Only
Hope ~
Sei disposto a metterti in gioco per qualcosa che non esiste?
Capitolo
1 ~ Inaspettato, Natale 2021
“Weasley,
ti dispiace farti più in là? Sai, non respiro”
“Potter, perché non provi ad alzare il tuo di
dietro da quella sedia e a spostarti?
Non ti fa male fare un po’ di attività,
sai”
“Potrei arrabbiarmi, Weasley”
“Sto tremando di paura, Potter. Cosa mi farai, ti passerai
una mano nei capelli
sperando che cada ai tuoi piedi?”
“Merlino, da quando sei così simpatica? Ah, sai,
di solito quando una persona
parla, la si guarda negli occhi e non la si ignora”
“Non ti sto ignorando, Potter, visto che ti sto parlando.
Sono semplicemente
convinta che sia più gradevole una pagina di un noiosissimo
trattato di
Trasfigurazione piuttosto che la tua faccia da schiaffi”
Non
c’era da stupirsi se anche quel giorno io e James Sirius
Potter stessimo litigando. Era un’abitudine, ormai. Non lo
facevamo neanche per
cattiveria, era più forte di noi continuare a rispondere
all’altro in tono
sarcastico. Fin da quando eravamo bambini era così.
Be’, no. Da bambini preferivamo prenderci a schiaffi, proprio
perché ancora non
eravamo capaci di rispondere a tono ad una provocazione.
Ormai anche il resto degli studenti di Hogwarts si era abituato, era
diventata
una tradizione il nostro battibeccare per qualunque sciocchezza.
Anche quel giorno, il giorno di Natale di un lontano 2021, stavamo
litigando.
Eravamo gli unici rimasti ad Hogwarts per le vacanze Natalizie. Io
avevo tirato
fuori la scusa dei M.A.G.O, ma in realtà non morivo dalla
voglia di rivedere la
mia famiglia. Preferivo rimanere lontana da loro, in modo da non
rendermi conto
della mia diversità.
James invece...bah, sembrava avesse preso sul serio i M.A.G.O, cosa
assurda,
visto che lui non prendeva sul serio neanche se stesso.
Ed eravamo rimasti solo noi due ad Hogwarts, assurdo.
Noi e i professori, i professori e noi. Già il fatto di
rimanere da sola con i
professori mi metteva a disagio, poi considerando che come unica ancora
di
salvezza avevo il mononeurone primogenito Potter...ci sarebbe stato da
buttarsi
giù dalla Torre di Astronomia.
“Per
la mia faccia da schiaffi, come la chiami tu, molte
ragazze hanno perso la testa!” replicò
indispettito lui, incrociando le
braccia. Mi decisi ad alzare lo sguardo su di lui e inarcai un
sopracciglio,
scettica.
“Potter, non mi sembra criticare il cattivo gusto di molte
persone così
apertamente” lo rimproverai, con un sorrisetto sarcastico.
James alzò gli occhi
al cielo e mise su un’espressione esasperata. Doveva
costargli molto non
tirarmi il libro che stavo leggendo in faccia.
Se c’era una persona che era tanto fissata con
l’aspetto fisico da dover
guardare il proprio riflesso anche nel cucchiaio, quella era
sicuramente James
Sirius Potter, per cui, quando qualcuno faceva una battuta sulla sua (dubbia) avvenenza, diventava una belva.
Evidentemente, quel giorno cercava di trattenersi.
“Già, dici così perché non
hai il coraggio di apprezzare, vero Dominique?” Si
passò una mano fra i capelli ed io voltai il viso, nauseata.
Merlino, come
diventava antipatico con quel gesto! Non che prima non lo fosse...ma
almeno non
sembrava che si considerasse un divo.
“Apprezzare cosa, James? Se me lo dici, forse potrei pure
provarci”
Sentii la sua mano sulla mia spalla e sussultai, poi quella si
spostò al mio
viso. Scostò con un semplice gesto i boccoli biondi e prese
il mento fra due
dita, costringendomi a voltarmi.
