Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: lamialadradilibri    25/06/2014    1 recensioni
Pesco: Il tuo fascino non ha eguali.
Fiore di pesco: Sono tuo prigioniero.
-
E così lo vidi: un ragazzo alto e biondo mi stava osservando con un’aria perplessa e sorpresa, la bocca semiaperta e gli occhi azzurri sbarrati. Restò a pochi passi da me, senza più battere ciglio, ed io riuscii a pensare soltanto ad una cosa: quant’era bello. Aveva il portamento d’un dio greco, le spalle dritte e gambe lunghe e sottili, ed un’aria intelligente. Mi mancò il respiro.
-
Ma ormai era già troppo tardi. Non avrei dovuto rivelargli le mie debolezze, avrei dovuto fingere di star bene. E ci provai, tentando di mettermi in piedi – per scappare –, ma una fitta allo stomaco mi fece piegare in due. Il mondo sparì di nuovo, inghiottendo lo splendido ragazzo e la luce, ma sentii ugualmente delle braccia stringermi, avvicinandomi ad un corpo che mi sembrò bollente. Il ragazzo mi disse qualcosa, ma non riuscii a capire una parola.
Ecco fatto.
Ero nella merda.
-
Meme1
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Five

Lavanda.
Diffidenza.


Osservai la figura di Ray scomparire tra la folla, impassibile.
Non riuscivo a capacitarmene. L’avevo fatto scappare. Non ero cambiata per niente, dunque.
Stavo ancora osservando la sua lunga schiena, quando una mano si posò pesantemente sulla mia spalla. Era una mano grande, tozza ed umida.
Mi voltai di scatto, con gli occhi sbarrati. «Cos...»
Davanti a me, la signora Rossi sorrideva in modo arcigno. «Ciao, Tea».
Mi rilassai un poco, ma il mio sesto senso mi consigliò di restare comunque all’erta. Mi aveva riconosciuta, lo sapevo. Ed aveva riconosciuto anche la bugia di Ray, sebbene fosse stata magistrale e davvero convincente.
«Signora Rossi». La mia voce tradì l’ansia crescente nel mio corpo. Per quanto mi stessi sforzando di rimanere serena, non ci riuscivo.
«Devo darti una cosa. Su, seguimi» m’invitò, con un sorriso enigmatico. Si voltò, andando verso il suo negozio. I suoi fianchi si muovevano in modo bizzarro, scoordinato.
Avrei dovuto seguirla? L’avrei di certo insospettita ancor di più, scappando, ma non riuscivo a smuovermi dal posto. Mi sentivo sola, così insicura e vulnerabile.
Alla fine, riuscii a riprendermi e la seguii. Probabilmente s’era bevuta la bugia e voleva soltanto darmi un regalo, o chissà cos’altro, per farsi perdonare e non perdere clienti.
La trovai alla cassa, che salutava un cliente. Conoscevo a memoria quel negozio – a destra c’era uno scaffale di dolci che avevo tanto desiderato rubare e, infondo, si trovava una porta per accedere ai magazzini.
«Ce ne hai messo di tempo!» mi apostrofò, con un sorriso. Aveva ancora gli occhi un po’ gonfi e rossi. Aveva pianto.
Mi rilassai. Sì, si era bevuta la bugia di Ray. Cugini, certo. Sì.
«Scusi, signora. È passato un mio amico e l’ho salutato». Mentii!
Mentire è così facile. Inizi e non smetti più. Mentire è come una droga, è come il vino più buono del mondo: non puoi più farne a meno!
E così feci anch’io. Mentii. Un macigno sul cuore.
La signora Rossi annuì, venendomi accanto. L’ultima cliente uscì dal negozio. «Sai, Tea, non si direbbe ma io sono un’amante dei fiori. È proprio così» cominciò, parlando quasi tra sé e sé. «So tutti i loro significati! È o non è affascinante?».
Annuii, sinceramente coinvolta: «Oh, lo è eccome!» esclamai, mentre il mio volto s’illuminava d’interesse puro. «Anche io ne so qualcosa, lo sa?»
Lo sapevo perché ad una signora, una volta, era caduto a terra un piccolo fascicolo. Era un donna sui trent’anni, bella, che stringeva a sé un bambino. Io mi ero avvicinata, guardinga. Avevo raccolto il libretto, osservando tutt’attorno a me. Non c’erano testimoni e, così, me la squagliai via. Quel libro s’intitolava “I fiori ed i loro significati”. L’avevo letto e riletto fino allo sfinimento, imparando  molte nozioni su ogni tipo di pianta. Adoravo il linguaggio dei fiori.
«Davvero? Bene! Oggi ti darò un fiore, Tea. Tu però guardalo a casa».
Scossi il capo su e giù. Sì, certo. Quella storia mi intrigava. La signora Rossi sparì nei magazzini e, pochi minuti dopo – minuti nei quali osservai i dolci vicino alla cassa, esitante. Rubare o non rubare? In realtà non avevo fame. Né  bisogno. Non rubai – tornò con qualcosa stretto tra le mani.
Mi passò delicatamente un tovagliolo arrotolato, osservandolo con amore. «Ecco, tieni. Ora va’ a casa, Tea!».
Era innegabile che la signora Rossi fosse un po’ fuori dal comune. Ma d'altronde nemmeno io ero l’esempio maggiore di normalità, così non feci commenti ed uscii dal negozio, svelta.
 
