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Autore: Michelle Morrison    05/11/2014    0 recensioni
Philip , un cacciatore di vampiri, è stato tramutato egli stesso in vampiro e desidera trovare la persona che l'ha condannato a una vita da immortale per vendicarsi e ucciderla. Non sa che è stato Raphael, un affascinante redivivo a capo di un clan di eletti. La trasformazione di Philip è solo una subdola mossa per far soffrire una persona, ma nessuno ne conosce la ragione.
Il leader della Lega dei cacciatori, si è nascosto e guida la battaglia da dietro le quinte, come un codardo. Il reverendo Isiah, che lavora per lui, sembra tramare nell'ombra, usando come pedine Pamila, Andrew e Ben (tre dei più forti cacciatori) e persino Philip.
Nel frattempo, in città, vampiri meno potenti stanno organizzando una rivolta per liberarsi dei loro assassini e dell'èlite che li governa dall'alto mandandoli a morire in battaglia senza sporcarsi le mani.
Dietro ogni cosa, sembra esserci lo zampino del bellissimo Raphael e, come in una grossa partita a scacchi con la Vita, ogni avvenimento sembra essere collegato alla sua disperata ricerca di un legame infranto.
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo II – Per chi combatti la battaglia?

Il Sole stava tramontando sulla città, tingendo di arancione ogni cosa.

Pamila, in terrazza, si stava godendo quegli ultimi raggi che le riscaldavano appena la pelle pallida e lentigginosa del volto. Le mancava poter vivere alla luce del giorno, camminare per le vie illuminate e guardare le vetrine dei negozi, andare sulla spiaggia e camminare sul bagnasciuga, raccogliendo conchiglie. Amava l’oceano e, quando era piccola, andava spesso sul pontile a osservare l’enorme distesa d’acqua che andava fondendosi con il cielo, all’orizzonte, facendola sentire tanto insignificante davanti a quella vastità. Ora che aveva vent’anni anni, non poteva più allontanarsi dalla residenza della Lega, non di giorno perlomeno. Da quando era diventata ufficialmente una cacciatrice, la sua vita era la notte. Ridicolo, pensava, votare la propria esistenza allo sterminio dei vampiri e ritrovarsi a vivere come loro.

Fortunatamente non aveva amici o parenti al di fuori dalla Lega, poiché discendeva da una famiglia di cacciatori che appartenevano a quel posto da tre generazioni. I suoi genitori e suo fratello, però, si trovavano in un altro edificio, a un’ora e mezza di metropolitana da lì. Se solo avesse avuto una vita normale, avrebbe potuto andare a trovarli, qualche volta. Eppure, da quando era stata trasferita in Silver Lake, cinque anni prima, non era più tornata da loro. Li sentiva al telefono, di tanto in tanto, solo per ricordare loro della propria esistenza. D’altronde la sua famiglia, ormai, erano Ben, Andrew e Philip.

Sospirando, Pamila si alzò dal dondolo su cui era seduta e si avvicinò alla balaustra in ferro, guardando verso il lago. Si chiese se, prima o poi, avesse potuto vivere nuovamente alla luce del giorno, come quando era bambina. Si immaginava spesso, in romantiche visioni, come sarebbe stata la sua esistenza se i vampiri fossero stati cancellati dalla faccia della Terra o, perlomeno, dalla Città degli Angeli. Avrebbe avuto una vita normale, forse si sarebbe laureata in psicologia e, come tutte le persone normali, avrebbe lavorato come cameriera per pagarsi gli studi. Magari avrebbe avuto un ragazzo e, insieme, la sera sarebbero usciti per andare al cinema o per ballare a una festa a Santa Monica. Purtroppo, per come erano messe le cose, non avrebbe mai potuto essere come tutte le altre ragazze della sua età. La scomparsa dei vampiri era solo un’Utopia in cui i cacciatori osavano ancora sperare.

«…la notte sta arrivando.» Mormorò, sporgendosi dalla ringhiera. «Che le nostre anime si possano salvare.»

Mentre la sua preghiera si alzava verso il crepuscolo, la ragazza notò un’oscura figura davanti al cancello. Portava una tonaca nera come il petrolio e un cappello largo che gli copriva il volto. Ben visibile, invece, era l’enorme crocefisso che gli dondolava sul petto, come la stella sulla giacca di uno sceriffo dei vecchi film western. Pamila si portò i lunghi capelli ramati dietro l’orecchio, prima di alzare il braccio in un saluto amichevole, piegando le labbra in un sorriso.

«Reverendo!» Esclamò, attirando l’attenzione dell’uomo su di sé. «Entri pure! La stavo aspettando!»

