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Autore: Hymn    16/01/2014    3 recensioni
Julian Lord x Damian Assange.
DAL TESTO:
“Damian Assange. Mi devi un favore, Julian Lord. Ed io...”
Gli fu di nuovo alle spalle, rapido come il vento, il braccio destro serrato attorno alla sua vita, la mano sinistra a reclinargli con ferrea delicatezza la testa all'indietro. Poggiò di nuovo le labbra sul suo collo, strusciandole fin sopra la sua mascella, ridendo roco e gustandosi il suo brivido, una sensazione che gli cresceva nel petto, ben oltre l'attrazione fisica.
Era affascinato da Julian.
“Io riscuoto sempre dai miei debitori.”
(Reinserita dopo rilettura - se trovate comunque errori, mi piacerebbe esserne avvisato)
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Damian Assange, Julian Lord, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rivelazioni

    Erano passate diverse settimane da quando si era risvegliato con Damian letteralmente avvinghiato contro. Quando aveva aperto gli occhi si era subito accorto che qualcosa non andava. Ricordava di essersi addormentato su un tetto, completamente vestito. Ed adesso si trovava nel letto del redivivo più imprevedibile della Vecchia Capitale, vestito, o per meglio dire quasi del tutto vestito, con Damian che lo teneva stretto, facendolo aderire al suo corpo. Quando poi si rese conto che Damian era letteralmente nudo, se non per l'intimo, e che la morbida camicia che lui indossava era aperta, favorendo l'incontro dei reciproci petti, avvampò, e le guance si tinsero di un rosso acceso che sarebbe stato oggetto di scherno da parte di chiunque.
    Soprattutto, si accorse in un secondo istante, di qualcosa che premeva contro il proprio bacino. Ci mise meno di una frazione di secondo a rendersi conto che ciò che premeva erano i sessi di entrambi. Era... eccitato?!
    Il pensiero lo fece rabbrividire. Chi, Julian Lord?! Attratto da... un vampiro?! Scosse la testa con veemenza, tentando invano di voltarsi – la forza dell'abbraccio era così elevata che in un altro momento ne sarebbe stato spaventato –, ed infine si arrese; ignorò la sensazione di calore che dalle guance fluiva al basso ventre e viceversa, e richiuse gli occhi. Sì, perché il viso pallido di Damian, i capelli scuri scompigliati, le ciglia che carezzavano la pelle degli zigomi e le labbra perfette del vampiro, in quel momento, gli sembravano tutto meno che sconvenienti.
    Eppure era Jordan, quello che era attratto dai ragazzi... non lui. Oh, che dramma. Non basta che Cain abbia raccontato del bacio preteso... ora sono io a desiderarlo! - si ritrovò a pensare, piuttosto sconvolto... ma anche stupito.
    Che lui, Julian Lord... sì, lui, Julian Lord, si stesse innamorando di un vampiro. Roba da pazzi! - pensò lo studente, finché, con un leggero sorriso inconscio, si addormentò di nuovo. L'alba era passata da poco, aveva ancora tempo per dormire.
    Quando poi si era risvegliato era tardo pomeriggio. Ringraziò gli dei che fosse domenica, che nessuno lo avrebbe cercato, e che la sorella fosse impegnata (quando mai?) con il giovane Stuart, il membro musone della famiglia... ah no... c'era pure Jerome.
    Voltandosi nel letto, si ritrovò a fissare gli occhi azzurri di Damian. E ci volle meno di un secondo per farlo avvampare. Sentì la risata divertita e vibrata del vampiro, e sbuffò leggermente.
    «Bon après-midi, mon cher» sussurrò infine il vampiro, ricevendo in cambio un'occhiataccia da parte del ragazzo.
    «Primo, ti odio. È pomeriggio! Dovevo studiare!» iniziò a protestare con voce assonnata Julian, fissando il redivivo negli occhi, ignorando il formicolio che provava alla base della schiena e nelle mani, riconoscendolo come desiderio di sfiorare la sua pelle «ed infine non sono tuo.» finì per borbottare, poco convinto e con decisamente poca voglia.
    Damian sorrise con una punta di malizia che, neanche a farlo apposta, fece rabbrividire Julian. Senza perdere tempo, quindi, il vampiro lo tirò fuori dalle coperte, per poi premersi sopra di lui, bloccandolo tra sé ed il materasso.
    «Qualcosa dice il contrario...» gli sussurrò roco all'orecchio, facendo rabbrividire ancora una volta, per poi gustarsi il suo gemito sorpreso quando con la lingua lo lappò leggermente sul lobo.
    «D-Damian, smetti» mormorò con voce più ferma possibile Julian, e cercò di allontanare il vampiro, o per lo meno ci provò, nuovamente con scarso entusiasmo. Che gli stava succedendo?
