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Autore: Fay_8    04/03/2014    5 recensioni
Erano passati solo tre giorni, ma nessuno aveva stabilito il tempo che bisognava impiegare per innamorarsi. L’amore non ha dei tempi specifici. Accade e basta. Puoi innamorarti con una semplicità inspiegabile, basta uno sguardo, un sorriso, un voce. Pensi che non sia possibile, perchè non puoi innamorarti di una voce o di uno sguardo, ma accade. Ti ritrovi in un uragano di emozioni, che non sai spiegare, vorresti uscirne ma allo stesso tempo vorresti rimanerci dentro in eterno. Perché l’amore è così, fa paura ma vale sempre la pena di essere vissuto. Tommy lo sapeva e non si sarebbe arreso, perché lui era innamorato di Adam dalla prima volta che l’aveva visto, la prima volta che aveva ascoltato la sua voce, se ne era innamorato ogni secondo di più. Non sapeva come era possibile, ma non si sarebbe tirato indietro. Stava soltanto dando ad Adam il tempo per capire che ormai erano dentro l’uragano, insieme.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Lambert, Tommy Joe Ratliff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I missed you

Salve gente, eccomi qui, ancora (mi dispiace).
Doveva essere una OS e invece eccoci qui con il capitolo numero 6, mi sono divertita a scriverlo, spero che faccia sorridere anche voi.
Buona lettura.~

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I Missed You

Tommy era seduto sui gradini all’entrata della scuola, stranamente era arrivato in orario per le lezioni. Anzi era in anticipo, forse perché non aveva dormito, se non dormi non devi preoccuparti di svegliarti. Aveva le cuffie collegate all’iPod e non sentì arrivare Isaac, che lo salutava.
Finche non gli diede un colpetto dietro la testa per farlo voltare «hey»
«chi sei tu? E cosa ne hai fatto del mio amico? Di la verità sei un alieno»
«ma che stai dicendo?»
«sei fuori scuola che aspetti di entrare, di solito arrivi quando siamo già tutti dentro, seduti, ad ascoltare la lezione, quindi dimmi chi sei e cosa ne hai fatto di Tommy?»
«ah, ah, ah, divertente, diciamo che volevo provare il brivido di arrivare puntuale» ci scherzò.

Entrarono e insieme posarono i libri nell’armadietto, anche se, Tommy non aveva quasi niente con se. Si diressero verso la classe di letteratura e presero posto.
«Tommy Joe Ratliff è già qui o sto sognando?» disse con tono, veramente sorpreso il professore. Tommy, non rispose, si limitò ad annuire e ha fare un finto sorriso. L’ora non fu molto noiosa, almeno, non quanto lui si aspettasse, fu quasi dispiaciuto di dover lasciare quella classe per andare in quella di chimica.
Mentre era pronto ad uscire, il professore lo chiamò posandogli una mano sulla spalla, facendolo voltare verso di se. «I tuoi voti sono pessimi, ma non irrecuperabili, ti do la possibilità di riscattarti. Domani portami una relazione su questo libro, è un compito extra, per farti recuperare. È un libro molto facile, quindi non copiare da internet, cerca di essere originale, puoi citarmi anche qualche frase. L’importante è che sia tu a farlo, mi raccomando non deludermi» gli disse, prima di porgergli il libro. Tommy lo guardò e lesse il titolo “Romeo e Giulietta”, lo prese e poi ritornò a guardare il professore «grazie»,
«non ringraziarmi, svolgi bene il compito»
«certo, a domani» sorrise e poi voltandosi uscì dall’aula.

Il resto delle lezioni furono una noia, ma non fu solo questo a distogliere la sua attenzione. La sua mente era completamente impegnata da un solo pensiero. Adam. Lo odiava, o almeno in quel momento, pensare di odiarlo gli premetteva di illudersi che non gli importasse, ma era inutile perché infondo sapeva di non provare odio per Adam.
Amore? Forse lo era. Non ne era sicuro, non sapeva se ciò che provava poteva definirsi amore. Se gli avessero chiesto di spiegare ciò che provava, avrebbe detto … desidero. Perché l’unica cosa di cui era totalmente sicuro, era che lui desiderava Adam, ma non un semplice desiderio fisico, neanche sessuale, a lui bastava averlo vicino, essere sfiorato. Le sensazioni che provava quando accadeva, erano inspiegabili, ma era sicuro di averne bisogno. Lo facevano sentire bene. Felice. Nel breve tempo di una carezza, un abbraccio, si sentiva bene, sentiva di essere finalmente nel posto giusto, lì, sotto il tocco di Adam. Desiderava ascoltare la sua voce, bearsi del suo canto. Desiderava anche poterlo solo guardare.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per non essere seduto su un sedia scomoda, ad ascoltare un professore a cui non prestava attenzione, per essere con Adam.
Adam, Adam, Adam, questo nome non faceva che ripetersi nella sua mente, gli sembrava di impazzire. Era rimasto sveglio tutta la notte a pensarlo, fissando la porta e pensando di andare al locale per cercarlo, ma alla fine aveva deciso di restare a casa. Non poteva sempre essere lui a fare il primo passo. Era andato da lui tutte le sere, ormai solo uno stupido non si sarebbe accorto che a lui importava molto di Adam. Non gli restava che aspettare, per vedere se anche ad Adam importava di lui.

