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Autore: Fay_8    25/02/2014    5 recensioni
Erano passati solo tre giorni, ma nessuno aveva stabilito il tempo che bisognava impiegare per innamorarsi. L’amore non ha dei tempi specifici. Accade e basta. Puoi innamorarti con una semplicità inspiegabile, basta uno sguardo, un sorriso, un voce. Pensi che non sia possibile, perchè non puoi innamorarti di una voce o di uno sguardo, ma accade. Ti ritrovi in un uragano di emozioni, che non sai spiegare, vorresti uscirne ma allo stesso tempo vorresti rimanerci dentro in eterno. Perché l’amore è così, fa paura ma vale sempre la pena di essere vissuto. Tommy lo sapeva e non si sarebbe arreso, perché lui era innamorato di Adam dalla prima volta che l’aveva visto, la prima volta che aveva ascoltato la sua voce, se ne era innamorato ogni secondo di più. Non sapeva come era possibile, ma non si sarebbe tirato indietro. Stava soltanto dando ad Adam il tempo per capire che ormai erano dentro l’uragano, insieme.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Lambert, Tommy Joe Ratliff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! (si sono anche qua sopra)
Volevo dirvi che questo capitolo non mi piace (anche se niente di quello che scrivo mi convince...ma lasciamo stare questo discorso)
Allora...in tutte le storie c'è un parte in cui le cose iniziano ad andare male........ ma quando io scrivo di Adam e Tommy riesco solo a immaginarli felici e l'uno perdutamente innamorato dell'altro (circondati da unicorni, arcobaleni, stelline e fuochi d'artificio), quindi non credo che questo capitolo sia venuto bene (anche gli altri non sono venuti bene, ma questo di più).
Adesso basta, non dico più niente altrimenti vi svelo cosa ho scritto nel capitolo (se non si è già capito).
Buona lettura, anche se ne dubito visto che ciò che leggerete è scritto da me.

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Hurricane

La ruota era ferma da più di venti minuti e Tommy aveva ripreso a tremare.

«devi calmarti, non succederà niente» Adam continuava a tenerlo tra le braccia, mentre Tommy alzava la testa dal suo petto a ogni minimo rumore.
«Come faccio a calmarmi, siamo chiusi in questa cabina, fermi sul punto più alto» precisò,
Adam non amava ricevere delle domande, ma se quello era l’unico modo per distrarlo «continua a parlarmi, forza chiedimi tutto quello che vuoi sapere» si pentì subito di averlo detto, ma ormai non poteva tirarsi indietro.
Tommy sorrise «ti ho già fatto una domanda» disse,
«ed io ti ho già risposto, fanne un’altra»
«quella non era una risposta» insistette, «si invece» controbatté Adam,
«“forse” non è una risposta» gli fece notare Tommy,
«baciarti è stata una risposta» precisò Adam, «quindi la risposta è che hai passato la notte a parlare di me» concluse Tommy, «ragazzino egocentrico che non sei altro, la notte ho di meglio da fare che pensare a te» «Sutan ha detto che-» venne interrotto, ma non da Adam, la ruota panoramica aveva ripreso a funzionare.
Con sua grande sorpresa, non gli importava più, era più importante far ammettere ad Adam che aveva pensato a lui.
«Siamo salvi sei felice?» cercò di distrarlo, ma non era così facile distrarre Tommy dal suo intento,
«Sarei più felice di sapere cosa dici di me al telefono»
Adam scostò il corpo di Tommy dal suo e si alzò all’interno della cabina, che iniziava ad andare verso il basso,
«stai ritornando a essere fastidioso»
«stai cercando di farmi arrabbiare per cambiare discorso? Perché non funziona» anche Tommy si alzò, la ruota andava sempre più in basso e lui ritornava a sentirsi a proprio agio, si avvicinò ad Adam che era vicino allo sportello, pronto ad uscire, come se quella cabina fosse diventa troppo stretta.
Posò le mani sui suoi fianchi , non ne era sicuro, ma gli sembrava di averlo sentito sussultare, cercò di non pensarci e appoggiò il mento sulla sua spalla «allora?»
«okay… ho parlato con Sutan al telefono e potrei aver parlato anche di te»
«questa risposta sembra un altro “forse” ma non preoccuparti me la farò bastare -sorrise maliziosamente- ho capito, non vuoi dirmi cosa hai detto perché hai parlato delle cose perverse che mi faresti, è comprensibile, ogni volta che mi spingi contro di te sembra che tu voglia farci diventare una persona sola» glielo sussurrò nell’orecchio come se fosse un segreto. Il loro piccolo segreto. Adam arrossì e appena le porte si aprirono uscì, liberandosi dalla stretta di Tommy, sperando che le sue guance ritornassero ad un colore naturale, ma ne dubitava poiché ne avvertiva il calore. Ed era strano, quel piccoletto lo rendeva strano.

