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Autore: Hendy    12/05/2014    3 recensioni
Il Titanic era chiamato la "nave dei sogni". Lo era, lo era davvero! [Elsanna (no-incest), Au!Titanic]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La felicità che irradiava Kristoff era assai contagiosa. Il rientro alla base fu uno dei più chiassosi di sempre, superava addirittura la gioia della scoperta dell’oro spagnolo. Tutto l’equipaggio schiamazzava, rideva e già si pregustava la sbornia che sarebbe seguita a questa scoperta. Una volta rientrati, Kristoff venne accolto nel ponte come un eroe. L’equipe rimasta sulla base lo accerchiò, dandogli pacche sulla spalla, urlando cose come “Ben fatto.”, “Finalmente l’abbiamo acchiappata!” e “Sei un mito, capo!”. Tutto ciò non fece che far aumentare la gioia di Kristoff, oltre al rossore della sua faccia, anche se lui lo attribuiva al calore di quella bellissima giornata di primavera e al sole che batteva sopra di loro. Liberatosi dei colleghi, si affrettò ad osservare il recupero della cassaforte.
Quest’ultima venne agganciata a cavi appositi per il recupero e riemerse poco dopo il loro arrivo, accolta da una serie di applausi. Vederla uscire dall’acqua, dopo quasi 85 anni, fece commuovere il ragazzone biondo.

“Potrei piangere.”  Affermò, quasi più come un sussurro.

Sven, che non aveva lasciato il suo fianco dalla riemersione, alzò gli occhi al cielo. La parte sensibile del suo compagno di avventure ormai era più che nota. La prima volta che il nome ‘Kristopher Bjorgman’ sbucò nel giornale locale con le lodi per il ritrovamento di alcuni effetti personali di un duca del ‘700, il giovane scoppiò a piangere a dirotto e si calmò solo dopo aver bevuto un paio di camomille e un bicchiere di gin. In quel momento la sua felicità era così alle stelle che non batté nemmeno ciglio per il fatto che il suo nome era stato scritto sbagliato. L’articolo era stato ovviamente incorniciato e ancora oggi (Sven lo sapeva bene) quando Kristoff ci passava davanti, si asciugava una lacrima fuggiasca.

“Su, su. Prendi questo.” E gli porse un fazzoletto, in cui Kristoff si soffiò rumorosamente il naso.

La cassaforte venne posizionata nel ponte e subito circondata da addetti specializzati, i quali iniziarono a lavorare per aprirla e rivelarne il contenuto. Il rumore delle loro seghe elettriche sovrastava il sussurrio dei presenti, troppo eccitati per proferire più di qualche parola sconnessa.
Kristoff prese un respiro profondo, assaporando l’odore di salsedine e di aria fresca che lo circondava. Il suo cuore palpitava così forte che si stupì che nessun altro riusciva a sentirlo. Si girò verso Sven che aveva gli occhi fissi sulla cassaforte, altrettanto ansioso come lui, con la bottiglia di champagne già pronta in mano.
Poi il rumore delle seghe si fermò, e con uno scattò piuttosto forte, girò la testa, sicuro di essersi procurato un colpo di frusta. I tecnici poi legarono un gancio metallico all’anta della cassa metallica e iniziarono a strattonarlo con forza finchè finalmente non riuscirono a scardinarla.

La cassaforte era stata aperta.

Sven senza perdere tempo stappò la bottiglia, accolto da altri applausi e urli di eccitazione.
Ma Kristoff, che si era avvicinato di tutta fretta quando l’anta era stata rimossa, si ritrovò di nuovo a trattenere il respiro.
Una volta aperta, dalla cassa iniziò ad uscire una certa quantità di acqua e sporco. Insieme all’acqua, uscirono anche una serie di quelli che sembravano fogli, seguiti a ruota da una scatola più piccola che in un secondo momento, Kristoff capì essere un album da disegno.
Inchinandosi, iniziò a frugare tra i scompartimenti della cassaforte, togliendo sudiciume, fango e i resti di altri fogli di carta. Continuò a rovistare, con l’ansia che traboccava da ogni centimetro del suo corpo, fino a che non raggiunse l’ultimo ripiano.
Vuoto.
Kristoff non riusciva a capire. Avrebbe dovuto essere lì, ne era così sicuro.
Ma quello che pensava essere stata l’immersione che avrebbe cambiato la storia, a quanto pare risultò essere solo un grande fallimento ed uno spreco di risorse. Imprecò.