Quel giorno Isaac era impegnato con la scuola, diversamente da lui, il suo amico faceva parte del comitato studentesco ed era incaricato dell’organizzazione del ballo studentesco insieme ad altri ragazzi. Al termine delle lezioni, andò a casa da solo. La sua casa non distava tanto dalla scuola e non impiegò molto ad arrivarci.

«Sono a casa!» annunciò, senza sapere se suo padre fosse in casa, poiché la maggior parte delle volte era impegnato in ospedale. Era un medico e trascorreva molto più tempo lì che a casa con suo figlio, ma non per questo era un cattivo padre. Dopo la morte della madre, che era avvenuto quando Tommy aveva 14 anni, erano rimasti soli e suo padre si era diviso in quattro per non fargli mancare niente. Era stato assente, loro non facevano chiacchierate padre figlio o commentavano le partite di baseball ma Tommy comprendeva e capiva che se il padre lavorava 24 ore su 24, era solo per non fargli mancare niente. Se solo avesse saputo che la cosa di cui Tommy aveva più bisogno era la sua presenza, ma ormai non importava, ci era abituato e poi aveva sempre avuto Isaac vicino, era cresciuto tra la sua casa e la casa del suo amico. Non poteva dire di aver avuto un’infanzia difficile, c’erano persone che vivevano situazioni peggiori della sua, forse era per questo che si era adattato, il modo in cui viveva non era male, a lui stava bene.

«Tommy» la voce di suo padre lo accolse e ne rimase sorpreso, ma non fece in tempo a chiedergli come mai fosse ancora a casa che lo informò di dover andare in ospedale per un’emergenza «mi dispiace, cercherò di liberarmi presto, per passare un po’ di tempo insieme» non si sorprese delle parole del padre, erano le solite, diceva questo ogni volta che usciva, ma alla fine tornava sempre verso la sera, se non più tardi.
«Okay, non preoccuparti per me» lo rassicurò.
Suo padre uscì e lui si buttò a peso morto sul divano, avrebbe dovuto cucinare qualcosa per mangiare, ma quel giorno non ne aveva proprio voglia. Posò la borsa ai suoi piedi ma prima di farlo, prese il libro di Shakespeare ed iniziò a leggere.

Era passata un’ora, non aveva pranzato e non aveva neanche fame. Stava per alzarsi e andare in camera sua ad ascoltare un po’ di musica, quando suonarono il campanello. Si avvicinò alla porta, guardò dallo spioncino e sorrise. Era Adam. Aprì la porta.
«A, sei tu» disse fingendosi indifferente,
«ti sono mancato?» Tommy pensò che era una domanda stupida, certo che gli era mancato,
«che vuoi Adam?» non poteva già cadere ai suoi piedi, un po’ di vendetta ci voleva.
«Mi dispiace per ieri» disse abbassando il tono di voce e tossendo, ma l’altro aveva capito,
«cosa?» domandò per farglielo ripetere,
«hai capito» rispose. Aveva ragione ma Tommy voleva almeno una piccolo vincita su di lui, così chiuse la porta senza neanche salutarlo.
Adam bussò di nuovo, ma era inutile «Tommy, apri -fece un respiro profondo- per piacere» dall’altro lato della porta Tommy rideva,
«se devi dirmi qualcosa puoi farlo, anche così» disse a voce più alta per farsi sentire.
Adam sospiro. Doveva fare qualcosa, «mi dispiace per ieri» disse,
«hai detto qualcosa?» Adam alzò gli occhi al cielo, voleva sentirglielo urlare, bene, l’avrebbe fatto per lui «mi dispiace!» urlò,
l’altro sorrise «tutto qui, nient’altro da dire»
«puoi dimenticare ciò che è successo ieri ed aprire» lo pregò, Adam.
Tommy aprì la porta, lo guardò «non tutto ciò che è successo ieri è un brutto ricordo»
«allora dimenticane solo una parte»
«sarà difficile, mi serviranno altri bei ricordi» disse prima di afferrarlo per il colletto della giacca e trascinarlo dentro, chiudendo la porta usando un piede. 
Una volta chiusa, ci spinse Adam contro e lo baciò «mi sei mancato» sussurrò sulle sue labbra. Adam rise, anche a lui era mancato e in quel momento voleva soltanto godersi la sua presenza, senza lasciare che le sue paranoie lo facessero scappare, ancora, lontano da quel piccoletto. Tommy si stacco da lui prendendolo per mano e portandolo nel soggiorno. Gli fece segno di accomodarsi sul divano e una volta che si fu seduto, prese posto accanto a lui. Adam guardò Tommy e si stupì nel vederlo in imbarazzo, mentre si guardava le mani come se fossero la cosa più interessante del mondo. Si stupiva perché, quel piccoletto era capace di essere sfacciato e un attimo dopo imbarazzarsi per niente. Gli piaceva sempre di più.