Tornare a casa di Ines fu più facile del previsto. Conoscevo già quella parte di città, ed in pochi minuti mi ritrovai davanti al cancello di quella che avrei iniziato, prima o poi, a vedere come casa mia. Tenevo stretto il fiore arrotolato nella carta e non vedevo l’ora di conoscerne il significato, così suonai il campanello velocemente. Qualche minuto dopo una figura esile mi aprì.
«Tea! Ciao! Com’è andata? E tu, Ra... Oh... E Ray? Ti ha lasciata sola?!».
Avanzai fino a lei a passo di carica. Scossi il capo. «Oh, no! Sono stata un po’... indiscreta, con lui, così ho deciso di tornarmene a casa. È stato un po’ imbarazzante.»
Quella non era una bugia, neanche un po’. Mi sentii subito più tranquilla.
Ines si scostò per farmi entrare. Infilai piano il fiore in tasca, desiderando di avere ancora il manuale sul significato dei fiori. Purtroppo però l’avevo perso da tempo, ormai, nei miei continui spostamenti.
«Oh, buon dio. Cosa gli hai detto, bambina mia?»
Oh. Ora avrei dovuto mentire. Non potevo dirle la verità, avrei rovinato la vita a Ray. Guardai il pavimento, sconcertata. «È stata colpa mia ... Gli ho chiesto perché ha rotto con la sua ragazza, Rina...» borbottai, andando a ripescare tra i ricordi della mattina.
«Ah, Rose»  mi corresse Ines. Mi portò in cucina, dove aveva fatto il tè. «Ti perdonerà, sai. Ma è stato sciocco allontanarsi da lui, Tea! Potevi perderti, sai».
Sorrisi malinconicamente. Sì, come no. Perdermi. Avevo vagato così tanto per la città, prima di trovare il parco, che non mi sarei mai potuta perdere.
 
