Fanfic su artisti musicali > EXO
Segui la storia  |       
Autore: Nihal_Ainwen    09/09/2013    3 recensioni
Kim Jongin è un abile killer in cerca di vendetta;
Park Chanyeol un normale studente universitario;
Oh Sehun è il figlio viziato del capo di una banda di criminali;
Byun Baekhyun è semplicemente autodistruttivo.
Cosa avranno in comune? Niente, apparentemente.
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Kai, Kai, Sehun, Sehun
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                         




[Prima di tutto, mi scuso per l’irregolarità con cui sto postando ultimamente. Perdonatemi, ma sono stata veramente sommersa da una miriade di impegni che non avevo programmato. In secondo luogo, volevo ringraziare tutti quelli che leggono, recensiscono e/o seguono la mia storia. Senza di voi sarebbe inutile scrivere, non vi pare? /Un ringraziamento speciale alla Bibiru, lettrice affezionata e autrice che ama farmi piangere; se volete impersonare fontane vi consiglio in particolare “è buon tempo per i bombardamenti”. Ah, non ditele che le faccio pubblicità, ssssh./ Detto ciò, vi lascio alla lettura. P.s. L’immagine è molto random, sorry. XOXO]




Non mi ci era voluto molto a convincere Sehun ad aiutarmi; sia perché avevo saputo come sfruttare i dissapori che c’erano tra lui e suo padre, sia perché avevo saputo usare altrettanto bene l’ascendente che sapevo avere su di lui.
In effetti un po’ mi dispiaceva usarlo, ma ero praticamente certo che lui avrebbe fatto lo stesso, se si fosse trovato al mio posto. Per un momento avevo pensato di doverci andare a letto per farlo accettare, cosa che avrebbe sottointeso fare il passivo e non è che mi piacesse molto, invece lui si era limitato a qualche bacio.
Era strano, pensavo di piacergli molto di più, ero convinto che mi trovasse irresistibile… Eppure, vedendo com’erano andate le cose, forse mi ero sbagliato, e sarebbe stata giusto la seconda volta in tutta la mia vita. Era alquanto sconvolgente pensare che la prima volta era stata quella con lui e che le seconda invece riguardava una persona che stavo usando. Ma non era certo il momento di pensare a cosa frullasse nella strana testa di Oh Sehun.
Mi aveva consigliato, che il modo più efficace per riuscire nel mio compito e non farmi ammazzare, era fare in modo che l’attenzione di suo padre fosse rivolta altrove: in pratica, avrei dovuto distrarlo.
Non avevo ben capito cosa intendesse, finché un giorno non mi aveva fatto trovare il cadavere di uno dei “soci” del padre in un vicolo. Mi aveva spiegato che ci voleva qualcosa che lo appassionasse, poiché era un uomo estremamente eccentrico, che ci voleva un personaggio che avrebbe catturato la sua mente malata. Il suo piano, che poi divenne anche il mio, era di far credere al suo genitore che ci fosse qualcuno che voleva indebolire il suo dominio sulla zona, facendo fuori i suoi “alfieri”. Non era una cattiva idea, fino a quando non mi spiegò che sarei dovuto andarmene in giro ad ammazzare gente… in costume come un attore di teatro. Alla fine però avevo capitolato, confidando nel fatto che conoscesse la mia vittima molto più di me, e che sapesse come attirare la sua attenzione.
Mi aveva chiesto se avessi una buona mira e io gli avevo risposto di sì, leggermente irritato dal fatto che non l’avesse capito da solo. A quel punto mi aveva “gentilmente suggerito”, che in questo caso sta a significare “ordinato senza possibilità di appello”, di ucciderli tutti a colpi d’arma da fuoco. Non che avessi mai avuto intenzione di fare altrimenti, ma mi venne spontaneo chiedergli il motivo di quella costante, perché ammazzarli tutti nello stesso modo. Lui si era limitato a liquidarmi con un “è per il personaggio” e a lanciarmi una strana maschera nera e rossa, molto simile a quelle che vendevano in “non mi ricordo quale” città italiana.
