It Was My Home
La porta del suo camerino si aprì per mostrargli il padre di
Tommy, che lo
fissava dalla testa ai piedi, per poi soffermarsi sul suo reggiseno,
che
indossava sopra i suoi abiti, < non è come sembra?
> si giustificò Adam, sentendo di dover dire
qualcosa, < e come sembra? > chiese Jack
Jack alzò il volto sul suo sguardo e non riuscì a
trattenersi dal ridere. Adam
alzò un sopracciglio e guardò Jack in modo
confuso, stava ridendo, il padre di
Tommy stava ridendo della scena che gli si era appena presentata
davanti. Sutan
lo assecondò ridendo insieme a lui.
<
sta ridendo? Non è arrabbiato o disgustato? >
domandò Adam,
<
perché dovrei essere arrabbiato o disgustato? >
rispose continuando a ridere,
Jack
<
ha trovato un ragazzo, lo stesso che esce con suo figlio-
precisò- in reggiseno
e con il rossetto, e poi si è arrabbiato quando mi ha visto
con suo figlio-
> venne interrotto
<
lei è il padre di Tommy, quindi > si intromise Sutan
porgendogli la mano
< io sono Sutan >
<
il famoso Sutan > disse, prima di ricambiare la stretta,
riferendosi alle
volte in cui Adam e Tommy aveva pronunciato il suo nome,
<
in realtà, sono famoso come Raja >
<
Raja ? > chiese Jack e Adam pensò che non era il
momento di spiegargli chi
era Raja
<
Sutan ti stanno chiamando > inventò un scusa per fare
uscire l’amico
< io non sento niente > disse l’interpellato
< sul serio credo che ti
stiano chiamando, vai > disse avvicinandosi a Sutan e
spingendolo
lievemente, cercando di fargli capire con lo sguardo che doveva uscire
<
senti > insistette, Sutan lo guardò come se fosse
impazzito, poi capì e annuì leggermente < è
vero, mi dispiace “papà di Tommy” ma
devo andare > disse prima di uscire dalla
stanza.
Adam
si avvicinò allo speccho e con delle salviettine imbevute
iniziò a pulire il
rossetto che aveva sulle labbra e un pò sul mento. Jack
aspetto che fosse
completamente pulito e che sganciasse il reggiseno per sfilarselo,
prima di
parlargli < sarai sorpreso di vedermi qui? >
Adam
lo invitò con un gesto della mano a sedersi sul divanetto
del camerino <
sinceramente non ho la minima idea di come abbia fatto a trovarmi,
perché sia
qui posso immaginarlo, vorrà dirmi di stare lontano da suo
figlio >
<
cosa? No, non voglio che tu stia lontano da mio figlio. Ascoltami bene,
perché
non lo ripeterò- guardò Adam negli occhi, come a
volergli imprimere quelle
parole nella mente- La mia famiglia ha passato un brutto periodo, la
madre di
Tommy è morta, abbaiamo sofferto molto, Tommy ha passato un
periodo orribile,
non voleva parlare con nessuno neanche con Isaac e soltanto da qualche
mese ha
ricominciato a vivere, a quanto pare tu adesso fai parte della sua vita
e non
mi interessa se vi conoscete da 3, 4 giorni, lui ci tiene a te, quindi
non
azzardarti a farlo soffrire > Adam rimase in silenzio, cosa
doveva dirgli,
non si aspettava di certo un discorso del genere, non si aspettava di
sapere
che il suo piccoletto aveva sofferto così tanto. Non aveva
mai visto la madre
di Tommy ma non aveva mai pensato che fosse morta, <
mi dispiace > disse semplicemente, < per cosa? >
domandò jack
<
Tommy ha perso sua madre e lei ha perso sua moglie > Jack
sorrise e si
sporse leggermente in avanti per abbracciare Adam, che perso alla
sprovvista
non ricambio subito l’abbraccio.
Perché
doveva scappare?
Prese
il giubbino di pelle appoggiato sul divanetto e uscì dal
camerino,
<
Adam > lo chiamò Sutan, vedendolo mentre si dirigeva
verso l’uscita
<
io esco un attimo > lo informò voltandosi verso di
lui,
<
non fare tardi hai un esibizione stasera > gli
ricordò l’amico,
<
okay, cercherò di tornare presto >
<
presto è presto, Adam > lo rimproverò,
<
vuoi davvero farmi la predica, tu che fai sempre tardi >
<
hai ragione, vai da Tommy e divertiti > disse Sutan facendogli
l’occhiolino.
Adam non fu sorpreso che il suo amico sapesse già dove era
diretto, anche se neanche
lui sapeva se stava per andare da Tommy, ma ormai Sutan lo conosceva
bene e
riusciva a capire ogni cosa, anche prima di lui. Lo salutò
con un cenno della
mano prima di uscire dal locale.
