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Autore: Kary91    16/06/2014    8 recensioni
{Raccolta di One-Shots incentrate sui maschi della famiglia Hawthorne}
1) • Mr. Hawthorne [Pre-Hunger Games |teen!Mr Hawthorne e teen!Hazelle] ✓
2) • Vick Hawthorne [Pre-Hunger Games| Vick, Gale, Posy e Hazelle] ✓
3) • Rory Hawthorne [Post-Mockingjay | Rory, Vick e Posy] ✓
4) • Gale Hawthorne [Post-Mockingjay | Gale, Johanna e Joel Jr.] ✓
5) • The Hawthorne Family [Pre-Hunger Games |Mr. Hawthorne, Hazelle, Gale, Rory e Vick]
“Se proprio vuoi saperlo, credo che abbia qualche rotella fuori posto…” aggiunse Johanna, mentre Gale tirava fuori il bimbo dal seggiolone per evitare che cadesse. “Ha chiamato il suo amico peloso come me”.
Afferrò la volpe di peluche e la porse al piccolo. Joel, che era occupato a festeggiare il ritorno del padre accoccolato al suo petto, sorrise e strinse l’animaletto a sé.
“Jo!” esclamò allegro, appoggiando la fronte contro il suo muso peloso.
Johanna indirizzò un’occhiata eloquente a Gale, che sorrise divertito.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Gale Hawthorne, Mr. Hawthorne, Posy Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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[2]

 

uly

 

Vick Hawthorne

Avrei voluto per un po'

non avere il mio carattere,

il mio corpo, la mia faccia

avrei voluto anche se

poi ho capito che ogni mattina

io c'ero sempre,

ero sempre con me

Tutto ciò che ho. 883.

 

 

 

 

Vick mise la mano nel secchio dell’acqua insaponata e la tirò fuori, creando  un cerchio con il pollice e l’indice. Ci soffiò attraverso; il sottile strato trasparente intrappolato fra le sue dita incominciò a lievitare, formando una piccola sfera. Il ragazzino ripeté l’operazione più volte, sotto lo sguardo affascinato della sorella minore. Posy si mise a ridere, quando una bolla di sapone incominciò a volteggiare lentamente verso di lei. Tese la mano per afferrarla, ma esplose prima che riuscisse a toccarla.

“Anche io!” esclamò a quel punto la bambina, immergendo a sua volta le mani nel secchio. Cercò di imitare i movimenti di Vick e si soffiò con insistenza sulle mani, mentre la schiuma le scivolava lungo i polsi. Il fratello la aiutò a formare un cerchio con le dita, incoraggiandola a soffiarci attraverso. Assieme riuscirono a formare una terza bolla, ma il maggiore dei due la fece scoppiare con un colpo di tosse. Posy trovò la cosa divertente e si mise a ridere. Hazelle, che stava lavando delle lenzuola, rivolse un’occhiata preoccupata al figlio: Vick stava ancora tossendo.

 

“Non tenere le mani troppo a lungo nell’acqua, va bene?” si raccomandò, sfregando la saponetta contro la stoffa. Il bambino annuì e si asciugò le dita con uno strofinaccio. Quello era il quinto giorno che passava a casa con l’influenza e, nonostante la febbre fosse ormai quasi completamente scomparsa, lo stesso non si poteva dire della sua tosse. Non era la prima volta che gli capitava di ammalarsi, quel mese. Durante il periodo invernale Vick era spesso costretto a saltare la scuola per motivi di salute. I suoi fratelli più grandi, al contrario, sembravano ammalarsi piuttosto di rado e spesso lo sostituivano nelle piccole faccende che gli spettavano, come il dover ritirare la biancheria sporca dai clienti della madre. Quando stava male, di solito, Vick si teneva occupato aiutando la madre in casa o con la sorellina. Gli piaceva badare a Posy, ma lo rattristava dover trascorrere tutto quel tempo senza poter uscire, infiacchito dalla febbre.  Avrebbe voluto poter accompagnare più spesso i suoi fratelli nelle commissioni che spettavano loro, ora che era abbastanza grande per poterlo fare. Rivolse un’occhiata titubante alla madre, mentre Posy continuava a giocare con l’acqua delle bolle, seduta sul pavimento vicino a lui. 

 

“Più tardi posso portare i vestiti puliti agli Undersee?” chiese, guardando poi fuori dalla finestra. Individuò subito Gale, che si stava avvicinando alla casa con dei ceppi di legna fra le braccia. Pochi secondi più tardi la porta della cucina si aprì e il maggiore dei fratelli Hawthorne fece comparsa sulla soglia. Posy gli trotterellò subito incontro, mostrandogli con entusiasmo le mani insaponate.

