

- Salve. Sentite, non siamo interessati ne alla vostra pubblicità ne ai prodotti che rivendete porta a porta. -

- No, non si preoccupi, non siamo agenti pubblicitari o venditori porta a porta. - rispose lei cercando di tranquillizzare l’anziano.

- Allora cosa volete? -

- Beh..lei è il proprietario, il signor Morgan? -

- Perché mai dovrei rispondere ad una domanda del genere? - chiese scattando sulla difensiva.

- Mi dispiace, lei ha ragione, siamo piombati qui all’improvviso senza neppure annunciare il nostro arrivo. Non ci giudichi in maniera prevenuta. Stiamo cercando informazioni sulla famiglia che abitava in questa casa prima di voi, la famiglia Gatsby. -

L’anziano si mise le mani in tasca e si avvicinò ancora di più.

- Tu sei uno sportivo? - chiese a Julian sorprendendolo.

- Sì, gioco a calcio. Perché? -

- Evidentemente, nella famiglia che abitava prima qui, qualcuno coltivava la passione per lo sport. -

- In che senso? -

L’uomo non rispose. Sembrava non voler scoprire le sue carte.

- La prego, signore. Sto cercando una mia carissima amica che una volta abitava qui. All’improvviso é scomparsa e non abbiamo più avuto notizie di lei. Si chiamava Patty, Patricia Gatsby! - aggiunse Amy sperando di risvegliare in quell’uomo delle emozioni.

- Venite! - esclamò aprendo il cancello. Julian prese per mano Amy e la tenne al suo fianco. Lo seguirono in casa silenziosamente. Non sembrava esserci nessuno, si sentiva solo il profumo del caffè. Indicò loro un sofà consunto e i ragazzi si accomodarono in segno di educazione. Si allontanò in cucina e quando tornò aveva con se un vassoio con delle tazze colme di caffè fumante.

- Ci siamo trasferiti qui circa dieci anni fa. Eravamo in visita presso dei parenti. Mia moglie soffriva di attacchi di asma e il medico ci consigliò di trasferirci in provincia abbandonando la vita caotica di Tokyo. Chiamai subito l’agenzia immobiliare e con mia somma sorpresa chiudemmo il contratto in quella stessa settimana. La famiglia che abitava qui aveva fretta di concludere l’affare ma senza svendere la proprietà. -

- Perché avevano fretta? -

- Non lo so bene. Incontrai il padrone di casa solo due volte. Mi sembrava un uomo fugace, che avesse fretta di concludere quasi stesse fuggendo da qualcosa. Vidi solo lui. Quando mi fece visitare la casa rimasi colpito dalla stanza del figlio. Almeno pensavo fosse un ragazzo. Avevo notato appesi al muro dei poster e delle fotografie sempre della stessa squadra di calcio. In particolar modo, nelle foto avevo notato un ragazzo e una ragazza: c’erano sempre. Per questo pensai che si trattasse di quel ragazzo e forse della sua fidanzatina. Sapete, io ho uno spirito di osservazione molto vasto anche perché dipingo, quindi mi piace analizzare i minimi particolari.

- Quello che credevo essere il signor Gatsby, mi rispose quasi in maniera scortese che si trattava di sua figlia. Entrò in camera e strappò dal muro un poster di quel ragazzo. Poi ne uscì profondamente adirato. Non capivo. Quando tornai la seconda volta, dopo che ebbi concluso il contratto, la casa era stata parzialmente svuotata. La maggior parte dei mobili erano stati già portati via e c’erano solo dei cartoni. Poi mia moglie mi chiamò e la raggiunsi al piano di sopra. Sapete, lei era psicologa e analizzava tutto quello che trovava, anche gli oggetti. -

- Perché sua moglie la chiamò? Cosa aveva visto di tanto interessante? - chiese Amy sporgendosi verso l’uomo, evidentemente interessata da quella conversazione.

