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Autore: Lucilux    21/07/2013    2 recensioni
Neutron star collision parla chiaro nell'individuare l'unica e sola donan con cui si deve vivere e morire e anche l'intervista a Panorama di quel giorni di abbandono ribadisce che, costi quel che costi, è lei la sola e unica. I cantastorie parlano a vanvera, i poeti MAI!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gaia Polloni, Matthew Bellamy
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Gaia era una donna di poche parole: non perché si trovasse in difficoltà ad usarne di ficcanti, pertinenti e a gestire ogni situazione le si presentasse davanti, quanto perché era più abituata ad ascoltare il prossimo, perché solo muovendosi da ciò che l’altro diceva, da come lo diceva, poteva farsi veramente l’idea di ciò che colui/colei che le era di fronte sentisse, accettasse o meno di sé, effettivamente cosciente e complice del proprio vissuto che in quel frangente le raccontava…
Solo che stavolta navigava a vista…procedeva a spanne, frase per frase, cercando di ingoiare insieme alle parole di Matt le sue lacrime, i suoi ricordi, cercando di trovare una nota positiva  dietro ad una situazione che di sicuro la poneva davanti a qualcosa che aveva deciso – per sua stessa sanità psichica e fisica – di archiviare come incompiuta….
Non gli serviva Matthew presente  di fronte a lei a ricordarle che si erano amati dal primo momento all’ultimo…e lo sapeva perfettamente che lui non aveva mai pesato le sue azioni come capaci di portar destabilizzazione in una donna che vedeva come il solido appiglio di quel rapporto… aveva errato lei a mostrarsi tanto sicura, tanto convinta, tanto superiore alle gelosie, alle chiacchiere, agli abbandoni, alle distanze, ai tradimenti, alle meravigliose parole accompagnate da fatti poco tangibili e, se tangibili, eccessivamente diluiti nel tempo che scorreva, e che scorrendo li vedeva ognuno sempre più impegnato a costruire il proprio IO, la propria carriera a discapito dell’uno, della coppia, chi perché preso da innato istrionismo funambolico chi perché troppo sicuro solo di se stesso non potendo contare sull’altro più assente - nelle scelte comuni - che presente…
Ma Dominic, quello che per anni le aveva fatto venir i nervi al solo esser nominato in quanto “grillo parlante” onnipresente nella vita del suo uomo, aveva ragione: la situazione era diversa ora e nulla poteva portare indietro l’orologio, neanche se entrambi lo avessero voluto… e poi, tutto sommato, Matt stava lì a dirle non solo che l’amava e non voleva perderla semmai riconquistarla in qualche modo, ma che Kate c’era, che era reale, bella, madre dolcissima dell’unico figlio che lui aveva generato, che ne era innamorato e che cercava di trattarla come non aveva trattato lei proprio perché dal suo dolore aveva imparato che non si fa al prossimo ciò che se si soffre sulla propria persona può portare alla disperazione….  Questa la realtà scomoda: Matthew senza l’abbandono di Gaia non sarebbe stato l’uomo di cui Kate si sarebbe innamorata, Kate senza il tirocinio amoroso di una vita vissuta con Gaia non sarebbe stata donna appetibile per Matthew….
Presero a camminare, vicini, Matthew le prendeva a tratti la mano e lei si faceva tenere ma senza ricambiare la stretta, senza far sì che le sue dita affusolate stringessero quelle di lui anzi,  slacciandosi a tratti dalla presa come avesse la mano senza vita, floscia, priva di sensibilità, come se le uniche forze in corpo le servissero per trascinarsi a passeggio sul lungo lago,  respirare e trattenere i singhiozzi…
  • “Matt… cosa vuoi da me?”
  • “Non lo so”
  • “E cosa vorresti invece da noi?”