“Ehm..non mi sento molto a mio agio, Potter...”
mormorai, mentre lui mi sorrideva sarcastico.
“Non vedi cosa c’è da apprezzare? Tutto,
Dominique, tutto. Il mio sorriso, le
mie fossette, i miei occhi maliziosi, i miei deliziosi
capelli...”
“Da spaventapasseri” intervenni, divincolandomi
dalla sua presa e incrociando
le braccia sotto al seno.
“Il mio torace scolpito...”
“Seh, da uno scultore cieco” borbottai, alzando gli
occhi al cielo, esasperata.
“Non hai visto, Weasley. Dovresti prima vedere per affermare
cose del genere –
tra l’altro molto false”
“Non ho alcuna intenzione di vedere qualunque cosa abbia a
che fare con te,
James Potter!” strepitai, arrossendo furiosamente ed
alzandomi dal tavolo.
“Seh, certo. Tu muori dalla voglia di vedere” mi
urlò dietro lui, con un
sorrisetto vittorioso sulla faccia da schiaffi.
“Oh, va al diavolo, Potter!”
Natale.
L’aria di festa si respirava in ogni stanza di Hogwarts,
nonostante non ci
fosse quasi anima viva.
Non mi era mai piaciuto il Natale.
A dir la verità non mi erano mai piaciute le feste, visto
che io venivo sempre
costretta a partecipare a quelle deliziose tavolate di famiglia, che,
se non si
era capito, odiavo.
Odiavo dovermi sentire diversa solo perché avevo capelli
biondi e occhi di
ghiaccio, solo perché non ero allegra, solare e vivace come
tutti i Weasley. Mi
dava fastidio essere perennemente additata come
strana, perennemente in cerca di una maschera di finta
impassibilità dietro la quale dovermi nascondere.
Ero stanca di essere quella che non ero. Ero strana, forse? No, ero
semplicemente una ragazza come tante, forse un po’ chiusa in
se stessa e molto asociale, ma non
ero strana. Non
ero diversa.
Almeno era quello che credevo.
“Dominique?”
Sbuffai, chiudendo immediatamente il libro che avevo fra le mani, e
alzai lo
sguardo sulla figura accanto a me. James era lì impalato,
con aria leggermente
imbarazzata e un piccolo sorrisetto sul viso. Stranamente non mi
risultò né
irritante, né fastidioso.
“Sì?” chiesi, inarcando un sopracciglio,
scettica. Cosa voleva da me
quell’essere che di umano aveva ben poco e che aveva avuto
addirittura il
coraggio di mettere piedi in biblioteca per chiamarmi?
“Io...ehm...Buon Natale!” biascica, arrossendo di
botto. Se l’avessi detto a
qualcuno non ci avrebbero creduto. James che arrossisce è
come....come Albus
con i capelli biondi, dai!
“Sì, James. So che è Natale. Buon
Natale anche a te” borbottai, storcendo il
naso e tornando alla mia lettura. Lui non demordeva. Si sedette davanti
a me e
continuò a fissarmi imbarazzato per almeno dieci minuti,
fino a quando non
decisi che era arrivato il momento di mettere fine a questa
sciocchezza. “C’era
qualcosa che dovevi dirmi, James?”
Avevo usato il suo nome, James. Non
lo facevo spesso, di solito ci chiamavamo per cognome oppure usavamo i
nostri
nomi per prenderci in giro, per dare un briciolo di
cordialità ad un rapporto
famigliare che non esisteva.
“No, dirti no” replicò lui, con un
sorrisetto enigmatico. “Da darti, più che
altro” Mise sul tavolo una scatola blu, non più
grande di un foglio di
pergamena. “Buon Natale, Dominique Weasley”
Rimasi di sasso.
Quello era un regalo? Per me? Da parte di James? Certo che il mondo
stava
proprio girando al contrario.
“James, cosa...”
Spinse verso di me la scatolina con un’aria divertita.
Io sospirai e mi costrinsi ad aprirla. E rimasi perplessa.
