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Autore: Eliatheas    03/11/2008    7 recensioni
Questa che vi racconterò non è una storia felice e probabilmente non lo sarebbe mai stata, neanche se io e lui [noi] fossimo rimasti insieme.
Perché c’è sempre qualcosa che non va, c’è sempre il piccolo dettaglio che fa male, la nota stonata nell’armonia della vita.
Non esiste il lieto fine, non esisterà mai.
[Dominique Weasley/James Sirius Potter]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Only Hope ~
Sei disposto a metterti in gioco per qualcosa che non esiste?

Capitolo 1 ~ Inaspettato, Natale 2021

“Weasley, ti dispiace farti più in là? Sai, non respiro
“Potter, perché non provi ad alzare il tuo di dietro da quella sedia e a spostarti? Non ti fa male fare un po’ di attività, sai”
“Potrei arrabbiarmi, Weasley”
“Sto tremando di paura, Potter. Cosa mi farai, ti passerai una mano nei capelli sperando che cada ai tuoi piedi?”
“Merlino, da quando sei così simpatica? Ah, sai, di solito quando una persona parla, la si guarda negli occhi e non la si ignora”
“Non ti sto ignorando, Potter, visto che ti sto parlando. Sono semplicemente convinta che sia più gradevole una pagina di un noiosissimo trattato di Trasfigurazione piuttosto che la tua faccia da schiaffi”

Non c’era da stupirsi se anche quel giorno io e James Sirius Potter stessimo litigando. Era un’abitudine, ormai. Non lo facevamo neanche per cattiveria, era più forte di noi continuare a rispondere all’altro in tono sarcastico. Fin da quando eravamo bambini era così.
Be’, no. Da bambini preferivamo prenderci a schiaffi, proprio perché ancora non eravamo capaci di rispondere a tono ad una provocazione.
Ormai anche il resto degli studenti di Hogwarts si era abituato, era diventata una tradizione il nostro battibeccare per qualunque sciocchezza.
Anche quel giorno, il giorno di Natale di un lontano 2021, stavamo litigando.
Eravamo gli unici rimasti ad Hogwarts per le vacanze Natalizie. Io avevo tirato fuori la scusa dei M.A.G.O, ma in realtà non morivo dalla voglia di rivedere la mia famiglia. Preferivo rimanere lontana da loro, in modo da non rendermi conto della mia diversità.
James invece...bah, sembrava avesse preso sul serio i M.A.G.O, cosa assurda, visto che lui non prendeva sul serio neanche se stesso.
Ed eravamo rimasti solo noi due ad Hogwarts, assurdo.
Noi e i professori, i professori e noi. Già il fatto di rimanere da sola con i professori mi metteva a disagio, poi considerando che come unica ancora di salvezza avevo il mononeurone primogenito Potter...ci sarebbe stato da buttarsi giù dalla Torre di Astronomia.