  • “Che non ci perdessimo più, che si potesse tornare anche solo a questo… l’unico periodo in cui non ti ho pensato come un peso sul cuore è stato durante la gravidanza di Kate e a ridosso della nascita di Bing…appena ho realizzato che persona ero diventata e come era stato il mio percorso, da dove ero partito e perché lo avevo fatto, sei tornata prepotentemente viva in me…e ho iniziato a cercare il modo di esprimerlo…ho scritto testi…mail…lettere che non ho mai pubblicato, mai spedito…Dovevo guardarti negli occhi come quando non capivamo nulla di ciò che ci dicevamo l’uno all’altra i primi giorni e invece ci comunicavamo ogni fottuta piccola minima insignificante cosa di noi…dovevo stringerti io a me e offrirti la mia sicurezza in noi  e non tu, che sei stata il mio sostegno per un decennio quasi senza che te ne abbia mai veramente reso merito perché mi pareva ovvio, scontato, normale… invece adesso – con il tempo, con il dolore, con l’accettazione e di nuovo con la gioia – ho capito che niente è scontato, che ogni giorno è una gran fatica, una lotta, una sopportazione portare il peso da soli ed io troppo ti ho lasciata sola in quell’ultimo periodo… mi hai aiutato anche quando non c’eri più, Gay….. non posso perderti ancora… io voglio questo…voglio tu sia quella di oggi…voglio parlarti, tenerti stretta se ne hai bisogno, farmi stringere se mi vorrai…. Non è sesso…si, anche sesso ma adesso non ha alcuna importanza questo, potrei privarmente e sentirti comunque mia e non avere problemi di coscienza con la donna che ora mi sta al fianco e di cui sono innamorato… IO non voglio tradire Kate con te ma neanche te con lei…Gay, nessuno può sostituirti in me, nessuno può prendere il tuo posto…fammi provare, a fare cosa non lo so neanche io… non voglio impedirti di vivere la tua vita, non voglio tu sia a mia disposizione, non voglio bloccarti l’esistenza, non voglio darti certezze in un futuro per noi… voglio solo che ricominciamo da oggi, da così, a guardarci, a parlarci, a non perderci e poi venga ogni cosa naturalmente ùio sarò pronto a gestirla e decidere per il meglio….chè se il destino ha deciso che siamo diventati incompatibili lentamente, entrambi, capiremo che è meglio perderci ancora, ma lentamente, serenamente, condividendolo…non sopporto, Gay, che io stesso ti abbia strappata da me perché tu credevi in me ed io t’ho deluso, non sopporto che io abbia dovuto seppellirti quando dentro di me sei ancora così viva… Non so spiegartelo meglio, Gay…aiutami tu, tu sei così brava in queste cose: dimmi che non ti faccio paura, dimmi che non credi io voglia infilarmi di nuovo nel tuo letto per farti perder di nuovo vita, tempo, emozioni… dimmi che anche tu ogni tanto sulla mia tomba c’hai portato una candela perché io non posso credere che ti sia bastato il non detto, il non fatto, il non chiarito per disfarti di noi….Dimmi che non provi niente per me ma dimmelo guardandomi negli occhi!”
Gaia  aveva ripreso a non parlare ma ora non piangeva…rifletteva su quanto stava ascoltando, seria, cercando di trovare rapidamente una risposta  - che magari non avrebbe esplicitato a lui ma che doveva necessariamente a se stessa - ad una domanda che lui sottintendeva ma non stava facendo….
Doveva decidere in pochi minuti – poca la distanza con la porta di casa  verso cui, naturalmente, parlando, si erano incamminati mentre calava il sole – se gli avrebbe concesso tanto, se questo non l’avrebbe distrutta, se questo le avrebbe permesso di vivere la sua, di vita, indipendentemente dalla vita di qualcuno che non era più, e forse non sarebbe più stato (di questo aveva capito che non c’era ancora certezza nel futuro non immediato!), il suo uomo….