Tommy uscì con lui e gli prese la mano, ricominciando a camminare «scappi via?»,
«no» alzò il viso e se ne pentì subito, perché quel sorrisetto sul volto di Tommy significava una sola cosa, era stato scoperto,
«stai arrossendo?» Tommy si fermò, facendo fermare anche lui, voleva godersela quella scena,
«da quando si sono invertiti i ruoli?» chiese Adam,
«quali ruoli?»
«eri tu la ragazzina innamorata che arrossisce non io» disse mentre le sue guance ritornavano alla propria temperatura,
«ti sei appenda dato della ragazzina innamorata» Adam non doveva arrossire, non voleva, ma non riusciva a controllarsi,
«no, ho detto che tu lo e sei» cercò di ristabilire la situazione,
«ma hai anche detto che si sono invertiti i ruoli» gli ricordò Tommy,
«fa finta che non abbia parlato» non era una preghiera, era un ordine, doveva dimenticare quello che gli aveva detto.
Tommy rise «ma l’hai detto»
«me lo rinfaccerai per molto» disse, odiava quando le persone notavano le sue debolezze, perché si, per lui arrossire era una debolezza. Significava che qualcuno era in grado di tenergli testa o meglio, che era in grado di fare il suo stesso gioco.
«Dipende, ci vedremo per molto?» chiese Tommy, non smettendo di ridere.
Adam pensò che stesse ridendo di lui, ma in realtà rideva perché sperava di rivederlo «mi stai sempre intorno, è difficile non vederti?» disse, con quanta più indifferenza potesse fingere in quel momento.
Il sorriso di Tommy svanì e la sua mano lasciò quella dell’altro «perché fai cosi? devi sempre dire qualcosa per rovinare l’atmosfera» disse, quasi esasperato dal ripetersi di quella situazione, «quale atmosfera?» chiese sembrando davvero confuso, ma in realtà sapeva di aver rovinato un bel momento, almeno dal punto di vista di Tommy «sei un idiota, ti avevo detto di andartene, ma sei rimasto e avevo pensato che…» non terminò la frase «che?» lo incitò Adam.
«Che forse ti interessa di me, ma poi sembra che tu sia quasi infastidito dalla mia presenza» continuò Tommy,
«ti conosco da tre giorni non so niente di te, non posso voler passare il mio tempo con te o comportarmi con un ragazzino innamorato» il tono di voce con qui lo disse era sicuro, deciso, ma nella sua mente una domanda si ripeteva. Da tre giorni poteva già essersi innamorato di quel ragazzo? Quel ragazzo che si era insinuato nei suoi pensieri e non voleva uscirci. Quel ragazzo che nonostante venisse respinto, non perdeva l’interesse per lui, quel ragazzo che l’aveva tenuto sveglio tutta la notte pensando a come sarebbe stato rivederlo. Arrivo alla conclusione che, si, poteva essersi innamorato, perché era successo. Ma non lo avrebbe detto, innamorarsi non era nei suoi piani, Tommy non era nei suoi piani. Aveva paura.
Doveva solo stargli lontano e dimenticarlo. Tutto sarebbe tornato come prima.

«Puoi continuare a dire ciò che vuoi, ma i tuoi gesti dicono sempre il contrario delle tue parole. Dovresti chiarirti le idee» se Adam sembrava sicuro di ciò che diceva, Tommy lo era davvero, «se non ti piace come sono fatto, dovresti andartene» disse Adam.
«Vuoi che me ne vada?»
«voglio solo essere lasciato in pace» rispose, voleva che Tommy se ne andasse il più lontano possibile. Voleva ritornare ad essere il solito Adam, quello egocentrico, che la notte la passa per locali e non al telefono a parlare di un ragazzino. Adam, quello che si preoccupa solo di se stesso e di Sutan. Adam, quello che non perdere tempo per l’amore, perché l’amore non è importante, l’amore delude e basta.
La faccia di Tommy mentre aveva pronunciato quelle parole gli provocò un dolore al petto, era triste a causa sua. Pensò, che qualche ora prima l’aveva tenuto per mano, guardandolo sorridere e adesso. Adesso non era tempo di ridere, era il momento di dirsi addio. Aveva bisogno che lui gli dicesse addio, per fargli capire che non voleva più vederlo.
Tommy si voltò, dandogli le spalle «ciao, Adam» mentre lo disse non lo guardò negli occhi, perché avrebbe visto i suoi che iniziavano a diventare lucidi. Non gli disse addio, semplicemente perché non voleva pensare che quello fosse un addio. Non poteva esserlo. Non importava se Adam continuava a negare ciò che provava, lui lo sapeva, sapeva che anche il suo cuore batteva più forte quando erano insieme.