Mentre ce ne andavamo, gli avevo chiesto se ci era mai stato, all’estero, giusto per fare conversazione. Mi aveva risposto che sì, ci era stato parecchie volte, e un po’ l’avevo invidiato mentre mi elencava nomi su nomi di capitali europee e metropoli americane. Era stato persino in Egitto… Gli mancava giusto un continente.
Non capivo perché stessi ripensando ora a quella conversazione, appena dopo aver ucciso il primo della lista che mi aveva dato Sehun il giorno prima. Eppure, distratto dall’immaginare le luci di New York, andai dritto addosso ad un passante, maledicendomi immediatamente dopo per la mia stupidità acuta. Non avrei mai immaginato che, il tizio che avevo appena travolto e a cui avevo sporcato di sangue la camicia, potesse essere una persona che conoscevo. Non che lo conoscessi sul serio, avendolo visto solo una volta in vita mia, ma quando lo guardai attraverso le fessure della maschera, non potei fare a meno di imprecare mentalmente: avevo appena investito Park Chanyeol, che ora guardava inorridito la macchia rossa che risaltava sul tessuto azzurro.
Mi piegai su me stesso indeciso su cosa fare, poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, mentre lui si alzava in piedi e si offriva di aiutarmi. Avrei dovuto ucciderlo, o meglio, il buonsenso mi diceva di ucciderlo, in modo che non mi creasse poi problemi in futuro. Il guaio era che non avevo mai ammazzato nessuno che non se lo meritasse, e non volevo che quel ragazzo gentile e dal sorriso contagioso pagasse per i miei errori. Quel poco che era rimasto della mia coscienza, si rifiutava categoricamente di ucciderlo, anche perché mi era stato simpatico da subito. “Hai un istinto infallibile Jongin, non sbagli mai su certe cose.” sentii rimbombare nella mia mente.
-No, la maggior parte non è mio.- lo informai in risposta alla sua domanda, avendo preso la mia decisione.
 
Me ne stavo seduto comodamente sul divano, nel salone dell’appartamento di Baekhyun, con addosso quelli che dovevano essere dei vestiti di Chanyeol, dato che invece di starmi stretti mi erano larghi. Mi ero medicato da solo l’unica ferita che mi ero procurato, un taglio sul palmo della mano destra, quando il tizio moribondo mi aveva afferrato per una caviglia facendomi cadere nella pozza del suo sangue. Ovviamente era morto immediatamente dopo, e non avrei mai saputo cosa pensava di fare trattenendomi, ridotto in fin di vita in uno schifoso vicolo di periferia. Magari voleva solo guardare in faccia chi l’aveva ammazzato, oppure era un estremo tentativo di dire le ultime parole, fatto sta che non era riuscito nel suo intento misterioso.
Mi imposi di non pensarci, osservando il ragazzo alto che si scaldava un bicchiere di latte, con ancora i capelli bagnati per la doccia. Era entrato in bagno subito dopo avermi fornito degli indumenti puliti da indossare, con la raccomandazione di non andare in giro mezzo nudo. Avevo ubbidito giusto perché mi sembrava già abbastanza sconvolto, anche se mi sarebbe piaciuto provocarlo un po’, giusto per vedere la sua reazione.
Era stato dentro parecchio, molto più di quello che mi sarei immaginato, e stavo per cominciare a preoccuparmi quando uscì raggiungendomi in sala. Mi aveva scrutato sospettoso, soffermandosi qualche secondo sulla medicazione alla mano, per poi voltarsi e riempirsi il bicchiere di latte che ora si trovava nel microonde.
-Mi dispiace per i tuoi genitori.- mormorò all’improvviso, talmente piano che quasi non riuscii a sentirlo sotto il “beep” del timer dell’elettrodomestico.
-E’ successo tanto tempo fa, non dispiacerti.- lo tranquillizzai, immaginando che avesse capito che erano morti dal mio discorso sull’eredità, quello che gli avevo fatto in macchina poco prima.