Spostò lo sguardo da Tommy al tavolino che era davanti al divano «Shakespeare» disse indicando il libro.
Finalmente aveva spezzato quel silenzio facendo ritornare Tommy a proprio agio «è per la scuola, un compito extra per recuperare»
«l’hai letto?»
«certo, l’ho letto prima che arrivassi tu»
«hai letto tutto il libro?»
«si»
«citami qualche frase» gli disse Adam con un sorrisino sul volto,
«cosa?» chiese Tommy,
«sarò il tuo professore per oggi» disse sempre con quel suo sorrisino,
«mi stai offrendo di fare un “giochetto” o fai sul serio?» chiese confuso Tommy,
«sono serio, conosco quel libro a memoria, voglio testare la tua conoscenza, per quanto a te interessi di più fare altro… forse finiamo per fare entrambe le cose» sorrise maliziosamente,
«forse? O finiamo per fare entrambe le cose?» chiese interessato,
«se non ti muovi a citarmi qualcosa non lo scoprirai mai» Tommy annuì e penso a cosa citare.
«Okay. Che significa Montecchi? Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del corpo di un uomo. Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo» sorrise soddisfatto, ma Adam lo rimproverò «ma questa parte la conoscono tutti, anche chi non ha letto il libro, puoi fare di meglio»
«ahimè, perché l'amore, di aspetto così gentile è poi, alla prova, così aspro e tiranno?» citò,
«un'altra» lo spinse a continuare,
«chi sei tu che avvolto nella notte inciampi così nei miei pensieri?» Tommy sorrise, soddisfatto e contento di ricordarsi quelle battute del libro.
«Va meglio, un'altra» Tommy alzò le mani, quel ragazzo era incontentabile, pensò.
«Se le mie citazioni non ti soddisfano citami tu qualcosa, professorino»
Adam rise prima di citare la sua frase preferita «L'amore è una nuvola che si forma col vapore, se la nuvola svanisce, l’amore è un fuoco che brilla negli occhi degli amanti, se s’addensa ai venti contrari può diventare un mare che cresce con le lacrime dell’amante. E che cos’è l’amore, se non una pazzia mite, un’amarezza che soffoca, una dolcezza che dà sollievo?». Sorrisero, insieme, Adam non distolse mai lo sguardo da quello di Tommy, si avvicinò verso di lui, portando una mano ad accarezzargli la guancia prima di citare un’altra frase «il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perchè non ho mai conosciuto la bellezza fino ad ora» disse cambiando “rinnegatela” con “rinnegatelo”. Tommy ricambiò la sua carezza. Si avvicinarono sempre di più, velocemente ma lentamente secondo il loro desiderio di unirsi, si baciarono, perché era la cosa più naturale da fare. Adam aveva citato un frase, ma le parole che aveva pronunciato erano vere.
Si staccarono, ansimanti, con le mani posate l’uno sul viso dell’altro e le fronti ancora unite, Adam si allontanò leggermente per alzare lo sguardo ed incontrare quello di Tommy. «Se l'amore è violento con te, tu sii violento con l'amore, pungi l'amore quando ti punge, e riuscirai in questo modo a sconfiggerlo» usò ancora una citazione del libro, Tommy continuò a tenere la mano sulla sua guancia 
«Adam, l’amore non va sconfitto»
«citavo solo un frase»
«allora Shakespeare è un’idiota» affermò Tommy,
«hey, Shakespeare è uno dei miei autori preferiti» gli disse Adam,
«perché stiamo ancora parlando di un uomo morto, mentre dovremmo fare altro»
«cosa dovremmo fare?» chiese curioso Adam,
«cose da vivi» sorrise Tommy,
«cosa fanno i vivi?»
«si amano -lo baciò- fanno l’amore»
«vuoi fare l’amore?» gli chiese ad un centimetro di distanza dalle sue labbra, Tommy arrossì, ma non era in imbarazzo,
«voglio qualunque cosa abbia a che fare con te» Adam gli si avvicinò, sfiorando le sue labbra, rise prima di farle aderire a quelle dell’altro. Tommy si sporse verso di lui posando le mani sulle sue spalle per spingerlo verso lo schienale del divano. Dopo aver fatto aderire la schiena di Adam al divano, lo guardò negli occhi, era desiderio quello che vedeva, ormai era inutile girarci intorno. Salì a cavalcioni su di lui. Adam rise, era divertito dalla situazione.
Tommy lasciò le sue labbra per baciargli la guancia, scendendo piano verso la mandibola e poi il collo. Adesso Adam non rideva, o meglio, aveva un sorriso stampato sul volto, ma quel sorriso si alternava a sospiri, gli si bloccava il respiro ed era Tommy a fargli quell’effetto. Mentre l’altro era impegnato a baciargli il collo, Adam posò le mai sui suoi fianchi, infilandole sotto la sottile maglietta, facendo sussultare l’alto che sorrise contro la sua pelle. Adam chiuse gli occhi portando la testa all’indietro, godendosi le sensazioni che gli procurava Tommy.