C’era una pergamena,dentro, e quello che doveva – voleva – essere uno spartito
musicale.
Be’, forse con un po’ di immaginazione quelle
macchioline poste su uno spazio o
su un rigo potevano sembrare addirittura delle note musicali.
“Lo so che non sono Mozart, però mi farebbe
piacere sapere cosa ne
pensi...Magari potresti suonarla, non so. Io non ne sono
capace...” Attaccò a
parlare a raffica, imbarazzato, ma, non appena posai il mio sguardo su
di lui,
tacque, rosso come un peperone.
“L’hai scritta tu?” chiesi, con
un’espressione stupita. Lui annuì, esitante.
“Tu? Per me?”
“Non conosco nessun altro che suoni il pianoforte
così divinamente quanto te”
mormorò, a bassissima voce, torcendosi le mani.
Cavoli, ed io che credevo fosse un mononeurone...
“James?”
“Uhm?”
“Io non ti ho fatto un regalo” Non decente, almeno.
Avevo comprato un maglione
ad Hogsmeade qualche settimana fa e avevo pensato di regalarglielo, ma
questo...questo spartito cambiava tutto. Avevo sempre pensato che mi
avrebbe
regalato una delle sue solite sciocchezze, tipo anellini e bracciali.
Il solito
scambio cortese di regali, obbligato dai nostri parenti.
E invece....
“A me basterebbe sentirtela suonare”
Ammiccò alla pergamena tra le mie mani. Io
abbassai lo sguardo su quella e sorrisi, intenerita.
“Ok, andiamo”
La
Stanza delle Necessità era il mio posto preferito, ad
Hogwarts, secondo solo alla Biblioteca. Solo che qui nessuno ti
guardava se
restavi troppo tempo a leggere un libro o se quel giorno eri
più asociale del solito.
Fin dal primo anno mi rifugiavo in questa stanza – di cui
Teddy mi aveva
parlato tempo addietro – per suonare un po’ il
pianoforte.
Avevo incominciato a prendere lezioni di pianoforte
all’età di sei anni,
affascinata dalla musica classica che avevo sentito a casa di zia
Hermione e a
diciassette anni ero in grado di suonare discretamente bene, lo ammetto.
Suonare mi liberava dall’ansia, dalla preoccupazione, da
qualsiasi cosa che non
fossero le note che scorrevano davanti ai miei occhi.
Da piccola mi vantavo di saper suonare anche ad occhi chiusi, credevo
che il
trucco per imparare bene a suonare fosse sapere la melodia a memoria.
Non era così, me lo spiegò il maestro, paziente.
Saper suonare il pianoforte significava riuscire a leggere le note
sullo
spartito e, contemporaneamente, riuscire a suonarle in un decimo di
secondo.
“Vieni, siediti accanto a me” mormorai, entrando
nella sala che ci aveva
offerto la Stanza delle Necessità. Era grandissima, con un
grande lampadario
sul soffitto – uno di quei lampadari da palazzi reali
– e un bellissimo
pianoforte al centro. Nero, lucido.
“Eh?” James fece una faccia stupita mentre io gli
indicavo lo spazio vuoto
accanto a me sul sediolino. “Accanto a te?”
“Sai, non mordo”
replicai, con un
sorrisetto divertito, sistemando lo spartito sul leggio.
Lui fece un sorriso e si sedette accanto a me, con un sospiro.
Suonare era facile, lo sapevo. Per me era come respirare, come litigare
con James.
Ma quel giorno, la sua presenza mi lasciò un attimo
interdetta. E non perché non
avessi mai suonato per qualcuno, anzi. Ero arrivata a fare anche un
piccolo
saggio all’età di quattordici anni.
Questa volta, però, era diverso. Lo sentivo dentro di me.
Sentivo qualcosa che bruciava, in me, a partire dal mio ginocchio che
sfiorava
quello di James.
Poggiai le mani sulla tastiera del pianoforte e sorrisi, mentre James
mi guardava
in attesa. Adoravo quel momento, la pausa incoraggiante che precedeva
ogni
nota. Quel silenzio incerto in cui la melodia sembrava prendere vita
dentro di
me, prima di essere suonata.
