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Autore: Li_fe    28/01/2014    1 recensioni
Andrea Rossi è stato il tormento, per un anno intero, di Antonia.
Si è innamorata di lui. Si è innamora della persona sbagliata.
Ha sofferto tanto, senza meritarselo.
E' partita. Ha cambiato vita a Torino e, proprio lì, ha incontrato, crede, l'amore della sua vita: Marco.
Antonia è cambiata tanto. Non è più la ragazzina insicura di prima. Adesso è forte. Ed è bella. Bellissima.
Per problemi scolastici dovrà ritornare nella sua città natale, con lei però ci sarà Marco.
Ma, a volte, il passato bussa prepotentemente alla porta, e non ci resta che aprire.
Andrea farà ancora parte della sua vita. Sarà Antonia a decidere se chiudere definitivamente o spalancare quella porta per un nuovo inizio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Stay Strong.



 
Si è avverato. Il mio sogno si avverato.
E’ questo che penso mentre preparo le valigie per tornare a casa.
Avevo il desiderio, fin da bambina, di andare a Torino. Non so da cosa sia nato questo mio bisogno di venire in questa città, so solo che è stato un continuo crescere, nel crederci, nel sperarci. I miei mi hanno sempre messo i bastoni tra le ruote. Il motivo, per loro, era molto semplice: “sei troppo piccola!”
E va bene: a 16 anni non si è grandi, su questo ero e sono d’accordo con loro, però non ero nemmeno la bambina che loro credevano.
Poi, all’improvviso, cambiarono idea. E fu la mia salvezza.  
Stavo passando un brutto periodo. Un periodo più nero del solito. La causa si può immaginare: un ragazzo. Andrea. Andrea Rossi.
Semplicemente mi ero innamorata della persona sbagliata. La più sbagliata.
Vi starete chiedendo cosa sia successo e cosa mi abbia fatto. Ve lo spiego subito: mi ha illusa, umiliata, usata, spezzata in due.
Avevo come una venerazione nei suoi confronti, allo stesso tempo, però, volevo stargli alla larga.
Forse aveva capito questa mia debolezza per lui, e ha usato tutto per i suoi scopi.
Si è messo d’accordo con la stronza della classe, quella che, per un motivo a me sconosciuto, mi ha sempre odiata.
Il loro patto consisteva nel prendermi in giro. Dovevano farmi credere che Andrea fosse interessato a me. E io ci sono cascata, come una cretina.
 
29 Aprile.
La professoressa mi ha chiesto di andare, gentilmente, in 5A per prendere il loro registro.
Il corridoio è deserto.
Avanzo tranquillamente, fino a quando non sento delle voci confuse.
La curiosità uccise il gatto. Sono sempre stata una tipa molto curiosa.
Proseguo, e le voci si fanno sempre più nitide. Provengono dal laboratorio di informatica. Mi affaccio, ignara di quello che verrò a conoscenza.
Quello che vedo mi paralizza sul posto.
Federica e Andrea.
La stronza della classe e il ragazzo di cui sono innamorata.
Si baciano. Si stanno baciando.
Lui ha le mani sotto la maglietta di lei. Lei, invece, ha le gambe intrecciate ai suoi fianchi.
Ho l’impressione che il mondo mi sta crollando addosso. E non sto esagerando.
Mi viene da piangere.
Improvvisamente si staccano.
“Quindi.. non provi niente per lei?” gli domanda lei.
“Ancora! Te l’ho già detto: lei per me non conta nulla. Antonia è solo un nostro patto. Ricordi, no? Il nostro obbiettivo è quello di prenderla per il culo, di umiliarla. Lei crede che io sia innamorato di lei. Povera illusa. Non mi innamorerò mai di una balena come lei.” Risponde lui.
Continuo a piangere silenziosamente. Quante cattiverie . Ma di cosa mi meraviglio? Credevo davvero che lui fosse innamorato di me? Stupida. Stupida. E ancora stupida.
Mi sono fidata come una cretina.
Gli ho creduto quando mi ha detto che gli piacevo.
Gli ho creduto quando si è dichiarato.
Ho creduto a tutti i miei brividi, ad ogni suo tocco.
Ho creduto alle farfalle nel mio stomaco.
E adesso? Come mi ritrovo? A piangere. A piangere dietro un angolo, dove loro non possono vedermi, mentre li osservo baciarsi appassionatamente.
“Voglio vederla soffrire. Deve soffrire come non mai.” Continua lei.
Perché tutto questo male? Perché?!
Non ho mai avuto nessun rapporto con Federica. E’ definita, da tutti, come una facile. Non ho mai parlato con lei. Mai. Quindi, adesso, mi chiedo: perché mi odia così tanto?!
Alla fine, di Federica non mi interessa più di tanto. Mi interessa solo di Andrea. Perché l’ha fatto?
Decido di non assistere più a quell’orrendo spettacolo e, asciugandomi le lacrime, mi avvio verso la fine del corridoio, per andare in 5A.
Al ritorno in classe, Andrea è già lì seduto al suo posto. Ho gli occhi gonfi e rossi: si nota che ho pianto. Mi scruta attentamente, mentre io lo ignoro, o almeno ci provo.
Mi prometto una cosa: scoprire il premio di questo patto. Scoprire il perché Andrea mi abbia distrutta.
 
