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Autore: Tadako    23/11/2013    3 recensioni
Mi chiamo Sara, una normalissima ragazza che si é trovita ad affrontare una storia che ha dell incredibile. ma a volte le cose non sono come ce le immaginiamo e l impossibile diventa possibile. One piece. siete sicuri sia soltanto un anime?
mi sono immersa in questa fantastica avventura vivendo emozioni stupende di qualsiasi genere. ma ora il problema è tornare indietro, perché so di essere in pericolo lì, in un mondo che non è il mio..
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ma che diavolo…- Biascicò Ace mezzo addormentato, svegliatosi per colpa delle urla che avevano riempito il ponte.
Io rimasi paralizzata, non avendo la minima idea di come avrebbe reagito.
-Ace, questa è mia sorella!- esclamò Rufy sorridente, svegliando completamente pugno di fuoco.
Il ragazzo si guardò intorno spaesato, incontrando i volti trasfigurati dei mugiwara e il mezzo sorriso della nuova ragazza salita a bordo.
Gli occhi alternarono lo sguardo da suo fratello, alla sorella di suo fratello, senza riuscire a dir nulla.
Non era tanto la sorpresa di un vero legame di sangue a spaventarlo, non quanto la tremenda somigliando tra quei due. Un Rufy al femminile, per l’esattezza.
A Robin scivolò una risatina dalle labbra, che subito dopo nascose con la mano. Gli sguardi dei presenti erano quasi comici, senza contare quelli ingenuamente interrogativi di fratello e sorella.
-Non so voi ragazzi, ma io ho fame.- se ne uscì improvvisamente Rufy, dandosi delle pacche sullo stomaco.
-Ottima idea! Una bella mangiata è quello che ci vuole per rompere la tensione.- Amy appoggiò un braccio attorno al collo di Rufy, sorridendogli. A Nami sentì improvvisamente un senso di rabbia attanagliarli lo stomaco.
La mente Sanji, superato lo shock iniziale,  cominciò a metabolizzare la frase che la ragazza aveva appena detto, facendogli esplodere come un getto d’acqua fredda una tremenda realtà.
-D-due R-Rufy… n-nella stessa tavola?-
Cinque minuti dopo il  cuoco era steso a terra, totalmente incapace di proferire parola.
***
La tavola, ornata da una finissima tovaglia bianca, era imbandita con inimmaginabili delizie. Intorno, undici pirati divoravano il sostanzioso pasto. Poi c’ero io, seduta in un angolino ad osservare Rufy mentre cercava di mandar giù un cosciotto di tacchino grande il doppio della sua testa, mentre Amy gli dava delle forti pacche sulla schiena aiutandolo nell’intento. Alla sinistra del capitano, Ace dormiva beato sul piatto, con la forchetta sorretta dalla mano ancora dritta in alto. Portavo una camicetta rosa come sempre un po’ larga, accompagnata da pantaloncini neri corti fino alle cosce e un paio di stivaletti dello stesso colore. Avevo legato i capelli in due code basse, da cui scendevano un paio di ciocche ribelli.
Il cielo era sporcato da qualche nuvoletta bianca, comunque troppo leggera per oscurare i forti raggi solari che riscaldavano l’aria.
Il caldo quasi soffocante convinse anche una ragazza dai capelli color mandarino a optare per la mia stessa acconciatura. Portava maglia verde pastello a bretelle lunga appena sotto l’ombelico, mentre i pantaloni erano marroncini e cortissimi. Dopo avergli guardati per qualche minuto ricordai di averli già visti in qualche altra occasione, come nel film di “Strong World”. I sandali verdi completavano il look.
Nami sedeva vicino a me, emanando raggi negativi da tutto il corpo.
All’inizio pensavo fosse per l’improponibile comportamento dei compagni, ma era un altro il motivo per il quale la navigatrice lanciava occhiate seccate al ragazzo corvino.
                                            