Il religioso -conosciuto semplicemente come “Reverendo Isaiah”- la guardò e ricambiò il sorriso, attraversando la soglia del cancello, che durante le ore di luce rimaneva aperto. Il reverendo era un uomo alto, di trentasette anni, con dei piccoli occhi castani e capelli lisci e corti, del colore del cioccolato. Non si sapeva molto di lui, se non che si era votato alla Chiesa da quando era un ragazzino e che, da allora, si prodigava nella battaglia contro i vampiri, affiancando la Lega pur non facendone parte. Era lui a procurare acqua santa e crocefissi ai cacciatori e, spesso, rivelava loro qualche consiglio o qualche nuova scoperta riguardo al popolo della notte.  

Isaiah, continuando a sorridere al pensiero della gentilezza di Pamila, attraversò il giardino, in cui l’erba era appena stata tosata da un giardiniere, lanciando occhiate veloci alle statue vecchie di due secoli che affiancavano il viale.  Davanti a lui si alzava una delle più belle residenze della Lega, la Villa del Glicine, chiamata così per via dei fiori che nascondevano la facciata dell’edificio. La veranda era sostenuta da bianche colonne prive di scanalatura, con capitelli semplici, su cui si arrampicavano le piante dai fiori lilla e bianchi. Il loro profumo arrivò alle narici dell’ospite, che varcò la porta di casa, su cui la ragazza dai capelli rossi lo stava attendendo.

«Buona sera, mia cara.» Disse, appoggiandole la mano sulla spalla. «Ho ricevuto il messaggio di Ben. Sono davvero dispiaciuto…»

«...è un bel problema.»

«Direi, più che altro, che è una tragedia essere contagiato da quegli immondi esseri!»

La ragazza annuì tristemente e lo seguì verso il Gran Salotto, dove si erano riuniti anche gli altri. Non erano in molti, lì alla Villa del Glicine, anzi. Oltre alla sua squadra, c’erano solamente altri quattro cacciatori. In quel momento erano lì con loro, ma vivevano in appartamenti diversi, nei due diversi piani della casa. Si trattava di Steven Nield, Aaron Lamb, Eliza Garrett e, infine, il giovanissimo Russ Turner, di soli sedici anni. Anche loro, per così dire, facevano parte della grande famiglia di cui lei faceva parte, quindi dovevano presenziare a quell’incontro con il reverendo.

«Dov’è il corpo? L’avete bruciato?»

«Il corpo…?»

Domandarono in coro Andrew, Pamila, Eliza e Russ, con il volto in preda allo stupore. A dirla tutta, a nessuno di loro era mai venuto in mente di uccidere Phil e, tantomeno, di dare fuoco al suo corpo. Isaiah passò lo sguardo sui volti di ciascuno dei ragazzi, soffermandosi specialmente su quello di Ben, che lì in mezzo era il più grande, con i suoi trent’anni.

«Non l’avete ucciso, vero?»

«No.» Fu proprio Ben a rispondere, incrociando le braccia sul petto. «Per ora è vivo. Sta dormendo…»

«Sa controllarsi, almeno?» Chiese allora il religioso, sospirando e passandosi una mano sulla fronte. «Non ha tentato di mordere qualcuno di voi?»

«Gli abbiamo dato del sangue da bere… L’abbiamo avuto da un infermiere, in segreto. Possediamo ancora qualche sacca, ma non credo possa bastare.»

Isaiah si grattò la barbetta incolta sul mento, pensando che Ben avesse ragione: il sangue freddo non gli sarebbe mai bastato. La sete avrebbe sopraffatto la ragione e, presto, Wynn avrebbe potuto attaccare uno dei propri amici, senza rendersene nemmeno conto. Non sapeva che cosa dire a quei ragazzi, che erano troppo affezionati a Philip e non avrebbero mai avuto il coraggio di ucciderlo come avevano fatto come ogni altro Immortale. D’altronde, nessuno li aveva addestrati ad affrontare una situazione simile. Mai era accaduto, infatti, che un cacciatore venisse tramutato in un essere immondo, dal momento che a nessun vampiro era mai venuta questa folle idea.

«Dobbiamo trovare un’alternativa a quel sangue.» Esclamò, alla fine, abbassando le palpebre. «Forse potrei informarmi…»

«Non vorrà che si cibino di animali, vero?» Chiese Eliza, nauseata al solo pensiero di un povero cucciolo ucciso con brutalità. «Che ha che non va il sangue per le trasfusioni?»

«Quel sangue è freddo…» Spiegò il reverendo, facendo rabbrividire la ragazza. «Non proviene da un corpo caldo, con un cuore pulsante.»

