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Autore: yukikofairy    19/12/2014    1 recensioni
Due sorelle senza un passato, una maledizione che incombe su di loro. Alla ricerca della loro origine decideranno di mettersi al seguito della compagnia di Thorin Scudodiquercia.
Riusciranno a scoprire qualcosa sul loro destino? Aiuteranno i tredici nani alla riconquista di Erebor o finiranno per mettere tutti in un pericolo maggiore di quello in cui già sono?
Dal prologo: «Chiudete subito il portone e tenetele al sicuro» Drorin si sporse verso le neonate. Le accarezzò per l'ultima volta, allontanandosi poi velocemente verso la Vecchia Foresta. L'elfa piangeva, ma seguì il compagno.
«Aspettate!» urlò Cuthbert in preda al panico. L’incantevole creatura si girò, guardandolo.
«I loro nomi sono Morwen e Ringil» le lacrime si confusero con la pioggia, mentre un sorriso straziante le apparve sul bel volto.
«Addio» sussurrò.
Un secondo dopo iniziò a correre insieme a Drorin, sparendo nella notte verso le urla e il loro tragico destino.

STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                               Capitolo secondo





Hobbiville 26 aprile 2941

 

Dodici nani e un alto signore vestito di grigio, con un cappello a punta, varcarono la soglia di un’abitazione.

«Rin guarda! Stanno entrando in quella casa» esclamò Morwen afferrandole il gomito e girandola bruscamente verso quella direzione. 

«Intendi in quel buco» rispose sbuffando l’altra ragazza. 

Otto giorni.

Erano passati otto estenuanti lunghi giorni da quando le due sorelle si erano messe in viaggio e Ringil ne era già stufa marcia. 

Le provviste iniziavano a scarseggiare, non si lavavano da decisamente troppo tempo per i suoi gusti, i piedi le facevano male viste le lunghe e forzate camminate e dovevano costantemente vivere in silenzio per paura di essere scoperte.

“ Tutto questo per cosa? Un buco nel terreno ad Hobbiville? “

Pensò irritata. Sapeva benissimo che erano state stupide ed avventate, ma almeno aveva sperato in un colpo di fortuna. Se non altro adesso erano più vicine ai Monti Azzurri.

Ciò non la fece sentire meglio.

Avevano pochi soldi e non sarebbero di certo bastati per comprarsi provviste fino a là. Sempre se si stessero dirigendo in quella direzione. 

Sospirò, guardando sua sorella che, al contrario di Ringil, sprizzava curiosità ed entusiasmo. 
Perché doveva sempre essere lei, sebbene fossero gemelle, quella responsabile e matura?

Era stanca di correre dietro a Morwen.

In quel momento non desiderava altro che starsene a casa davanti al camino, mentre sua madre le pettinava delicatamente i capelli.

“ Se non altro è riuscita a non farci scoprire “

Si disse Ringil, cercando qualche aspetto positivo di quella sorella così immatura e testarda.
Il secondo giorno c’era mancato davvero poco che venissero scoperte, in maniera molto imbarazzante tra l’altro, salvandosi solamente grazie alla prontezza di riflessi di Mow.


 

«Merda, li abbiamo persi!» esclamò disperata la mezz’elfa dai capelli argentei. 

Le prime luci dell’alba illuminavano i margini della vecchia foresta, rendendo il paesaggio surreale e, al tempo stesso, magnifico. Avevano dormito poco lontane dall’accampamento dei dodici nani, ben attente a non essere viste. Infreddolite e impaurite, nel buio della foresta, avevano deciso di fare dei turni di guardia, essendo così certe di non perdere di vista i nani quando avessero deciso di ripartire. 

O almeno così erano i piani.

Morwen aveva scelto di fare il primo turno di guardia e lasciar riposare la sorella.
Tutto fu tranquillo e, verso mezzanotte, la svegliò per farsi dare il cambio.
Ringil si svegliò controvoglia, ma prese comunque il suo posto senza lamentarsi. Si appoggiò ad un tronco, osservando l’ambiente circostante. Rabbrividì guardando il buio che la circondava. L'unica lieve luce era quella che arrivava dal fuoco che avevano acceso i nani. Odiava starsene all'aperto di notte.
Chiuse gli occhi, posando lievemente la testa all'albero. Dio quanto avrebbe voluto essere a casa in quel momento. Nella sua comoda e asciutta casa. Pensò a sua madre e al suo sorriso. A quando la mattina si litigava il pane caldo con Morwen.
Pensò a tutto e a niente. 