Prese il coraggio tutto d’un fiato, Gaia, e – spalle all’uscio di casa – occhi negli occhi con Matt:
  • “Belly, sarebbe facile invitarti ad entrare perché sono adulta, cosciente e devo render conto solo a me stessa di ciò che provo e ciò che faccio alla mia vita ma sarebbe ingiusto usare la situazione e spingerti a comportarti come io non avrei MAI voluto tu ti fossi comportato con me… Questo farebbe di te una persona poco affidabile, poco amabile, un NON uomo ai miei occhi, al mio cuore… Quindi stasera non creerò una situazione che sembra inevitabile, perché è ingiusta per qualcuno che ora non è qui e che ti aspetta altrove… Tanto è inutile spender tante parole perché tra noi tutto è già stato scritto, tu stesso hai scritto ciò che c’è tra noi quindi NON TI serve, NON CI serve che tu entri in casa perché parte di te da qui è come se non fosse mai uscita… Non farò di te un uomo peggiore di quello che sei stato con me anzi,  questo è il primo step che indica che tu sei migliore ed è questo che mi strazia che ora che sei come avresti dovuto essere non sei mio, non del tutto, almeno… Ci proverò, proverò a gestire la tua presenza come ho gestito la tua assenza: niente promesse, niente progetti, niente comportamenti che farebbero star male me, te, lei che ora non è l’altra ma è e dovrebbe essere per te l’unica lei… Vorrei farti entrare ma ti prego vattene…vattene perché mi sto sentendo male e poi, dopo che le parole potrebbero accompagnarsi a gesti di cui potremmo pentirci per l’onestà che ci dobbiamo l’un l’altro e per l’onestà che dobbiamo anche a lei che è assente, arriveremo ad un punto difficile da gestire…. Dopo 8 anni siamo arrivati a rompere una bolla di sapone…altri 3 anni per giungere a questo…forse hai ragione tu stavolta: non cambia nulla dato ciò che comunque esiste e una volta detto non si può fingere non esista, se tentiamo di ricominciare lentamente dal nulla e lo portiamo avanti per vedere dove arriva o dove si ferma… non ero preparata a dirti questo, avrei dovuto non incoraggiarti ma mi è impossibile dirti di non provare ciò che provi perché io stessa lo sento…posso solo chiedere ad entrambi di esser ragionevoli, di darci tutto il tempo che ci serve per capire chi siamo ora e cosa vogliamo….…dammi tempo…datti tempo… magari questo porterà a perderci senza rancori e rimorsi come era stato fatto…magari sarò l’alter ego al femminile di Dom…magari capiremo che è stato uno sbaglio esserci lasciati…  damMI tempo…datTI tempo… Una sola legge a tutto questo: se uno di noi provasse disagio, dolore, imbarazzo nel gestire la nostra frequentazione dovrà comunicarlo all’altro e l’altro lo scioglierà dall’onere della prova….e promettimi: neanche Kate dovrà soffrire… lo scorrere dei momenti indicherà il cammino, ci mostrerà cosa è naturale sia… i lutti son difficili da elaborare e anche il vero perdono non consiste mai in una gestione serena dell’altro come gli fosse stata concessa l’indulgenza plenaria…  damMI tempo….datTI tempo….dacCIi tempo…
Le prese i capelli da dietro la nuca e le riempì di minuscoli e leggerissimi baci le labbra…ma niente altro, baci di una dolcezza quasi  infantile, come quando Bing cadeva e ogni volta lo costringeva a tempestargli la bua di baci per scacciar via il dolore:
  • “Ok…vado via ma una parte di me ha accettato l’invito a restare quindi quando entrerai lì dentro sappi che dovrai far attenzione a non inciamparmi addosso – fece sfidandola maliziosamente per stemperare la tensione - … cerca di riposare… io veglierò sui tuoi sogni perché siano sereni perché io ora sono sereno perché ti ho ritrovata e in qualche strano modo riuscirò a farti parte della mia esistenza e a gestirti senza provocar dolore a nessuno finchè la vita deciderà il da farsi… “
 
E poi, slacciando le sue dita dalle dita di lei e facendo i primi passi per allontanarsi: “ – Gay, come  rimaniamo?”
  • “Rimaniamo nel modo più semplice che esista….che mi chiami domattina per augurarci una buona giornata…..e poi per mail mi mandi i filmati di Bing…voglio conoscere la tua vita da dove l’ho lasciata…”
E mentre si allontanava: “Belly?..............Bentornato “a casa”!”
  
  
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