«Beh, possiamo sempre scaldarlo al microonde.» Ridacchiò Aaron, beccandosi un’occhiataccia da Steven. «Okay! Scherzavo… Come ce lo procuriamo il sangue di un vivo? Io non ho problemi a portargli dei conglietti

«Non ci sono soluzioni. Persino il sangue animale potrebbe non essere abbastanza: i vampiri bramano sangue umano. È il loro istinto e non possono placarlo, se non cibandosene.» C’era un lieve tremolio nella voce del religioso e non era affatto un buon segno. «Se non fosse più in grado di controllarsi, tenerlo con voi diventerebbe pericoloso.»

«Io so controllarmi.»

Una voce si aggiunse al discorso e tutti si voltarono per vedere Philip, in piedi sulla soglia. Il suo volto pallido spuntava dal buio del corridoio, illuminato dalla lampada del salotto e, sotto le sue labbra curvate in una smorfia disgustata, si intravedevano i canini appuntiti. Il reverendo si alzò di scatto e il crocefisso appeso al suo collo iniziò a dondolare, facendo drizzare ogni singolo pelo sulla pelle morta del redivivo. Quest’ultimo ringhiò spaventato, infilando gli artigli nello stipite della porta e graffiandolo. Dei spaventosi suoni gutturali riempirono la stanza e Russ rabbrividì davanti alla visione dell’amico ormai cambiato.

«Stai lontano… Stai lontano da me con quello.» Si ritrovò a ruggire Wynn, senza ben capire perché quella croce lo terrorizzasse tanto. «Isaiah, se ti avvicini di un solo passo, io-»

«Tu? Vuoi uccidermi, Phil? Vuoi bere il mio sangue?»

Il religioso giunse a un paio di metri da lui, tenendo il crocefisso ben alzato, spingendo il vampiro nel corridoio. Pamila lo seguì immediatamente, con Ben e Steven alle calcagna, tutti e tre con la mano sul coltello d’argento che tenevano nella fondina.

«State lontani da me!!!» Gridò l’Immortale, schiacciandosi contro la parete, da cui cadde un quadretto. «Metti via la croce!!»

«Phil, stai tranquillo…» La rossa gli arrivò vicino e lui poté avvertire l’odore del suo sangue. «Il reverendo è qui per aiutarti.»

Nemmeno il terrore provocatogli dal crocefisso riusciva a spegnere la sete che Philip aveva in quel momento. Il simbolo cristiano gli faceva venire la nausea e, se solo il suo stomaco fosse stato in grado di funzionare, avrebbe vomitato. Eppure, la giugulare esterna di Pam pulsava, lo chiamava, e lui non desiderava nient’altro che conficcarci i denti e succhiare quel liquido vermiglio che vi fluiva. Aveva ragione Isaiah: non poteva controllarsi. Fece per avvicinarsi all’amica, attratto, prima che anche lei le mostrasse il rosario dalle palline bianche che lui stesso le aveva regalato, anni prima.

«In che modo potrebbe aiutarmi?!» Sbraitò, portandosi le braccia davanti al volto. «Sono un mostro, cazzo! Un mostro!!!»

«Phil, ti prego…»

Andrew si avvicinò per poterlo calmare, ma lui balzò indietro, ritrovandosi, senza sapere come, attaccato al soffitto. Emise un basso ringhio continuo, conficcando gli artigli nelle assi in legno, in cui poteva sentire dei tarli muoversi. Sotto di lui, i suoi amici lo pregavano di scendere, ma non aveva intenzione di essere trattato alla stregua di uno dei propri nemici, come se fosse un assassino senza scrupoli. Eppure, oramai, come altro poteva definirsi? Aveva sete del sangue di tutti i presenti. Ognuno di loro, per lui, era solo una fonte di cibo.

«Wynn, vieni giù!» A parlare fu Ben, che gli puntò contro un fucile a pompa, sotto lo sguardo contrariato di Andrew. «Parliamone con calma! Se vogliamo aiutarti, dobbiamo capire quello di cui hai bisogno!»

«Ed è così che mi aiuteresti?! Sparandomi?!»

«C’è solo dell’acqua santa per sedarti, qui dentro. Non voglio ucciderti!»

 

Il vampiro indietreggiò, come un ragno, fino a tornare a terra quando era ormai in fondo al corridoio. Si inclinò appena, in posizione d’attacco, con artigli e canini in mostra come avrebbe fatto una belva. Sia la rossa che il reverendo nascosero i propri crocefissi sotto i vestiti e il secondo rivolse a Philip un sorriso cordiale.

