In questo capitolo si ritorna al passato con la
descrizione dell’arrivo
del piccolo Pierre al Palazzo degli Orchi! La narrazione è
affidata ad un
personaggio secondario che però in quell’occasione
ha avuto una grande
importanza, Sylvette! Vi lascio al capitolo adesso!
Entrai
nella cucina buia appena
illuminata da qualche raggio di luna che filtrava attraverso la
finestra, che
era stata sbarrata solo a metà. Presi dalla credenza un
bicchiere da cocktail e
dopo averlo riempito di ghiaccio vi versai il contenuto di
un’antica bottiglia
di liquore.
Mi
portai alla bocca il
bicchiere di cristallo e bevvi con gusto il liquido scuro, lasciandolo
qualche
istante in bocca per assaporarlo meglio! Solo allora notai la macchia
rossa sul
vetro del bicchiere e mi ricordai del mio labbro sanguinante! Infilai
la mano
nel taschino e con molta eleganza tirai fuori un candido fazzoletto che
ebbe l’oneroso
compito di eliminare il sangue dal mio viso. Bevvi ancora: non
c’è nulla che
accompagni i pensieri come un bel sorso di cognac! Ero amareggiato. La
causa
non era la partenza di Cinnamon né il pugno ricevuto da
Pierre, la vera ragione
era la consapevolezza. Sì la consapevolezza che quel ragazzo
stesse ormai
diventando come me!
La
cosa mi addolorava e
disgustava allo stesso tempo, nonostante la mia mente continuasse a
ripetermi
che avrei dovuto aspettarmelo. Improvvisamente mi ricordai del primo
giorno in
cui Pierre aveva messo piede nel maestoso Palazzo degli Orchi. Mi
sembrò di
rivedere la scena nel liquido scuro che stavo ingerendo. Come era
cambiato da
allora: i suoi occhi azzurri molto espressivi non erano altro che due
lastre di
spesso ghiaccio, che probabilmente gli circondavano anche il cuore.
Bevvi un altro
sorso mentre ogni tassello si posizionava al proprio posto e le
immagini
divenivano sempre più nitide.
Camminavo
a passo svelto nel lungo
corridoio sorpreso di quella visita inaspettata. Aprii la porta ed
entrai nella
grande sala dove i miei due ospiti mi stavano aspettando. Appena
entrato la mia
attenzione fu catturata dal ragazzino dai capelli biondi la cui
espressione mi
impressionò.
Mi
aspettavo da un moccioso
nella sua situazione capricci, stupide lacrime e singhiozzi e invece
non vi fu
nulla di tutto ciò. Aveva lo sguardo basso e i suoi occhi
non esprimevano
tristezza, ma rancore.
Superata la sorpresa iniziale mi rivolsi all’uomo
dall’espressione nervosa e devastata:
-Ha
cambiato idea vedo, monsieur!
Vedrà Pierre si troverà bene
con noi.-
Il
ragazzino mi congelò con lo
sguardo facendomi avvertire l’assurdità delle mie
parole…
Era
strano ma quel bamboccio
riusciva a mettermi a disagio. Quegli occhi capaci di ammaliare e
manipolare
qualsiasi malcapitato mi stregarono. Fu allora che mi promisi che avrei
fatto
di Pierre il più grande sovrano degli Orchi dopo Glace e che
lo avrei aiutato a
realizzare la sua vera essenza. Ero infatti convinto che lui fosse nato
per
occupare quel ruolo. Lo si percepiva dalla sua freddezza, dalla sua
eleganza…tutte doti innate che dovevano solo essere portate
alla luce!
L’uomo
era in piedi ed esitava.
Mi guardava furioso come se fossi stato io a rapire il suo
“adorato” bambino.
Stavo per ricordare a quello screanzato che era stato lui a
consegnarmelo,
quando lui si voltò verso Pierre. Cercava sul suo volto,
sicuramente, qualche
lacrima o una qualsiasi altra espressione di affetto nei suoi
confronti. Su
quel viso di marmo invece non vi trovò altro che
indifferenza. Egli avrebbe
certamente preferito dover subire uno sguardo carico di odio piuttosto
che
quella fredda indifferenza. Il suo dolore si manifestò
apertamente in tutto il
corpo: si irrigidì, strinse i pugni e impallidì
di colpo. Dopo aver fatto un
rapido inchino, lasciò il salone e si fermò fuori
la soglia. Al riparo dai
nostri sguardi, si lasciò cadere sul freddo pavimento e si
abbandonò al suo
dolore. Si coprì il volto con le mani e cominciò
a gemere mentre le convulsioni
gli agitavano tutto il corpo. L’ultima cosa che fece prima di
perdere i sensi
fu quella di emanare un acutissimo grido di dolore. Quando un domestico
venne a
chiedermi disposizioni riguardo al comportamento da tenere con
quell’uomo,
invitai Pierre a rispondere al mio posto.
-Portatelo
via- disse, sempre
facendo attenzione a non tradire la minima emozione.
-E
dove lo lasciamo?-
-Abbandonatelo
pure nel
bosco.-concluse.
Da
allora passo per passo lo
nutrii di oscurità e odio fino a trasformarlo in un vero e
proprio Orco. Il
risultato superò le mie aspettative… Nelle sue
vene non scorreva il sangue
della nostra sporca razza eppure lui divenne il peggior Orco di cui si
ebbe mai
notizia! La cosa più devastante della sua natura era che lui
si rendeva conto degli
errori che commetteva e il rimorso lo uccideva lentamente.
Quando
dunque commise l’azione
peggiore che ogni uomo possa fare, il tormento lo fece diventare pazzo.
Il
bicchiere mi sfuggì dalle
mani e cadde a terra rompendosi in mille pezzi. Mi chinai a raccogliere
i cocci
quando comparve una figura che si inginocchiò accanto a me e
mi aiutò. La luna
illuminava i suoi capelli rossi e l’espressione preoccupata
che aveva in volto.
-Sylvette,
ma è stato colpito?-esclamò
notando il mio labbro sanguinante e mi aiutò a rialzarmi.
-Chi
è stato?-
-Non
è importante, in verità…-
-E’
stato Pierre?-
Non
potendo negare l’evidenza
sorrisi e affermai: -Io e Pierre spesso ci comportiamo come dei
bambini…ma ci
lega un legame molto forte poiché condividiamo lo stesso
destino.-
Lei
mi guardò con uno sguardo
interrogativo e mi accompagnò in camera.
Scusate il mio ritardo…ormai la scuola
è finita e adesso sono tutta per
voi!! Spero che il capitolo vi piaccia e che l’attesa non sia
stata vana!