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Autore: sunflowers_in_summer    15/06/2014    4 recensioni
|Elisa e Will si guardavano negli occhi con astio, marrone scuro contro verdemare.
- Avete litigato? - chiesi cercando di celare la speranza e la gelosia.
- No - rispose fredda Elisa – Vuole che lo perdoni per ciò che ha fatto - Will abbassò lo sguardo, evidentemente soggetto ai poteri di Elisa – Non capisce che sono arrabbiata per ciò che non ha fatto.|
Nati dall'unione di un dio e un semidio, gli Oratori sono incantatori di folle, con poteri simili a quelli di un dio più di quanto si immagini. E sono decisamente pericolosi.
Storia ambientata una decina di anni dopo l'impresa dei Sette.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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L'Oratrice 
 
CAPITOLO 18 – Dove potrebbe esserci un lieto fine.
 
WILL

Lo so, lo so. Ho mentito. Ma l’ho fatto a fin di bene, lo giuro!
Passeggio nervosamente avanti e indietro nel buio salotto presente nell’ala dell’Erebo riservata agli “Ospiti Eterni”  e Nico di Angelo mi osserva imperturbabilmente seduto sul divanetto nero.
- E se non arriva? – chiedo per l’ennesima volta al Re degli spettri
- Arriva, arriva – risponde Nico con una punta di disperazione, poi cerca di sorridere per incoraggiarmi, ma ne esce fuori solo un ghigno sinistro.
Nico non è esattamente la persona migliore da chiamare amico, ma è l’unico essere vivente in questa gabbia di matti.
C’è però da dire che un po’ matto lo è anche Di Angelo: dopo aver perso madre e sorella e un mucchio di amici, convive con un padre che vede in lui un buono a nulla e una matrigna che lo usa come punch ball.
- Che cosa le hai detto? – chiedo senza smettere di passeggiare nervosamente.
- Che stavi per morire – risponde Nico annoiato giocherellando con un cuscino di pelle umana.
- Ti ha creduto?
Nico annuisce titubante e ho una paura tremenda che lei sia ancora sull’Olimpo.
Ho organizzato tutto da tanto tempo, ormai, e non posso credere che l’occasione potrebbe scivolare dalle mie mani…
La verità è che Elisa mi mancava. Terribilmente.
Sono trentuno anni che sono chiuso qui sotto, per fare compagnia alla maligna moglie del re.
Sono trentuno anni che penso a mio fratello, che mi è vietato andare a trovare e che non sa che Elisa non potrà raggiungerlo mai più.
Sono trentuno anni che soffro, i miei demoni e le mie paure mi tormentano, amplificati e protetti dal posto in cui sono confinato.
Sono trentuno dannatissimi anni che aspetto di rivedere lei, dal vivo stavolta.
L’Efesto TV non ha fatto altro che trasmettere la sua vita di nascosto, incessantemente, e lei fa finta di non accorgersene. Il programma si chiama “Come osi sfidare un dio?!”, programma noto per la partecipazione di Aracne e Prometeo. Credo che l’inserimento di Elisa sia un’idea di Zeus.
Il punto è che, pur morendo dalla voglia di rivederla, non posso uscire da questo covo di pazzi “per nessuna ragione al mondo, nei secoli dei secoli dei secoli ecc…”.
Questo è perché non ho avuto abbastanza cervello da evitare una regina psicopatica e proteggere la ragazza che amo. Perché, ne sono certo, se ci fossi stato io, lei sarebbe ancora una normale semidea, sarebbe salva, sarebbe libera…
Per cui ho aspettato ancora e ancora.
Elisa era nelle Cacciatrici (era sempre stata affascinata da loro, d’altra parte) e nessun uomo doveva permettersi di avvicinarsi a lei se non voleva essere trasformato in coniglio da Artemide. Ancora adesso, Elisa è protetta dalla dea e legata a lei, nonostante tutto. Non mi stupirei se un giorno abbandonasse l’Olimpo e decidesse di tornare tra le damigelle di Artemide… cosa che spero accada più tardi possibile.
Elisa adesso è sulla cima dell’Empire State Building, il posto in cui merita di essere.
Non riesco a fermare le farfalle nello stomaco quando la TV me la mostra seduta ai piedi del trono di sua madre, bellissima, l’unica non Olimpica ammessa al Consiglio.
Nico Di Angelo si acciglia e mi precipito verso di lui.
- Che c’è? – chiedo scuotendolo per le spalle. L’ultima volta che ha assunto quell’espressione è scoppiata una bomba al centro di una grande città. Centinaia di morti.
- Sta arrivando – bisbiglia.
BOOM. Peggio di una bomba nel centro del mio cuore.
- Oddei – sussurro lasciandomi cadere sul divano.
- Devi stare calmo – scandisce Nico ad alta voce – Andrà bene – e poi scompare nell’ombra, come fa sempre. Per un attimo penso ai poveri bambini che giocavano a nascondino con lui i quali venivano sicuramente truffati. Poi cerco di confinare i pensieri idioti in una zona limitata del cervello.
Pochi secondi dopo, Elisa entra in stanza come una furia, in lacrime.
- Will – singhiozza e corre ad abbracciarmi.
La tengo stretta a me e cerco di memorizzare tutto di lei: irradia luce e calore nella stanza e sento come se stessi abbracciando il sole. Profuma di fiori e per un secondo la mia mente evoca l’immagine di dalie, anche se non so cosa siano.
All’improvviso, però, i singhiozzi smettono ed Elisa mi respinge in modo brusco.
- Tu non stai morendo – constata riducendo gli occhi a due fessure.
Prima che possa rispondere, Elisa mi circonda il collo con le braccia e posa le sue labbra sulle mie. Il mio unico pensiero, è che ci ha messo un bel po’ di tempo per ricambiare il bacio che le diedi quella notte di troppi anni fa.
- Siano ringraziati gli dei! – sussurra, poi scoppia a ridacchiare di sollievo.
- Andiamo a fare due passi – propongo prendendole la mano.
- Pensavo che fossi confinato qui… - risponde lei, mentre il sangue le colora le guance di una rosa tenue. Non è una dea, ha conservato il suo sangue umano.
- Infatti – rispondo conducendola fuori da quella stanza troppo buia per lei.
 