“Non c’è.” Riuscì a dire.

Sven gli fu subito accanto, cercando a sua volta. Ma ormai le speranze erano andate. Con le mani sporche, bagnate e puzzolenti, resto inginocchiato a terra, stordito.

“Nessun diamante eh?” disse Sven dopo il suo controllo. E cercando di alleviare la tensione, aggiunse:
“Sai, effettivamente non è stata la tua immersione peggiore. Ti ricordi quella volta che abbiamo recuperato un’altra scatola metallica sigillata e l’unica cosa che abbiamo trovato dentro fu quel granchio scorbutico? Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto ad entrare. Volevo tenerlo come animale da compagnia, ma tu l’hai rilanciato in mare. Dovrebbero fare uno nuovo sport olimpionico, qualcosa tipo “il lancio del granchio”. Mai visto volare una cosa così distante.”
“Sven, se non vuoi che butti te in mare, ti consiglierei di stare zitto.”

Frustrato, si rialzò.

L’equipe portò il contenuto della cassaforte all’interno, mentre Kristoff si concesse una sigaretta e un caffè nero. Certo, dopotutto non era poi così sicuro che il diamante fosse lì. Era solo la cosa più ovvia da pensare. Poteva essere in altri mille posti ancora inesplorati: in mezzo ai detriti della suite, nella camera affianco, in qualche altra cassaforte… nello stomaco di qualche pesce… no, doveva essere positivo. Una volta che si fu calmato, rientrò in cabina e raggiunse gli altri.
Non fece in tempo a fare due passi all’interno della cabina che subito qualcosa attirò la sua attenzione.
Poco più distante un membro del suo equipaggio stava esaminando l’album da disegno appena rinvenuto. Uno dei disegni che ora stava cercando di riportare alla luce mostrava una donna, apparentemente nuda e disegnata a mano con dei pastelli, con al collo…
No, non poteva essere.

“Fatemi vedere.”  Disse, quasi urlando, avvicinandosi.

L’uomo, preso un po’ alla sprovvista, si fece da parte per dare una visuale migliore a Kristoff. Al collo indossava una particolare collana a forma di cuore. Una collana che avrebbe riconosciuto ovunque, anche ad occhi chiusi.
Prese a frugare nelle tasche dei jeans che stava indossando, dove recuperò un foglio accartocciato ai lati. Lo aprì con vigore e lo guardò, rivelando la foto di un diamante a forma di cuore. Lo confrontò con la collana davanti a lui, boccheggiando, e…

“Per tutte le renne…E’ lui.”

L’inconfondibile diamante blu a 56 carati che da tre anni stava così disperatamente cercando di recuperare. In basso, nel disegno, era stata scritta una data ‘14 aprile 1912’. Non c’erano più dubbi.

“E’ il Cuore dell’Oceano.”
*

Nel frattempo, in California, un’anziana signora era appostata in veranda, immersa nell’arte della ceramica. Gli unici suoni udibili erano la macchina che usava per lavorare, un debole cinguettio che arrivava all’esterno e uno speciale, inascoltato, che stava andando in onda dalla Tv appostata nel salotto accanto. Una brezza leggera le scompigliava i capelli bianchi e lisci mentre il profumo della primavera le pizzicava il naso. Nel mobile accanto erano appostate una serie di fotografie. Nella prima cornice, la foto sembrava molto vecchia, e ritraeva una giovane donna in bianco e nero seduta su una sedia. La donna aveva i capelli chiari, probabilmente biondi, ed era seduta composta con schiena dritta e un leggero sorriso sul volto. Accanto vi era una foto, altrettanto vecchia, di una famiglia. Dai vestiti si poteva dedurre che venissero da un ambiente di alta classe. Dietro ad esse vi erano un’altra coppia di fotografie, a colori, molto più recenti, dove una donna anziana stava accanto ad alcune persone, probabilmente i figli e i nipoti. La stessa donna anziana seduta nella veranda lì affianco. Era così concentrata nel suo lavoro che non sentì avvicinarsi una giovane donna, con in mano una tazza di porcellana.