<
hai dimenticato qualcosa? > Tommy aprì la porta senza
neanche vedere chi
fosse e fu sorpreso di ritrovarsi davanti Adam
< speravi che fosse quella
ragazzina > Tommy alzò un sopracciglio < quale
ragazzina ? > chiese, <
ero qui fuori, vi ho visto > disse Adam
Tommy
sorrise mentre si appoggiava con la spalla alla stipite della porta
<
sembrerebbe quasi che tu sia geloso > disse sorridendo,
Adam sbuffò < io
non sono geloso >
<
a me sembra di si > insistette il biondo, Adam alzò
gli occhi al cielo, per
poi riportarli su Tommy <
che facevi
con quella , da solo > era geloso ma non l’avrebbe mai
ammesso, neanche a se
stesso, < studiavamo e “quella” si chiama
Ashley > lo informò
<
non puoi studiare con Isaac? > a quelle parole Tommy
iniziò a ridere
<
perché ridi? > chiese Adam
<
non credevo che tu fossi così geloso > disse
continuando a ridere
<
non sono geloso >
Tommy
si rassegnò al fatto che Adam avrebbe negato di essere
geloso.
Prese il suo
giubbino e uscì
fuori < andiamo >
disse e l’altro lo guardò confuso < dove?
> chiese,
<
non lo so, ovunque, non mi
va di restare
a casa, sono stato chiuso li dentro tutto il giorno >
<
andiamo > disse Adam porgendogli la mano che l’altro
afferrò subito.
Salirono
in auto, era la prima volta che Tommy entrava in quell’auto.
Era una Comet
nera, era decappottabile e il tettuccio era aperto.
Adam accese il motore
mentre Tommy cercava una stazione radiofonica.
<
dove andiamo? > chiese il moro, non era andato li con
l’intento di portare
Tommy da qualche parte, quindi non aveva la minima idea di dove
andare,
< sorprendimi > gli disse e questo non lo
aiutò.
Mentre camminavano per una
strada senza neanche sapere dove erano diretti, Tommy mandò
un messaggio a suo
padre per avvertirlo che non era a casa, dopo si voltò verso
Adam e osservò il
suo profilo, incantandosi in alcuni punti, prima di parlare <
comunque, potresti
almeno chiedermi come è andata la discussione con mio padre,
visto che alla
prima occasione te ne sei andato > disse spostando lo sguardo da Adam,
<
mi dispiace, le discussioni in famiglia non fanno per me > disse
senza
pensarci troppo, non si capiva molto dalle sue parole ma era
già qualcosa,
almeno aveva risposto sinceramente,
Adam
si sentì in colpa, voleva spiegargli il perché,
ma da una parte non voleva
farlo. Farlo avrebbe significato confidarsi con lui e per Adam era un
passo
importante, non sapeva se voleva farlo. Mentre guardava la strada
davanti a se,
capì dove avrebbe portato Tommy, ormai era inutile negare
che si stava
affezionando più del dovuto a quel biondino, quindi
perché non mostrargli una
parte della sua vita.
Durante il viaggio in auto, nessuno dei due parlò e Tommy
si addormentò posando la testa sulla spalla di
Adam.
<
vedi quella casa > indicò un’abitazione
poco distante da loro, che dal punto
in cui erano si poteva vedere perfettamente, Tommy annuì,
< quella era casa
mia > aggiunse.
<
Adam, se non vuoi parlarne- > venne interrotto
<
no, voglio dirtelo >
<
okay > Tommy allungò una mano verso quella che
l’altro aveva sul volante e
la strinse alla sua, incoraggiandolo, Adam inspirò ed
espirò profondamente
prima di iniziare,
< mi sono reso conto di essere attratto dai ragazzi al
liceo, non ho mai cercato di nasconderlo, per me è ed era
una cosa normale, non
c’era bisogno di nasconderla, ma le altre persone la
pensavano diversamente.
Incontrai un ragazzo, il primo con cui ebbi una relazione, inutile
dirti che i
bulli non persero tempo ad infastidirci, ma la situazione era
sopportabile, non
mi hanno mai picchiato o almeno non gravemente. Le cose sembravano
andare bene,
ma quando mio padre venne a sapere del mio orientamento sessuale, la
situazione
peggiorò, mi proibì di uscire con il mio ragazzo
e disse che un volta compiuti
i diciotto anni me ne sarei dovuto andare … disse che ormai
non aveva più un
figlio, che lui non mi aveva cresciuto così >
abbassò lo sguardo e Tommy
strinse la presa sulla sua mano < Adam, mi dispiace > il
moro ricambiò la
stretta e riprese il suo discorso, < mentre mio padre mi diceva
queste cose,
mia madre se ne stava in disparte a piangere. Da quel giorno non mi
parlò più e
mio padre si limitava ad urlarmi contro, non facevamo altro che
litigare e alla
fine ero sempre io quello che ne usciva sconfitto. Stare a casa era un
inferno
e la scuola non faceva differenza, nessuno mi rivolgeva più
la parola, per un
periodo pensai di essere morto perché mi sentivo invisibile
come un fantasma
che nessuno può vedere, ma la verità era che
nessuno voleva vedermi > si
sentì stretto da due esili braccia.