 

“Questa settimana toccava a me” proseguì Vick.

 

“Preferirei che tu ti riprendessi del tutto, prima di uscire” rispose Hazelle, spiegando un nuovo lenzuolo. “In questi giorni fa veramente molto freddo.”

 

“Posso farci un salto io, dagli Undersee” si introdusse nel discorso Gale, appoggiando i ceppi per terra, vicino al camino. Posy si aggrappò con le mani ai suoi pantaloni e tirò, infastidita dalla mancanza di attenzioni nei suoi confronti. Il maggiore la prese in braccio, appoggiando a terra con la mano libera la borsa con il ricavato degli scambi fatti quel pomeriggio al Forno. “Con la legna ho finito.”

 

Vick sospirò, appoggiando la schiena al muro. Immerse lo sguardo nel secchio e si concentrò sulle bolle di schiuma che scalfivano la superficie dell’acqua. Cercò di individuare il suo riflesso, ma c’era troppo sapone perché potesse scorgere anche solo qualche dettaglio del suo volto. Ad ogni modo sapeva già cosa avrebbe trovato, specchiandosi. I suoi capelli neri e gli occhi grigi rendevano innegabili le somiglianze con i suoi fratelli, nonostante lui avesse una corporatura più gracile e mingherlina, rispetto a loro. Eppure nel suo aspetto fisico c’era qualcosa che non lo convinceva, dettagli che non riusciva a far combaciare con i volti dei suoi familiari. Anzitutto c’erano le lentiggini. Ne aveva poche, appena una spruzzata sul naso e, nonostante le avesse anche sua madre, non era sicuro che gli piacessero sul proprio volto. Stonavano un po’ con l’aria forte e determinata tipica dei maschi della famiglia Hawthorne. E poi c’era il suo sguardo, spesso assorto o distratto, al contrario di quello fiero e attento – da Giacimento -  dei suoi familiari. Quando si guardava allo specchio erano quelle le prime cose che notava: i piccoli dettagli di sé che lo rendevano diverso da Gale, da Rory o da suo padre.

 

“Vick?”

 

La voce di Hazelle lo distolse da quei pensieri: il ragazzino intuì dalla sua espressione preoccupata che lo stava chiamando già da un po’. Posy, che era tornata a sedersi di fianco a lui, lo stava tirando per la manica, mentre con la mano libera giocava con la schiuma nel secchio.

 

“C’è qualcosa che non va, amore?” chiese la madre, riconoscendo il turbamento nello sguardo del figlio minore. Vick  esitò, prima di scuotere la testa. Si voltò verso Gale, che stava ravvivando il fuoco nel camino, e infine tornò a rivolgersi alla donna.

 

“È solo che non capisco perché mi ammalo sempre” rivelò infine, stringendosi le ginocchia al petto. “I miei fratelli non si ammalano quasi mai.”

 

“Posy ha avuto la febbre alta, la settimana scorsa” gli ricordò Hazelle. La bambina annuì solennemente, come a voler confermare le sue parole.

 

“Sì, ma Posy ha due anni, è ancora piccola” rispose, voltandosi verso la sorellina.  Ed è anche una femmina, avrebbe voluto aggiungere. Tuttavia si trattenne: anche sua madre era una femmina, in fondo,  ma nemmeno lei si ammalava tanto spesso quanto lui. E poi era forte, molto più in gamba di tanti uomini che conosceva. “Io ne ho già otto.”

 

“Non tutti siamo fatti allo stesso modo, Vick” replicò con dolcezza la donna, “I tuoi fratelli si ammaleranno anche meno, ma hanno altri difetti, così come tutti.”

 

Il bambino soppesò le sue parole in silenzio, osservando Posy giocare con l’acqua insaponata.


“Però perché sono così diverso da loro?” concluse infine, rivelando il motivo di tutte quelle domande. Era un pensiero, quello, che aveva incominciato a punzecchiarlo già da qualche tempo, specialmente quando gli capitava di guardarsi allo specchio.  Ben nascosto dietro a quell’aspetto da Hawthorne, seppur con qualche piccolo errore intenzionale, riusciva a scorgere senza fatica il vero Vick. Un ragazzino mite, gentile e riflessivo. Lui non era ribelle, né orgoglioso, come suo padre o i suoi fratelli. Era determinato  senza essere impulsivo, spesso distratto e immerso in fantasticherie tutte sue. “E da papà. Rory e Gale gli assomigliano tanto, ma io no. Ho perfino le lentiggini!” aggiunse, chinando il capo imbarazzato.