- Aveva trovato una scatola. La ricordo ancora quella scena. La trovai abbassata, raccoglieva delle buste da lettera dal pavimento. Mi disse di guardare. Provenivano dal Brasile ed erano tutte indirizzate a Patricia Gatsby. Erano tutte aperte, quelle buste: ognuna conteneva ordinatamente la sua lettera. Tranne una. Ancora sigillata arrivata da un paio di settimane. Evidentemente non l’aveva mai aperta. -

Julian impallidì. Ricordò vagamente che Holly gli aveva detto di aver spedito a Patty una lettera prima del suo rientro in Giappone e, che non vedendola più, aveva sperato almeno in una sua risposta scritta. Si trattava della lettera che Patty evidentemente non aveva mai letto.

- Accanto alle buste, sul pavimento, trovammo anche una fotografia. La cornice si era ammaccata e il vetro infranto. -

- Chi ritraeva quella foto? -

- I due ragazzi che avevamo precedentemente visto durante la nostra prima visita alla casa. -. L’anziano signore si alzò e andò verso uno scrittoio sistemato all’angolo della stanza. Ne aprì il grande cassetto estraendo una scatola. La portò ai due ospiti posandola sul tavolinetto antistante il sofà. Gli occhi di Amy si riempirono di lacrime.

- Tesoro, che hai? -

- Jul, questo…questa è la scatola porta lettere che regalai a Patty dopo la partenza di Holly. - disse rammaricata. In quella bella scatola di tessuto fiorato, erano conservati i ricordi e le speranze, i sentimenti e i dispiaceri di Holly e Patty.

- Signora, si sente bene? - domandò l’anziano intimorito dalla reazione di Amy.

- Vede, non vedo Patty da così tanto tempo che il ritrovare un pezzo del suo passato, qui, in questa casa, non può che rattristarmi. In questa scatola, lei conservava le lettere che il ragazzo di cui era innamorata, le scriveva durante il suo soggiorno in Brasile. -

- In questi anni mi sono spesso domandato il perché di tanto mistero nel comportamento del padrone di casa. Mia moglie si era subito affezionata a quei due ragazzi. Conservò gelosamente la fotografia che aveva ritrovato e queste lettere. Non le abbiamo mai lette. Lei diceva che dovevamo rispettare i sentimenti dei due giovani, che aveva romanticamente ribattezzato in Romeo e Giulietta. Mia moglie diceva che quella fotografia parlava. Nelle loro espressioni era dipinto l’amore che provavano l’uno per l’altra. -

- Sua moglie aveva ragione! Un amore mai dichiarato ma intenso e sincero. - esclamò Julian sorprendendo Amy. Anche lui, finalmente stava credendo a quella storia.

- Non ha mai cercato di contattare la famiglia Gatsby? - chiese Amy.

- Sì. Dopo che ritrovammo la scatola con le lettere, mia moglie chiamò l’agenzia immobiliare. Volevamo restituire gli oggetti alla legittima proprietaria. Mi ricordo che l’agente che ci aveva seguiti nell’acquisto della casa, ci disse che si erano trasferiti negli Stati Uniti. Fino a prima della sua morte, mia moglie Hanna mi disse che era sicura che quei due giovani un giorno avrebbero vissuto la loro storia d’amore. -. Amy e Julian tacquero. Se Patty si era trasferita negli Stati Uniti, forse non si trattava di Trish Hamilton visto che lei risiedeva in Spagna!

Prima di congedarsi, l’anziano diede a Amy la scatola con le lettere dicendole che non aveva alcun motivo per conservarle lui, che forse era più giusto che le conservasse una cara amica. La foto invece la trattenne perché a quella immagine legava quella della moglie, tanto affascinata da quei due ragazzi.

- Sono sicura che si tratti di lei! - disse poi in auto.