Tommy lo strinse forte, abbassando il volto
e lasciando che delle lacrime gli rigassero la guancia.
Adam portò una mano ad
alzargli il volto < è inutile piangere, non farlo,
orami è il passato >
<
lo so, ma è una situazione bruttissima, come si fa a
comportarsi così con una
persona >
<
le cose sono andate meglio dopo. Quando me ne andai di casa, non avevo
una
macchina quindi feci l’auotostop sull’autostrada,
è stato in quel momento che
ho conosciuto Sutan. Era da un anno che nessuno parlava con me, ma
Sutan era
gentile e per questo mi venne naturale raccontargli perché
ero lì. Mi portò a
casa sua, ero in una nuova città con delle persone che non
mi conoscevano. Fu
un periodo fantastico, iniziai a frequentare locali e incontrare nuove
persone.
Sono felice della vita che ho adesso, le persone che ho accanto mi
accettano
per quello che sono. Mi dispiace che la mia famiglia non mi accetti ma
non
posso cambiare ciò che sono, comunque, nonostante questo,
sono i miei genitori
e non riesco a dimenticarli o a dimenticare i bei momenti che abbaiamo
vissuto
insieme. È per questo che a volte vengo qui ad osservarli e
a vedere come stanno,
non ho mai provato a parlargli e non credo che lo farò.
Guardarli e sapere che
stanno bene mi basta, non importa se a loro non interessa di me
>.
Adam si
voltò leggermente per poter abbracciare Tommy che cercava di
non piangere <
grazie > gli sussurrò vicino al suo orecchio. Tommy
si allontano leggermente
dall’abbraccio per guardarlo negli occhi < grazie per
cosa? >
<
per avermi ascoltato, è bello parlarne con qualcuno, mi fa
sentire meglio >
Tommy sorrise, era felice. Felice perché finalmente Adam
aveva condiviso con
lui qualcosa, qualcosa di doloroso ma infondo sono le cose dolorose
quelle più
difficili di cui parlare e se Adam era riuscito a parlargliene,
significava che
finalmente si era fidato di lui.
<
attento potrei prenderti sul serio > Tommy lo spinse leggermente
posandogli
un mano sulla spalla < sono serio >
Adam si avvicinò lentamente a lui
portando la mano ad accarezzargli la guancia, sorrise e dopo
appoggiò le labbra
alle sue, all’inizio un contatto leggero, semplicemente bocca
contro bocca, poi
insieme dischiusero le labbra, nessuno dei due chiese a
l’altro di approfondire
il bacio perchè entrambi decisero di farlo nello stesso
momento. Era bello baciarsi
dopo tutto quel tempo dall’ultima volta, era bella la
sensazione che provavano
sentendo che avevano bisogno l’uno dell’altro ed
era bello essere finalmente
insieme. Tommy portò le mani dietro la testa di Adam
toccandogli i capelli
mentre l’altro continuava a tenerlo stretto a se con un
braccio. Stare in
quella posizione in una macchina non era comodo per questo si
staccarono.
Adam
accese il motore della macchina, quando Tommy gli posò una
mano sul braccio per
attirare la sua attenzione, alzò lo sguardo verso di lui che
era intento a
guardare davanti a se. Adam guardò nella stessa direzione
< sono loro >
disse riferendosi ai due signori che sedevano sulla veranda della casa
verso
cui Tommy stava guardando.
<
perché non provi a parlarci? > chiese
<
perché non cambierebbe nulla > rispose Adam
<
magari gli farebbe piacere vederti, magari con il tempo- > venne
interrottò
<
Tommy no, non voglio sentirmi dire di nuovo quelle cose >
<
era solo un’idea. Guardali, non mi sembrano felici magari gli
manchi > disse
Tommy mentre gli accarezzava il braccio,
<
impossibile, prima che me ne andassi ha detto che ero morto per lui
> la
voce di Adam era cupa, ricordarsi di quelle parole non faceva altro che
fargli
riprovare dolore,
Il momento di dirgli addio definitivamente.
Adam
spense il motore, che era rimasto acceso finora, scese dalla macchina e
si
voltò verso Tommy < vieni con me? > gli
chiese, l’altro sorrise, contento
che Adam l’avesse ascoltato e che volesse finalmente
risolvere la questione con
i suoi genitori < vuoi che venga con te? >,
<
si > rispose senza giri di parole, sapere di averlo vicino lo
rassicurava e
in quel momento ne aveva bisogno.
Tommy scese dalla macchina e si avvicinò a
lui per prendergli la mano e baciarlo, prima di dirigersi insieme verso
casa
Lambert.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante il modo in cui
è scritto e che la trama non vi stia annoiando troppo.
Grazie a tutti ♥