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Autore: SmartieMiz    04/07/2014    5 recensioni
Sono tutti liceali così differenti tra loro con le loro passioni e i loro segreti, i loro sogni e le loro incertezze; eppure sono i perdenti, gli "sfigati", solo perché non seguono la massa o perché strani, "diversi" agli occhi altrui.
Solo perché c'è chi ama la propria patria. Chi la poesia. Chi la libertà. Chi l'amore.
[AU! Lycée; e/R - Jehan/Courfeyrac - Eponine/Combeferre - Marius/Cosette + other ships]
Rating dovuto alle tematiche trattate.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Courfeyrac, Enjolras, Eponine, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo II ~ Inizio della solita routine



La scuola era ufficialmente iniziata: un nuovo anno era incominciato e Jean Prouvaire doveva farsene soltanto una ragione. L’unico pensiero che potesse sollevarlo era il fatto che quello fosse il suo ultimo anno di liceo, poi avrebbe cambiato ambiente e frequentato l’università dei suoi sogni.
Gli anni precedenti di liceo l’avevano stremato e aveva iniziato quel nuovo anno con angoscia. Camminava per i corridoi della scuola velocemente, cercando di raggiungere in fretta le aule e di risultare invisibile agli altri.
Purtroppo Jehan era invisibile, ma non per i suoi persecutori.
«Bentornato, frocio», lo salutò un giocatore di football, spintonandolo: «Ultimo anno insieme. Sento già che mi mancherai».
Le parole gli si bloccarono in gola. Jehan aprì bocca, senza dire niente. Col passare degli anni, aveva imparato che non sempre reagire era la strada migliore.
«Bel taglio di capelli, finalmente ti sei tagliato quella treccia frocia, anche se questo non ti fa meno frocio di quanto già sei. A presto! », sorrise il ragazzo in modo sprezzante, per poi andare via.
Jehan sospirò. Raccolse i propri libri da terra e continuò la sua giornata.
 
«Marius!».
Sentendosi nominare, il ragazzo si voltò. «Non hai una bella faccia, Courf», asserì Marius: «Cos’è successo?».
«Ehm, ecco… diciamo che ho avuto una piccola lite con il mio amico Enjolras».
«Cos’è successo?».
«Si è candidato come rappresentante d’istituto».
«Lo so. Ha fatto un bel discorso».
«Sì, il punto è questo: merita di vincere! Ma io non posso votarlo…».
«Perché?».
Il ragazzo si guardò intorno, con fare circospetto, poi disse sottovoce: «Marius, ho una reputazione…».
«Ah», fece l’altro, poi aggiunse: «Beh, non votarlo e gli dici che in realtà l’hai votato. Mica se ne accorge?».
«Beh, potrebbe immaginarlo dato che coloro che lo voterebbero si contano sulle dita di una mano».
Marius rifletté. «Votalo, allora. Mica sei obbligato a dire agli altri tuoi amici che hai votato lui?».
«Devo sperare non se ne accorgano… già a loro non piace il fatto che sia suo amico…».
Proprio in quel momento dei ragazzi si avvicinarono a Courfeyrac e Marius. «Ci si rivede, ragazzi!», uno di loro li salutò con una pacca amichevole sulla spalla: «Quest’anno dovrà essere esplosivo!»
«Il mio obiettivo principale è quello di superare l’anno senza fare salti mortali, Alain», ammise Marius: «Dovrò impegnarmi di più…».
«Suvvia, Marius! Mica il diploma te lo porti nella tomba?», disse sarcasticamente il ragazzo, poi cambiò argomento: «Comunque sembra sia arrivata una ragazza nuova quest’anno, la figlia del nuovo professore di filosofia… è abbastanza carina».
«Come si chiama?», domandò Courfeyrac.
Alain ridacchiò. «Ah Courf, mio caro vecchio amico, vedo che la cosa ti interessa particolarmente! Questa cosa si chiama infedeltà, lo sai?».
Courfeyrac sbuffò. «Io e Mylene ci siamo lasciati un mese fa».
«E già sei pronto all’attacco? Dovresti avere il cuore spezzato!».
«Non ci sopportavamo più, nessuno ne ha sofferto», rispose lui, sbrigativo.
«Mm, d’accordo. Va bene, ci si vede. Alla prossima e ah, mi raccomando, votateci!», Alain ammiccò in loro direzione ignorando l’intera questione, poi se ne andò con gli altri ragazzi.
«Avrebbe pure potuto dircelo!», sbuffò Courfeyrac.
«Pazienza, lo scopriremo noi», lo rassicurò Marius, incuriosito.
 