    «Sai che lo vuoi. Potrai mentire quanto vuoi, ma il tuo corpo desidera il mio. Lo desidera, e tu non accetti il voler desiderare me, petit garçon» proseguì il vampiro, iniziando a sbottonare i pantaloni del ragazzo con la mano destra, mentre si teneva sollevato senza sforzo alcuno puntellandosi con la sinistra.
    Julian si bloccò, interdetto. Aveva ragione Damian, o cercava solo di convincerlo per ottenere qualcosa che non era desiderato da entrambe le parti? Stava cercando di ammaliarlo, o voleva realmente renderlo partecipe di qualcosa che anche lui, realmente, cercava e desiderava? Dopotutto, nella sua camera al Collegio, era stato proprio lui a prendere l'iniziativa e baciare il vampiro. Batté gli occhi un paio di volte, prima di rimettere a fuoco il viso serio di Damian, e nonostante la scintilla maliziosa che ne animava gli occhi, tutto lasciava intendere che, se non avesse voluto, non l'avrebbe forzato.     Non lo stava ammaliando. Stava solo dicendo la verità. Lui, Julian Lord, desiderava veramente il contatto con il corpo di Damian, desiderava come fuoco le sue labbra sulla pelle, e necessitava di sapere che andava oltre la pura attrazione fisica.
    Si era innamorato di Caroline, in passato, aveva sofferto per lei, ed era andato avanti. Non glielo aveva mai detto, avendola vista impegnata con Justin, suo cugino di chissà quale grado.
    E poi, era arrivato Damian. Gli aveva aperto altri scenari, dimostrandogli che non erano necessariamente sbagliati. Aveva visto Jordan innamorarsi lentamente di Jerome.
    Quindi, che male c'era se lui si stava innamorando di Damian? Nessuno, gli sussurrò una voce decisa nella mente, voce che riconobbe come la propria. Batté ancora una volta le palpebre, e sorrise a Damian. Il vampiro ricambiò il suo sorriso, e si chinò sopra di lui, schiudendogli le labbra e baciandolo. Le lingue si sfiorarono più e più volte, mentre le dita del vampiro separarono del tutto i bottoni dei calzari dalle asole, ed in men che non si dica, si ritrovarono entrambi nudi, premuti l'uno contro l'altro sotto le coperte. Il tocco di Damian sul suo corpo provocava a Julian scariche di adrenalina e di piacere che neanche avrebbe mai potuto immaginare di provare, non così intense, non così desiderate con un uomo.
    Un sorrisetto comparve sulle labbra di Julian quando sentì Damian ansimare nel momento in cui strinse le dita sulla sua virilità, e continuarono a strusciarsi l'uno sull'altro per diversi minuti, finché Damian non ribaltò le posizioni. Si sistemò sotto Julian, lo strinse a sé. Farà male, gli sussurrò all'orecchio. Il ragazzo non disse niente, si limitò a mugolare un assenso, e si irrigidì subito dopo quando Damian iniziò a prepararlo a ciò che sarebbe successo di li a poco.
    La bocca di Damian incrociò gentilmente quella di Julian, ancora una volta, baciandolo lentamente come a chiedergli scusa del dolore che a breve avrebbe provato.
    E, difatti, urlò di dolore quando il vampiro si fece strada dentro di lui. Non si rese conto di altro se non della sua presenza dentro di sé, delle sue braccia e dei suoi muscoli che lo stringevano contro il suo corpo solido e marmoreo, finché, dopo quel che sembrarono ore ma che forse furono semplicemente dieci minuti cedettero al piacere. Per primo Damian, favorito dal suo ruolo in tutto ciò, e dopo qualche minuto anche le membra di Julian furono scosse dall'orgasmo, liberando il doloroso piacere che lo aveva scosso per tutto il tempo.
    «Mi spiace» sussurrò Damian al suo orecchio, e con le dita portò via dalle guance di Julian poche lacrime che gli erano uscite dagli occhi. Quando Julian se ne accorse rimase perplesso, non aveva avuto la minima percezione di aver pianto. Il dolore era ancora presente, forte, ma si sentiva... libero, appagato.
    «Non preoccuparti» mormorò con voce rotta ed affannata, rilassandosi lentamente sopra il suo corpo. Damian sorrise tra sé, e circondò la vita di Julian con il braccio destro. La mano sinistra andò ad intrecciarsi ai suoi capelli, scivolando delicatamente tra le ciocche rossastre.
    «Te l'ho detto che mi deside-» non riuscì a finire la frase, che Julian lo morse con prepotenza sulle labbra.