«Non ti uccideremo, Phil… Abbiamo ancora bisogno di te.» Gli disse, allargando le braccia amichevolmente. «Ora che sei un Immortale, potrai essere ancora più utile nella battaglia. Non tutto il male viene per nuocere…»

«Che cosa stai dicendo?»

«Ci aiuterai a capire i loro punti deboli… E noi ti aiuteremo a rimanere te stesso.»

Il redivivo fece per ribattere, ma la sua attenzione venne attirata dall’odore di sangue che proveniva dalla cucina. Sgranò gli occhi e notò che Russ stava uscendo in quel momento dalla stanza con in mano un’enorme brocca di sangue. Doveva bere. Subito. Con una velocità inconcepibile per un umano, arrivò davanti al sedicenne e gli prese di mano il recipiente, sibilando affamato. Si sfamò, avidamente, mentre i compagni lo osservavano attenti e Ben continuava a tenere l’arma puntata verso di lui. Fu quando il cocktail finì, che lasciò cadere il contenitore a terra, così che si frantumò, spargendo vetro ai suoi piedi.

«Io non farò da spia, sia chiaro. Non mi intrufolerò in mezzo a quei dannati vampiri.» Chiarì, stringendo i pugni, colmo di una rabbia che non aveva mai provato. «Troverò chi mi ha fatto questo e voi… Beh, voi mi darete una mano a cercarlo senza puntarmi addosso tutti i vostri aggeggi, se volete che stia qui ad aiutarvi.»

C’era della cattiveria nelle sue parole, una totale assenza di sentimenti umani. Era il mostro dentro di lui che parlava e prendeva il sopravvento… Eppure, aveva come l’impressione di aver provato qualcosa per le persone in quella casa. Era solo un leggero sentore, come quando puoi avvertire l’odore del caffè nonostante ormai la tazza sia vuota. Era così che si sentiva, ma non aveva nient’altro che una stupida metafora per spiegarlo. Sapeva che la sola presenza di Pamila era in grado di tranquillizzarlo e il suo profumo lo inebriava, ma ciò non bastava a farlo tornare in sé. Il suo cuore ormai immobile non si ricordava quel che solo fino a pochi giorni prima amava sinceramente. Non era più in grado di voler bene a nessuno, ora.

«Ho una cosa da chiederti però.» Esclamò, voltandosi verso il religioso. «Voglio che lui sappia quel che mi è successo. Quando riceverò i suoi ordini, allora vi aiuterò.»

«Va bene, Philip. Ora, però, lascia che io…»

Wynn non ascoltò le parole del reverendo, balzò verso la finestra dall’altra parte del corridoio e la spalancò, facendo entrare l’aria fredda della notte. Doveva uscire e cercare colui che l’aveva condannato a quella vita, che vita, poi, non era. Aveva bisogno di ricordarsi ciò che era successo e stare insieme a tutti quegli umani dai cuori pulsanti e dagli odori invitanti, non era certamente utile. Desiderava trovare il suo creatore e vendicarsi con le proprie mani. Tutto ciò che aveva chiesto era una vita dedita alla caccia, degli amici con cui divertirsi nel tempo libero e un buon bicchiere di vodka con cui dimenticare i doveri, almeno per qualche ora. È vero, appartenere alla Lega non gli aveva mai permesso di avere un’esistenza normale, ma non gli aveva mai impedito di provare degli affetti, di avere una ragazza, di baciarla e amarla. Con la trasformazione, ora, non gli era rimasto alcunché.

Mentre correva, veloce, come mai era stato in grado di fare, la rabbia gli stringeva il petto e il suo ruggito risuonava nella notte affollata di Los Angeles.

 

* * *

 

C’era del sangue sparso a terra. Una pozza scura che si espandeva sul cemento di un vicolo, fuoriuscendo dalla ferita sulla resta di una donna.

Lì vicino, ad annusarne l’odore, c’era una ragazza dal volto cereo che non dimostrava più di sedici anni, con lunghi capelli corvini stretti in una treccia. I suoi grandi occhi neri osservavano attenti il macabro spettacolo, mentre si abbassava per toccare quel liquido ormai freddo, in procinto di seccare. Sapeva bene di non poter bere il sangue di un morto, quindi si limitò a sospirare e a osservare il bel volto dell’umana. Si trattava di una trentenne in carriera, con una vita piena di impegni, forse, vista la ventiquattrore poco lontana dal cadavere, da cui erano fuoriusciti documenti pieni di parole e firme. I capelli biondi dalla messa in piega impeccabile, profumavano di balsamo al miele e la ragazza immortale inspirò profondamente, godendosi la sensazione di benessere e nostalgia. Gli ricordava qualcosa della sua vita passata, forse era lo stesso prodotto che anche sua sorella maggiore usava. Chissà… Magari sua madre, addirittura. Sua madre? Pensò, trovando quella parola alquanto bizzarra e priva di significato. Quale era il volto di sua madre?