Era vero, erano passati solo tre giorni da quando si erano incontrati, ma nessuno aveva stabilito il tempo che bisognava impiegare per innamorarsi. L’amore non ha dei tempi specifici. Accade e basta. Puoi innamorarti con una semplicità inspiegabile, basta uno sguardo, un sorriso, un voce. Pensi che non sia possibile, perchè non puoi innamorarti di una voce o di uno sguardo, ma accade. Ti ritrovi in un uragano di emozioni, che non sai spiegare, vorresti uscirne ma allo stesso tempo vorresti rimanerci dentro in eterno. Perché l’amore è così, fa paura ma vale sempre la pena di essere vissuto. Tommy lo sapeva e non si sarebbe arreso, perché lui era innamorato di Adam dalla prima volta che l’aveva visto, la prima volta che aveva ascoltato la sua voce, se ne era innamorato ogni secondo di più. Non sapeva come era possibile, ma non si sarebbe tirato indietro. Stava soltanto dando ad Adam il tempo per capire che ormai erano dentro l’uragano, insieme.


Tommy continuò a camminare allontanandosi sempre di più da Adam che stavolta non l’avrebbe fermato.

«Tommy» si immobilizzò, aveva sperato che quella fosse la sua voce ma non lo era, «fermati» Isaac lo raggiunse,
«si può sapere cosa è successo?»
«Adam è un’idiota» rispose «non ne parliamo okay, voglio solo andare a casa»,
«okay, Sutan mi ha dato le chiavi della sua macchina, vieni è da questa parte» disse posando un braccio sulle spalle di Tommy e portandolo verso l’auto. «Se Sutan ti ha prestato l’auto loro come tornano a casa?»,
«con la macchina di Adam, domani Sutan viene da te a riprendersi la sua , quindi guidi tu».
Salirono in auto e la prima cosa che fece Tommy fu accendere la radio, Isaac capì che non voleva parlare di ciò che era successo e lasciò stare. Quando, Tommy accostò l’auto per far scendere Isaac, lui non lo fece «sono solo le quattro e non abbiamo ancora pranzato, perché non andiamo al McDonald’s e vediamo chi riesce a mangiare più schifezze» propose, Isaac cercando di farlo svagare,
«ritira ciò che hai detto, al McDonald’s non servono schifezze e poi lo sai che nessuno può battermi»
«c’è sempre una prima volta e questa sarà la prima volta che verrai battuto, metti in moto e andiamo».
Tommy accese il motore e ripartì, Isaac era il suo migliore amico e la sua fonte di distrazione, era sempre capace di distrarlo, in qualunque caso e da qualsiasi cosa. Anche da Adam o almeno un po’ ci riusciva.


Mentre loro erano diretti verso il McDonald’s, Sutan e Adam erano appena rientrati a casa.