Due settimane dopo vengo a conoscenza di tutto il patto e del premio finale. Il patto consisteva, come detto prima, nel farmi soffrire, nel distruggermi. Da come avevo capito, Federica l’aveva proposto ad Andrea, e lui aveva accettato. La ricompensa, invece, era una scopata. Avete capito bene: il premio era andare a letto con Federica.
Niente di più squallido.
 
Ho sofferto molto, vederlo ogni giorno, ogni ora, non mi aiutava di certo. Averlo nella stessa classe era diventata una punizione per me.
A scuola ero assente, a casa stessa cosa. Non parlavo, mi ero chiusa in me stessa. Ero morta dentro. E forse fu questo che fece cambiare idea ai miei genitori: vedere la propria figlia spenta, priva di vita, non è facile. Ha aiutato anche il fatto di avere un alloggio sicuro a Torino. Infatti, ho alloggiato da parenti di mia zia, e con me sono venuti anche i suoi figli, i miei cugini.
Forse, i miei genitori, hanno pensato che andare a Torino poteva essermi utile. Ed hanno avuto ragione!
Adesso sono diversa.
E, cosa più importante, mi piaccio.
Ho sempre avuto problemi di autostima, fin da piccola. Ero grassa. Troppo grassa per la mia età.
Mi prendevano in giro sempre. E io stavo zitta, andavo in un angolo, dove loro non potevano vedermi, e piangevo. Piangevo. E piangevo. Andando avanti, crescendo, il mio peso è aumentato. Ero arrivata a pesare 75 chili a 16 anni. In realtà non sembravo pesare così tanto perché ero alta, però i fianchi larghi, i coscioni, i braccioni, la pancia si vedevano lo stesso.
Adesso, invece, se mi guardo allo specchio mi piaccio e anche tanto.
Sono dimagrita tanto, lo ammetto. E forse, appena mamma mi vedrà mi farà la predica, com’è solita fare.
Non ho più pancia.
Non ho più coscioni.
Non ho più fianchi.
Non ho più i braccioni.
Il mio viso è cambiato, certo i lineamenti sono rimasti gli stessi, ma è come se fossi un’altra persona. Adesso i miei occhi verdi sono più esposti.
Non c’è più la vecchia me.
Non è cambiata solo la mia estetica ma, soprattutto, l’Io interiore.
Prima ero una ragazzina insicura, debole. Adesso trasmetto sicurezza. E sono forte. Per la prima volta sono forte.
Andare a Torino mi ha cambiata e mi aiutata tanto, ma non è solo per questo se oggi sono quella che sono.
Qui, in questa meravigliosa città, ho incontrato, forse, la persona più importante della mia vita: Marco.
Il ragazzo di cui sono innamorata.
Ho incontrato Marco in un periodo della mia vita dove non volevo saperne più niente dell’amore.
Il destino ha voluto che ci scontrassimo. Sì, perché tra me e Marco c’è stato un vero e proprio scontro.
Oggi se ci ripenso mi viene da ridere.
Come detto prima, dovevo alloggiare da parenti di mia zia insieme ai miei cugini, non ero a conoscenza però che loro avevano un figlio.  Non che mi importasse, s’intende.
 