-Lo so che non sono affari miei… Ma sicuro che ne valga la pena?- mi chiese sedendosi al mio fianco. –Nel senso, vendicarsi non serve a molto. Non riporterai indietro nessuno, rischi solo…di raggiungerli.- mi chiarii guardando a terra, chiaramente in imbarazzo.
-Sei più perspicace di quello che credessi, lo sai?- esclamai io, allungando le gambe sul parquet chiaro. –Comunque, hai ragione, la vendetta non serve praticamente a nulla. Però da soddisfazione e poi non ho niente da perdere.- gli spiegai sorridendo, per cercare di alleggerire la questione.
-Perdonami, non avrei dovuto impicciarmi in cose che non mi riguardano.- si scusò cominciando a bere.
-Figurati, pensare che io non ti ho ancora ringraziato.- ribattei annuendo, con la conferma che quel ragazzo era veramente troppo buono.
-Tu mi hai dato un passaggio togliendomi dai guai, ma io non ho fatto nulla per te.- dichiarò perplesso, poggiando il bicchiere vuoto sul tavolino di vetro lì davanti.
-Per prima cosa, non mi stai giudicando ne tantomeno denunciando alla polizia; in secondo luogo, mi hai prestato i tuoi vestiti e ospitato per una notte. Ti sembra niente?- elencai, continuando a sorridergli.
-Beh, la casa non è mia… E per quanto riguarda il denunciarti, non so nemmeno io perché non l’ho fatto.- ammise scuotendo la testa, per poi cominciare a ridere.
 -Perché mi credi: dentro di te, lo sai che quello che ho ucciso se lo meritava.- ipotizzai io, cercando di sembrare più sicuro di quanto non fossi in realtà.
-Non dovremmo essere noi a decidere chi merita di morire e chi no, però...probabilmente hai ragione.- concordò rilassandosi nuovamente sul divano. –Posso chiederti una cosa?- aggiunse un po’ incerto.
-Certo, se non posso risponderti sappi che non lo farò.- puntualizzai, mettendo in chiaro che c’erano cose che non potevo svelargli, fondamentalmente per il suo bene.
-E’ una domanda un po’ personale, parecchio personale…- continuò alzando lo sguardo verso di me.
-Vuoi sapere come sono morti i miei?- provai ad indovinare, dato che è la classica domanda che ti fa la gente quando sa che qualcuno a cui volevi bene non c’è più.
-No, non riguarda quello. Però è comunque molto… intima.- mi stupì lui, con un misto di imbarazzo e curiosità nella voce insicura.
-Dai, spara allora. Sinceramente non ho idea di cosa tu voglia sapere.- ammisi, cercando di immaginare cosa potesse interessargli di me, ottenendo però scarsi risultati.
-Con la vita che fai, sei mai stato innamorato di qualcuno?- si decise alla fine abbassando lo sguardo sulle sue ginocchia, arrossendo leggermente.
Quelle parole non poterono che procurarmi l’ennesima fitta di dolore dove un tempo c’era stato il mio “cuore”: non l’organo, perché quello c’era ancora, ma quella parte di me in grado di amare. Certo che ero stato innamorato, nonostante il mio stile di vita poco tradizionale, e lo ero stato a tal punto di credere di aver perso la capacità di farlo di nuovo. Dopo aver amato una persona in quel modo, dopo avergli donato anima e corpo, non ti rimaneva più niente se non il ricordo di come l’avevi amata. Non credevo di aver ancora la possibilità di amare qualcuno, dopo che l’amore della mia vita se n’era andato in quel modo.
-Sì, lo sono stato. Sono stato innamorato da morire, per questo ora non credo di poter amare di nuovo.- gli rivelai, quando sentii il familiare bruciore agli occhi che precedeva le lacrime. –Perché…me lo chiedi?- sussurrai, mentre lui mi passava un braccio intorno alle spalle, capendo probabilmente che ero sull’orlo del pianto. –Si capisce così tanto che mi manca qualcosa?- proseguii lasciandolo fare.