«Ray! Vuoi giocare un po’, eh?»
Guardai stizzito Mike. Lui ricambiò il mio sguardo, senza capire.
Davanti a me c’erano tre ragazzi: uno era Mike, gli altri non li conoscevo. Stavano giocando a poker, puntando tutto ciò che avevano. Sospirai, sedendomi vicino al mio amico. «No, Mike. È meglio di no».
Scoppiò a ridere. Il suo alito d’alcol e sigarette mi stordì. «Ah! È per ‘sta notte, eh? Dài, non prendertela. È solo che il boss era un po’ infastidito dalle tue troppe vittorie».
«Lo so, Mike».   
«E poi quell’occhio nero ti dà un’aria da bello e dannato...» Rise ancora, sguaiatamente. «Sul serio, ti dona!».
Sorrisi. O meglio, ci provai. «A me dona tutto».
Mike riprese a giocare ed io mi alzai, andando verso il bar. «Una birra.»
La cameriera, una bionda tutte curve e molto sorridente, mi passò un bel bicchiere pieno. «Oh, oggi non c’è Rose?» cinguettò, sbattendo le ciglia. Io mi sedetti sullo sgabello davanti a lei, annoiato.
«Eh, no».
Ridacchiò. «Ah! È perché avete rotto, è così?»
«Eh sì. Come sei perspicace!»
Scambiò la mia affermazione acida per un complimento, e scoppiò a ridere sempre più forte. «Dài, Ray! Così mi fai morire!».
Che pena. Che degrado.
Bevvi un generoso sorso della mia birra, avvicinandole i soldi. «Rose non si farà vedere per un bel po’, secondo te?»
Sbarrò gli occhi azzurri. «Eh no! Non senza di te!» commentò, divertita.
Rose mi aveva fatto conoscere quel locale clandestino, “Dream”. Lei era sempre voluta andarci, ma era troppo piccola, così io l’avevo accompagnata. Una volta, poi due, tre, quattro. Ed erano iniziati i casini.
Cercai di non pensarci, sorridendo languido a quell’insulsa cameriera. «Ottimo. Così starò un po’ in pace».
Lei scoppiò in un altro scroscio di risa. Io continuai a bere la mia birra, poi un’altra ed una ancora.
 
Il pomeriggio passò lentamente. Ines non mi mollò per un minuto, così il fiore rimase tutto il tempo nella tasca anteriore dei miei jeans.
Mi raccontò che, mentre io e Ray eravamo fuori, era venuta una sua vecchia amica che abitava in Asia. Le aveva portato molti souvenir e l’aveva invitata ad andare da lei per un po’.
Ines, con un’espressione sincera, mi domandò: «Vorresti accompagnarmi? L’invito è per il mese prossimo o giù di lì».
Il cuore mi balzò nel petto. Emozionata, sussurrai: «Oh, Ines! Sarebbe stupendo! Ma non ho documenti, né altro...»
Lei mi fece l’occhiolino, alzandosi «Sistemeremo anche quello. Ora su, aiutami a sistemare la cucina!»
Ray non cenò con noi, ma non riuscii a sentirne la mancanza, troppo emozionata per la prospettiva del viaggio.
Andare in Asia! Viaggiare, scappare lontano! Stupendo!
Rimasi sveglia con Ines fino alle dieci e mezza – guardammo un programma in TV molto avvincente, o così sembrò a me: non avevo mai guardato cose simili in vita mia.
Quando finalmente fui sola, infilai una mano in tasca. Il mio cuore tamburellò forte nel petto.
«Su, dai!» m’incitai, curiosa e spaventata al tempo stesso.
Tirai fuori l’incarto del fiore. Con mani tremanti, lo liberai dalla carta che lo avvolgeva.
Per un secondo rimasi immobile, boccheggiando in cerca d’aria.
Poi il fiore mi cadde a terra.
LAVANDA.
La signora Rossi mi aveva regalato della Lavanda.

Buongiorno donzelle, come state? Io sarei dovuta uscire un po', ma diluvia a intervalli regolari, quindi eccomi qui a scrivere <3 (contente?!).

Questo è un capitolo assai interessante, ci sono molte novità.
a) Ray è un bad boy !
b) Si parte per l'Asia?
c) Lavanda.

Come avrete già letto dal titolo, lavanda = diffidenza. Ma non solo. In realtà ogni fiore ha più significati, sta a noi scegliere quello più affine alla situazione.

Qualche capitolo fa qualcuno di voi mi aveva chiesto se mi ero ispirata a "Il linguaggio segreto dei fiori" per questa storia. Ebbene sì, ma solo in parte: infatti sarà totalmente differente dal libro, sappiatelo.

Ps. il mio nickname dovrebbe venir cambiato in "lamialadradilibri", ma non so bene quando ... Vabbé. A me basta non chiamarmi più meme1 :c *che nickname di merdaa*

Sono ASSOLUTAMENTE gradite recensioni, commenti, pareri (anche negativi, sia chiaro!)

Spero di leggerne un bel po'

meme1 (ancora per poco, si spera muahahaha)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: lamialadradilibri