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Autore: Matthewjames    29/08/2013    0 recensioni
C'erano questi tre pieni di energia, di rabbia e di divertimento per quello che facevano, senza nessun riguardo, nessun obbligo e nessuna spiegazione o simulazione di ragionevolezza per nessuno.
Erano l’anello di congiunzione tra la spettacolarità del rock dei Queen e il lirismo pop dei Radiohead, un incrocio tra metal, elettronica e glam. Dalla prima Battle of the bands nel Devon, da dove sono partiti, al tutto esaurito dell'ultimo Summer Tour.
Il primo si chiamava Matthew, il frontman, il secondo Dominic, il batterista, ed il terzo Chris, il bassista dal cognome impronunciabile.
Avevano occhi solo per noi.
Ma io ero a metà tra un amore impossibile e uno completamente irreale...
Benvenuti nell'era dei Muse come non l'avete mai vista.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Fede, Fede cavolo c'è Matt ad aspettarti."
Sembrava di essere ritornata al college, con Eli e Sara e con i Muse.
Invece no, quella era la voce di mamma.
Era passato tanto tempo da quel giorno.
Era il sette gennaio.
Erano passate due settimane.
Eravamo in pieno inverno.
Mi preparai ed andai a prendere il pullman per andare a scuola. Mi sedetti accanto a Eli e Sara. Con Chris e Dom andava tutto bene. Mi raccontarono il seguito del viaggio. Erano andate all'acquario, a pesca, a fare rafting e a fare compere.

"No-one's going to take me alive, The time has come to make things right."

 

Amavo quella suoneria. Era Matt.
'Buongiorno Amore", dissi con un tono allegro.
"Ti devo parlare". Lo disse in modo troppo serio per pensare che stesse scherzando.
"Scusa Bells, ma sta suonando la campanella e devo entrare."

Ora di latino, la prof spiegò a più non posso, non capì nulla. Ero troppo distratta dal pensiero di Matt. Uscimmo alle 10 perché avevamo assemblea. Amavo quella scuola. Andai a prendere Eli e Sara.
Avevano tutte delle facce cupe.
"Ti devo parlare urgentemente!" (Eh cavolo tutti oggi mi devono dire qualcosa?!?)
Sara aveva con se un giornale. Eli lo prese e me lo fece vedere. Ci misi due secondi per leggere tutto.

"Matthew Bellamy e la sua nuova ragazza. Colpo di fulmine in casa Muse. Bellamy ha conquistato la bella modella Kate Hudson. È subito amore tra i due."

Foto, baci, stavo per sclerare. Urlai, scoppiai a piangere sulla spalla di Eli, che mi prese e mi abbracciò. Raccontai della telefonata e mi consigliarono di non rispondere più ad alcuna sua chiamata/messaggio. Che, a quanto pare, non si fece attendere. Alle 12 chiamò di nuovo. Questa volta fu Sara a rispondere. Mise il viva voce, cosicché potessi sentire tutte le stronzate che si stava inventando.
"Mi hanno costretto. Io ti amo. Non amo lei. Sui giornali tutte montature. Sei speciale per me. Prendi il primo aereo e vieni qui, così chiariamo tutto. Ti prego dì qualcosa. "
Eli non riusciva più a sopportare quella presa in giro.
"Sai cosa, lurido bastardo? Ora sta bene senza di te, qui con me. Sei un uomo di merda. Ci vediamo al concerto a Roma. E là saranno cazzi tuoi."
Chiuse la chiamata, mi abbracciò e mi guardò negli occhi. Ecco perché amavo così tanto quelle ragazze, perché c'erano sempre state per me e continuavano ad esserci.

Tornai a casa distrutta. Me ne andai in camera e non parlai con nessuno per tutta la giornata. Altro che "our love would be forever..." Pensai a come mi avesse cambiato la vita e come in così poco tempo me l'avesse distrutta. Roma stavo arrivando. E lì mi avrebbe sentito.

[...]

Trill. Sta volta non era Matt. Era Matteo. Mancava poco al concerto.
"Pronta?"
"No..."
"Cosa diavolo è successo sta volta?"
"Non hai letto i giornali?"
"No..."
"Bene, quando ti è possibile leggili...oppure apri internet. Sarà una delle prime notizie."
"Vedo e ti richiamo."

Due minuti dopo mi squillò di nuovo il cellulare. "Dove sei?" "Davanti alla mia scuola." "Sto arrivando."

[...]