-No, in effetti no, sembri molto sicuro di te.- mi tranquillizzò annuendo. –Volevo solo avere una conferma, e ancora non so se questo sia un bene o un male.- seguitò sospirando, intanto che io cominciavo a calmarmi riassumendo il controllo delle mie emozioni.
-Lo ami vero?- mormorai, quando fui più che certo che non sarei scoppiato a piangere sulla sua spalla.
 -Di chi parli?- finse di non aver capito, mentre cominciava inconsciamente ad agitarsi in preda all’ansia.
-Del caso disperato che dorme beatamente nell’altra stanza.- lo presi in giro io dandogli di gomito, avendo finalmente recuperato totalmente la mia sicurezza.
-Intendi Baekhyun?- biascicò lui allontanandosi leggermente, guardando con disappunto il mio sorriso.
-Ti pare? Io intendevo il gatto.- lo presi in giro inizialmente, ridacchiando per la sua faccia stupita. –Ovvio che intendevo Baekhyun.- gli confermai alla fine annuendo. –E sai che ti dico? Che non c’è nemmeno bisogno che tu mi risponda, tanto lo so già.- lo stuzzicai facendogli l’occhiolino.
-Davvero?! Beh… Buonanotte allora.- mi augurò scappando verso la camera degli ospiti, rosso in viso fino alla punta delle sue simpatiche e strane orecchie.
Mentre lo guardavo chiudersi la porta alle spalle, per poi riaprirla e lasciare cadere all’esterno un cuscino con tanto di federa, pensai che avrei voluto tanto che fosse felice con la persona che amava. Mi alzai per prendere il guanciale che era senza dubbio per me, destinato a passare la notte sul divano, e mi posi un altro obbiettivo. Invece di prendermi cura di Baekhyun, dato che a farlo c’era già l’altro ragazzo, il mio compito da ora in poi sarebbe stato quello di fargli capire che qualcuno lo amava, che Chanyeol lo amava. Sapevo bene che non sarebbe bastato quello per tirare fuori l’altro ragazzo dall’atrocità in cui stava lentamente annegando, ma sarebbe stato un passo avanti.
 
Era una festa come quella a cui mi ero imbucato qualche tempo fa, solo che il tema era diverso e che questa volta ero uno degli invitati ufficiali. In quest’occasione, l’enorme salone della villa dove viveva Sehun, non era pieno di piume e penne, bensì di pietre luccicanti, glitter e tulle. Come la volta precedente, non potei fare a meno di attirare l’attenzione su di me, solo per poi guardare tutti dall’alto in basso, mettendo il resto degli ospiti in soggezione anche al mio solo passaggio. Ero sempre stato consapevole di essere bello, e per forza di cose avevo anche imparato a vendere al meglio i miei pregi, in modo da nascondere i miei eventuali difetti. Sapevo di avere la pelle scura, color cioccolato, perciò, essendo il tema della festa i colori, avevo scelto di essere il bianco. La mia scelta aveva stupito tutti, ma ricordandosi del mio bellissimo costume da pavone, la mia inconsapevole vittima mi aveva assecondato, promettendomi che sarei stato l’unico a portare quel colore. La cosa ridicola, era che il mio obbiettivo si era lasciato totalmente ammaliare da me, forse illudendosi che io lo “ammirassi” dato il giro in cui ci trovavamo. Fatto sta che così era stato: la pista da ballo era un turbinio dei più disparati colori, ma non c’era nemmeno un tocco di bianco. Forse era anche per questo che la gente si voltava a fissarmi meravigliata, mentre facevo sfoggio del mio completo totalmente bianco, non particolarmente appariscente ma comunque molto più elegante della maggior parte di quelli presenti in sala. La cosa che mi piaceva di più di tutto il mio costume, erano le spirali di Swarovski sulle maniche, che rilucevano sotto la luci psichedeliche del salone, dando quasi l’idea che splendessero di luce propria.
