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Autore: LightsWillGuideYou    16/03/2014    1 recensioni
Nel 1832 Rose entra a far parte de Les Amis, dove incontra tante nuove persone, scettiche all'inizio di avere una donna nel gruppo, ma successivamente simpatiche e rispettose nei suoi confronti. Solo uno sembra non voler avere molto a che fare con il resto delle persone. Si occupa solo dei suoi progetti di cambiare il mondo. E quest'uomo si chiama Etienne Enjolras
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ormai il sole era alto, e nella barricata era calato il silenzio totale. Tutti attendevano l'ora finale, quella dove sarebbero stati tutti condannati a morte ed uccisi sul posto. Rose stava appoggiata alla ruota al centro della struttura, lasciando i piedi penzolare fuori dalla porta sulla quale era seduta. Enjolras invece era dentro il Cafè, ad osservare la situazione.
Sapeva che quello a cui stava andando incontro lo avrebbe sicuramente ucciso, ma preferiva rinunciare alla propria vita piuttosto che vedere la piccola Grantaire morirgli davanti agli occhi così miseramente da sembrare una qualsiasi ragazza rivoluzionaria.. Non lo era, era speciale. Chiuse gli occhi e, come un lampo, l'immagine della ragazza sdraiata per terra lo fulminò. I suoi occhi azzurri spenti, socchiusi, senza vita, che lo osservavano un ultima volta, imprimendo nelle pupille l'immagine di un leader che l'aveva delusa e che l'aveva portata in quelle condizioni. Sul suo stretto petto femminile il gilet blu scuro, troppo grande per lei, era bucato in un punto vicino al cuore, ed attorno a questo foro si espandeva sempre di più una macchia scura, omogenea, che urlava al ragazzo che era arrivata la fine anche per lei. Scosse la testa e tornò a guardare verso la barricata, rendendosi felicemente conto che Rose era lì, al sicuro, a guardare Gavroche giocare con la sua pistola non carica. Sospirò e i due sguardi si incrociarono ancora una volta, come quella prima sera che l'aveva conosciuta, due mesi prima. Sin dal primo momento l'aveva considerata speciale.. O almeno, lo aveva sospettato, dato che ci voleva un bel po' di coraggio ad unirsi ad un gruppo completamente maschile. Non aveva mai parlato della sua famiglia, quindi non la rimpiangeva, e questo la rendeva ancora più forte di quello che non fosse già.
Nel guardarlo, Rose riusciva a capire ogni singolo pensiero del suo adorato Apollo. Sapeva che era preoccupato di quello che sarebbe successo quel giorno.. come poteva biasimarlo?

Per non pensare al futuro, voltò la testa verso il punto in cui un momento prima stava Gavroche. Sgranò gli occhi. Controllò più accuratamente nel punto un po' più interno alla barricata, ma niente. Il bambino era sparito. Scattò in piedi e tirò una veloce occhiata terrorizzata ad Enjolras, che rispose inarcando interrogativamente un sopracciglio. Si rese conto del fatto e subito uscì dal Cafè, correndo a controllare la postazione di Gavroche. Si piegò e guardò all'interno della barricata, vedendo un corpicino allontanarsi lentamente facendosi largo fra i mobili distrutti.


-Gavroche! Vieni qui, Gavroche!
-Fai piano, o ci scopriranno!
-Per l'amor del cielo, ti ordino di tornare qui!


Il bambino si girò come se non avesse sentito quell'ordine e continuò per la sua strada. Enjolras tentò di entrare nella barricata per recuperarlo, ma gli spazi erano troppo piccoli per il suo corpo possente. Alzò lo sguardo e cercò un qualche studente con un corpo decentemente piccolo per entrarci, ma Rose persino era troppo robusta.. L'unica sarebbe stata Eponine, che però era stata uccisa la notte prima. Era arrivato il momento di mettere in atto il piano.


R. si era alzata ed era andata accanto ad E., cercando di trovare con lo sguardo il punto dal quale Gavroche stava uscendo, dal lato opposto della barricata. Quando lo vide sussultò e strinse il polso di Enjolras, indicandolo.


-Eccolo lì!


Ma era troppo tardi. Anche i soldati francesi si accorsero di lui e velocemente puntarono le pistole contro quel corpicino. Rose si coprì la bocca.


-E. lo hanno visto! Qualcuno li fermi, maledetti!
-R., stai calma..


Rose, quasi furiosa, si girò verso Etienne, che invece sembrava sconfortato, quasi al limite dello svenimento. Non poteva credere che fosse così insensibile da lasciare quel bambino morire per salvarsi la pelle. Ma quando il leader la guardò, capì tutto. Non era per rammarico verso Gavroche, ma verso se' stesso.