 

Gale distolse per un attimo l’attenzione dal fuoco, per voltarsi verso di lui. Hazelle si asciugò le mani nel grembiule e avvicinò la sedia ai due figli più piccoli.

 

“Quelle le hai prese da me” rispose, indicandosi il volto con l’indice.  “Anch’io ne ho un po’ sul naso, vedi? A tuo padre piacevano molto” ricordò, sorridendogli con una punta di nostalgia nello sguardo. “Si divertiva a cercare di contarcele.”

 

“Davvero?” chiese il ragazzino, con espressione d’un tratto più ravvivata. Anche Gale abbozzò un sorriso, mentre incominciava a sistemare la legna avanzata di fianco al camino.

 

Hazelle annuì.

“Aveva spesso la testa fra le nuvole, un po’ come te” aggiunse poi con dolcezza, accarezzandogli i capelli. “Assomigli a lui e ai tuoi fratelli molto più di quanto immagini.”

Vick le sorrise, rivolgendo poi un’occhiata insospettita alla sorellina: Posy stava analizzando il contenuto del secchio con espressione insolitamente seria. Improvvisamente colpì l’acqua con entrambe le mani, per farla schizzare fuori dal secchio. Gli spruzzi che si riversarono sul pavimento la fecero ridere divertita.

 

“Posy!” la ammonì Hazelle, allontanando il secchio dai due ragazzini. “Sei una monella!”

 

Posy rise di nuovo, nascondendo le mani dietro la schiena con espressione furbetta. Vick raccolse la bambola della sorella da terra e la spostò di lato, per evitare che si bagnasse.

 

“Solo che ogni tanto non sembra” proseguì nel suo discorso il ragazzino, mentre Posy si riappropriava del giocattolo. “Negli altri si vede di più. Gale è forte come papà. E Rory fa sempre ridere tutti come faceva lui. Perfino Posy…” aggiunse, tornando a guardare la bambina. “…lei non sta ferma un attimo. Proprio come papà.”

 

 “Come papà!” ripeté Posy con orgoglio, indicando con l’indice Gale, che stava ancora trafficando con la legna per il fuoco. Era girato di spalle e non se ne accorse, così Hazelle riuscì a correggerla senza che il ragazzo lo notasse.

 

 “Sì, il papà era un po’ discolo come te” rispose alla piccola, incastrandole una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio. “E anche tuo fratello Gale non scherza!”

Gale abbozzò un sorrisetto divertito e  si voltò nuovamente verso di loro. Allungò un braccio per fare il solletico alla sorellina e Posy ridacchiò, rannicchiandosi su se stessa per proteggersi dall’attacco.

 

 “Monello!” esclamò poi imitando il tono di voce fermo della madre, indicando di nuovo il fratello con l’indice.  Gale e Vick si misero a ridere.  Il maggiore la stuzzicò ancora un po’ e poi tornò a controllare il fuoco.

 

“Anche tu hai tanto di papà, Vick” aggiunse poi, rivolto al ragazzino.

 

“Tuo fratello ha ragione” aggiunse Hazelle, sorridendogli con dolcezza. “Hai il suo buon cuore. Sei premuroso e faresti di tutto pur di vedere felice la tua famiglia. Ti prendi cura di Posy e tu e Rory vi guardate le spalle a vicenda. Tuo padre, poi, era un sognatore come te. E questa è una cosa che non si può dire di molte persone, specie per chi vive al Giacimento.”

 

“Papà era anche un distrattone come te” lo prese in giro suo fratello, arruffandogli giocosamente i capelli. “Quando sei concentrato su qualcosa e non ci rispondi mentre ti parliamo, sembri proprio lui.”

 

Vick sorrise con orgoglio. 

 

“Non mi ricordavo che anche papà fosse così” mormorò infine, guardando prima Gale e poi sua madre. “Ricordo solo che era forte e che mi faceva sempre ridere. E che non era mai stanco, anche quando tornava a casa dal lavoro. Ogni tanto, di sera, facevamo a braccio di ferro e mi lasciava sempre vincere.”

“Papà era molto fiero di te” rivelò con dolcezza Hazelle, chinandosi per dare al figlio un bacio sui capelli. Sollevò poi un lenzuolo dalla cesta dei panni sporchi e tornò a lavorare. “Forse non te l’abbiamo mai raccontato, ma quando ero incinta di te ci sono stati un po’ di problemi. Non stavo molto bene e, durante la gravidanza, abbiamo rischiato grosso tutti e due.  Ma alla fine l’abbiamo spuntata” aggiunse, sorridendo complice al terzogenito. Vick le rivolse un’occhiata sorpresa. Un’insolita fitta di orgoglio gli punzecchiò lo stomaco.