Mentre ancora mi vantavo senza alcun ritegno con chiunque osasse guardarmi, portando svariate fanciulle al quasi svenimento, individuai Tao poco lontano da me, notando come rappresentasse bene il mio opposto in tutti i sensi.
Se io ero completamente vestito di bianco, lui indossava solo il colore nero; come io mi divertivo a stare al centro dell’attenzione, lui se ne stava nascosto nell’angolo più remoto della sala. Lo raggiunsi con poche ampie falcate, incurante dei suoi già vani sforzi di non farsi notare, sapendo che parecchi sguardi seguivano perennemente i miei spostamenti, compreso nei quali sapevo esserci anche quello dell’assassino di tre membri della mia famiglia.
-Io cerco di starmene in disparte, e tu mi vieni a cercare? Grazie mille.- protestò il ragazzo alto, mettendo il broncio.
-Scusami, in realtà cercavo Sehun, ma non lo vedo da nessuna parte.- gli spiegai lanciandomi di nuovo qualche occhiata sprezzante intorno, facendo arrossire qualche ragazza troppo insistente.
-L’ultima volta che l’ho visto, si stava lamentando della stravaganza di suo padre. Come sempre.- mi riferì lui sbuffando esasperato, decisamente stufo di sentire il suo amico ripetergli sempre le stesse cose. –Poi però è stato...distratto da qualcosa e mi ha piantato qui.- aggiunse alzando le spalle. –Io credevo fossi tu.- mi chiarì.
-No, non ero io.- ammisi con una punta di delusione nella voce, domandandomi chi avesse attirato l’attenzione del ragazzo che cercavo, che di solito si lasciava incantare solo ed esclusivamente da me. Era per caso...gelosia?
-Guarda, eccolo là.- mi riscosse il ragazzo dai capelli neri, indicandomi un punto in lontananza al piano superiore.
L’oggetto del mio desiderio, e di quello strano sentimento che sembrava proprio essere gelosia, se ne stava appoggiato al cornicione della balconata che si trovava in cima alla rampa di scale in marmo bianco, la stessa che portava alle camere private della gigantesca residenza. La prima cosa che notai, non furono i suoi pantaloni rossi, né tantomeno la camicia in raso dello stesso colore; la prima cosa che notai dirigendo lo sguardo dove puntava il braccio di Tao, era che Sehun non era solo. Insieme a lui, o meglio avvinghiato a lui, c’era un ragazzetto completamente vestito di lillà, con i capelli tinti di uno strano rosa pallido sbiadito che gli donava particolarmente.
Abbandonai l’altro ragazzo senza dargli spiegazioni, intenzionato a raggiungere i due colombi sul trespolo e ad infastidirli come meglio potevo. Non sapevo nemmeno bene io perché, ma mi dava un fastidio tremendo, vedere come le mani di quel ragazzo scorrevano lascive sul tessuto leggero che copriva il petto di Sehun. E altrettanto tormento mi davano gli sguardi che il mio socio gli rivolgeva, leccandosi le labbra e sussurrandogli chissà cosa all’orecchio, facendo ridere il ragazzo in lillà ancora abbracciato a lui.
-Bel panorama.- esclamai una volta arrivato in cima alla scalinata, senza che nessuno dei due si fosse accorto di me.
-Kai...- sospirò il ragazzo in rosso, guardandomi tra l’esasperato e lo scocciato. –Che cazzo vuoi adesso?- proseguì.
L’altro ragazzo nel frattempo, avevo preso a scrutarmi con un certo interesse, soffermandosi più volte sulle spirali luccicanti del mio completo gessato: dovevano piacergli le cose che brillavano a quanto pareva.
-Niente, solo guardare l’arcobaleno da qua sopra.- mentii alzando le spalle, avvicinandomi ad entrambi sorridendo. –Tu invece saresti..?- domandai allo sconosciuto, che da vicino sembrava quasi essere fatto di fine porcellana.
-Lu Han, piacere di conoscerti.- si presentò lui accennando un inchino, cosa che in quell’ambiente si faceva di rado.