- Hai sentito cos’ha detto? Patty si è trasferita negli Stati Uniti. -

- Già, ma poi potrebbe essersi trasferita in Spagna. -

- Non far viaggiare troppo la tua fantasia. -

- Non è giusto Julian. -

- Lo so tesoro, ma forse…e se provassimo ad andare all’agenzia immobiliare? -

- Non penso sia una buona idea. Sono trascorsi dieci anni e probabilmente l’agente che trattenne la trattativa per la vendita della casa non c’è più. Senza contare poi che all’epoca non volle dare riscontro alle richieste del signor Morgan. Amy, capisco che vorresti arrivare alla verità, sapere perché Patty è sparita e non si è fatta più viva, ma forse il destino non vuole. -

- Potremmo ingaggiare un investigatore privato. -

- Amy! -

- Okay, ma io non mi do per vinta. Scoprirò cosa è successo. Che ne dici di passare da Bruce e da Evelyn? -

- Sì, certo. - rispose Julian sconsolato. Quando Amy si metteva in testa una cosa, diventava irremovibile. Tuttavia, era stata proprio quella forza d’animo, quel suo carattere fermo ad aiutarlo nelle situazioni più critiche.

 

Trovarono facilmente la residenza di Bruce ed Evelyn, oramai sposati da quattro anni e genitori di due splendidi gemelli di pochi mesi. Era proprio sopra il negozio che Evelyn gestiva con l’aiuto del marito, quando non allenava la squadra cittadina dei pulcini.

Parcheggiò la bella auto di lusso proprio davanti l’ingresso del negozio. Mano nella mano, solcarono la soglia e videro una giovane con due simpatiche codine intenta a sistemare alcuni oggetti su uno scaffale.

- Pensavo che col matrimonio avresti sciolto i tuoi codini? - disse Amy cercando di attirare la sua attenzione. Evelyn si voltò di scatto riconoscendo la voce dell’amica e corse ad abbracciarla.

- Amy, Julian. Che sorpresa. Che bello avervi qui! - disse loro dopo averli salutati adeguatamente.

- E Bruce dov’è? - chiese Julian. - Starà per arrivare. E’ andato a fare una consegna. Non riesco ancora a crederci, voi due qui. -

- In carne e ossa. Come state Eve? -

- Benissimo. Mi sono ripresa del tutto dopo il parto e adoro i miei cuccioli. Vieni, sono qui che dormono. - disse a Amy trascinandola verso una culla riposta dietro il bancone.

- Scusami Eve. E’ stata un’improvvisata e non ho avuto neanche il tempo di prendere un regalo a questi splendidi pargoletti. -

- Ma scherzi? Non devi neppure pensarci ad una cosa del genere. -

- Tesoro, io son….Julian, Amy! - esclamò Bruce attonito e incredulo nel vedere i due amici.

- Ciao Bruce. - risposero coralmente abbracciandolo.

- Eve, è quasi ora di pranzo. Potremmo chiudere il negozio e andare tutti a casa. Pranzate da noi. -

- E’ un’ottima idea tesoro. - gli rispose.

- No, noi non vorremmo essere ….

- Assolutamente. Non si accettano rifiuti. Quando ci capita un’occasione del genere? - disse Bruce entusiasta. - Allora campione, come mai qui in Giappone? -

- Mi sono infortunato e devo stare a riposo. Così ho chiesto al mister di poter tornare in Giappone e lui mi ha dato il benestare. Tutta colpa di Philip Callaghan. Mi sono infortunato nell’incontro con il Manchester. -

- Come stanno Philip e Jenny? -

- Benissimo. Jenny non è venuta insieme. La gravidanza glielo ha impedito. Comunque se la cavano a gonfie vele. -

- E…Holly? - chiese conoscendo la risposta di Julian. Amy abbassò lo sguardo e Eve notò la sua espressione malinconica.

- Sempre uguale. Oramai è diventato una macchina che gioca a calcio. Anche quest’anno sarà eletto il miglior giocatore del campionato…ma ha perso l’entusiasmo, la gioia di vivere…più passa il tempo e più diventa nostalgico. -

- Non l’ha dimenticata? - chiese Eve. Julian scosse il capo.

- Al contrario. E’ convinto che un giorno tornerà. -. Calò il silenzio tra loro, spezzato improvvisamente dal pianto di uno dei gemelli. Evelyn si destò e corse verso la culla.

- Vieni qui tesoro, ti presento zia Amy e zio Julian. - disse prendendo tra le sue braccia la bimbetta di pochi mesi.

- Come si chiama? - chiese Julian prendendole una manina tra le sue.

- Patty! - esclamò timoroso Bruce. Amy e Julian lo guardarono e gli occhi della signora Ross si riempirono di lacrime.