 

 “Pensi di essere da meno rispetto ai tuoi fratelli perché sei spesso malato. In realtà, forse, è proprio per questo che sei così forte. Tu non ti arrendi mai, Vick. Sei un osso duro,  proprio come lo era vostro padre. E come lo sono i tuoi fratelli.”

 

“Anche io!” si introdusse nel discorso Posy, alzando le braccia. Hazelle si mise a ridere.

 

“Anche tu, sì” confermò, scoccandole un’occhiata intenerita. Vick sorrise a sua volta e si chinò in avanti per dare un bacio alla sorellina. Gale finì di sistemare la legna di fianco al camino e li raggiunse.

 

“Stavo pensando che Vick potrebbe venire con me a caccia, questo fine settimana” propose, arruffando i capelli del ragazzino. “Ho bisogno di qualcuno in gamba che mi dia una mano con le trappole e tu, ormai, sei abbastanza grande per farlo” aggiunse, rivolto al fratello. Il volto di Vick si illuminò. Hazelle gli rivolse un’occhiata apprensiva.

 

“Ha ancora molta tosse…” osservò, titubante.

 

“Starà meglio per sabato” la rassicurò il figlio maggiore.  “La madre di Catnip mi ha dato un po’ di erbe che dovrebbero aiutare. E poi gli farà bene uscire un po’: lo imbacuccheremo per bene, non preoccuparti” aggiunse, sotto lo sguardo ancora dubbioso della madre. Vick era raggiante: l’idea di cacciare con arco e frecce non lo attirava più di tanto – lo intristiva il pensiero di uccidere degli animali, anche se sapeva che non potevano evitarlo – ma gli piaceva aiutare e stava diventando piuttosto bravo a fabbricare trappole.

 

“Non lo chiedi a Rory?” domandò poi, sollevando il capo per incontrare lo sguardo di Gale. Il pensiero di accompagnare lui e Katniss nei boschi lo faceva sentire orgoglioso, ma aveva sempre pensato che quel compito spettasse più al secondogenito di casa Hawthorne che non a lui. Il maggiore dei due scosse il capo.

 

Rory ci ha accompagnato il mese scorso, questa volta tocca a te. Te la caverai benissimo; sei più silenzioso di lui e questo è un gran bel pregio, per un cacciatore” concluse, dandogli una pacca sulla spalla. Uscì poi nuovamente dall’abitazione, per andare a prendere altra legna.

Vick si alzò per svuotare il secchio dell’acqua con cui avevano giocato lui e Posy. Quando tornò indietro per piegare la biancheria lasciata asciugare vicino al camino stava ancora sorridendo.

 

“Davvero papà mi contava le lentiggini?” chiese poi alla madre, tornando a sedersi di fianco a lei. Hazelle rise.

 

“Oh, sì. Ci provava, per lo meno” aggiunse, scuotendo poi il capo con espressione divertita. “Di solito non andava mai oltre le prime dieci, perché si distraeva prima.”

 

“Era proprio come me!” esclamò il bambino, con un sorriso. Quello lo poteva capire bene, si disse. Anche a lui capitava spesso di incominciare qualcosa, ma di perdersi in qualche pensiero a punto tale da dimenticarsi di proseguire con ciò che stava facendo. Hazelle annuì, serbandogli un’occhiata intenerita.

 

“E quando capiva di aver perso il conto, alzava le spalle, ti faceva il solletico e diceva: sei troppo bello, mi fregherai tutte le fidanzate,  fra qualche annetto! E tu ridevi.”

Vick intrecciò le dita dietro la nuca e sorrise, cercando di ricordare il tono di voce bonario del padre. La sua mente evocò il sorriso un po’ storto di Joel Hawthorne e la sicurezza che emanava la sua presa quando sollevava il figlio per i fianchi, per sistemarselo sulle spalle.  Il ragazzino chiuse gli occhi per un istante, concentrandosi solo su quell’immagine.

 

“Adesso sì” mormorò infine, riaprendoli e sorridendo sereno alla madre.  “Adesso me lo ricordo.”