“Nicky?” Il suo fiato sul mio collo, la sua
presenza accanto al mio corpo. Mi
ritrovai a sussultare e una accordo dissonante scaturì dal
pianoforte. “Ops,
scusa”
Sorrisi, le mie mani tornarono sulle note giuste e iniziai a suonare.
James,
accanto a me, trattenne il fiato e mi guardò stupito. La
melodia prese vita da
sola, a me non restava che seguire le note sullo spartito. E quella
cresceva,
rigogliosa, come una pianta. Avvolgeva me e lui in
un’atmosfera surreale, quasi
fuori dal mondo. Era così bella che mi veniva quasi da
piangere. Non riuscivo a
credere che quella sinfonia meravigliosa l’avesse scritta
James Sirius Potter,
era qualcosa di incredibile.
Ero certa che neanche io sarei riuscita a scrivere una cosa tanto bella.
E quando anche gli ultimi accordi svanirono, lui mi guardò
con aria seria,
un’aria che gli avevo visto raramente.
“Cosa c’è?” chiesi, stupita,
con le mani ancora bloccate sui tasti d’avorio.
“Tu...sei bravissima!” mormorò,
folgorato. “Quando l’ho suonata io non era
così!”
Risi, divertita.
“No, davvero. Tu...sei magica” iniziò a
giocherellare con un mio boccolo biondo
e fece un’espressione buffa che mi fece sorridere,
intenerita. “Non so come tu
abbia fatto, sei...un genio”
“Non dire sciocchezze, James” Arrossii, lui prese
il mio viso tra le mani.
Ecco, possibile che in un solo momento, da un mononeurone James si
trasformasse
in un essere tanto sensibile?
“Tu sei fantastica, Dominique, che lo voglia o no”
[Forse
è stato quel giorno che è iniziato tutto. Con il
mio viso fra le sue mani, i
suoi occhi puntati nei miei, le sue parole che mi ronzavano in
testa...forse è
stato quello l’inizio della fine. Sì, della fine
della vita.
O forse non si può dare un inizio a tutto. Forse era
destino, da quando eravamo
piccoli. Forse.
Ma non potrei dirlo con sicurezza.
E, mentre le mie dita scivolano lentamente verso un altro tasto, alzo
la testa
sullo spartito.
Per
Dominique Weasley, c’è
scritto.
Da James Sirius Potter.
Natale 2021
E una lacrima cade sui tasti
d’avorio.]
Angolo
Autrice
Aggiornamento
lampo!
Vi ringrazio per i complimenti, siete davvero gentilissime. Spero che
questo
primo capitolo vi sia piaciuto. A me è piaciuto molto
scriverlo, sia per il
litigio iniziale che per la parte finale.
Ringraziamenti
_BellaBlack_:
Credo che tu abbia un’opinione
di me troppo alta, sul serio. Non riesco a credere che tu, a priori,
riesca a
pensare che certamente non ti deluderò. Mi sento caricata di
responsabilità J,
ma
non per questo mi dispiace, eh! Sono contenta che ti piaccia
già. Lo ammetto,
non credo che ci sarà mai un finale allegro. Non ne sono
capace! J
Grazie
mille, anche per il video (Anche io adoro quel film e soprattutto Adam
Brody)
Bec
Hale: Grazie,
grazie. Non so come
ringraziarti. Sai, mi è preso un colpo quando ho letto che
avresti sospeso la
fic e mi dispiace tanto. Spero che riavrai Internet al più
presto. Grazie mille
per i complimenti.
EllaYaYa:
Aggiornato!
Grazie mille per i complimenti e spero ti piaccia anche
questo capitolo J
lilyluna_4e:
Grazie,
non riesco a credere che tutti quegli aggettivi positivi sono
rivolti al mio piccolo prologo. Sono emozionata. Ti ringrazio molto,
eccoti il
seguito. Spero ti piaccia anche questo.