A volte faticava a rammentare, ma il suo signore gli aveva spiegato che alcuni ricordi andavano perduti, ma poi, con il passare degli anni, era possibile che ritornassero, anche se non avrebbero più avuto lo stesso valore di quello mortale. Alcune, invece, venivano irrimediabilmente dimenticate, per sempre.

«Che spreco…»

Mormorò qualcuno alle spalle della mora, che si voltò velocemente per vedere chi fosse arrivato. Aveva faticato ad avvertire la sua presenza, prima che si autoproclamasse, ma succedeva spesso con chi gli era superiore. Brian era molto antico, anche se non sapeva quanto di preciso. L’età dei vampiri appartenenti alla Élite Oscura rimaneva per lei un mistero, però sapeva di essere la più giovane del gruppo.

«I cacciatori vogliono farci sparire perché credono che siamo pericolosi per il genere umano.» Continuò l’altro, guardandola dall’alto. «Non comprendono che, invece, l’uomo stesso è l’essere più crudele e dannoso. Uccide per il piacere di farlo o per motivi futili, come la gelosia, la passione o i soldi. Perlomeno noi lo facciamo per nutrirci…»

«Non tutti gli uomini sono degli assassini, però!» Esclamò lei, allontanandosi di un passo dal cadavere. «Comunque Michael mi ha raccontato che uno di quelli degli Underground ha ucciso un proprio compagno! Senza motivo, poi.»

«Oh, mia giovane Ellie... Sai ancora così poco!» Le rispose lui, sorridendo come un genitore. «Quegli inetti non sono come noi. Sono deboli, preda degli istinti… Non hanno nemmeno un leader antico che possa guidarli. Se si uccidono tra loro, non ci fanno altro che un piacere.»

La ragazza sgranò i grandi occhi neri, curiosa, senza comprendere perché ci fosse tanta differenza tra quelli dell’Élite e tutti gli altri redivivi. Alla fine anche lei era giovane, visto che era diventata un vampiro solo qualche mese prima. Quindi, se proprio la differenza stava nell’età, lei era più simile alla classe inferiore che a quella a cui apparteneva veramente.

«Non è così… Ti stai sbagliando.» Gli spiegò Brian, che le era entrato nella testa e aveva ascoltato i sui dubbi. «Sei stata tramutata da Raphael in persona… Il suo potere, ora, scorre anche in te.»

«Il potere di Raphael è grande, vero?»

«Non immagini quanto…»

Dicendolo, il vampiro più antico sogghignò, poi afferrò la compagna per le spalle e nel giro di qualche millesimo di secondo entrambi si ritrovarono in cima al palazzo. Da lì si vedeva la 405, su cui il traffico scorreva veloce, in un gioco di luci che per gli Immortali risultava fastidioso. Nel vicolo, in quel momento, arrivò un uomo a piedi che, non appena visto il corpo priva di vita, iniziò a gridare e a chiamare i soccorsi. Probabilmente, Brian sapeva che sarebbe giunto sulla scena dell’omicidio e, per questo, aveva trascinata lì sopra, lontano dagli umani.

«Ci penserà la polizia… Noi dobbiamo pensare a cenare.» Concluse lui, lasciandola e camminando elegantemente verso l’altro lato del tetto. «Anche se, prima, credo che riceveremo una visita.»

«Cosa?»

Mentre si chiedeva che cosa intendesse l’altro, la ragazzina notò che dall’altro lato dell’autostrada, in cima all’edificio degli uffici postali, si trovava il loro signore. Indossava un cappotto marrone con i risvolti coperti da pelliccia e, sopra i guanti, degli anelli con pietre preziose. Mostrò i canini affilati in un tenero sorriso e, per salutarli, si tolse il cilindro, inchinandosi.

«Philip Wynn è uscito dalla tenuta…»

Mormorò appena e, nonostante il traffico e i rumori cittadini, Brian ed Ellie lo sentirono benissimo. La più giovane non poteva saperlo, ma l’altro notò immediatamente che il loro leader fosse terribilmente annoiato anche quella notte. D’altronde, se Raphael avesse voluto, avrebbe potuto trovare il cacciatore da solo, in qualsiasi momento, e ottenere ciò che voleva. Non aveva bisogno di giochi vili come quelli con cui si stava trastullando negli ultimi tempi, per raggiungere i propri scopi. Eppure, lui riusciva a comprenderlo… Esatto: comprendeva il tedio che l’immortalità portava con sé.