 

*

Il sabato mattina Vick si svegliò molto prima rispetto al resto della famiglia e si vestì in silenzio. Aveva ancora la tosse e si sentiva un po’ fiacco,  ma era già più in forze rispetto ai giorni precedenti. Si mise il giubbotto, i guanti e la sciarpa, per evitare di prendere troppo freddo. Qualche minuto più tardi, mentre anche Gale si alzava per vestirsi, si diede un’occhiata allo specchio, lo stesso che un tempo usava suo padre per farsi la barba la mattina presto. Esaminò con attenzione il suo riflesso / e, per la prima volta da giorni, ignorò le guance pallide e le labbra screpolate, concentrandosi sul resto. Quel mattino riuscì a scorgere per la prima volta suo padre, nel proprio sguardo un po’ assorto. Si soffermò anche sui piccoli dettagli del suo aspetto che appartenevano a lui e a lui soltanto, ma si accorse di non trovarli poi così fastidiosi, come aveva pensato qualche giorno prima.

“Sei pronto?” gli chiese Gale, avvicinandosi. Vick annuì; scoccò al suo riflesso un’ultima occhiata impensierita e alzò la testa, per poter guardare il fratello negli occhi.

“Mi piacciono le mie lentiggini” annunciò infine con convinzione, abbozzando un sorriso. Gale ricambiò, osservandolo divertito.

“Non sono male, in effetti” rispose, recuperando la borsa per la selvaggina. “Secondo me piaceranno anche alle ragazze” scherzò poi, spettinandogli giocosamente i capelli. Vick arrossì sorridendo al suo riflesso un’ultima volta, prima di seguire il fratello maggiore.

 “Lo diceva anche papà” ammise infine con espressione serena, concentrandosi sul ricordo di quei momenti. E per un istante fu quasi convinto che, se solo avesse alzato lo sguardo,  avrebbe incrociato quello del padre, intento a strizzargli l’occhio con orgoglio.

 

Nota dell’autrice.

Ed ecco qui la seconda storia di questa raccolta! Questa volta il protagonista del racconto è Vick, anche se Gale spunta sempre fuori come il prezzemolo, perché proprio non riesco a trattenermi dall’inserirlo ovunque! Vick è probabilmente il membro della famiglia Hawthorne di cui sappiamo meno (a parte probabilmente il babbo) però, per qualche strana ragione, ci sono particolarmente affezionata. L’ho sempre immaginato come il più tranquillo della famiglia, dolce e un po’ sognatore, specialmente da piccolo. In questa storia ha più o meno otto anni, mentre nella prossima su Rory, che sarà ambientata circa tre anni dopo, lo vedremo leggermente cambiato, più maturo e decisamente meno insicuro. L’ho anche sempre immaginato come il più cagionevole dei quattro, non so nemmeno perché. Nei libri viene accennato alla sua tosse solo una volta, ma nel mio head-canon personale è fragile e si ammala spesso, come viene accennato anche in The Miner Saw a Comet e in altre mie storie sulla famiglia Hawthorne. Sempre nel mio head-canon  alla sua nascita ci sono state alcune complicazioni, e lui è nato prematuro di un mese, ma questa è una cosa che verrà poi approfondita nell’ultimo capitolo della raccolta. Nella storia ci sono, tra l’altro, un paio di riferimenti a The winner loses it all, l’altra storia Vick!centric che ho scritto, come il fatto che Vick e Joel giocassero spesso a braccio di ferro, quando lui rincasava dal lavoro. Passando poi a Posy, devo dire che immaginarla così nanerottola, appena duenne, è stato particolarmente divertente xD  Ho sempre immaginato che vedesse in Gale una figura paterna, non avendo conosciuto il suo vero padre, e questo si riflette nel suo comportamento. È per questo che, come menziona Gale in Torna a Casa e come si vede qui, ma anche in How to Catch a Comet, è capitato che chiamasse suo fratello papà. Gale, tra l’altro, era particolarmente rilassato in questa storia, ma l’ho sempre immaginato abbastanza giocoso con i suoi fratellini, specialmente nel periodo pre-Hunger Games. Bene, mi sa che ho detto tutto. La prossima storia sarà su Rory e faranno comparsa anche Posy e Vick.  Spero davvero che questa storia possa esservi piaciuta! So che Vick è un personaggio abbastanza bistrattato e forse è proprio per questo che ci tenevo a scrivere qualcosa incentrata sul suo punto di vista.

Grazie infinite alle persone che hanno lasciato una recensione alla one-shot precedente, cercherò di rispondere il prima possibile! Un abbraccio e a presto!
Laura

P. S. Se amate scrivere/leggere storie nel fandom Hunger Games, venite a fare un giro nel gruppo The Capitol! Vi attendono persone pazzerelle, iniziative per chi scrive, giochini ad eliminazione e un Gale e un Finnick già li pronti a darvi il benvenuto u.u

 



 

 

 

 

   
 
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