“Per la mia faccia da schiaffi, come la chiami tu, molte ragazze hanno perso la testa!” replicò indispettito lui, incrociando le braccia. Mi decisi ad alzare lo sguardo su di lui e inarcai un sopracciglio, scettica.
“Potter, non mi sembra criticare il cattivo gusto di molte persone così apertamente” lo rimproverai, con un sorrisetto sarcastico. James alzò gli occhi al cielo e mise su un’espressione esasperata. Doveva costargli molto non tirarmi il libro che stavo leggendo in faccia.
Se c’era una persona che era tanto fissata con l’aspetto fisico da dover guardare il proprio riflesso anche nel cucchiaio, quella era sicuramente James Sirius Potter, per cui, quando qualcuno faceva una battuta sulla sua (dubbia) avvenenza, diventava una belva. Evidentemente, quel giorno cercava di trattenersi.
“Già, dici così perché non hai il coraggio di apprezzare, vero Dominique?” Si passò una mano fra i capelli ed io voltai il viso, nauseata. Merlino, come diventava antipatico con quel gesto! Non che prima non lo fosse...ma almeno non sembrava che si considerasse un divo.
“Apprezzare cosa, James? Se me lo dici, forse potrei pure provarci”
Sentii la sua mano sulla mia spalla e sussultai, poi quella si spostò al mio viso. Scostò con un semplice gesto i boccoli biondi e prese il mento fra due dita, costringendomi a voltarmi.
“Ehm..non mi sento molto a mio agio, Potter...” mormorai, mentre lui mi sorrideva sarcastico.
“Non vedi cosa c’è da apprezzare? Tutto, Dominique, tutto. Il mio sorriso, le mie fossette, i miei occhi maliziosi, i miei deliziosi capelli...”
“Da spaventapasseri” intervenni, divincolandomi dalla sua presa e incrociando le braccia sotto al seno.
“Il mio torace scolpito...”
“Seh, da uno scultore cieco” borbottai, alzando gli occhi al cielo, esasperata.
“Non hai visto, Weasley. Dovresti prima vedere per affermare cose del genere – tra l’altro molto false”
“Non ho alcuna intenzione di vedere qualunque cosa abbia a che fare con te, James Potter!” strepitai, arrossendo furiosamente ed alzandomi dal tavolo.
“Seh, certo. Tu muori dalla voglia di vedere” mi urlò dietro lui, con un sorrisetto vittorioso sulla faccia da schiaffi.
“Oh, va al diavolo, Potter!”

Natale.
L’aria di festa si respirava in ogni stanza di Hogwarts, nonostante non ci fosse quasi anima viva.
Non mi era mai piaciuto il Natale.
A dir la verità non mi erano mai piaciute le feste, visto che io venivo sempre costretta a partecipare a quelle deliziose tavolate di famiglia, che, se non si era capito, odiavo.
Odiavo dovermi sentire diversa solo perché avevo capelli biondi e occhi di ghiaccio, solo perché non ero allegra, solare e vivace come tutti i Weasley. Mi dava fastidio essere perennemente additata come strana, perennemente in cerca di una maschera di finta impassibilità dietro la quale dovermi nascondere.
Ero stanca di essere quella che non ero. Ero strana, forse? No, ero semplicemente una ragazza come tante, forse un po’ chiusa in se stessa e molto asociale, ma non ero strana. Non ero diversa.
Almeno era quello che credevo.
“Dominique?”
Sbuffai, chiudendo immediatamente il libro che avevo fra le mani, e alzai lo sguardo sulla figura accanto a me. James era lì impalato, con aria leggermente imbarazzata e un piccolo sorrisetto sul viso. Stranamente non mi risultò né irritante, né fastidioso.
“Sì?” chiesi, inarcando un sopracciglio, scettica. Cosa voleva da me quell’essere che di umano aveva ben poco e che aveva avuto addirittura il coraggio di mettere piedi in biblioteca per chiamarmi?
“Io...ehm...Buon Natale!” biascica, arrossendo di botto. Se l’avessi detto a qualcuno non ci avrebbero creduto. James che arrossisce è come....come Albus con i capelli biondi, dai!
“Sì, James. So che è Natale. Buon Natale anche a te” borbottai, storcendo il naso e tornando alla mia lettura. Lui non demordeva. Si sedette davanti a me e continuò a fissarmi imbarazzato per almeno dieci minuti, fino a quando non decisi che era arrivato il momento di mettere fine a questa sciocchezza. “C’era qualcosa che dovevi dirmi, James?”
Avevo usato il suo nome, James. Non lo facevo spesso, di solito ci chiamavamo per cognome oppure usavamo i nostri nomi per prenderci in giro, per dare un briciolo di cordialità ad un rapporto famigliare che non esisteva.
“No, dirti no” replicò lui, con un sorrisetto enigmatico. “Da darti, più che altro” Mise sul tavolo una scatola blu, non più grande di un foglio di pergamena. “Buon Natale, Dominique Weasley”
Rimasi di sasso.
Quello era un regalo? Per me? Da parte di James? Certo che il mondo stava proprio girando al contrario.
“James, cosa...”
Spinse verso di me la scatolina con un’aria divertita.
Io sospirai e mi costrinsi ad aprirla. E rimasi perplessa.
C’era una pergamena,dentro, e quello che doveva – voleva – essere uno spartito musicale.
Be’, forse con un po’ di immaginazione quelle macchioline poste su uno spazio o su un rigo potevano sembrare addirittura delle note musicali.
“Lo so che non sono Mozart, però mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi...Magari potresti suonarla, non so. Io non ne sono capace...” Attaccò a parlare a raffica, imbarazzato, ma, non appena posai il mio sguardo su di lui, tacque, rosso come un peperone.
“L’hai scritta tu?” chiesi, con un’espressione stupita. Lui annuì, esitante. “Tu? Per me?”
“Non conosco nessun altro che suoni il pianoforte così divinamente quanto te” mormorò, a bassissima voce, torcendosi le mani.
Cavoli, ed io che credevo fosse un mononeurone...
“James?”
“Uhm?”
“Io non ti ho fatto un regalo” Non decente, almeno. Avevo comprato un maglione ad Hogsmeade qualche settimana fa e avevo pensato di regalarglielo, ma questo...questo spartito cambiava tutto. Avevo sempre pensato che mi avrebbe regalato una delle sue solite sciocchezze, tipo anellini e bracciali. Il solito scambio cortese di regali, obbligato dai nostri parenti.
E invece....
“A me basterebbe sentirtela suonare” Ammiccò alla pergamena tra le mie mani. Io abbassai lo sguardo su quella e sorrisi, intenerita.
“Ok, andiamo”