    «Oh, sta' zitto, Assange. Non la avrai vinta una prossima volta!» dopo le sue parole calò il silenzio tra loro. Damian gli rivolse il sorriso più malizioso che mai gli avesse rivolto, e Julian diventò paonazzo. «N-non volevo dire assolutamente nulla! Io...» la risata di Damian gli fece morire le parole in gola, e poggiò le labbra sulla spalla del vampiro.
    «A quanto pare sono diventato davvero tuo, alla fine» borbottò con voce a metà tra il divertito e l'imbarazzato.
    «Oh, lo so, mon cher. Lo sapevo fin da quando ti ho conosciuto. E me l'ha detto un uccellino che sarebbe capitato.»
    Julian alzò lo sguardo a quelle parole, inarcando un sopracciglio. «La storia dell'uccellino che canta è da bambini, Damian» commentò Julian, ricevendo un sorriso divertito da parte di Damian. Il redivivo chiamò qualcuno, Liliane, per la precisione. Lo sguardo di Julian saettò inevitabilmente verso l'ampio portone del rifugio... che logicamente rimase chiuso. Probabilmente solo Damian al momento era l'unico a poterlo aprire. Distolse quindi lo sguardo quando avverti una specie di rifrullo ed un cigolio, rimanendo infine imbambolato quando un falco si sistemò comodamente su un trespolo che, fino a quel momento, aveva scambiato per un elemento decorativo della stanza, qualcosa a cui appendere i vestiti.
    «Tutte le storie sono vere, petit garçon» sussurrò Damian all'orecchio di Julian, tirandoglielo lievemente con i denti, per poi sorridere divertito della sua espressione confusa. Non spiegò niente, si limitò a dare al falco, anzi, alla falconessa, l'ordine di zampettare sulla schiena coperta di Julian. Con un battito di ali il rapace atterrò dolcemente sulla coperta, e andò a becchettare gentilmente i capelli rossi del ragazzo, per poi tornarsene nuovamente sul suo trespolo, fissando i due ragazzi giacere nel letto.
    «Che... cosa?» riuscì infine a dire Julian, sorpreso da ciò che aveva visto. Damian gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia, riprendendo a carezzarlo tra i capelli.
    «Oltre ad essere mentalmente instabili, i vampiri di stirpe Lancaster riescono a comunicare con gli animali, piccolo Ju» gli spiegò, pizzicandolo su un gluteo, prima di spingerlo nuovamente sotto di sé, mentre la falconessa usciva di nuovo da un'apertura nel soffitto.
    «Peccato tu sia umano, Lord...» mormorò di nuovo il vampiro al suo orecchio, scivolando infine a baciarlo lentamente sul collo.
    «Sei più desiderabile di quanto ami ammettere...»


    Fissava gli sguardi stupefatti ed un po' sconvolti di Jordan e Sophia. A dire il vero Jordan era più divertito, mentre a Sophia pareva fosse paralizzata la mascella.
    «Tu... e Damian... state... tu sei... il suo... ragazzo?» formulò a fatica la sorella adottiva del ragazzo, per quella che era circa la quinta volta. Julian abbassò ancora una volta lo sguardo, annuendo.
    Dopo un mese da quella notte, aveva trovato il coraggio – e la voglia – di mettere al corrente le due persone che aveva più care.
    «Com'è stato?» domandò Jordan, più per il gusto di imbarazzare Julian che per reale interesse. Il ragazzo gli scoccò un'occhiataccia, ed il Principe ridacchiò, ricevendo in cambio una seconda occhiata omicida della sorella.
    «Da quando sei gay?» chiese infine Sophia, stranita. Non che non fosse abituata a parenti omosessuali. Non era una novità che alla Reggenza si avvertissero le grida ed i gemiti di Adrian e Cain nel bel mezzo della notte. E subito dopo la voce di Ashton che minacciava loro di buttarli fuori a calci, chiedendo gentilmente loro di fare almeno più piano.
    «Non sono gay! Ho... ehm... avuto... ragazze» aggiunse, facendo spalancare ancor di più la bocca a Sophia.
    «E non me l'hai detto?!» quasi urlò, e Julian alzò le mani in segno di resa, mentre Jordan, li accanto, era vicino al rotolarsi sul letto dalle risate che tentava di trattenere.
    «Io non voglio sapere i dettagli della tua vita sessuale, io non voglio dirti i miei» rispose, alzando un sopracciglio, prima di tirare un buffetto in testa alla sorella, che infine sorrise.
    «Ne sei sicuro?» gli chiese infine, più serena. Julian annuì, dopo qualche secondo.
    «Sì... devo solo abituarmi alla presenza assillante di Damian. Anzi... esci fuori» disse infine il ragazzo. Se ne era accorto circa cinque minuti prima, quando il gatto obeso che aveva regalato a Sophia per Natale si era messo stranamente a cuccia, fissando intensamente la finestra.