Nami’s POV
Perché… perché ero così infastidita nel vedere Rufy mangiare con i suoi due fratelli? Insomma, Non c’era niente di male. Era come se mi sentissi esclusa, se non ci fosse più posto per me in quel quadro familiare. Dopotutto chi ero io? La sua navigatrice, certo… ma solo quello.
Non capivo il perché di quei pensieri, ma non riuscivo comunque a levarmeli dalla testa. Improvvisamente non avevo più fame, continuavo a rigirare con la forchetta lo stesso boccone di prosciutto dentro il piatto senza mai portarlo alla bocca.
Emozioni e pensieri continuavano a ronzarmi nella testa, assieme al frustrante fatto di non potersene dare una spiegazione. Fu così che qualche minuto dopo, stanca dal mare di pensieri che albergavano nella sua mente, mi alzai dalla sedia dirigendomi a passo veloce verso le cabine.
Il silenzio calò immediatamente sul ponte, tant’era la sorpresa per quel gesto così improvviso, ma a me non importava.
-Nami, dove vai?- chiese il capitano, accorgendosi della mia camminata pesante.
-Sono stanca, vado a riposare.- risposi fredda, sbattendo la porta dietro di me.
Mi appoggiai dietro la barriera di legno, prendendo un grosso sospiro. Cosa mi stava succedendo, perché mi comportavo in quel modo così ridicolo? Scivolai veramente verso terra, cingendomi le gambe al petto con le braccia.
-Ma che gli è preso?- esclamò una voce al di là dell’uscio. Quella di Amy.
-Oh no, la mia Nami non sta bene!- continuò Sanji.
-Non credo… per me è solo tesa per tutto quel  che è successo.- Robin aveva una voce strana, sapevo che stava cercando di coprirmi.
Un rumore di una sedia che si scostava, poi altri passi.
-Rufy, dove stai andando?- chiese Usopp, facendomi balzare in piedi.
 Mi diressi in modo fulmineo verso la stanza femminile, evitando per poco lo sguardo del capitano. Mi sedetti davanti alla scrivania e cominciai a cimentarmi nella cartina di qualche isola.
Qualche minuto dopo, come previsto, la porta si aprì di nuovo, mostrando il ragazzo corvino.
-Nami, cosa ti è preso?- chiese con sguardo ingenuo.
-Niente capitano, sono un po’ affaticata, nulla di grave.- risposi, senza scollare gli occhi dai fogli.
-Ma sta mattina non eri affaticata…- insistette avvicinandosi.
-Perché stamattina non lo ero, ora si.-
-E perché?-
-Perché è così, non c’è alcun motivo.-
-Allora sei malata.-
-Non sono malata.-
-Se prima stai bene, poi stai male, significa che non stai bene… hai la febbre?-
Il capitano continuava a punzecchiarmi con le sue domande come un ago sul braccio, innervosendomi.
-Non ho la febbre!- risposi alzando per la prima volta la testa, incontrando una mano calda sulla fronte.
-Hai ragione, non scotti…-
-Rufy, perché non mi lasci in pace?!- sbottai, ritirandomi al contatto.
Il capitano stette in silenzio per qualche minuto.
-Sei arrabbiata con me?- chiese.
-No.-
-Allora perché ti comporti così?-
Dopo quell’ennesima domanda, sbuffai stufa. Perché doveva essere così maledettamente insistente? Al suo posto una persona normale se ne sarebbe andata lasciandomi da sola, il problema è che il capitano non era una persona normale…
-Sai una cosa? Sì che sono arrabbiata con te! Perché sei la persona più fastidiosa stancante e insistente che possa esistere!- esclamai, alzandomi dalla sedia.
-Voglio soro essere lasciata i pace.- continuai, intenta a dirigermi verso la porta.
Una crepa. Una maledettissima crepa sul pavimento e la mia camminata venne interrotta, inciampandoci sopra e cadendo proprio sul ragazzo corvino.
La prima sensazione fu il corpo caldo, forte ma allo stesso tempo delicato.
Le mani mi cingevano i fianchi, mentre il petto era a stretto contatto col mio. Mi sarei dovuta scostare, e immediatamente, ma quella sensazione così piacevole era come una calamita per il mio corpo, ora completamente immobilizzato.
Era come se qualcuno avesse colato del cemento sulle mie gambe, braccia e persino il petto. I capelli erano a stretto contatto con i suoi, mentre il mio naso sfiorava la sua spalla. I miei occhi nocciola erano spalancati e immobili, a fissare un punto indefinito della stanza. L’odore era dolce, e familiare, quasi come lo sentissi da sempre.
Quando mi lasciò i fianchi per cingermi le spalle e allontanarmi, ne sentii subito la mancanza, come se quella fragranza fosse diventata la mia droga.
Ora mi stava fissando, con quegli occhi così profondi che mi attraevano senza darmi possibilità di distogliere lo sguardo. Perché stava succedendo, perché quel ragazzo corvino era capace di rendermi così fragile e confusa? Gli occhi divennero lucidi, stanchi di contenere tutte quelle emozioni che neanche io capivo.
-Nami…- mi chiamò, confuso dal mio sguardo.
Fu un movimento improvviso, istintivo e quasi stupido.
La distanza tra me e il capitano divenne nulla e le mie labbra si unirono inconsapevolmente alle sue.
Era successo. Lo avevo baciato.

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Holaaaaa! quanto tempo...
già, se devo essere sincera all'inizio ho pensato di abbandonarla... ma non ce la faccio! Insomma, lasciare una storia è come lasciar morire tutti i personaggi, abandonarli. Lo so, sono da ricovero xD
E quindi boh... dopo timo metà anno me ne esco con sto capitolo sdolcinato... troppo sdolcinato! Scusate, oggi mi sento tenera :')
ok, se avete voglia lasciatemi una recensione per farmi sapere che ne pensate :)
a presto!


TK:3
  
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