Stette così per un po', fino a quando un’ombra iniziò a prendere forma in lontananza. Cresceva a dismisura, sovrastando la ragazza paralizzata dalla paura. Sapeva cosa stava per succedere, ma ogni singola volta il terrore era sempre totale. Intorno a lei la foresta era sparita, così come sua sorella.
Sei occhi color sangue la fissavano dall’alto.
La ragazza tentò di alzarsi, ma scoprì di non riuscire a muoversi.
Un verso stridulo e agghiacciante risuonò nell’aria, mentre l’ombra calava su di lei.

«Rin svegliati accidenti!» aprì gli occhi di scatto trovandosi, a qualche centimetro di distanza, due occhi chiari che la fissavano arrabbiati. Confusa e impaurita si guardò intorno.

Perché sua sorella era sveglia e, soprattutto, perché c’era molta più luce?

«Ti sei addormentata, genio!» rispose sibilando Morwen, come se riuscisse a leggerle nel pensiero. 

«Ho dato una veloce occhiata all’accampamento e non ho visto nessuno. Sembra che se ne siano già andati, nonostante stia facendo giorno ora. Dobbiamo muoverci se vogliamo avere qualche speranza di ritrovarli» si alzò di scatto, prese la poca roba che aveva con sé e si avviò verso il fuoco ormai spento, alla ricerca di qualche traccia. 

Ringil la seguì in silenzio, mortificata. Quando però arrivarono nei pressi del luogo, ben nascoste da degli arbusti, capirono che la ragazza dai capelli argentei si era sbagliata. 

Nella radura c’erano ancora due nani, oltre a tutti i dodici fagotti posati per terra. 

Erano seduti vicino al fuoco e chiacchieravano allegramente. Uno era tozzo, con i capelli rossi e una barba dello stesso colore intrecciata che gli andava da parte a parte, formando un semicerchio.
L’altro era il biondo giovane e carino che avevano già visto alla taverna.

«Nessuno eh» sussurrò ironica Ringil ad un’irritata sorella.

«Ti dico che quando ho guardato non c’era nessuno» ringhiò Morwen, dando una leggera botta alla ragazza che, non aspettandoselo ed essendo accovacciata in modo precario, cadde rumorosamente all’indietro. 

La reazione dei nani fu immediata. Si alzarono sguainando le spade, per poi avvicinarsi velocemente verso la fonte del rumore. Verso di loro.

Fortuna volle che in quel momento un coniglio stesse passando vicino alle due ragazze. 

Morwen prese un sasso e lo tirò al povero animale che, impaurito, scattò uscendo nella radura. 

«E’ solo un coniglio Bombur» disse il biondo ridendo. Riposero le armi e tornarono a sedersi. 

Le ragazze tirarono un sospiro di sollievo. Si guardarono sorridendo istericamente, il cuore che batteva a mille. Rimasero lì ferme. Dopo poco gli altri nani, che probabilmente avevano cacciato qualche animale, raggiunsero i due. Presero la roba e si avviarono verso Hobbiville, ignari di essere seguiti da due mezz’elfo. 

 

 

Ringil si riscosse dai suoi pensieri, notando che la sorella l’aveva afferrata e la stava trascinando verso il buco.

Si avvicinarono piano, rassicurate dal buio e dal fatto che era già da un bel po’ che erano entrati.
Decisero di fermarsi sotto la finestra e dare un’occhiata dentro.

Quel che videro le spiazzò completamente.

«Stanno.. cantando??» esclamò Morwen sorpresa. 

I nani stavano ridendo e urlando, evidentemente un po’ brilli, mentre si tiravano piatti e stoviglie.
Un piccolo e leggermente panciuto hobbit, dall’aspetto simpatico, li rincorreva per tutta casa.
Sembrava decisamente scocciato.

Ringil era molto infastidita dalla situazione e dal loro modo di fare sciocco. Morwen invece stava ridendo e sembrava divertirsi. 