Una figura abbastanza alta si notava in lontananza. Correva. Correva con una tracolla in mano. Faceva alquanto ridere, ma non ero dell'umore giusto per essere felice. Corse a più non posso quando mi vide. Era un misto tra un Bolt chiaro di pelle ed un pagliaccio. La prima cosa che fece non fu salutare le altre, ma corse da me e mi abbracciò.
"Ora sei tutto ciò di cui ho bisogno..." Dissi trattenendo le lacrime.
"Ricordi quella promessa, quella del non ci lasceremo mai? Bene, eccomi qui. Di cosa hai bisogno?"
"Di una spalla su cui piangere."
"Puoi usare la mia."
"Si, volentieri, ma mi ci vuole una scala mobile per arrivarci." Finalmente risi...
"Vieni, andiamo a fare un giro. Scusate ragazze..."

"Every teardrop Every teardrop E-Every teardrop is a waterfall."

Parlammo per due ore. Mi sfogai. Non riuscivo più a trattenere le lacrime.
"Ma, ma tu stai piangendo. Forza, vieni qui." Mi abbracciò.
"Grazie di tutto Matté."
"Grazie di che?"
"Di esserci."
"Io ho rispettato la promessa. Sono qui per te."
"Non so che dire."
"Non dire nulla, non piangere però, perché muoio vedendoti così."
"Io sono già morta."
"Allora cosa aspetti a rivivere?"
"Aspetto solo la persona giusta."
"E se quella persona fosse più vicina di quanto immagini?" Avevo capito dove voleva arrivare, ma non volevo una nuova relazione ora.
"Se fosse vicina e si facesse avanti sarei disposta ad ascoltarla, anche se adesso non sono proprio dell'umore giusto."
"Peccato, te la volevo far conoscere."
"Dai, sono curiosa."
"Come vuoi, ora te la presento... Si chiama Matteo, ha 22 anni ed è follemente pazzo di te."
"Basta, non voglio più sentire nulla."
"Perché?"
E lo baciai.

"Is this Is this Is this the end?"

"Scusa Mattè, non avrei dovuto.."
"Tranquilla."
Ritornai a casa.

[...]
"Buongiorno Fede!"
"Buongiorno Mamma!".
Mi alzai saltando dal letto. Andai in cucina. 25 giugno 2013. Mancavano 11 giorni al concerto. Accesi il cellulare. Trovai 14 chiamate e 3 messaggi, ma non avevo ne la forza ne, soprattutto, la voglia di leggerli. Squillò il telefono. In un primo momento non risposi. Insisteva, così risposi, ma non era Matthew... "Matteo!"
"Mi hai fatto spaventare Fede!"
"Scusa, pensavo fossi qualcun altro."
"Dobbiamo parlare."
"Eh cappero, tutti in questo periodo volete parlare?"
"È urgente, tra 10 minuti al Colosseo, ok?"
"Arrivo."

[...]

"How am I gonna be an optimist about it?"

"Finalmente! Come stai?"
"Meglio dai..."
"Adesso ti rovinerò io l'umore..."
"Perché?"
"Ti ricordi della mia ex?"
"Pff, come non dimenticarsene.."
"Bene, non è più la mia ex."
"Cosa?!?"
"Non avrei dovuto dirtelo..."
"'Avevi detto che mi amavi.."
"Io ti amo, ma vedi... Lei è quella persona che, anche dopo mille guai e litigi è ancora qui."
Stavo per aggiungere un 'per sfruttarti', ma poi cambiai idea. Presi ancora quel minimo di orgoglio che mi rimaneva e gli urlai in faccia...
"Ricordi la promessa? Quella che hai definito 'inviolabile'? Quella che mi hai ribadito nemmeno una settimana fa?" Rispose a testa bassa un si farfugliato. "Bene, ora non esiste più. E fidati, se avrai bisogno di qualcuno, non rivolgerti a me. Anche se sarò l'ultima persona su questo pianeta." E me ne andai.

Era da tanto che non facevo un punto della situazione e non riordinavo le idee. Prima ero a metà tra due amori. Ora entrambi mi avevano scaricata. Sono cose che capitano, continuavo a ripetermi sempre meno convinta. Era colpa mia se avevo rovinato tutto? Avevo qualcosa che non andava? Cosa avevo sbagliato? Forse a dare fiducia alla gente...

"And our time is running out"

I giornali, le pagine sui social continuavano a pubblicare foto di Matt e Kate. Andai a letto. Avevo un dolore tremendo alla testa. Ormai ero pronta a rivedere entrambi a Roma. Uno sul palco ed uno accanto a me. E mi avrebbero sentito. Cappero se non mi avrebbero sentita. Misi la sveglia presto. Il giorno dopo sarei dovuta andare in un negozietto vicino al Vaticano a comprare cose per il concerto.

[...]

Mi svegliai di soprassalto alle tre di notte. Mi erano arrivati due messaggi.