«Vuoi che vada a prenderlo?»

Domandandolo, il sottoposto cercò nell’aria l’odore del cacciatore, riconoscendolo in mezzo alla moltitudine di profumi e olezzi di Los Angeles. Si trovava nei pressi di Pico-Union, diretto verso Rosedale. Laggiù c’era una comunità dei vampiri dell’Underground alquanto considerevole e, se solo questi avessero avvistato Wynn, lui non l’avrebbe affatto passata liscia. Aveva ucciso troppi di loro perché lo lasciassero in pace.

Raphael, dal canto suo, si mise a ridacchiare e allargò le braccia, come se fosse rassegnato. Alle sue spalle apparve Michael, che gli porse un nero e lucido bastone da passeggio. Il suo sguardo, però, era ancora fisso sul volto di Brian, nonostante un comune umano, da quella distanza, non avrebbe nemmeno potuto riconoscerne la sagoma.

«Vediamo cosa combinano quegli stolti! Poi, decideremo se intervenire.» La risata cristallina del leader venne coperta dal clacson di un camion. «Sono sicuro che Wynn  se la caverà benissimo… D’altronde, sono io che l’ho creato.»

Il castano scomparve con Michael al seguito, lasciando solo un ultimo monito a Brian: accudire Ellie.

 

* * *

 

Wynn stava correndo per Constance Street, superando le auto parcheggiate e i pochi umani che non erano ancora rientrati in casa. Tutto attorno a lui era lento e insignificante, quasi impalpabile. Era come se ciò che lo circondava fosse solo una proiezione, così distante e irreale. Ciò che trovava tangibile erano gli odori, i battiti dei cuori della gente che viveva nella metropoli, il loro sangue, i brividi della sua pelle. Ogni altra cosa era come se non esistesse affatto, come se non fosse abbastanza importante da dovergli prestare attenzione.

Fu improvvisamente costretto a fermarsi in mezzo alla via, quando un profumo attirò la sua attenzione, impedendogli di avanzare oltre. Era del sangue, caldo, che fuoriusciva dalla gola di una ragazza. Si voltò per cercarla e incontrò il suo sguardo terrorizzato, mentre correva sul marciapiede cercando aiuto.

«Mi aiuti! Per favore!! Mi aiuti!»

Stava urlando, mentre barcollava attraverso le macchine parcheggiare per raggiungere il cacciatore. Lui strinse i denti, mentre la gola gli si seccava e, là dove c’era lo stomaco, avvertiva una morsa. Doveva bere del sangue umano.

«Aiuto…»

Lei gli arrivò fra le braccia, gli si strinse al petto, tremando come una foglia. Allora Philip non sentiva nient’altro che la propria sete e le affondò gli artigli nelle spalle, facendola gemere. Si abbassò appena, appoggiando nell’incavo della clavicola, annusando profondamente quell’invitante odore.

«Ma guardate! C’è il cacciatore!» Fece poi una voce alle sue spalle. «Ora è diventato un “mostro” proprio come noi!!»

Philip si voltò immediatamente, lasciando che la ragazza cadesse sull’asfalto. Uno dei vampiri che fino a poco prima stavano giocando con lei, le giunse accanto in un batter d’occhio e l’afferrò, facendola urlare. Altri due, invece, presero il cacciatore alle spalle e lo immobilizzarono, così che lui iniziò a ringhiare, mostrando i denti.

«Com’è essere un “succhiasangue bastardo”, eh, Wynn?» Gli domandò uno dei redivivi, con gli unti capelli neri appiccicati al volto. «Ti facciamo ancora schifo? O ora hai dimenticato i nostri compagni che hai ucciso? Ti piacciamo adesso?»

«Statemi lontani…» Sibilò, con una voce che non era nemmeno lontanamente umana. «Lasciatemi stare!!!»

Si liberò con un balzo e si ritrovò sul tettuccio di un’auto, dove si abbassò in posizione di difesa, scrutando i nemici. Anche se era stato trasformato in un vampiro, non poteva smettere di odiarli. Pensò, continuando a ringhiare. Adesso che era morto e costretto a quell’esistenza da rinnegato, non poteva far altro che detestarli ancora di più. Il fatto di poter fiutare la paura della loro vittima e di provare piacere lo fece arrabbiare ulteriormente. Il terrore di lei, infatti, non lo infastidiva per niente, anzi: era un invito a cena.