1 Giugno
Nessuno sa che andrò a Torino. Nessuno. Neanche le mie due amiche più strette. Ho deciso di prendermi del tempo solo per me. Nessuno intorno. Sola. Voglio stare sola.  
Ho deciso di finire la scuola l’ultimo giorno di maggio. E di partire immediatamente il giorno successivo.
Siamo appena atterrati e ci stiamo dirigendo a casa di questi parenti a me sconosciuti.
I miei cugini: Francesco e Federico, rispettivamente 20 e 23 anni, mi hanno informata solo dei nomi dei loro zii: Maria e Alessio.
Non hanno calcolato che, forse, avevo bisogno di sapere anche il nome di loro cugino.
Non hanno calcolato neanche che, ad attenderci alla porta sarebbe stato quest’ultimo.
In realtà non credo di averci fatto chissà quanto caso, anzi.. non l’ho proprio visto. Sono in un altro pianeta, la testa da tutt’altra parte. Ci sono andata a finire addosso, letteralmente. Non siamo caduti solo perché lui si è sorretto alla porta.
La figura di merda l’ho fatta però.
Quando alzo gli occhi, rimango impressionata. I suoi occhi. Sono di un colore indefinito, tra il verde e il celeste. Sono meravigliosi.
“Certo, lo so che sono bello, però cascarmi tra le braccia mi sembra troppo. Poi tu pesi anche, quindi alzati.”
Ecco n’altro!
Stronzi. Stronzi da tutte le parti.
“Come sei gentile!” ribatto ironica.
“Grazie, lo so.”
“Marco, lasciala stare. Dove sono i tuoi genitori?” Domanda mio cugino Federico.
Federico è sempre stato molto protettivo nei miei confronti, molto più di Francesco.
Siamo cresciuti insieme. Il nostro legame, crescendo, si è rafforzato tanto. Sono i fratelli che non ho mai avuto.
Quel Marco indica un punto della casa, credo  la cucina, e ci dirigiamo lì. Ad attenderci ci sono due persone che trasmettono simpatia. La donna – Maria – è bassina, ha i capelli corti e ha gli occhi castani. L’uomo – suppongo Alessio – è alto, ha pochissimi capelli in testa e gli occhi del figlio.
Si mostrano subito molto gentili e cordiali con me. Mi salutano affettuosamente e mi fanno accomodare nella camera degli ospiti.  E’ molto grande, e trasmette tranquillità, proprio quello di cui ho bisogno.
A Torino ho un obbiettivo preciso, anzi più obbiettivi:
1.Dimenticare Andrea.
2.Dimagrire.
3.Cancellare la vecchia me.
4.Diventare una nuova persona.
Facile insomma.
 
Non è come pensate: tra me e Marco all’inizio non è stato tutto rose e fiori. Non potevamo vederci. Fin quando un giorno capitò un episodio che cambiò tutto.
 
7 Giugno
Sei giorni fa, appena arrivata a Torino, ho deciso di dimagrire. Stavolta per davvero. Sapevo che non sarebbe stato facile, ne ero consapevole, ma non credevo fosse così faticoso. In questi sei giorni, ho mangiato pochissimo, senza avere nessun risultato.
Adesso mi ritrovo su letto a piangere. Un’altra volta. Come sempre.
Non c’è la farò mai. Mai. E l’avranno vinta gli altri.
Piango. Piano. E piango. Fin quando non ho più lacrime.
Sono stesa sul letto, con gli occhi gonfi come palloni, a riflettere su quello che voglio.
Voglio dimagrire, davvero, ma non ci riesco.
Lacrime. Altre lacrime.
“Perché stai piangendo?” Sobbalzo. Ho dimenticato di chiudere la porta, e  adesso mi ritrovo Marco che mi scruta.
Certo, neanche lui ha reso questi sei giorni migliori. Abbiamo battibeccato sempre. Mai un momento di pace. Di tregua. Niente. Sempre a litigare.
Mi asciugo immediatamente le lacrime con la manica della felpa. E cerco di darmi un contegno.
“Non sono affari tuoi.” Rispondo tremolante.
“Sì, invece. Vivi in casa mia.” Risponde lui.
“E che vuol dire?!” rispondo stizzita.
“Vuol dire. Vuol dire.” Cerca di fare il saputello, lui.
Scoppio di nuovo a piangere. E no, Marco non centra niente. Ho, semplicemente, bisogno di sfogarmi. E le lacrime è l’unico mezzo con cui posso farlo.
“Ehi, guarda che stavo scherzando. Non c’è bisogno di piangere.” Mi dice Marco, avvicinandosi al letto.
“Cretino non è per quello.” Rispondo tra le lacrime. Intanto lui  si è seduto sul letto, proprio di fianco a me.
“E allora perché?”
“Non credo che sei la persona migliore con cui parlarne.”
“Provaci. So che in questi giorni non ti ho dato pace, ne sono consapevole. Mi dispiace. Davvero. Ti va di parlarne con me?” Mi domanda con un sorriso. E’ sincero. Ed è proprio questo che aspettavo. Un sorriso sincero.
E allora gli racconto di tutto: dei problemi che ho con il mio corpo fin da bambina; di tutto quello che è successo con Andrea e con Federica; della mia paura ad innamorarmi di nuovo; della mia voglia di dimagrire, di diventare una nuova persona, più forte. E lui mi ascolta. E mi abbraccia. E mi asciuga le lacrime.
“Ti dico la verità: quei due – Andrea e Federica – non si meritano le tue lacrime, non si meritano la tua importanza. Vai avanti, Antonia. Non considerare le persone che ti hanno fatto del male. Per quanto riguarda il tuo corpo: tu sei bella, Antonia, credimi lo sei. Con dei chili in più, ma lo sei. Non credere il contrario. Capisco anche il tuo bisogno di dimagrire, di diventare forte. E io di aiuterò. Andremo ad allenarci ogni mattina e pomeriggio. Farai una dieta sana. Te lo prometto.”
Sono totalmente sbalordita.
“Perché? Perché fai tutto questo?” gli domando allibita.
“Perché te lo meriti.” Mi risponde, con un sorriso che mi fa sciogliere.
E mi abbraccia. Di nuovo.
“Amici?” mi domanda con un sussurro.
“Sì.” Rispondo ridendo.
 