La Stanza delle Necessità era il mio posto preferito, ad Hogwarts, secondo solo alla Biblioteca. Solo che qui nessuno ti guardava se restavi troppo tempo a leggere un libro o se quel giorno eri più asociale del solito.
Fin dal primo anno mi rifugiavo in questa stanza – di cui Teddy mi aveva parlato tempo addietro – per suonare un po’ il pianoforte.
Avevo incominciato a prendere lezioni di pianoforte all’età di sei anni, affascinata dalla musica classica che avevo sentito a casa di zia Hermione e a diciassette anni ero in grado di suonare discretamente bene, lo ammetto.
Suonare mi liberava dall’ansia, dalla preoccupazione, da qualsiasi cosa che non fossero le note che scorrevano davanti ai miei occhi.
Da piccola mi vantavo di saper suonare anche ad occhi chiusi, credevo che il trucco per imparare bene a suonare fosse sapere la melodia a memoria.
Non era così, me lo spiegò il maestro, paziente.
Saper suonare il pianoforte significava riuscire a leggere le note sullo spartito e, contemporaneamente, riuscire a suonarle in un decimo di secondo.
“Vieni, siediti accanto a me” mormorai, entrando nella sala che ci aveva offerto la Stanza delle Necessità. Era grandissima, con un grande lampadario sul soffitto – uno di quei lampadari da palazzi reali – e un bellissimo pianoforte al centro. Nero, lucido.
“Eh?” James fece una faccia stupita mentre io gli indicavo lo spazio vuoto accanto a me sul sediolino. “Accanto a te?”
“Sai, non mordo”  replicai, con un sorrisetto divertito, sistemando lo spartito sul leggio.
Lui fece un sorriso e si sedette accanto a me, con un sospiro.
Suonare era facile, lo sapevo. Per me era come respirare, come litigare con James. Ma quel giorno, la sua presenza mi lasciò un attimo interdetta. E non perché non avessi mai suonato per qualcuno, anzi. Ero arrivata a fare anche un piccolo saggio all’età di quattordici anni.
Questa volta, però, era diverso. Lo sentivo dentro di me.
Sentivo qualcosa che bruciava, in me, a partire dal mio ginocchio che sfiorava quello di James.
Poggiai le mani sulla tastiera del pianoforte e sorrisi, mentre James mi guardava in attesa. Adoravo quel momento, la pausa incoraggiante che precedeva ogni nota. Quel silenzio incerto in cui la melodia sembrava prendere vita dentro di me, prima di essere suonata.
“Nicky?” Il suo fiato sul mio collo, la sua presenza accanto al mio corpo. Mi ritrovai a sussultare e una accordo dissonante scaturì dal pianoforte. “Ops, scusa”
Sorrisi, le mie mani tornarono sulle note giuste e iniziai a suonare. James, accanto a me, trattenne il fiato e mi guardò stupito. La melodia prese vita da sola, a me non restava che seguire le note sullo spartito. E quella cresceva, rigogliosa, come una pianta. Avvolgeva me e lui in un’atmosfera surreale, quasi fuori dal mondo. Era così bella che mi veniva quasi da piangere. Non riuscivo a credere che quella sinfonia meravigliosa l’avesse scritta James Sirius Potter, era qualcosa di incredibile.
Ero certa che neanche io sarei riuscita a scrivere una cosa tanto bella.
E quando anche gli ultimi accordi svanirono, lui mi guardò con aria seria, un’aria che gli avevo visto raramente.
“Cosa c’è?” chiesi, stupita, con le mani ancora bloccate sui tasti d’avorio.
“Tu...sei bravissima!” mormorò, folgorato. “Quando l’ho suonata io non era così!”
Risi, divertita.
“No, davvero. Tu...sei magica” iniziò a giocherellare con un mio boccolo biondo e fece un’espressione buffa che mi fece sorridere, intenerita. “Non so come tu abbia fatto, sei...un genio”
“Non dire sciocchezze, James” Arrossii, lui prese il mio viso tra le mani. Ecco, possibile che in un solo momento, da un mononeurone James si trasformasse in un essere tanto sensibile?
“Tu sei fantastica, Dominique, che lo voglia o no”

