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Autore: Michaels    16/06/2014    8 recensioni
[MIKA & Marco Mengoni]
Marco incontrò per la prima volta Mika, nel 2008, quando lavorava ancora nel bar di Frascati; molto prima di raggiungere il successo, poco più di un anno e mezzo dopo. Iniziò ad apprezzarlo come cantante, ma soprattutto come la persona delicata e simpatica che si era dimostrata.
Mika, anche se a carriera già avviata, dal canto suo non aveva mai dimenticato quel ragazzino dal ciuffone castano sparato sulla testa ed impacciato che aveva preso la sua ordinazione in quel vecchio bar.
Un lungo percorso tra incontri, rincontri, difficoltà e felicità, dal lontano 2008 al 2015.
Genere: Erotico, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Marco Mengoni, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Frascati, Gennaio 2008
 
 
Quella mattina toccava a me aprire il bar alle sette di mattina, questo significava ovviamente, alzarmi alle cinque e mezza e stare lì alle sei e mezza. Che stanchezza, al sol ripensarci.
Dopo aver sistemato tutto ciò che c’era da sistemare, mi sedetti al bancone, nell’attesa dell’arrivo di alcuni colleghi e di alcuni clienti. Niente. Dopo mezz’ora ancora niente. Annoiato, presi uno stuzzicadenti e cominciai a giocarci, finché ancora più annoiato di prima, me lo misi in bocca, senza troppe cerimonie.
Sentii la porta aprirsi, così alzai la testa, cercando di capire chi fosse. Quando lo vidi il mio cuore si bloccò. Un ragazzo alto quasi due metri, decisamente più della porta, entrò infreddolito dal tempo invernale che invadeva l’esterno.
“Oh, God!” Esclamò strofinandosi le mani per riscaldarle. “Sorry.” Mi guardò con i suoi occhi color cioccolato al latte circondati da piccole e tenere venature verdognole.
Inglese? Sul serio? Ah…
“It’s okay.” Tentai.
Mi rivolse un meraviglioso sorriso, reso ancora più bambino dalle fossette che si vennero a creare ai lati, dai suoi due incisivi adorabilmente grandi e dalla sua massa di capelli riccioluti.
“Do you have coffee?” La sua voce. Solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse incredibilmente bella.
“Sure!” Risposi, dopo un po’, andando a prepararlo. “Oh, cavolo!” Esclamai, dopo, avendo fatto cadere la tazza.
“Sorry, i don’t speak italian, but i understand it a little bit.” Sorrise, mostrando ancora la sua dentatura squadrata.
Sorrisi di rimando, per poi sospirare rumorosamente.
“Are you okay?” Mi chiese, premuroso. Dolce…
“Oh, yes. Thank you.” Lo ringraziai porgendogli la tazza.
“Can I have that cookie?” Chiese, con l’espressione più dolce che io abbia mai visto, un occhio di bue al cioccolato.
“Sure.” Dissi divertito, andandoglielo a prendere.
“Thanks.” Lo addentò senza pensarci due volte, e con ancora il boccone in bocca, mi invitò a sedermi accanto a lui battendo la mano sulla sedia. “What’s your name?”
“Marco.” Risposi, timidamente.
“Nice to meet you, Marco!” Esclamò sbagliando accento. “I’m Michael, but you can call me Mika!”
Mika… mi suona familiare.
“Piacere.” Sembrai imbambolato. “Cioè! Nice to meet you too.” Sorrisi.
“Now, sorry, but i gotta go.” Disse dirigendosi alla cassa, seguito da me. “Bye.” Uscì, dopo aver pagato.
“Bye.” Ripetei, quando ormai se n’era andato.
Santo Cielo, un angelo mi hai mandato?
“Ed ora passiamo allo spettacolo.” Sentii la tv. “Un artista esordiente, di nome Mika, si sta per esibire questa sera al Teatro Olimpico di Roma ed è già sold-out.” Mi stavo per strozzare con l’acqua quando vidi la sua foto sullo schermo.
Merda.
 
 
 Ronciglione, Giugno
 
 
“Marco!” Sentii Cristie urlare entrando in camera mia. “Hai da fare il 23 luglio?” Cominciò a sventolare due fogli davanti alla mia faccia ancora assonnata.
“Ma che ti sei messa in testa? Entrare così di prima mattina. Vuoi farmi venire un infarto?” Richiusi gli occhi, prendendo il cuscino, che usai per coprirmi il viso, ormai adirato.
“Oh, andiamo! Manco fossi nudo! Dai, sono le dieci! Dovresti essere in piedi da un pezzo.” Disse sedendosi accanto a me.
“Torna più tardi. Ho sonno.” Cercai di dire dal cuscino.
“Se me ne vado non ci vediamo fino a domani. Lavoro questo pomeriggio. Conoscendoti non riusciresti a resistere tutto quel tempo, non sapendo cosa sono riuscita a trovare.” Mi provocò.
“Scommettiamo?”
“Okay. Allora, a domani.” Si alzò dal letto, per uscire dalla mia stanza.
Non levarti il cuscino dalla faccia, Marco. Non alzarti, ce la puoi fare.
“Aspetta!” Perfetto.
“Lo sapevo.” Affermò, agitando la testa divertita.
“Cos’hai lì?” Le chiesi indicando i fogli che teneva tra le mani.
“Sono dei biglietti per un concerto.” Si sedette accanto a me. “E non indovinerai mai di chi.”
“I miei idoli sono quasi tutti morti, quindi ne rimangono pochi. O è Michael Jackson o è…”
“Ah, al diavolo! MIKA!” Urlò.
Mi alzai di scatto dal letto e la guardai con occhi sbarrati, per poi prendere quei due foglietti che mi avrebbe portato in paradiso per almeno un paio d’ore.
“Oh, cazzo.” L’unica cosa che mi venne da dire, in quel momento.
“Non c’è bisogno che mi ringrazi.” Disse, spavalda.
“Grazie, Cris!” Mi gettai su di lei per abbracciarla il più forte possibile.
“Mi soffochi, così!” Rise.
“Ti adoro, ti adoro, ti adoro, ti adoro!” Le urlai nell’orecchio.
“Sai, vorrei sentirlo anch’io cantare al concerto, Marco. Evita di rompermi i timpani. È l’unica cosa che ti chiedo.”
“Manca meno di un mese. Non ci posso credere che lo rivedrò. Grazie ancora.” Ricambiò, finalmente il mio abbraccio.
“Magari ti riconosce se ci mettiamo nelle prime file.” Disse sorridendo.
“Magari.” Cominciai a sognare ad occhi aperti.
Ero la persona più felice del mondo, e non mi importava se a mio padre quel tipo di musica e Mika non gli piacevano. Credeva mi desse cattive influenze, ma non era vero. Era un ragazzo d’oro e l’aveva dimostrato tante volte.
 