-Etienne, no.. Etienne!


Ma prima che Rose potesse fare qualsiasi cosa, Enjolras gridò un ordine a Couferyac, che da dietro prese la ragazza per le spalle e la bloccò, impendendole di muoversi. Ad entrambi salirono le lacrime agli occhi, anche se il leader riuscì a nasconderle meglio, mentre la voce strozzata di Rose risuonò per tutta la barricata.


-Non puoi farci questo! Non puoi FARMI questo, ti prego!


Ma Enjolras aveva già deciso. Strinse velocemente la mano bloccata di Rose, mentre il primo colpo di avvertimento verso Gavroche veniva sparato. Si arrampicò agilmente per la barricata, fino a finire completamente sotto tiro.


-Non sparategli! Mi arrenderò, ma solo se non farete del male ai miei uomini e li lascerete andare.


Dall'esercito arrivò l'approvazione del capitano, e Combeferre corse allo scoperto prendendo Gavroche con la forza, anche lui ancora scioccato per quello che il suo mentore, la sua figura di riferimento, aveva appena detto. Si contorse fra le braccia dello studente, per poi lasciarsi andare. Rose invece non lo fece. Lei continuò a divincolarsi, piangendo nel vedere Enjolras andare verso l'esercito ed essere ammanettato. Venne trascinata via nel vicolo dove la notte precedente, per la prima volta, aveva veramente conosciuto il suo Apollo, e lì urlò un'ultima volta.


-Siete dei codardi! Lo uccideranno se non facciamo qualcosa!
-Scusami, R..


La voce di Couferyac risuonò lieve e spaventata, in confronto a quella della ragazza, e guardandola tristemente prese la pistola dalla sua tasca, colpendole la tempia e facendole perdere i sensi. Il corpo di Rose si accasciò fra le braccia dello studente, che la caricò sulle spalle e la portò dentro il passaggio del quale il suo leader le aveva parlato, mentre un leggero rivolo di sangue si faceva strada sulla sua guancia, ancora bagnata di lacrime.
Quando passò in mezzo a loro, ogni soldato della guardia francese guardò Enjolras con disprezzo. Come poteva biasimarli.. Gli aveva fatto perdere tempo prezioso, aveva addirittura ucciso loro compagni e, come se non bastasse, aveva messo fine a tutto come se non fosse niente celandosi dietro ad una maschera di eroe. Venne portato davanti ad una porta socchiusa, nella quale suppose si nascondessero le più alte cariche militari. Questa venne spalancata e si trovò davanti l'Ispettore Javert in persona. Sgranò gli occhi.


-Tu non dovevi essere morto?
-Dovresti scegliere meglio le persone alle quali permetti di entrare nella tua stupida combriccola.


Ripensò al padre di Cosette, e provò ribrezzo come non mai nella sua intera vita. Le sua labbra fecero una lieve smorfia e scosse la testa.


-Non dovreste avermi già ucciso? Non sono un pericolo che deve essere sradicato il prima possibile?
-Sì, lo sei. Ma la corte ha deciso che verrai giustiziato fra due giorni.
-Bè, se pensate che sia giusto così..
-Lo è. Però il giudice non ha detto CHE COSA possiamo farti in questi due giorni... Guardie, andate a prendere gli altri! Non possono essere andati lontano..


Javert sorrise ed Enjolras trasalì. Se lo sarebbe dovuto aspettare, dopotutto. Da quando l'armata francese rispettava una promessa? Era stato uno stolto a credere a quei bugiardi. L'Ispettore, con un gesto della testa, ordinò alle guardie di portare via il ragazzo, che non ebbe neanche la forza di difendersi, tanto era scioccato. Venne messo dentro una carrozza con il fine di una cella e portò la testa fra le mani, mentre il mezzo partiva. Per tutto il tragitto non potè fare a meno di pensare che cosa avrebbero fatto agli altri, se li avessero raggiunti. Avrebbero sparato in testa a Gavroche, avrebbero torturato come lui i ragazzi fino a farli morire di dolore, e prima di ucciderla di sarebbero divertiti un po' con Rose, facendola soffrire più di tutti gli altri. Nella sua testa rimbombavano ancora le grida della ragazza che lo pregavano di fermarsi. Se glielo avesse detto, lei avrebbe sicuramente trovato una soluzione.. O forse no, perchè in quei casi trovare una soluzione era impossibile. Non gli restò che rimanere in silenzio, e sperare che gli studenti avessero raggiunto la fine del passaggio abbastanza in fretta da non farsi trovare..

 

  
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