    E, difatti, dopo circa un'istante, la finestra venne spalancata, e Damian si palesò agli occhi dei tre ragazzi. Sì guardò attorno, valutando quanto pregiata fosse la mobilia della camera di Sophia, logicamente scelta da Adrian.
    «Bonsoir, petit prince, petit princess... mon cher» disse, salutando Jordan e Sophia, ed infine rivolgendo uno sguardo languido e malizioso a Julian, che arrossì e distolse lo sguardo.
    Con nonchalance il vampiro si sistemò comodamente sulle gambe di Julian, allungando le gambe e poggiandole in grembo a Sophia e Jordan, favorito dalle posizioni dei tre ragazzi, disposti a triangolo con le rispettive sedie.
    «Parlavate di me, per caso?» domandò con un sorriso smagliante, i canini che scintillarono nella luce della stanza. Il gatto si mosse, la pancia ondeggiante, per poi salire in grembo a Jordan.
    «Oh, il gatto si è innamorato di te, petit Vandemberg... gli ho detto che hai un certo fetish per gli animali pelosi e grassi» disse seraficamente il vampiro, mentre Jordan e Sophia si guardarono confusi, per poi volgere entrambi lo sguardo su Julian, chiedendo spiegazioni. Il mentalmente instabile non poteva essere così tanto instabile.
    «I Lancaster sanno comunicare con gli animali» disse con tono neutro Julian, prima di mugolare per i canini di Damian sulla guancia.
    «Ah» fu la risposta di entrambi  i suoi amici, e Damian fece scorrere divertito lo sguardo dal ragazzo alla ragazza, prima di riportarlo sul suo compagno.
    «Non hai decantato la mia possente viril-» non terminò la frase, che capitombolò giù, dato che Julian scivolò via dalla sedia, e gli fece battere la schiena a terra. Il vampiro sghignazzò divertito, per poi osservarlo malizioso quando il ragazzo gli premette un piede sul petto.
    «Giuro ti ficco un paletto nel cuore!» gli disse, rossissimo in viso, mentre sia Jordan che Sophia, adesso, se la ridevano.
    «A voi invece vi ignorerò per una settimana!» disse, esasperato, allontanandosi da Damian, che tornò in piedi in un battito di ciglia, e lo sollevò di peso, baciandolo sulle labbra, ricevendo in cambio un fischio ammirato di Jordan.
    «Certe volte vorrei che pure Jerome fosse così affettuoso» disse il principe con tono affranto, prima di proseguire. «e non solo sotto le coperte»
    A quelle parole Sophia balzò in piedi, attirando l'attenzione di tutti e tre i ragazzi presenti nella stanza, mentre il gatto scivolò giù dalle gambe di Jordan, offeso probabilmente dell'aver sentito il nome del giovane soldato, amante e partner del principe.
    «Avete intenzione di raccontarmi tutte le vostre pratiche sessuali, voi tre?!» domandò stizzita, prima di scuotere la testa.
    «Voi maschi, tutti uguali!» disse, e sia Julian che Jordan si scambiarono un'occhiata complice. Gli impliciti riferimenti di Gabriel sulla relazione con Sophia, in effetti, non erano poi così rari.


    «Sei veramente insopportabile!» mugolò Julian, scontroso e lievemente irritato, la feluca calata sul viso per celarsi agli sguardi dei passanti. Damian aveva optato per il trasportarlo fino al Collegio non come sempre, saltando da un tetto all'altro. Aveva preferito camminare con nonchalance per le strade cittadine, ignorando le risate divertite ed alcune battute che ragazzi e ragazze gli rivolgevano al loro passaggio.
    Qualcuno aveva riconosciuto, difatti, la figura di Julian. Altri ancora ignoravano chi fosse il ragazzo, ma conoscevano perfettamente Damian, se non di persona, di fama.
    «Cosa vuoi fare, piccolo Julian?» gli chiese il vampiro, ignorando la sua lamentela, prima di svoltare in un vicolo e balzare sul tetto di fronte a loro, circa sette metri più in alto.
    «Voglio andare a dormire. Da solo» sottolineò con la voce e con una mano, premendola deciso sull'ampio petto del redivivo. Damian rise, sfilandogli la feluca ed indossandola. Ricambiò lo sguardo di Julian, e gli sorrise, poggiando una mano sul suo viso mentre lo teneva sollevato senza batter ciglio con il braccio destro.
    «Non se ne parla, mon cher. Saresti stato mio, e come ti ho detto, da Damian Assange, il vampiro più mentalmente instabile della Capitale, non si scappa»
   
 
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