«Che c’è, Wynn? La vuoi?» Chiese il vampiro dai vestiti sfatti che teneva l’umana. «Forza… Vieni qui e prenditi il suo sangue. È delizioso…»

Dicendolo mise in mostra la candida gola di lei, alzandole il mento. La giugulare pulsava e Philip si avvicinò, attratto come una zanzara davanti a una luce abbagliante. Tuttavia, mentre s’incamminava, uno dei redivivi dell’Underground lo attaccò e lo fece cozzare a terra, mandandolo a sbattere contro i pneumatici di una macchina. Lui si alzò immediatamente e con un balzo felino gli si ritrovò addosso e iniziò a prenderlo a pugni in volto, sentendo le risate divertite dei compagni. Strappò un lembo di carne dalla spalla del nemico, ruggendo, per poi spezzargli l’osso del collo e voltargli completamente la testa.

La ragazza urlò terrorizzata, ma colui che la immobilizzava le tappò la bocca, mentre il terzo vampiro si avventò addosso al cacciatore. Lo alzò da terra e lo lanciò contro la saracinesca di un negozio, che si incrinò, talmente l’urto era stato forte. Tuttavia Wynn non avvertiva dolore: era come se ne fosse immune. L’osso del braccio che gli si era spezzato si saldò subito e poté muoversi normalmente. Il suo assalitore, però, gli arrivò di fronte in men che non si dica e lui fu subito costretto a difendersi. Si accorse allora che, anche senza toccarlo, riuscì a respingerlo e a farlo ruzzolare lontano da lì. Era dunque questo il potere che gli era stato donato durante la trasformazione? Si domandò, guardandosi sconvolto le mani. Un redivivo poteva fare tutto ciò senza un minimo sforzo? Senza neanche un minimo di pratica?

«Da che parte stai, cacciatore?!»

«Dalla mia!!!»

«No… No! Tu stai con quelli dell’Élite! Il tuo potere è troppo-»

Il discorso fra i due, venne interrotto dall’immortale a cui aveva rotto l’osso del collo che, a quanto pare, era già guarito dal danno. Fu però tempestivo nella reazione e lo alzò tenendolo per il collo, puntando gli occhi neri in quelli rossi di lui.

«Fanculo, cazzo!» Sbraitò, lanciandolo via come un pezzetto di carta. «Andatevene tutti a fanculo!!»

«Che linguaggio scurrile…»

Una voce diversa da qualunque avesse mai sentito prima, costrinse Philip a puntare lo sguardo verso le scale anti-incendio della palazzina di fronte. Lassù, stretti in mantelli neri, c’erano due vampiri che non aveva mai visto prima di allora. Quelli della Élite Oscura, infatti, intervenivano raramente negli scontri cittadini. Uno dei due, che Philip notò essere solo una ragazzina immatura, si fece avanti e rivolse un’occhiata terrificante ai redivivi più deboli.

«Quello non sta con noi…»

«Io non sto con nessuno di voi, razza di schifosi esseri senz’anima!!»

Sibilò il cacciatore, indietreggiando appena, tenendo d’occhio ogni non-morto presente e persino l’umana. Fu quando l’altro vampiro incappucciato apparve in strada, che quelli dell’Underground si volatilizzarono in un baleno, con dei sibili contrariati. Si avvicinò lentamente all’umana e, con un gesto della mano, questa  cadde a terra, tramortita.

«Rimani con la Lega? Ti giochi l’esistenza al fianco di alcuni miseri e deboli umani?»

Domandò Brian, mentre la sua compagna lo raggiungeva e osservava curiosa il cacciatore. Philip, all’improvviso, avvertì un’energia sconosciuta invadergli il cranio. Sentiva una voce lontana nella testa e una forza sembrava trascinarlo in avanti, verso di lei, come se lo stesse stregando. Alzò a fatica lo sguardo per ritrovarsi infangato nei grandi e profondi occhi neri di lei, che parevano inghiottirlo.

«Che diavolo…?» Bisbigliò, non capendo cosa stesse succedendo. «Cosa mi stai facendo?»

«Philip!!!»

A gridare il suo nome fu il reverendo Isaiah, che era appena spuntato in fondo al vicolo, scendendo da una macchina nera. I due vampiri, vedendolo, sibilarono appena e il potere di Ellie svanì, permettendo al moro di riprendersi e correre dall’amico. Tuttavia, anche Brian apparì davanti al religioso, sorridendo e sistemandosi la giacca elegante che nascondeva sotto al pesante mantello.

«Salve, padre… Vedervi è sempre un piacere.» Sogghignò, abbassando il cappuccio. «Il mio signore si chiedeva che fine aveste fatto. Siete tornato perché Wynn è cambiato? Lo volete guarire?»