Jehan preferiva sempre sedersi al primo banco per poter seguire al meglio le lezioni, tuttavia spesso si nascondeva all’ultimo banco per non saltare nell’occhio.
Quel giorno venne notato. «Va’ al primo banco, finocchio. Gli ultimi banchi sono per noi, lo sai», lo incitò un ragazzo.
Senza dire niente e senza nemmeno rivolgere uno sguardo al suo interlocutore, Jehan raccolse i propri libri e si precipitò al primo banco. Chinò il capo, mesto: il banco era vuoto, come sempre.
Un ragazzo dai capelli ricci scuri e dall’aria trascurata entrò. «Grantaire, mancavi soltanto tu. C’è un posto libero qui davanti e togliti questi occhiali, ché non siamo al mare!», lo esortò il professore.
Grantaire sbuffò sonoramente, per poi sedersi vicino a Jehan. Quest’ultimo era leggermente intimorito da quella presenza: qualche volta aveva sentito parlare di quel Grantaire e su di lui giravano cattive voci. Si diceva avesse vent’anni circa, che avesse ripetuto il secondo anno più volte, che fosse sempre ubriaco e che non fosse una brava persona.
Jehan si preparò a ricevere gli ennesimi insulti, rassegnato. Fu colto da una dolce sensazione di serenità quando Grantaire lo scrutò con aria curiosa per poi tendergli una mano e dirgli: «Grantaire, piacere. Tu sei?».
Jehan accettò la stretta, quasi titubante. «J-jean Prouvaire».
«Che seccatura l’ora di letteratura. Credo proprio che mi farò una bella dormita», commentò con uno sbuffo.
«È c-così bella, invece», farfugliò Jehan: «A me piace molto…».
«Fortunato. Io se potessi andrei a lavorare, ma voglio almeno prendermi il diploma», rispose Grantaire.
Jehan annuì. «Sì, giusto, almeno quello… è importante…».
«Mi si spezza il cuore ad interrompere la tua prima conversazione con un essere umano, Prouvaire, ma mi presteresti una penna?», lo interruppe una ragazza seduta dietro di lui, per poi ridacchiare con la sua compagna di banco.
«Mi si spezza il cuore per la risposta che sto per darti: no», Grantaire rispose cinicamente al posto di Jehan, lasciandolo sorpreso.
«Non mi sembra che qualcuno ti abbia interpellato, Bloody Mary».
«Carina questa, chi te l’ha suggerita?».
«Si dà il caso che abbia una testa per pensare».
«Avevo qualche dubbio».
Grantaire mise a tacere la ragazza, stupendo Jehan che aveva assistito passivamente.
«Non mi guardare con quella faccia, non ho fatto niente di eroico», gli sorrise Grantaire. Non era un sorriso derisorio o sarcastico, ma un sorriso gentile, quasi intenerito.
Jehan annuì, pieno di gratitudine.
 