Lo Stige scorre tortuoso davanti a noi segnando i confini per gli “Ospiti Eterni”. Al di là del fiume ci sono i Campi della Pena, l’Elisio e le Isole dei Beati. Da qualche parte al di là del fiume c’è mio fratello, ed è come se noi qui, seduti, lo stessimo aspettando, pur sapendo che non arriverà mai.
- Raccontami questa storia – dice Elisa divertita interrompendo il silenzio
- Mi mancavi – dico alzando le spalle. Lei annuisce sorridendo lievemente.
Sono sorpreso dalla calma con cui sta reagendo alla mia colossale bugia, per cui le chiedo: - Non sei arrabbiata con me? Io… non volevo mentirti ma…
- No – mi interrompe lei decisa, guardandomi negli occhi – Ho l’eternità per prendermela con te e voglio solo godermi questo momento.
- L’eternità – ripeto come se le volessi chiedere una conferma.
- L’eternità – risponde lei, mentre sta per immergere distrattamente una mano nello Stige.
- Ferma – dico prendendole dolcemente la mano – Credimi, fa male.
Alzo la manica della camicia nera e le faccio vedere la lunga cicatrice sul braccio destro, quella che mi sono procurato quell’unica volta che tentato di fuggire passando per il fiume.
Elisa, con quello sguardo innocente e spaventato da bambina, passa un dito lungo la cicatrice e risale lungo la spalla fino a raggiungere il mio viso.
- Non sei cambiato per niente – nota commossa accarezzandomi la guancia fredda con la mano calda.
- Tu sì – rispondo sorridente posando una mano sulla sua – Sei più potente.
Ci fissiamo per secondi che sembrano interminabili, poi un pensiero buio e doloroso mi assale.
- Persefone non c’è, per questo ti ho chiamata in primavera. Ma se lo scoprisse…
- Lo sa già – risponde Elisa cupa, i suoi occhi traboccano di odio – Ma non si metterà contro l’Oratrice.
Parla di sé come se fosse un’altra persona del tutto lontana da lei.
- Non voglio lasciarti andare mai più – dico, rendendomi conto di essere un egoista.
- Ma devo andare, prima o poi. Non posso stare qui per sempre.
Le ragioni sono ovvie: Persefone smetterebbe di ignorarla rinchiudendola in qualche posto sotterraneo e orrendo, cercando di limitare la sua luce, e comunque sull’Olimpo le cose vanno meglio da quando c’è l’Oratrice a mediare tra gli dei.
Adesso riesco a sentire solo lo scorrere dello Stige, l’unico rumore quasi più forte del mio dolore. E la mano di Elisa, ancora calda nella mia.
- Non sempre mi è permesso l’accesso agli Inferi – spiega Elisa rompendo il silenzio – Altra punizione di Zeus. Non immagini quante regole ho dovuto infrangere per venire qui, ma poterti rivedere mi importa molto di più.
- Dovrei dirti che sto morendo più spesso, allora – rispondo amareggiato.
Elisa ride, una risata amara e insopportabilmente crudele. So che non riesce a ridere più in modo allegro da tempo. Nemmeno io ci riesco più.
- Smettila di ridere così – dico cercando di non urtarla – Sembra la risata di Ade quando si ubriaca con il vino di Dioniso…
- Dioniso? – mi interrompe Elisa, con l’espressione di chi è stato appena fulminato – Vino… Antesterione!
- Cosa? – chiedo pensando che stia delirando.
- L’undici del mese attico Antesterione è il giorno in cui i morti circolavano sulla terra sotto forma di fantasmi! Le Porte della Morte sono aperte! – dice Elisa, poi sprofonda tra le mie braccia stritolandomi per la troppa gioia.
All’inizio non capisco di cosa stia parlando, poi focalizzo sulle sue parole e inizio a comprendere.
- Potrei tentare di scappare? – chiedo speranzoso.
- No – risponde Elisa, i suoi occhi cadono inevitabilmente sulla mia cicatrice – Le misure di sicurezza prese da Ade negli ultimi anni non lo permettono. Ma io posso venire qui. Posso passare le Porte e…
- Ma Persefone sarebbe qui? – chiedo pensando all’eventuale furia della “mia regina”.
- Sì, ma Dioniso è il patrono della festa e mi deve qualche favore, quindi posso chiedere la sua protezione – risponde Elisa riemergendo dall’abbraccio e prendendomi il volto tra le mani.
Non posso credere a quello che sento. E’ tutto così privo di dolore che ho l’impressione che non durerà a lungo, ma gli occhi da Oratrice di Elisa mi convincono che forse il lieto fine è arrivato anche per noi.
Poggio le labbra su quelle della ragazza che mi sta di fronte e penso che forse potrò tornare ad essere felice, aspettando con ansia quella festa tanto macabra e tanto propizia.
Forse potremmo avere il nostro angolo di paradiso in tutto questo Inferno.
Forse il Fato non riuscirà a separarci mai più, perché i nostri cuori staranno vicini per sempre.
Forse l’immortalità non sarà poi tanto male.
Per il momento mi godo questo istante, irradiato dal  suo calore, consapevole del suo amore, quello a cui tanto ambivo, quello che oggi mi fa sentire per la prima volta completo.
 