[Forse è stato quel giorno che è iniziato tutto. Con il mio viso fra le sue mani, i suoi occhi puntati nei miei, le sue parole che mi ronzavano in testa...forse è stato quello l’inizio della fine. Sì, della fine della vita.
O forse non si può dare un inizio a tutto. Forse era destino, da quando eravamo piccoli. Forse.
Ma non potrei dirlo con sicurezza.
E, mentre le mie dita scivolano lentamente verso un altro tasto, alzo la testa sullo spartito.
Per Dominique Weasley, c’è scritto.
Da James Sirius Potter.
Natale 2021
E una lacrima cade sui tasti d’avorio.]

 

 

 

Angolo Autrice

Aggiornamento lampo!
Vi ringrazio per i complimenti, siete davvero gentilissime. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. A me è piaciuto molto scriverlo, sia per il litigio iniziale che per la parte finale.

Ringraziamenti

_BellaBlack_: Credo che tu abbia un’opinione di me troppo alta, sul serio. Non riesco a credere che tu, a priori, riesca a pensare che certamente non ti deluderò. Mi sento caricata di responsabilità J, ma non per questo mi dispiace, eh! Sono contenta che ti piaccia già. Lo ammetto, non credo che ci sarà mai un finale allegro. Non ne sono capace! J Grazie mille, anche per il video (Anche io adoro quel film e soprattutto Adam Brody)

Bec Hale: Grazie, grazie. Non so come ringraziarti. Sai, mi è preso un colpo quando ho letto che avresti sospeso la fic e mi dispiace tanto. Spero che riavrai Internet al più presto. Grazie mille per i complimenti.

EllaYaYa: Aggiornato! Grazie mille per i complimenti e spero ti piaccia anche questo capitolo J

lilyluna_4e: Grazie, non riesco a credere che tutti quegli aggettivi positivi sono rivolti al mio piccolo prologo. Sono emozionata. Ti ringrazio molto, eccoti il seguito. Spero ti piaccia anche questo.

   
 
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