“Nonna Elsa, ti ho portato il tè.”

Elsa, quasi si spaventò al suono della voce di sua nipote, una giovincella che aveva ereditato la bellezza della donna dai capelli chiari della foto.

“Oh grazie, Joan cara.”  Ringraziò Elsa.

Joan aveva capelli biondo platino, con occhi azzurri ghiaccio, identici a quelli della nonna. Il suo corpo sembrava essere stato scolpito da quanto perfetto sembrasse.
Ora che l’attenzione di Elsa si era spostata a sua nipote e alla tazzina di tè, le sue orecchie potevano facilmente percepire le parole udibili dalla televisione. A quanto pare stavano parlando di qualcosa a che fare con dei tesori.

Il noto cacciatore di tesori, Kristoff Bjorgman, ha deciso di raggiungere il più famoso relitto di tutti i tempi: il Titanic.

Appena udì “Titanic”, Elsa quasi lasciò cadere la tazzina da cui aveva appena sorseggiato un po’ della bevanda calda.
Si alzò velocemente, o almeno, tanto veloce quanto l’età le consentisse,  e prese ad avvicinarsi alla tv del salotto, armata di bastone. Davanti a lei si presentò l’immagine di un giovane dai capelli biondo sporco e dagli occhi color marrone, all’apparenza piuttosto muscoloso.

Tutti conoscono gli avvenimenti del Titanic” stava dicendo il giovane “la nobiltà, l’orchestra che ha suonato fino alla fine, eccetera. Ma quello che a me interessano sono le cose non raccontate, i segreti imprigionati nel cuore dello scafo del Titanic...”

Lo spostamento di Elsa attirò l’attenzione della nipote che le si avvicinò.

“Cosa c’è?”
“Alza il volume, cara.”
Sono circondato da validi esperti. Guarda cosa abbiamo trovato oggi: un pezzo di carta rimasto sott’acqua per 84 anni!

Alla tv mostrarono il disegno di una donna nuda distesa su un divano, con al collo una collana a forma di cuore. Le parole continuarono a scorrere ma la concentrazione di Elsa era tutta su quel disegno. Quel tratto, quella figura, quello schizzo… Com’era possibile che fosse sopravvissuto? Eppure eccolo lì. Inconfondibile. Le sue gambe iniziarono a tremare.

“Che mi venga un colpo.” Disse.

Avrebbe dovuto vederlo con i suoi occhi. Assolutamente.
*
 
Giunta la sera, Kristoff si stava preparando per un'ultima e veloce immersione nelle profondità degli abissi. Mancavano ancora pochi preparativi, ma prima che potesse anche pensare di provvedere agli ultimi ritocchi, Sven arrivò verso di lui, chiamandolo.

“Kristoff! C’è una telefonata via satellite per te!”
“Che? Ma stiamo per immergerci.”
“Lo so amico, ma fidati, non te la puoi perdere.”

Sbuffando contrariato, non poté fare altro che avvicinarsi al telefono presente nel ponte. Poco prima di prendere la cornetta, Sven lo avvisò.

“Parla ad alta voce, è in là con l’età.”

Kristoff sbuffò di nuovo, mandando gli occhi al cielo e portò la cornetta all’orecchio.

“Sono Kristoff Bjorgman, in che cosa posso aiutarla, signora…”
“Calvert, Elsa Calvert” gli venne incontro Sven.
“…signora Calvert?”

Dal ricevitore una voce roca ma smorfiosa parlò.

“Ero curiosa di sapere se avete già trovato il Cuore dell’Oceano.”

A questo Kristoff sgranò gli occhi, e guardò Sven scioccato. Sven gli rispose con un occhiolino e uno sguardo che diceva ‘te l’avevo detto che era importante’.

“Sono tutto orecchie, Elsa. Sa dirci chi è la donna del ritratto?”

Ma quello che Kristoff udì, era così inaspettato da non sembrare neanche vero perché la signora anziana rispose dicendo:
“Oh sì, la donna del ritratto sono io.”
 
 
A/N: Ringrazio Tenori per l’aiuto che mi sta dando e gli ottimi consigli. Un gelato non sarà mai abbastanza per ringraziarti.
E grazie a tutti voi per la lettura. See ya!
  
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