- Anch’io non ho mai perso le speranze di ritrovare la mia migliore amica! - disse malinconica Evelyn. E’ stato Bruce a decidere che doveva chiamarsi così. -

- Anche se litigavamo spesso, volevo un gran bene alla nostra Patty: era come una sorella per me. - disse passandosi una mano tra i capelli corti.

- Su, adesso andiamo così possiamo pranzare. - ribatté Evelyn cercando di spezzare l’aria tesa e mesta che si era creata nel ricordo di un’amica scomparsa.

 

Amy e Evelyn cucinarono per i loro mariti che nel frattempo accudivano i due gemelli. Trascorsero un pranzo piacevole cercando di ricordare solo i momenti più felici della loro adolescenza e parlando ovviamente di calcio. Evelyn si alzò per andare a preparare il caffè e Amy la seguì in cucina. Eve la guardò e le sorrise.

- Volevo chiedertelo prima ma c’erano Julian e Bruce! -

- Cosa? -

- Tu…aspetti un bambino? -

- E tu come…

- Dai tuoi occhi, dalla tua espressione. Si riconosce una donna in stato interessante. O Amy. Sono così contenta per voi. - le disse abbracciandola.

- Ma Julian lo sa? -. Scosse il capo in segno di dissenso.

- Come no! Secondo me lo renderesti l’uomo più felice del mondo. -

- Ne sono consapevole, ma in questo stato, non mi avrebbe mai permesso di venire in Giappone. -. Evelyn la scrutò e si sedette al tavolo della cucina. Era un invito per l’amica a svelarle la motivazione di quel viaggio.

- Non comprendo. C’è una ragione particolare che ti ha spinta a tornare in Giappone? -. Amy annuì accomodandosi di fronte all’amica.

- Patty! -

- Continuo a non capire. Spiegati. -

- Circa tre settimane fa Holly ha avuto un incidente con la motocicletta ed è stato ricoverato d’urgenza. Quando siamo andati a trovarlo in ospedale, abbiamo casualmente incontrato una donna. Evelyn credimi, è la fotocopia di Patty. -. Eve era attonita, non riusciva a credere alle sue orecchie.

- Quando l’ho vista, per poco non ho perduto i sensi. Io e Julian eravamo paralizzati di fronte a lei. E’ un medico dell’ospedale in cui è ricoverato Holly. I capelli raccolti in uno chignon dietro la nuca e degli occhiali leggerissimi sul volto. Per il resto: identiche. -

- Le hai parlato? Hai sentito la sua voce? -

- Simile anche quella. Più fredda, distaccata, troppo professionale. Istintivamente l’ho chiamata Patty, ma lei ci ha detto che non si chiama così. Comunque, da quel giorno non ho fatto che pensare a lei e non riesco a togliermi dalla testa che siano la stessa persona. -

- Suvvia Amy, se si fosse trattato di Patty, sarebbe stata contenta di vedervi e immagino quale poteva essere la sua reazione di fronte al nostro capitano. -

- E’ quello che sostiene Julian. Eppure, io e Holly la pensiamo alla stessa maniera. -

- Incredibile. -

- Se vedessi Holly, proveresti un immediato desiderio di andar via. Da quando lei non c’è più, si è intristito talmente tanto che oramai gioca solo ed esclusivamente per dovere. Non lo riconosceresti. Non ha mai smesso di pensarla e soprattutto di colpevolizzarsi per quello che è accaduto. Vive nel rimorso di non averle mai detto quanto l’amava. -

- Se solo Holly sapesse quali splendidi sentimenti provava Patty per lui….-

- Lo sa bene. E se ne rammarica perché se lei non fosse scomparsa, adesso starebbero vivendo la loro meravigliosa storia d’amore. -.

- Tesoro, noi usciamo, andiamo al campo di calcio. - disse Bruce comparendo sulla porta della cucina insieme a Julian. Baciarono repentinamente le mogli ed uscirono.