Da lì è cambiato tutto. Tutto.
Io e Marco avevamo instaurato un rapporto bellissimo. E io stavo bene. Benissimo. Sia mentalmente, sia fisicamente. Delle volte mi capitava di pensare ad Andrea, Marco lo capiva subito e mi distraeva con qualsiasi cosa.
Nel giro di un mese avevo perso 13 chili. Tra corse, palestra, poco cibo, stavo diventando quello che volevo.
Ma non volevo ancora fermarmi. Volevo andare avanti. Volevo perdere altri chili.
Capitò un altro episodio che rivoluzionò, ancora di più, le cose.
 
8 Luglio
“Basta non ce la faccio più! Fermiamoci, Marcolì ti prego!” dico con il fiatone. Io e Marco stiamo correndo da più di un’ora. Non mi sento più i piedi!
“Non mi chiamare con quel nomignolo. Sai che non lo sopporto.” Mi risponde, continuando a correre.
Improvvisamente mi fermo e lui, notando che non lo sto seguendo più, fa lo stesso.
“Dai, forza!” mi incoraggia lui.
“No, Marcolì!” Lo ammetto: questa volta l’ho fatto apposta a chiamarlo così. E’ troppo divertente.
La prima volta che ho visto Marco, mi è sembrato subito uno snob, un fighetto. Perché, credetemi, Marco è bellissimo: capelli tra il biondo-castano chiaro; occhi di un colore indefinito, tra il celeste-verde; alto e con un fisico bellissimo. In passato, ho anche pensato che avesse un carattere di merda, cosa che, nella prima settimana, mi ha confermato, ma poi è cambiato il suo atteggiamento. Adesso è premuroso con me, mi aiuta un sacco, mi fa morire dalle risate, mi fa ridere il cuore.
Ho scoperto anche che è più grande di me di pochi mesi: lui è nato a Maggio, precisamente il 12; io, invece il 17 settembre. Quindi.. ha già 17 anni, mentre io dovrò aspettare ancora un po’.
“Smettila di chiamarmi così, altrimenti…” inizia lui, ma io lo interrompo.
“Altrimenti cosa?” dico, avvicinandomi a lui.
Deposita le sue mani sui miei fianchi, avvicinandomi, ulteriormente, a lui. Sul suo viso appare un ghigno.
“Altrimenti.. ti faccio il solletico!” mi dice.
“Non lo farai.” Affermo sicura.
Contro ogni mia previsione, Marco inizia a farmi il solletico e io inizio a ridere come una cretina, con le persone che passano che ci guardano.
“Marco, ti prego! Finiscila!” Riesco a dire, tra le lacrime per il troppo ridere.
Non so come, ma ci troviamo molto più vicini. Con un centimetro di distanza che divide i nostri visi.
E il mio cuore ricomincia a battere per un altro che non è Andrea.
Batte furioso nel mio petto.
Io sto ferma. Se deve succedere qualcosa, voglio che sia lui a prendere l’iniziativa.
E mi bacia. Marco poggia le sue labbra sulle mie. E sono bellissime. E’ una sensazione bellissima.
Inizialmente è un bacio dolce, poi dopo, diventa passionale, vorace.
Ci stacchiamo. Non ho neanche il tempo di comprendere quello che è appena successo, che Marco intreccia la sua mano con la mia e inizia a correre come un pazzo, e io lo seguo.
Corriamo per pochissimi minuti, nei quali io non capisco niente. Mi appoggia contro un albero, e mi bacia, ancora.
Questa volta è diverso. Questo bacio sa di urgenza, di bisogno.
E io rispondo, mettendoci la stessa passione.
Improvvisamente prende la mia gamba e la porta al suo bacino; istintivamente, aiutandomi con l’altra gamba, mi aggrappo a lui.
Sempre seguendo l’istinto gli butto le braccia al collo e inizio a giocare con i suoi capelli.
Ha dei capelli bellissimi: morbidi e sempre arruffati. Lo sento gemere sulla mia bocca, e questo mi fa perdere del tutto la logica.
Lambisco la sua bocca come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Ha un sapore unico, Marco, sa di protezione, di sicuro.
Sa di menta e di… vaniglia. Lo adoro. Adoro tutto di lui.
Non so per quanto tempo rimaniamo dietro quell’albero a baciarci, so solo che quando ci stacchiamo, sono frastornata ma, allo stesso tempo, mi sento piena, completa. Ed è una sensazione stupenda. Non mi sono mai sentita così, neanche con Andrea.
Rimanendo vicino alle mie labbra, mi sussurra delle parole che, sono sicura, non dimenticherò mai.
“Innamorati di me. Fallo, perché io già sono cotto di te.”
 