FINE.



 
Well, questa è la fine di questa storia. Iniziata a novembre e finita a gennaio, non riesco ancora a credere che la pubblicazione sia stata portata a termine, seppure con un lieve ma non trascurabile ritardo.
Non so davvero cosa dire. È solo la seconda long che finisco di pubblicare, la mia seconda in assoluto e il motivo che mi ha riportata su questo sito dopo una lunga assenza. Credo di dovere molto a questa storia.
E, ok, so che come finale lascia a desiderare. Avevo in serbo un’altra versione secondo cui una benedizione di Artemide avrebbe protetto Elisa negli Inferi, ma… mi sembrava che Artemide non dovesse nulla all’Oratrice, che non è stata nemmeno la sua preferita, oltretutto.
E adesso i sequel. O meglio, non adesso, visto che li sto ancora scrivendo… in breve, spero.
Ringrazio chiunque abbia seguito la mia storia. È sempre un piacere vedere che qualcuno c’è, ed è sempre presente, anche se magari non sta a recensire tutte le volte. Ma non è importante. Per me è importante solo il fatto che ci siete sempre stati, in un modo o nell’altro.
E questa storia, visto che non l’ho mai dedicata a nessuno, è per voi che l’avete seguita, amata e odiata.
Vi voglio bene,
Ella.
  
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