- Torniamo al tuo viaggio. Cosa pensi di scoprire qui? -

- Siamo andati a verificare chi abita in quella che era la casa di Patty. -

- Il signor Morgan. -

- Esatto. Mi ha raccontato di come ha acquistato la casa. Mi ha detto che il padrone di casa aveva una gran fretta di concludere la vendita dell’immobile e che subito dopo sono partiti per gli Stati Uniti. -

- Vuoi forse dirmi che…

- Non lo so. La storia è abbastanza strana e confusa. Pare che ebbe un comportamento guardingo e spesso adirato e che entrando nella stanza di Patty, strappò via dai muri i poster della nazionale giovanile e le fotografie che la ritraevano insieme a Holly. In una successiva visita con la moglie, il signor Morgan trovò la scatola con le lettere che Holly scriveva a Patty quando era in Brasile e una loro fotografia la cui cornice si era rotta cadendo sul pavimento. Insomma, un atteggiamento poco gentile. I signori Morgan non gli fecero domande ma non hanno mai veduto ne Patty ne sua madre. -

- Che strano…eppure, io ricordo che il padre di Patty era una persona molto gentile. Veniva spesso a vedere le partite della New Team travolto dall’entusiasmo della figlia. Al contrario della madre di Patty alla quale non piaceva l’idea che la figlia frequentasse tutti quei ragazzi. - disse Evelyn alzandosi per controllare la cottura del caffè.

- Ora che ci penso…il signor Morgan ha detto che quello che pensava essere il signor Gatsby non lo era. Tuttavia disse che si trattava della stanza della figlia. -

- Adesso che ci penso: i genitori di Patty erano divorziati da quattro anni. Si erano separati a causa dei continui spostamenti di lavoro di sua madre, e durante uno di quei viaggi, se non ricordo male, lei si invaghì di un funzionario della società presso cui lavorava. Dopo qualche tempo decisero di divorziare perché la situazione era insostenibile. -

- Non lo sapevo. Patty non me ne ha mai parlato. -

- Non l’avrebbe fatto neanche con me se non l’avessi scoperta in lacrime. A parte me, solo Holly sapeva della separazione dei suoi genitori. Subito dopo la separazione consensuale, il nuovo compagno della madre si trasferì da lei. Patty aveva un pessimo rapporto con lui e spesso pernottava a casa del padre. -

- Quindi l’uomo che si è occupato della vendita della casa era evidentemente il patrigno di Patty! - disse Amy confusa.

- Penso proprio di sì. Se quello che mi hai detto è vero, non si trattava sicuramente del signor Gatsby. Ricordo un altro particolare. Due giorni prima dell’arrivo di Holly, Patty mi disse che l’aveva chiamata entusiasta perché stava rientrando in Giappone e finalmente si sarebbero riabbracciati. Aggiunse anche che sarebbe andata fuori con suo padre e che ci dovevamo incontrare direttamente in aeroporto. Dopo quella telefonata, non ho più visto ne sentito Patty. -

- Scomparsa nel nulla due giorni prima dell’arrivo di Holly. Non posso pensare che sia fuggita per non vederlo. -

- Impensabile e quanto mai assurdo. Non ho mai visto amare qualcuno come Patty amava Holly. Lei viveva per lui. Avrebbe fatto di tutto per riabbracciarlo. Quando Holly arrivò e vide che Patty non c’era comprese subito che c’era qualcosa che non andava. Gli dissi che era andata fuori città col padre e che probabilmente non avevano fatto in tempo a tornare per il suo arrivo. Tuttavia, come tutti sappiamo, Patty non è mai tornata da quel viaggio. -

- Già. Scomparsa. Non hai più visto suo padre? -

- No Amy. Lui era un noto architetto e viaggiava spesso. Non ho più visto neanche la madre e di Patty e il suo compagno. -

- Un’intera famiglia sparita nel nulla. - sentenziò Amy pensando a Trish Hamilton. Evelyn si alzò per versare il caffè. - Evelyn, ricordi come si chiamava il patrigno di Patty? Forse possiamo provare a rintracciarlo. - le chiese sperando in una risposta positiva.