E io l’ho fatto. Mi sono innamorata di lui. Follemente.
Sono arrivata alla conclusione che, quello che provavo per Andrea, era solo un’infatuazione, massimo un’attrazione .
Con Marco è un’altra cosa, invece.
Se dovessi descrivere Marco con una parola, direi sicuramente ‘casa’. Sì, perché Marco, per me, è casa. E’ la mia casa. Il mio porto sicuro. La mia certezza.
Ci siamo messi insieme due settimane dopo, e non me ne sono mai pentita.
Il nostro rapporto è cresciuto un sacco.
Ogni mattina, verso le sette, andavo nel suo letto per svegliarlo – perché dovevamo andare a correre -, e lui mi tirava sotto le coperte e ci ri-addormivamo abbracciati. Delle volte, invece, è successo il contrario: lui veniva nel mio letto a dormire.
Io e Marco non siamo mai andati oltre il bacio.
Nessun contatto intimo.
Più volte siamo stati sul punto di farlo. Il più delle volte, io mi irrigidivo, Marco lo capiva subito, e mi abbracciava. Non mi ha mai costretta. Mai. Mi ha sempre detto che mi avrebbe aspettata. E io gli credo. Gli ho sempre creduto.
Vi starete chiedendo perché non ho fatto sesso con Marco. Bene. Semplicemente non mi sentivo, e non mi sento, pronta.
E non è paura, né vergogna. E’ qualcosa che va oltre tutto. Io so che Marco è quello giusto, credetemi, lo so.
Ma una parte di me deve ancora chiudere con il passato. Questo non vuol dire che Andrea è ancora nei miei pensieri. Assolutamente no. Devo ammettere, però, che ho il bisogno di parlare, una volta per tutte, con Andrea. Perché da quella volta che l’ho visto baciarsi con Federica, io non gli ho più parlato. E lui non è venuto a chiedermi spiegazioni. Se ne stava nel suo banco a guardarmi. A guardarmi appassire.
Non abbiamo avuto nessun chiarimento. Né io l’ho mai cercato, questo chiarimento.
 Ero troppo codarda, prima. Adesso sono pronta per reagire, per far vedere che sono spavalda, audace.
 Andrea non fa più parte del mio presente, però devo chiudere definitivamente con quella piccola parte di me.  Per sempre. 



 

Spazio Autrice:

Salve a tutte. 
Mi scuso per il ritardo. Pensavo di pubblicare molto prima, purtroppo, non è stato possibile. 
Allora. Questo è il primo capitolo. Ci sono ancora mooooolte cose da raccontare: di Marco, della scuola, della nuova Antonia esteticamente e interiormente...
Mi farebbe piacere se esprimeste il vostro pensiero su Antonia e, perchè no,  la vostra impressione su Andrea e su Marco. 
Ci tengo a precisare una piccola cosa per i capitoli successivi: la storia verrà scritta solo sul punto di vista di Antonia. E' voluta questa cosa. 

Piccolo spoiler: 
nel prossimo capitolo Antonia vedrà, dopo mesi, Andrea. E vedremo come si comporterà lei, ma anche Andrea. Vedrà  Antonia completamente diversa. Come reagirà lui? 

Cosa ve ne pare di questo primo capitolo? 
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito, che hanno messo la storia tre le seguite, tra le preferite e tra le ricordate. 
Alla prossima. 
Vi ri-propongo le foto dei protagonisti: 


La nuova Antonia:



Marco: 



Andrea: 

 
  
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