Quell’anno si sarebbe prospettato piuttosto vivace per Eponine Thénardier.
Era stranamente allegra. Aveva in mente numerosi progetti: iscriversi a diversi club, svolgere attività interessanti, andare al ballo di fine anno e….
… Marius Pontmercy.
Quando lo incrociò nei corridoi, il suo cuore esplose di gioia. «Marius!».
«Eponine!». La ragazza gli corse incontro, abbracciandolo stretto. «Mi sei mancato! Hai ricevuto i miei sms? Non mi hai risposto agli ultimi».
Marius sorrise leggermente. «Eponine, in realtà mi hai mandato dieci volte lo stesso messaggio».
«Oh, mi sa che devo cambiare cellulare, ma i miei hanno detto che il mio cellulare primitivo andrà bene fino alla fine del college», sbuffò la Thénardier, poi disse: «Allora, ti sei divertito quest’estate?».
«Uh, tantissimo. Sono andato in Provenza con mio nonno. Restavo a casa, era meglio», rispose Marius, sarcastico.
Eponine ridacchiò. «Io sono stata a casa e Gavroche mi ha costretto a giocare a calcio con lui e Azelma. Tutto sommato è stato divertente».
«A proposito, salutami la piccola peste!».
«Sarà fatto», rispose lei, sorridente, poi disse ancora: «Voglio farti una proposta».
«Dimmi pure», rispose l’altro, incuriosito.
«Quest’anno ho intenzione di partecipare al club di musical della scuola. Vogliamo farlo insieme? Sarà qualcosa di magnifico, ne sono sicura! Ti piacerà, vedrai! Non è una noia come molti pensano, anzi, è interessante!», Eponine parlò a raffica.
Marius aggrottò leggermente le sopracciglia. «Non lo metto in dubbio, ma queste cose non fanno per me».
«Avanti! Fallo per me!», provò a convincerlo Eponine: «Sarà divertente. Sarebbe la prima volta per entrambi».
Marius ci pensò su. Lo sguardo speranzoso di Eponine lo persuase. «E va bene, ti prometto che ci penso», si arrese, poi sorrise: «solo per te».
Eponine lo riabbracciò e Marius, stranito del suo atteggiamento ancor più affettuoso del solito, si limitò a rispondere all’abbraccio.
I suoi occhi, però, erano da tutt’altra parte.
Una ragazza bionda dal viso dolce e con un vestitino bianco era vicina ad un armadietto. Il suo sguardo, tenero e morbido, sembrava spaesato.
Marius si staccò quasi istintivamente da Eponine. La Thénardier notò il suo sguardo assente e si voltò, vedendo la ragazza.
«Eponine, chi è quella ragazza?».
«Se non erro è la figlia del professor Valjean, il nuovo insegnante di filosofia. È la ragazza nuova», rispose Eponine.
«Devo sapere come si chiama», Marius parlò quasi senza pensare: «Stanotte non dormirò se non saprò il suo nome».
Eponine spalancò gli occhi. «Addirittura?».
«’Ponine, fallo per me!», Marius finalmente si voltò verso la ragazza, con occhi luminosi: «Chiedile il numero di cellulare!».
«Non sembrerò una stalker? La vuoi davvero spaventare in questo modo? Certo che fai paura, amico», rispose Eponine, cinica.
«Fallo per me, ti prego», questa volta fu Marius a supplicarla: «È un piccolo favore che ti chiedo…».
«E va bene», rispose lei: «Proverò a far di tutto per ottenere il numero della biondina…».
Marius sorrise, inebetito. «Eponine! Mille grazie! Come farei senza di te?», le diede una pacca sulla spalla e si dileguò.
Eponine sospirò, rattristita. «Vivresti lo stesso».
 
«E quindi tu sei la ragazza nuova!».
La sottoscritta si voltò verso i suoi interlocutori: tre ragazzi le sorridevano in modo inquietante.
Cosette rispose con un lieve sorriso. «Sì, sono io».
«A scuola non si fa altro che parlare di te», fece uno dei tre: «La bionda dagli occhi di ghiaccio…».
Cosette trattenne una smorfia. «Non credevo di essere così famosa», disse, con una leggera risata.
«Le belle ragazze vengono subito notate, è più che normale», disse un altro ragazzo: «Alain Moreau, piacere. Loro sono Pierre e Vincent».
«Piacere di conoscervi», rispose lei cortesemente, stringendo le mani di tutti.
«Che lezione hai adesso?», le domandò Pierre.
«Storia».
«Che magnifica coincidenza! Possiamo accompagnarti, se vuoi», ammiccò Alain.
«Ne sarei lusingata, ma…».
«… e allora vieni con noi!», la interruppe subito Vincent: «Non vorrai perderti per l’istituto!».
Nel frattempo, Marius aveva assistito a tutta la scena. La bionda dagli occhi di ghiaccio, come era stata sopranominata da Pierre, aveva uno sguardo dolcissimo e si muoveva con assoluta grazia. In verità non era una ragazza di chissà quale bellezza, ma era così dolce e leggiadra che tutto il resto passava in secondo piano.
La giornata passò velocemente, e nemmeno per un secondo la ragazza era scomparsa dalla testa di Marius.




 

Angolo Autrice

Buongiorno a tutti! :)
Eccomi con il secondo capitolo! Lo so, avrei dovuto aggiornare dopodomani (domenica), ma ho aggiornato con due giorni di anticipo XD Credo quindi che aggiornerò o ogni venerdì o ogni domenica.
Cosa succede in questo capitolo? Abbiamo finalmente Jehan! *se lo spupazza* E anche un po' di Courfeyrac, Marius ed Eponine *-* ^^
Ed ecco che Marius vede Cosette... e il resto è storia xD Mentre Grantaire e Jehan si parlano per la prima volta... cosa accadrà?

Ringrazio tutti coloro che leggono e Bertile_bousset_enjolras che ha recensito lo scorso capitolo <3  
Ancora una volta ringrazio _Rossyj_ ed _ems per tutto ♥
Ah, dimenticavo: questo è il mio Ask per curiosità, domande e critiche e questa è la mia pagina Facebook dove posto tutti gli aggiornamenti c:
Alla prossima!
SmartieMiz
   
 
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