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Autore: Valvonauta_    05/07/2014    0 recensioni
Due persone si incontrano per caso la vigilia di Natale, sotto la neve. Cosa succederà? Scopritelo insieme a me!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Universitario
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Capitolo 4 - Di nuovo tu?

La sera brevemente le fu comunicato l’orario al quale presentarsi: alle undici.
Era davvero strano che il locale fosse aperto anche per Natale e giorni in cui comunque la maggior parte sceglieva di stare chiusa, soprattutto se così in periferia, ma del resto chi era lei per dire a che ora aprire o meno? Finalmente sembrava avere trovato un lavoro ben retribuito – in senso relativo ovviamente – e si metteva a fare critiche, a trovare il capello nell’uovo? E’ sempre stata così, criticona, e quel periodo un po’ negativo non faceva che accentuare questa sua naturale predisposizione.
Si presentò di nuovo al Ciro&Ciro, come stabilito, e addocchiato Antonio al bancone della cassa gli sorrise avvicinandoglisi per salutarlo.
“Wow, che puntualità. Anzi…” Lo vide guardare l’orologio. “Sei di dieci minuti in ritardo!”
“Ritardo?”
Guardò con il panico in gola guardò l’orologio: 10.54. Ma che diavolo sta dicendo?
Sentì una pacca sulla spalla: “Tranquilla, fidenziana… no… aspetta, fidenzina. Giusto?”
Confusa per l’umorismo e per le preoccupazioni – alquanto improbabili - del suo probabile capo, non capendo minimamente se scherzava o no, non rispose continuando a guardarlo in attesa di spontanee delucidazioni.
La osservò di rimando, anche lui senza dire una parola, spiazzato dal suo stesso silenzio, poi ritte le spalle, portando lo sguardo alla parete disse: “Io a voi del Nord proprio non vi capisco.”
E lo vide sorridere amaro, e si sentì allora in dovere di recuperare: “Siamo… noi ci chiamiamo fidentini.”
Riportò subito lo sguardo sul suo viso: “Bene, bene, fidentina. Sarà meglio che ti ingegni un po’ in senso dell’umorismo, perché ne sei davvero sprovvista.”
“Ehm, si….” rispose titubante.
“Io vado in cucina… tu sarà meglio che ti siedi ed aspetti il padrone, dovrebbe arrivare a momenti. A voi del nord deve proprio piacere arrivare in anticipo” e lo vide scomparire nel retro, scrollando la testa.
Ahia, già partiamo male, pensò. Ma che dovevo fare, perbacco?
Sentì che qualcosa tra lei ed Antonio si era rotto, e che molto probabilmente a meno di strani accadimenti non l’avrebbe più resa partecipe delle proprie battute. Beh, meglio così! pensò. Io non ce la faccio a sopportare per sette ore una persona che scherza sempre e che mi dà in continuazione della nordica o polentona.
Sempre che dovrò sopportarla, aggiunse una vocina fuori campo, bastarda.
Si, effettivamente, chi dice che al padrone del locale piacerò?
Presa alla sprovvista vide una figura cercare di entrare nel locale, aprendo la porta. Si avvicinò subito dicendo “Guardi che il locale è ancora chiu…” e alzando lo sguardo lo vide in faccia.
Lui, di nuovo.
No, non ci credo!! E’ un incubo! Riuscì a trattenere a stento l’esclamazione.
Fu seriamente tentata di mettersi a correre come l’ultima volta. Questo è uno stalker non ci sono dubbi!
“Guardi che è chiuso” ripeté, sperando che così se ne andasse più in fretta.
Anche lui sembrò rimanere spiazzato alla sua vista e rimasero per un bel po’ a guardarsi senza muovere muscolo, ma poi lui sembrò riprendersi e superare la sorpresa, o così cercò di farle credere.
“Piacere, sono Andrea” disse lui, tendendole la mano, con un sorriso.
Ma che sorpresa e sorpresa, sto bastardo violentatore vuole fregarmi, ecco com’è!
Lei sembrò per niente intenzionata a stringerla e iniziò una vera e propria invettiva, dando vita ai suoi pensieri, nel tentativo di dissuaderlo dal proprio intento, qualunque esso fosse:  “Guardi che mi deve lasciare in pace. Io non la conosco, e neanche voglio conoscerla. Se non la smette di importunarmi io chiamo i carabinieri, ha capito?!”
“Che succede qua?” esclamò la voce di Antonio da dietro di lei e sentì i suoi passi avvicinarsi, finché non le fu al fianco.
“Antonio, ho provato a dire al signore di andarsene, ma non sente ragione!” esclamò.
E girandosi verso di lui per dire questa frase vide il suo volto rabbuiarsi ed incredulo esclamare, indicando il presunto tizio maniaco: “Ma che cliente, e cliente! E’ lui il padrone!”
In un attimo, uno solo, si sentì sprofondare.
Si girò verso il fantomatico Andrea, incapace di fare qualunque cosa se non spalancare la bocca, in evidente affanno e sotto shock.
“Ma che è quell’espressione da pesce lesso, per Dio!” le fece, dandole una mezza ficconata al braccio. Poi si rivolse a lui tendendogli la mano, e lui gliela strinse di rimando, togliendole lo sguardo di dosso: “Salve Antonio, pronti per il pranzo?”
“Si, si, tutto pronto, signore!” pochi attimi di silenzio ed eccolo aggiungere: “Lei è la ragazza che le dicevo.”
Lo vide rigirarsi verso di lei, trattenendo un sorriso, mentre lei ancora aveva l’espressione da pesce lesso.
Ma la vista di quel sorriso compiaciuto e vincente – che lei interpretò come niente meno che perversione  - la risvegliò dal torpore dello shock.
Non poteva lavorare alle dipendenze di un maniaco, chissà che avrebbe fatto.
Guardandolo ferita disse: “Antonio non ti scomodare a presentarmi. Non sono più interessata al lavoro. Mi ritiro. Scusate per la perdita di tempo. Addio.”
Ed uscì dal locale sotto lo sguardo improvvisamente attonito del maniaco, e le esclamazioni di Antonio.
Uscì dal locale più in fretta che poté nonostante le gambe molli e anche quella sera, dalla disperazione, non rifece il letto.


Scusate l'enorme ed imperdonabile ritardo.
Cercherò di essere più assidua negli aggiornamenti, ma in questo periodo ho avuto un blocco clamoroso, nel quale non riuscivo neanche a scrivere due frasi senza mettermi a cancellarle e rifare tutto da capo. Nada.
Poi, ieri, come l'incanto ispirazione a manetta e ho buttato giù questo capitolo, che appena finito di scrivere, dopo una breve revisione, ho pubblicato. E' breve, ma sempre meglio di niente,
Valvo
   
 
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