«Che ci troverai di tanto simpatico» bofonchiò la ragazza dai capelli corvini, incrociando le braccia al petto.
Ma la sorella non la stava ascoltando, improvvisamente concentrata su altro.

Il signore molto alto si era appena girato e lei era riuscita finalmente a vedere il suo viso.

“ Ma io l’ho già visto! “

Pensò sgomenta. 

 

 

Brea 15 marzo 2941

 

La pioggia scivolava veloce sui tetti della città. Erano giorni che non smetteva un attimo, sebbene fosse quasi primavera. Morwen entrò velocemente al Puledro Impennato, dove ormai andava quasi ogni sera.

Le piaceva sedersi in un angolo ad osservare i visitatori che ogni tanto facevano sosta in città. 

Per evitare inutili e fastidiosi commenti riguardo i suoi capelli portava quasi sempre il cappuccio del mantello ben calato in testa. C’erano delle occasioni però in cui lo lasciava giù.
Generalmente lo faceva per farsi notare dal ragazzo di turno che le piaceva.
Non poteva negare di essere molto attratta dai bei giovani e, sebbene non fosse una ragazza facile, qualche rapporto da una notte e via lo aveva avuto.
Soprattutto quando c’era qualche festa cittadina e la birra scorreva a litri. 

Sua sorella invece era l’essere vivente più casto che avesse mai conosciuto. Aveva baciato solo un ragazzetto del luogo, quando aveva 12 anni. Da quel giorno non si era più fatta avvicinare da nessuno, sebbene molti la ritenessero veramente bella. 

“ Deve averle fatto proprio schifo “

Pensò Morwen ridendo tra sé, mentre si fermava all’entrata e dava un’occhiata.
Si guardò intorno alla ricerca di qualche novità. Se c’era qualche nano si sedeva ad un tavolino vicino, ad ascoltarlo, cercando disperatamente qualcosa che la potesse collegare alla sua famiglia. A suo padre.

Purtroppo però l’unica cosa che sapeva di lui era che il suo nome iniziava per I o per D e che, secondo suo padre adottivo, era un nano bello e fiero.

Decisamente troppo poco per riuscire a scoprire qualcosa.

Una lacrima le scivolò piano sulla guancia. La tolse con un gesto di stizza e si andò a sedere ad un piccolo tavolo vicino al camino. 

“ Almeno mi asciugherò gli abiti “

Si ritrovò a pensare, tastando il mantello bagnato. Decise di ordinare una birra, per poi tornare ai propri pensieri.
Ogni volta che vedeva un nano era tentata di chiedere se potesse sapere qualcosa, ma poi si fermava disperata. 

Come poteva pretendere che qualcuno sapesse chi era suo padre tramite solo un iniziale? 

“ E poi diciamocelo non sono una razza propriamente affabile e gentile. “

Troppo presa nel piangersi addosso non si accorse di un nano che, entrato qualche secondo prima, si mise al tavolo vicino a lei. Almeno fino a quando un uomo molto alto con una barba grigia non gli si sedette davanti.
Solo allora si riscosse guardandoli stupita. Erano molto diversi dal resto delle persone presenti.
L’uomo riusciva a vederlo bene in viso.

Sebbene fosse anziano, tutto in lui metteva Morwen in guardia.

“ E’ potente. Molto potente. “

Si ritrovò a pensare, irrequieta. Di fianco a lei, poco lontano, sedeva il nano. 

I capelli neri, con qualche striatura grigia, gli cadevano davanti al lato destro del viso, impedendo così alla ragazza di riuscire a vederlo in volto.

Morwen cercò di ascoltarli senza farsi notare.

Era veramente difficile con tutto il trambusto che c’era nella locanda. Riuscì a capire solo qualche parola qua e là.
Di una certa Erebor da riconquistare, di un trono, di una taglia che pendeva sulla testa del nano e di uno scassinatore.  Un miscuglio di parole che per lei non avevano senso. Poco dopo l’uomo anziano si congedò dal nano che rimase solo, perso nei suoi pensieri. 

Morwen continuò a fissarlo cercando di vedere il suo viso, incuriosita.

«Ehi dolcezza.. ti va di unirti a me?» 