- Ricordo che era un americano. L’ho visto un paio di volte. Patty lo odiava soprattutto perché voleva sposare sua madre e allontanarla da suo padre. Dunque, come si chiamava….mi spiace Amy, ma non ricordo il suo nome! - esclamò rammaricata. Appoggiò il vassoio sul tavolo e circondate dall’aroma, sorseggiarono lentamente il loro caffè.

- Aspetta un attimo. Mi è venuto in mente un particolare. Non appena si trasferì a casa di Patty, decise di far rifare le aiuole e il prato intorno alla casa e così venne al nostro negozio per ordinare il materiale che gli serviva. Se ricordo bene, prese talmente tanto materiale che ci chiese di fargli una fattura anziché la solita ricevuta. -

- Anche se gli hai fatto la fattura, non ricordando il nome come pensi di risalire a lui? - le chiese non comprendendo dove volesse arrivare.

- Al termine del liceo, andando tutti i giorni al negozio, decisi di immettere nel computer i dati di tutti i nostri clienti in maniera tale da avere un archivio storico ed eliminare un po’ di scartoffie. Il mio archivio ad oggi raccoglie i dati di clienti che sono passati dal negozio in circa quindici anni. Con un po’ di fortuna, se facciamo una ricerca per strada, potremmo anche trovarlo. -

- E’ una buona idea. Speriamo solo che ci porti a qualcosa. -

- A cosa non sappiamo. Anche se troviamo il nome, non possiamo certo telefonare in tutto il paese per rintracciarlo. - ribatté Evelyn alzandosi e spostandosi nello studio dove aveva il computer. Lo accese e in pochi minuti avviò il programma di ricerca dati dell’archivio.

- Quanti nominativi in questa strada. - disse scorrendo lentamente i nomi dei clienti residenti vicino casa di Patty.

- O santo cielo! - esclamò Amy non distogliendo lo sguardo dal monitor.

- Cosa succede? Hai visto qualcosa? - le chiese Eve voltandosi verso l’amica. Il volto era pallido e allibito.

- James Hamilton. - sussurrò Amy leggendo il nominativo che lampeggiava vicino il cursore.

- Sì, è lui. Si chiamava James Hamilton, l’americano. - aggiunse Eve. Amy tremava come una foglia.

- Amy cosa ti succede? -. Non riusciva ad emettere alcun suono. Cercava disperatamente di smuovere le labbra che parevano incollate. Si sentiva mancare l’aria. Eve si alzò e la costrinse a sedersi al posto suo. Corse in cucina e prese dell’acqua fresca. Evelyn ebbe un lampo e nella sua mente si formulò una sola domanda.

- Come si chiama la dottoressa che somiglia a Patty? - le chiese diretta.

- Trish…Trish Hamilton. - sussurrò Amy abbastanza forte da far percepire a Eve quel nome. Gli occhi le si riempirono di lacrime, il cuore le batteva talmente veloce che nulla avrebbe potuto arrestare la sua corsa.

- Sua madre, la chiamava Trish! - esclamò con un fil di voce guardando l’amica.

 

Julian guardò la moglie seduta al suo fianco. Era sfinita dopo una giornata che l’aveva provata intensamente. Era bella la sua Amy. Le luci del tramonto si coloravano sul suo volto dipingendola come in un quadro di Botticelli. Ne era profondamente innamorato e riusciva a sentire il dolore che stava provando in quella estenuante ricerca della verità. Quando gli era stato offerto di giocare nel Barcellona cinque anni prima, Julian antepose alla sua carriera la volontà di Amy. Chiese a lei se era il caso di trasferirsi in Spagna, in un paese tanto lontano quanto affascinante. Ed Amy non ci pensò due volte: sarebbero andati a vivere in Europa, avrebbero riabbracciato il loro amico Holly e soprattutto avrebbero potuto confortarlo nei momenti bui che stava trascorrendo dalla scomparsa di Patty.

Gli aveva parlato di quello che aveva scoperto con Evelyn: secondo loro Trish Hamilton e Patricia Gatsby erano la stessa persona. Tuttavia, nessuno riusciva a spiegarsi perché avesse cambiato nome e il perché di quel suo comportamento tanto lontano da quello della loro cara amica Patty.