Ormai erano completamente presi da ciò che stavano facendo che non sentirono la porta aprirsi o chiudersi, ma avvertirono dei passi. Tommy si alzò subito dal corpo di Adam, costringendo anche quest’altro ad alzarsi. «Sali le scale e vai nella camera con la porta blu»
«cosa?» chiese confuso, ancora frastornato dal piacere che gli aveva provocato avere Tommy così vicino «vai, su nella camera con la porta blu» gli ordinò Tommy.
Adam arrivò su sentendo Tommy che imbarazzato cerava di fare l’indifferente e salutare alla svelta il padre per salire al piano di sopra.
«come mai qui così presto?» sentì Tommy chiederglielo e ascoltò anche la risposta, prima di entrare nella camera di Tommy, «ho chiesto la serata libera così possiamo finalmente cenare insieme, una buona volta» Adam smise di origliare ed entrò nella camera dalla porta blu.

Era una camera piccola. C’era un letto addossato alla parete destra, un armadio sulla parte sinistra ed una scrivania al centro, vicino alla finestra che era proprio di fronte alla porta. Oltre hai mobili, c’erano poster affissi sulle pareti, cd sparsi sulla scrivani e libri sul piccolo comodino vicino al letto, ma ciò che attirò maggiormente la sua attenzione fu una chitarra. Il suo piccoletto suonava e adesso lui non vedeva l’ora di ascoltarlo.

La porta si aprì alle sue spalle, mentre era fermo al centro della stanza, si voltò e subito due braccia gli avvolsero il collo.
«Tuo padre ha un tempismo perfetto» disse in modo sarcastico,
«lascialo perdere, adesso possiamo riprendere da dove eravamo rimasti» disse mentre gli baciava il collo,
«come pensi di farmi uscire da qui?» chiese Adam che provava ancora a pensare razionalmente.
Tommy si stacco da lui per un minuto, guardandolo in viso «per il momento non devi uscire, ci penseremo dopo» disse prima di spingerlo sul letto, posizionandosi sopra di lui «Tommy» voleva essere un rimprovero, ma la sua voce era indebolita dalla vicinanza dell’altro e le sue mani che ritornavano a posarsi sui fianchi dell’altro, incoraggiarono Tommy a continuare «Adam -sussurrò al suo orecchio- ho desiderato questo dal primo momento che ti ho visto» disse prima di ritornare a posare le sue labbra su quelle dell’altro.

«Tommy!» sentendosi chiamare da una voce, che non era quella di Adam si alzò di scatto, voltandosi verso la porta,
«Papà!» disse guardano la faccia sconvolta di suo padre,
«che sta succedendo qui dentro!?» spostò lo sguardo da suo figlio ad Adam che era ancora steso sul letto «e tu chi diavolo sei!?».

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Angolino di Fay: Avete finito! siete contenti ?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusatemi per gli errori e il modo orribile in cui è scritto (bla bla bla).
Grazie per aver letto, grazie a chi sta recensendo e a chi segue la storia in silenzio.

(P.S. Storm of ice, spero che ciò che ho scritto sia stato all'altezza dei tuoi "flash mentali" o almeno spero di non averti deluso)



  
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