-Incantato.- scherzai io facendogli un inchino vero e proprio, per poi prendere la sua mano e baciarla delicatamente.
Lo sentii ridere, e dovetti ammettere che c’era qualcosa di intrigante in quella sua risata cristallina, apparentemente innocente. Più continuavo ad osservarlo da vicino, più lo trovavo bello e, a modo suo, estremamente attraente.
-Smettila di fare il cascamorto Kai, l’ho visto prima io.- mi rimproverò Sehun mentre tornavo in posizione eretta.
-Non sei all’asilo e lui non è un giocattolo, devi conquistarlo se vuoi averlo.- lo provocai, prendendo il polso dell’altro ragazzo per attirarlo verso di me, cosa che lui mi permise di fare sorridendo soddisfatto.
-Pensavo di averlo già fatto...- mormorò incredulo il ragazzo vestito di rosso, osservando la scena perplesso e stupito.
-Beh, ti sbagliavi. Al nostro Lu Han piace essere conteso, non è così?- indovinai con facilità, sentendo il suo corpo caldo premere con naturalezza contro il mio, fasciato dal completo elegante.
-Perfetto. Faremo a modo suo allora.-affermò il mio socio, avvicinandosi a noi due con un ghigno inquietante, che non prometteva niente di buono, stampato sul volto.
Senza aggiungere altro, fece aderire il suo corpo a quello di Lu Han, prendendogli il viso tra le mani e costringendolo in un bacio che non sembrò dispiacere per niente al più basso dei due. La cosa era divertente certo, ma dal mio punto di vista assumeva anche un aspetto parecchio eccitante, mentre loro due continuavano a baciarsi tra le mie braccia. Se era la guerra che voleva, la guerra avrebbe avuto: non ero intenzionato a farmi battere in campo di seduzione. Perciò, mi chinai sul collo del ragazzo ancora appoggiato a me, cominciando a baciarlo delicatamente, passandogli le braccia intorno alla vita con fare possessivo. Lo sentii tendersi come la corda di un violino, mentre il suo corpo, impegnato su due fronti, si lasciava travolgere dall’improvvisa ondata di piacere procuratagli da entrambi.
Lu Han era quel tipo di preda a cui piaceva giocare con i suoi cacciatori, che preferiva farsi vedere per poi sparire nuovamente tra i cespugli, ricomparendo poi all’improvviso prendendosi gioco del mondo intero: quasi come un cerbiatto. Gli piaceva essere al centro dell’attenzione, lo si capiva chiaramente da come si stava comportando in quel momento, mentre ben due ragazzi si divertivano a giocare col suo corpo. Ancora non mi era chiaro se fosse davvero intenzionato a concedersi ad entrambi, ma la cosa ormai si stava facendo troppo interessante per lasciarla a metà.
Ad un tratto, mentre il ragazzo al centro era preso a ricambiare la piacevole tortura a cui l’avevo sottoposto qualche instante prima, sentii chiaramente le labbra stranamente fresche di Sehun poggiarsi sulle mie, invitandomi ad approfondire il bacio. Non potei negargli quel permesso, mentre i nostri tre corpi si facevano sempre più vicini e accaldati, assecondandolo nel ritmo che aveva dato al bacio. Sentii Lu Han gemere vicino al mio orecchio con la testa reclinata all’indietro sulla mia spalla, mentre il suo fondoschiena era costretto a strusciare contro i miei fianchi. Contemporaneamente, il corpo del ragazzo in rosso, premeva contro il suo intrappolandolo in una gabbia fatta di braccia e gambe, impossibilitandolo a sottrarsi a quel piacevole contatto. Solo quando fu soddisfatto del risultato ottenuto, certo che entrambi stavamo impazzendo di desiderio, si decise a guidarci entrambi in un luogo più appartato, continuando a sorridere malizioso e fiero di sé. Forse c’era qualcosa di sbagliato in tutta quella storia, forse non eravamo io e Sehun ad aver conquistato la preda: probabilmente era avvenuto l’esatto contrario.
 

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: Nihal_Ainwen