Entrarono e Sutan spinse Adam sul divano, sedendosi accanto a lui «adesso mi spieghi» non era una domanda, era un ordine.
«Che devo spiegarti ?» disse Adam,
«spiegami, anzi no, illuminami sul perché hai lasciato che quel piccoletto se ne andasse, credevo ti piacesse, anzi ne ero sicuro e lo sai perché? Perché quando lo vedi ti brillano gli occhi, quindi spiegami» ordinò di nuovo Sutan. Adam si rassegnò, il suo amico non avrebbe accettato un "non ne parliamo" come risposta, «sono passati solo tre giorni- » fu interrotto,
«Adam ti prego, hai avuto relazioni che sono durate tre giorni e dicevi di essere innamorato dopo un’ora»
«e guarda come sono finite»
«è per questo? hai paura, Adam andiamo, ti sei fidato di quei tipi e certi erano degli idioti, ma non vuoi fidarti di Tommy»
«Sutan, sarà come le altre volte, anzi stavolta sarà anche peggio, perchè lui ha diciassette anni»
«è per questo che vuoi tirarti indietro, hai paura ed è normale, ma non tirarti indietro Adam, vivi ciò che provi, fallo e basta, me l’hai detto tu che non fai altro che pensare a lui» disse ricordandogli che aveva passato tutta la notte a parlare di Tommy e di come non riuscisse a togliersi dalla mente i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi baci, la sua voce, il suo modo di essere innocente e il suo modo di essere così sicuro di quello che voleva, lo invidiava per questo. Alzò la testa, che aveva tenuto tra le mani fin ora e guardò Sutan.
«Ho capito, credimi, lo so che quel piccoletto mi è entrato nella testa, ma se ci provo e poi va male»
Sutan gli prese le mani, continuando a guardarlo «hai capito? Allora perché sbagli ancora, quel piccoletto non ti è entrato nella testa ma nel cuore e se va male, rimarrai ferito e avrai collezionato un’altra delusione ma almeno ci avrai provato»
«non posso semplicemente farlo uscire dalla mia testa?»
«no, non puoi, quindi rimetti le cose a posto, non è successo niente di grave, niente che un tuo bacio non possa fargli dimenticare»
«ormai non vorrà più parlarmi»
«scherzi vero? Se a te brillano gli occhi quando lo vedi, a lui diventano a forma di cuoricino» Adam rise, quindi non si era illuso, il modo in cui Tommy lo guardava non era un’illusione. Si alzò dal divano e guardò Sutan «che devo fare?» chiese sperando che il suo amico avesse una risposta.
Sutan si alzò, camminando verso la cucina e si fermò davanti alla porta, per poi voltarsi verso Adam «adesso pranziamo e poi andiamo al locale, stasera ho un’esibizione e anche tu, poi domani andrai a prendere la mia macchina che guarda caso è a casa di Tommy, non sprecare l’occasione» gli disse ammiccando,
«non posso andare a casa sua, se ci sono i suoi genitori?»
«hai paura di mamma e papà? Credevo fossi un uomo»
«non posso presentarmi li, così, se dovesse aprire sua madre o peggio suo padre»
«non vuoi andarci, allora ci vado io vestito da Raja»
«okay, ci vado, ma se succede qualcosa è colpa tua»
«cosa dovrebbe succedere, devi solo parlare con un ragazzo»
«chi ha detto che vado lì per parlare» Adam sorrise,
«ecco il mio ragazzo, così ti voglio, adesso mangiamo che muoio di fame» Sutan entrò in cucina e come ogni sera cercò di preparare qualcosa di commestibile.


Cenarono e poi si prepararono per la serata che li attendeva. Raja aveva un’esibizione e anche Adam, solo che stavolta non ci sarebbero stati gli occhi di Tommy a guardarlo e a rassicurarlo. Aveva avuto paura, ed era comprensibile, sperava solo che Tommy fosse disposto a dargli un’altra possibilità, ma infondo sapeva che Tommy lo stava aspettando e che lui era stato l’unico a essersi posto degli ostacoli. Per il momento non gli restava che prepararsi per l’esibizione, perché adorava cantare e l'avrebbe fatto anche se il suo piccolo fan non era lì per guardarlo. Dopo sarebbe tornato a casa, perché non aveva senso restare nel locale se la persona che voleva non c’era, si sarebbe infilato nel letto e il giorno dopo sarebbe andato da Tommy. Perché era esattamente ciò che voleva fare. Erano passati solo tre giorni, ma quel piccoletto era riuscito a rubargli il cuore con un semplice sguardo, non si sarebbe tirato indietro, non più.

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Angolino di Fay: Hola!
Allora...credo che questo sia il capitolo peggiore che io abbia mai scritto, nonostante questo, c'è un pezzettino piccolo piccolo che mi piace, ed è questo pezzo che da il titolo al capitolo. Perdonatemi per gli errori, perchè sicuramente ci sono, spero che il capitolo vi sia piaciuto comunque. Fatemi sapere che ve ne pare *-* potete anche dirmi che è orribile. Grazie a chi ha letto e un GRAZIE speciale alle ragazze che stanno recensendo ogni capitolo, siete la mia gioia.
P.S. Io e il codice html stiamo provando ad andare d'accordo, ma la vedo difficile.

  
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