"Vieni comunque all'Olimpico ? Ti amo, ti ho sempre amata." Era il primo.
"5 lettere: Scusa. Al concerto chiariamo" il secondo. Matthew e Matt. Mi domandai se si fossero messi d'accordo, ma poi mi accorsi che quello di Matteo era delle undici. Risposi con un si ad entrambi. Mi riaddormentai.

[..]

Qualcuno mi svegliò.
"Buongiorno eh."
Quella non era casa mia. Non c'erano i miei genitori. Vagai per il piano superiore. Vidi il bagno ed entrai. Mi guardai allo specchio, non ero io quella persona. Dimagrita tantissimo, alta, truccata. L'unica cosa che riconoscevo erano i capelli. Mi sciacquai il volto, convinta di aver preso un abbaglio. Invece no, ero ancora in quel corpo non mio.
"Ti vuoi muovereeee?" Scesi le scale di corsa.
"Buon anniversario amore!" Davanti a me trovai Matthew.
"Ma cosa?"
"Come cosa? Oggi è il primo settembre 2028. Dieci anni fa ci siamo sposati." Mi prese e mi baciò.
Di colpo sentì urlare:"Mammmmmmmmaaaaaa...la canzone di papà alla radio!"
"Arrivo Luke!" Disse Matthew. Ricordo solo che mi prese per mano ed andammo in una sala grande, credo fosse il soggiorno. Vidi al centro della sala un bimbo, di circa 5 anni. Occhi ghiaccio come il padre, capelli neri come i miei ed un faccino dolce con due nei.

Di colpo mi si offuscò la vista. Mi ritrovai in una macchina. Non ricordo il modello. Eravamo in 5. Guidava Chris. Accanto a lui c'era una donna che non avevo mai visto in vita mia. Poi c'eravamo io, Dom e Sara. Dopo una corsa arrivammo in luogo dalle mura alte. Saltai fuori dalla macchina. Iniziai a correre. Era appena tramontato il sole. Faceva molto freddo. Qualcosa mi bagnò il viso. Piangevo. Questa volta non ero la protagonista, ma osservavo me stessa da esterna. Vidi la me correre a più non posso, singhiozzare, fermarsi, correre, fermarsi, guardarsi intorno. La vicenda a volte ritornava in prima persona. Questa volta ero io a singhiozzare. Ero di nuovo la protagonista del mio sogno. Le gambe correvano da sole. Volevo fermarmi, ma non ci riuscivo. Mi fermai di colpo. Guardai sotto di me. C'era una scritta. "Qui riposa..." Urlai.

[...]

"Fede che hai?" Aprì gli occhi.
"M-m-mamma?" "Si, sono io. Stavi facendo un incubo vero?"
"Si..."
"Dai su tranquilla. Forza alzati! Io vado a lavoro. Il pullman passa tra un ora! MUOVITI!" Era finito tutto. Non ricordavo nulla dopo. La scritta... Dopo l'urlo non avevo più capito nulla. Forse non era nemmeno successo nulla... Andai in bagno. "Calma Fede, era un incubo. La persona giusta la riuscirai a trovare. Devi pazientare." Continuavo a dirmi... Dopo una mezz'oretta ero pronta. Scesi alla fermata ad aspettare il pullman. Nei cinque minuti di attesa controllai cosa stava succedendo sul web. Notai una notizia che riguardava i Muse e Vasco Rossi... Rischiavano di annullare i concerti. Onestamente ero troppo nervosa e stanca per arrabbiarmi contro Torino o contro Vasco Rossi. Intanto le pagine web continuavano ad aggiungere foto all'album "Matt&Kate". Decisi di guardarle. Non per autosuicidio, per pura curiosità. Sembrava una finta barbie. Cioè, era di un triliardo più bella di me, ma era così..Finta. Ecco, finta era la parola giusta. Ma d'altronde, come potevo sognare e credere di avere un ragazzo famoso ai miei piedi, soprattutto quando lui può avere milioni di modelle ai suoi piedi... Come potevo illudermi? Era quasi tutto scritto. Me lo sentivo.

"...to join the black parade"

"Prossima fermata Ottaviano, Musei Vaticani" recitava la voce metallica della metro. Ero arrivata. Caldo inimmaginabile. Turisti ovunque. Ne scansai un paio ed entrai di corsa. Quel negozio era il mio mondo. Vans, magliette e tracolle. Tutto ciò che un adolescente può desiderare. Non potevo crederci. Provai milioni di maglie. Muse, Mars, MCR, Green day.. Alla fine presi quattro maglie dei Muse ed una dei Chem. Ero pronta fisicamente, ma soprattutto mentalmente. Olimpico stavo arrivando.

Meno uno al concerto! Sono felice che la storia vi stia piacendo! Se avete consigli, dubbi o magari volete solo dire il vostro parere usate le recensioni, molto utili per me! Cheers.

 
  
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