«Stai lontano, diabolica bestia!!» Esclamò il reverendo, puntando il crocefisso contro il vampiro. «Non provocare i servi di Dio.»

«“Dio”? Lo chiamate così, ora?»

L’antico immortale rise, nonostante il suo volto apparisse turbato. Non era infatti del tutto immune a quel simbolo religioso come voleva far credere. Tuttavia, sia Philip che Ellie sembravano subirne l’effetto e si contorsero doloranti.  

«Sappiamo tutti che non è Dio, colui che servite…» Continuò il castano, parlando direttamente nella testa di Isaiah. «Dov’è lui? È stato lui a mandarvi da Wynn ora che è uno di noi? Ha forse paura, adesso?»

«Lui non ha paura di voi!»

Mormorò il prete, facendo cadere a terra la croce, vittima del potere del redivivo. Quest’ultimo tirò un calcio all’oggetto, mandandolo lontano da lì in modo che non esercitasse più nessun potere su di lui. Anche la ragazza dalla lunga trecca si aggiunse al gruppo e piegò appena il capo di lato, così che, nuovamente, la sua energia strisciò nelle vene di Philip e del reverendo.

«Se non ha paura, allora perché non è con voi?» Chiese ancora, attraverso il pensiero, Brian. «Dove si è nascosto quel codardo di Jamey Wynn?!»

Le tempie dei due soggiogati sembravano scoppiare e per il male entrambi si inginocchiarono a terra, tenendosi la testa fra le mani. Il religioso, allora, si ritrovò a sussurrare, sapendo che le sue parole sarebbero state comunque captate dal portentoso udito di chi lo circondava.

«Ja-JameyLui…  Io non so dove sia.» Ammise, cadendo del tutto a terra. «Non è lui a d-d-darmi ordini diretti.»

Un ringhio rabbioso dell’immortale gli squarciò la testa, facendolo urlare. Sentì il suo potere invadergli la mente, violandola alla ricerca di un’informazione qualsiasi. Eppure non sa veramente dove sia nascosto Jamey Wynn. Nello scoprire quest’informazione, Philip sembrò stupirsene, ma non riuscì a muoversi di un millimetro.

«Ditegli che non vincerà questa battaglia nascondendosi e usandovi come marionette per i propri comodi.» Concluse Brian, coprendosi con il mantello. «Deve uscire allo scoperto il prima possibile, se non vuole perdervi tutti quanti. O forse non gli importa nulla, di voi?»

I vampiri scomparvero, liberando i cacciatori dai loro poteri e portando con loro il corpo privo di sensi dell’umana. Allora Wynn si alzò, digrignando i denti rabbioso, afferrando il reverendo per la giacca. Rimase in silenzio per qualche istante, guardandolo dritto negli occhi e provando il desiderio di ucciderlo.

«Che cazzo è questa storia?!» Domandò allora, scuotendo Isaiah con prepotenza. «Dov’è Jamey?! Dov’è mio fratello?!»

«Non lo so, Philip. Non ne ho idea.» Ammise l’altro, abbassando le palpebre. «Non lo vedo da dieci anni.»

Philip lasciò andare il compagno e fece un passo indietro, lanciando sguardi preoccupati attorno a sé. Da quando era stato trasformato, per la prima volta, gli pareva di provare un sentimento diverso dall’odio e dall’ira. Non riuscì a capire di che cosa si trattasse, ma si rese conto che ciò gli provocava uno strano formicolio allo stomaco. Eppure era morto, non poteva avvertire quell’ansia. Strinse i pugni, bucandosi con i propri artigli, rivolgendo di nuovo l’attenzione al reverendo.

«Allora per chi stiamo combattendo?»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ri-ciao a tutti quanti!!!

 

Bene ecco il nuovo capitolo di questa strana storia sui vampiri!!

Qui si sono conosciuti dei nuovi personaggi, tra cui il reverendo Isaiah e il giovane vampiro femmina Ellie! Entrambi saranno fondamentali nella trama, quindi non dimenticateli! :D

 

Inoltre ci è stato rivelato che Jamey è il fratello di Philip, ma ancora non si conosce molto di loro due e del ruolo di Jamey in tutto questo!

Chissà perché Raphael lo sta cercando?

 

Lo scopriremo presto! J

 

Grazie a tutti quelli che stanno leggendo!

 

 

Mi trovate su wordpress all’indirizzo http://michellemorrison42.wordpress.com/

E su facebook, alla mia pagina,  https://www.facebook.com/pages/Michelle-Morrison/390257021129034

 

 

 

A presto!

 

 

M.M.

   
 
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