 
22 Luglio
 
 
“Quante volte te lo devo dire che tu non ci vai?” Mi disse mio padre, con tono alterato.
“Invece, ci vado. Ho 19 anni ormai, okay?” Mi imposi.
“Ah, allora se hai 19 anni, sei un uomo.”
“Mamma!?” Okay, non aiuta come cosa.
“Io mi tengo fuori da questa storia, Marco.” Se ne lavò le mani.
“Perché non capisci? Mi piace come cantante, qual è il problema? E poi, ti ricordo che l’ho conosciuto qualche mese fa, quando è venuto al bar di Frascati.”
“A me non piace quel ragazzo, okay? Sembra...” Si bloccò.
“Sembra cosa?” Mi alterai, anche io.
Sapevo bene cosa voleva dire, in realtà, e non riuscivo a capire cosa ci fosse stato di male.
“Gay, okay?”
“E quale sarebbe il problema?”
“Non voglio che tu venga influenzato da lui, chiaro? Già io e tua madre abbiamo dei dubbi, poi ci si mette pure questo qua.” Mia madre lo fulminò con lo sguardo.
Guardai prima mio padre e poi lei cercando delle spiegazioni. Fu una delle cose più stupide che io abbia mai sentito nella mia vita ed una di quelle che mi ferirono di più.
Corsi in camera e presi tutta la mia roba, buttandola nelle valigie, seguito poi da mia madre.
“Marco, dove vai?”
“Me ne vado. Io non posso credere a cosa ho appena sentito.”
“Capisci tuo padre…”
“No! E anche se fosse, mamma, eh? Anche se fosse che succederebbe? Mi buttereste fuori di casa? Mi mettereste in uno ospedale psichiatrico? Cosa?” Urlai, velocemente, sistemando le ultime cose.
“Ma che dici… ma non lo sei, giusto?” La guardai negli occhi, senza risponderle, ancora una volta ferito.
La vista cominciò ad offuscarsi ed ad essere instabile, improvvisamente. Non volevo piangere davanti a lei, così presi tutto quello che dovevo prendere ed uscii velocemente da quella casa. Mi diressi, poi, verso casa di Cristie.
 
“Marco, che è successo?” Mi chiese preoccupata, quando mi buttai tra le sue braccia piangendo, dopo avermi aperto la porta.
Le raccontai cosa era successo, come mi aveva trattato mio padre e come insistette sull’argomento mia madre. Per loro ero semplicemente sbagliato. Un errore, se non ero come loro volevano.
Io amavo Mika sia come artista che come persona, non ci vedevo niente di male.
 
 
Roma, 23 Luglio
 
 
Mika! Mika! Mika! Mika!” Il pubblicò continuò a chiamarlo ed a tifare per lui per tutto il concerto. Io e Cris non eravamo riusciti ad arrivare in tempo per la prima fila, ma almeno eravamo riusciti a metterci nella terza. Era così diverso da come l’avevo visto io: era energico ed anche abbastanza casinaro. Perfetto.
Mi piaceva il suo lato timido e tranquillo che si opponeva a quello da animale da palco scenico.
Cercai di trovare il suo sguardo un milione di volte, ma solo verso la fine riuscii ad incontrarlo. Si fermò ad osservarmi, per un po’, e la gente intorno a noi si era cominciata a chiedere cosa gli stesse accadendo. Rivedere i suoi occhi guardare i miei mi provocò una tachicardia immediata. Sentii lo stomaco sotto sopra ed automaticamente gli sorrisi e la cosa più bella, fu che mi rispose al sorriso prendendosi un ciuffo dai capelli ed alzandoseli.
“Ti ha guardato, Marco!” Urlò Cristie entusiasta.
Non riuscii a risponderle finché alla fine della canzone si mosse sul palco senza staccare gli occhi da me, fino all’inizio di Lollipop, dopo il quale cominciò a saltare come un matto, per tutto il palco.
Merda.


#MyWor(l)d 
Saaalve! c:
Adoro Mika e Marco, e non potendo aggiornare le altre storie me ne sono messa a scrivere un'altra x3
Comunque, questa sarà decisamente più breve, ed i capitoli saranno più o meno lunghi come questo e divisi per anni fino al 2015 :3
Spero sia di vostro gradimento!
Un bacio,
Michaels
  
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