Anime & Manga > I cinque samurai
Ricorda la storia  |       
Autore: SoltantoUnaFenice    02/10/2014    3 recensioni
Non tutto ciò che è accaduto ne "Il giorno dell'incertezza" ha trovato soluzione: una serie di storie, ognuna dedicata ad un personaggio, per chiudere un po' di discorsi rimasti in sospeso.
Nota: anche se inizialmente avevo pensato questa storia come una serie di drabble autoconclusive, alla fine il tutto è in ordine cronologico e parzialmente collegato, così ho deciso di non classificarla come "raccolta".
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Touma uscì dalla doccia con la sensazione di essersi scrollato di dosso almeno parte della stanchezza del viaggio. Si vestì e si asciugò velocemente i capelli, poi si decise a fare quello che aveva in mente da quando era sceso dallo Shinkansen e aveva finalmente toccato il suolo della propria città.
Puntò al comodino ed aprì il cassetto. Estrasse un vecchio quadernetto dalla copertina nera un po' rovinata, recuperò una penna e si sedette alla scrivania.
Come ogni volta in cui si accingeva a quella incombenza, cercò di essere veloce e liberarsene in fretta: era una cosa che faceva di propria volontà, ma continuava a trovarla poco piacevole.
Cominciò a compilare lo schema che aveva preparato ormai molti anni prima, e che si ripeteva uguale in ogni pagina:
Data: Marzo/Aprile 2013
Luogo: Quartiere periferico di Tokyo
Alla voce “Nemico” si fermò a riflettere per un po', poi decise di classificarlo come spirito primordiale trasformato in demone. Riportò anche il nome, facendo attenzione alla calligrafia, come se fosse un gesto di rispetto per questa creatura che gli uomini avevano finito col guastare: Izumi.
Compilò la voce “Avvenimenti” con un breve riassunto di quanto successo, poi lasciò qualche riga vuota, per aggiungere, in fondo alla pagina, un'ultima nota:
Si è formata una nuova Kikoutei.
Sospirò, poi rimise rapidamente il quadernetto al proprio posto.
Teneva quella sorta di diario da parecchio tempo, ma non ne aveva mai parlato con nessuno.
Non sapeva nemmeno di preciso perché lo facesse: forse sperava che ad un certo punto l'insieme dei dati avrebbe mostrato uno schema che permettesse loro di non essere colti ogni volta alla sprovvista, o forse era solo un modo – forse eccessivamente razionale – di esorcizzare quel lato della propria esistenza.
Tornò in salotto. L'unica luce accesa nell'appartamento era una lampada da tavolo sulla consolle vicino alla porta di ingresso.
La cucina era in penombra, il resto della casa silenzioso e buio.
Il vento fischiava a tratti fuori dalla finestra, ma era una voce gentile, che teneva quasi compagnia.
Si sedette sul divano.
In genere i luoghi vocati al suo rimuginare erano il letto o il terrazzo. Sul divano rimaneva solamente per guardare la televisione, che questa volta invece era rimasta spenta.
Raccolse le gambe contro il petto e rimase in silenzio: voleva ascoltare la propria solitudine. Misurarla fino in fondo come si fa con un nemico, da studiare prima di affrontarlo in battaglia.
Si guardò attorno: Un paio di divani, una poltrona reclinabile, una piantana in acciaio vicino alla finestra. La lunga mensola laccata di bianco ospitava il televisore, una pianta, un paio di vasi di ceramica raku, una scatola dipinta di azzurro e oro.
Sotto alla mensola, un cesto di vimini quadrato pieno di riviste ed un altro rotondo e più basso, vuoto. Sul muro soltanto un paio di quadri a soggetto astratto, poche linee geometriche in bianco, nero e azzurro intenso. Era un ambiente luminoso e confortevole, ma non molto personale.
Perché non teneva in vista i ricordi e le cose preziose accumulate in quegli anni? Perché non c'era nemmeno una foto?
Touma conosceva la risposta, si formulò chiara nella sua mente nel momento esatto in cui fece quelle domande. Mettere ben in vista ciò che contava era come renderne evidenti dimensioni e confini, e lui non aveva mai avuto voglia di vedere quanto fossero angusti.
La sua vita non era mai stata molto diversa da così.
Era stato un bambino molto solitario, abituato ai ritmi ed al silenzio della casa che divideva con il padre, che passava quasi tutto il proprio tempo all'università.
Ma poi aveva concesso ai suoi nakama di invadere il suo cuore e la sua vita, e quasi aveva dimenticato cosa significasse essere solo.
Questa brutta avventura gli aveva fatto capire quanto, al di fuori di questo micro-universo fondamentale e sparso qua e là per il Giappone, al di fuori dell'unione dei loro cinque cuori, non avesse praticamente nessun altro.
E di come avesse sempre avesse evitato di guardare in faccia questa verità.
Aveva sempre temuto di perdere i propri nakama, e stavolta Shu si era fatto sparare, Shin era quasi scomparso sotto una cortina di acqua avvelenata, e Seiji era prigioniero di qualcosa che Touma non sapeva come risolvere.
Non era certo una novità, ma affrontarlo e contemporaneamente realizzare di non avere nient'altro era stato destabilizzante.
Si alzò dal divano, improvvisamente irrequieto. Entrò in cucina, ma non accese la luce. Si diresse invece alla finestra e spiò il cielo tra i palazzi. Dal lato opposto, dalla grande porta finestra che dava sul terrazzo, avrebbe avuto una visuale più sgombra, ma rimase lì a contare quante stelle si riuscissero a vedere in quello spicchio rettangolare di cielo.
Dove voleva arrivare, esattamente, inseguendo i pensieri di quella sera?
Il filo portava ad una soluzione, se mai c'era?
Era così immerso nella propria malinconia, che non riconobbe subito il trillo del telefono.
Si riscosse ed afferrò il cellulare: era Shin.
“Pronto? Shin, va tutto bene?”
“Sì, non ti preoccupare. E' tutto a posto.”
“Sei a casa? Il viaggio?”
“Tutto bene. Sono un po' stanco, ma con una bella dormita sarà tutto a posto.”
“Mi hai fatto preoccupare, devi dirmi qualcosa?”
“Non posso semplicemente chiamare per sentire come va?”
“Shin, ci siamo separati stamattina.”
“Lo so. E' solo che... Pensavo che sei di nuovo in quell'appartamento vuoto, e... Non so, dovrai abituartici, no? Volevo essere sicuro che stasera tu non ti sentissi troppo solo.”
Touma si portò una mano alla gola, che improvvisamente si era stretta in un nodo. Per fortuna al telefono Shin non poteva vedere le due grosse lacrime che gli erano sfuggite.
“Grazie Shin. - sorrise. - Va tutto bene, adesso. Buonanotte.”
“Buonanotte, Touma”
Chiuse la comunicazione, poi uscì in balcone.
Il vento portava profumi nuovi: c'erano tanti fiori che stavano sbocciando in quella primavera tardiva. Touma inspirò a fondo e guardò verso l'alto.
Forse il suo mondo aveva confini ristretti, ma anche in un giardino piccolo possono nascere frutti meravigliosi.
Non aveva bisogno di grandi spazi per coltivare ciò che l'amore dei suoi nakama poteva donargli, e finalmente si rese conto di non aver bisogno di nient'altro.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > I cinque samurai / Vai alla pagina dell'autore: SoltantoUnaFenice