- Dove siamo? -gli chiese destandosi dal riposo.

- Siamo quasi a casa, tesoro! Dormito bene? - le chiese premurosamente.

- Scusami, mi sono addormentata mentre guidavi. -

- Sei bella quando dormi! - le disse sorridente.

- Perché, quando sono sveglia somiglio ad una vecchia strega? - gli chiese ironica.

- Assolutamente. Tu sei la donna più bella del mondo per me. -. Guardò la scatola fiorata contenente le lettere che Holly inviava a Patty.

- Cosa pensi di farne? - gli chiese Julian.

- Non lo so ancora. Spero mi possano tornare utili nella mia ricerca. -

- Sei sempre sicura che si tratti della stessa persona? -

- Il mio cuore dice di sì. Jul, la loro somiglianza è tale che non potrebbe essere altrimenti. E poi pensaci, si chiama Trish Hamilton. Trish era il diminutivo con cui la chiamava sempre sua madre ed Hamilton era il cognome del compagno di sua madre. -

- Non capisco. Perché mai avrebbe dovuto cambiare cognome? -

- Non saprei. Patty era molto affezionata a suo padre ed effettivamente non ci sarebbe una ragione plausibile in questo, a meno che…-

- A meno che suo padre non sia morto e il patrigno non la abbia adottata! - aggiunse Julian.

- Già, anche se mi sembra improbabile. Evelyn mi ha detto che a Patty non piaceva James Hamilton. -

- Se si tratta effettivamente di Patty, o è un’ottima attrice e in tal caso non capirei i motivi di questo suo strano comportamento, oppure….oppure ha perso la memoria! - disse guardando la moglie.

- Lo stavo pensando anch’io. Dovremmo accertarcene. Solo così potremmo saperlo. -

- Senti Amy e se invece stessimo sbagliando, se non si trattasse di lei. Ti sembrerebbe giusto indagare tanto nella vita di qualcuno? -

- Holly sta soffrendo e giorno per giorno peggiora. Jul, non è giusto che sia finita così. Patty amava intensamente Holly e nulla l’avrebbe resa più felice del suo amore. E quando lui finalmente si è sentito pronto per dichiararsi, lei è scomparsa nel nulla. La sofferenza che è stata di lei, è diventata la sua adesso. Fino ad ora non ha costituito nessun legame serio. E perché? Perché spera sempre che lei torni e se c’è una minima speranza che Trish Hamilton e Patty siano la stessa persona, beh, io devo scoprirlo. -

- E’ un gesto nobile il tuo. -

- Patty avrebbe fatto lo stesso per noi e per chiunque. Ha sempre anteposto la felicità altrui alla sua. Soffriva ed amava in silenzio. - concluse guardando Julian. Erano arrivati alla villa dei Ross. Julian varcò il cancello percorrendo il lungo viale alberato e parcheggiò l’auto nel cortile dinanzi il portico d’entrata.

- Jul. -.

- Sì Amy. - rispose avvicinandosi alla moglie. Lo guardò imbarazzata. Era il momento di dirgli che stava per realizzare un sogno che li avrebbe resi felici entrambi. Afferrò le mani del marito tra le sue.

- Julian…tu sai che io..ti amo tanto. Io volevo che tu mi promettessi una cosa? -

- Sei strana! Cosa dovrei prometterti? -

- Se io dovessi…prendere qualche chilo, tu ameresti comunque tua moglie? -. Julian la guardò incuriosito da quelle parole. Il sorriso di lei era talmente luminoso che lo abbagliava. Comprese di cosa stava parlando.

- Amore mio, certo che ti amerei, ma tu forse…vuoi dirmi che noi…-. Amy annuì. Afferrò la moglie tra le sue braccia e la fece volteggiare in aria in un impeto di felicità.

- Mi hai reso l’uomo più felice del mondo. Un bambino…avremo un figlio! - gridò in preda all’entusiasmo. Amy era gioiosa e ancora una volta si rese conto che aveva fatto la scelta giusta nel rimanere con quell’uomo straordinario con il quale aveva condiviso gioie e dispiaceri e che le sarebbe rimasta al fianco per tutta la vita.

  
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