Un odore nauseante di alcool, fumo e sudore la invase. La ragazza alzò di scatto la testa, disgustata.
Ned, un uomo viscido che ci aveva provato con lei e con sua sorella innumerevoli volte, le sorrideva in maniera raccapricciante. 

«Sparisci Ned» sibilò voltandosi di lato, cercando di non vomitare al puzzo che emanava. 

Rimase spiazzata nel ritrovarsi a fissare gli occhi più belli che avesse mai visto.
Erano freddi e duri come il ghiaccio, ma Morwen era consapevole che doveva esserci ben altro dietro a quello sguardo apparentemente senza emozione. 

«Su non farti pregare» insistè l’uomo, abbassandole il cappuccio e tirandola verso di sé «lo sappiamo tutti in città che ti concedi facilmente» 

Presa in contropiede la mezz’elfa si ritrovò appiccicata a quella feccia umana, il braccio bloccato nella sua morsa. Rossa di vergogna ed imbarazzo cercò di strattonarsi, inutilmente. 

La ragazza era molto più bassa e piccola di lui. Ma che cavolo aveva intenzione di fare quell’idiota? 

Non sapendo che altro fare, portò di scatto il braccio sinistro verso la cintura nascosta parzialmente dal mantello.
Prese il piccolo pugnale che portava sempre con se e, con un gesto fulmineo, lo portò alla gola dell’uomo.

«Ehi voi due.. non voglio guai qui» urlò l’oste, dopo alcuni attimi di interminabile silenzio.

Ned sorrise falsamente, alzando le mani al cielo. Morwen digrignò i denti, furiosa. 

Abbassò riluttante l’arma e, velocemente, raggiunse la porta del Puledro Impennato. 

Le persone, che avevano fissato incuriositi la scena, tornarono a parlare tra loro a bassa voce, dimenticandosi quasi subito dell’accaduto. 

Prima di varcare la soglia Morwen, istintivamente, si girò verso l’interno della locanda. 

Ned, seduto ad un tavolo, rideva con un altro uomo dandole le spalle. Ma lei quasi non lo vide. 

Cercò lo sguardo del nano. Ci mise solo un attimo a trovarlo. Lui difatti la stava fissando, imperturbabile. Imbarazzata la mezz’elfa si affrettò ad uscire, tirandosi su il cappuccio. 

Prese a camminare velocemente verso casa, mentre la pioggia le inzuppava nuovamente i vestiti. Fortunatamente la strada fu tranquilla e, dopo poco, si ritrovò al sicuro nel suo letto. 

Ringil dormiva serena poco lontano da lei. Evidentemente l’incubo quella notte la stava lasciando in pace.
Mow, immersa nell’oscurità, puntò lo sguardo al soffitto, aspettando di cadere tra le braccia di Morfeo. 

Si addormentò dopo quelle che le parvero ore, accompagnata dall’immagine di quegli occhi.

 

 

Hobbiville 26 aprile 2941

 

 

«Ehi! Sto parlando con te» Ringil la fissava accigliata.

La ragazza si riscosse dai suoi pensieri e le rivolse un sorriso stanco.

«Scusa Rin, che stavi dicendo?» chiese tornando ad osservare i nani che avevano appena finito di cantare. 

«Ti stavo chiedendo cosa ci trovi di tanto simpatico» sbuffò la sorella. 

Morwen le sorrise a mo’ di scusa e aprì la bocca pronta a risponderle, ma qualcosa la trattenne.

Qualcosa di freddo e solido le si era posato vicino alla gola. Girò la testa spaventata, mentre la sorella soffocò un urlo. 

«Tu» sentì una voce dura e fredda, che già conosceva, provenire dalla persona, o meglio dal nano, che le stava appoggiando lievemente una spada alla gola.

«Cosa diamine ci fai qui?» sibilò la figura, puntandole addosso gli stessi occhi glaciali che aveva osservato il mese scorso, a Brea.

La mezz’elfa dai capelli argentei restò zitta, troppo stupita per riuscire ad emettere qualsiasi suono vagamente comprensibile. Ringil si riscosse dallo spavento e, in un istante, prese il suo amato arco e incoccò una freccia, indirizzandola verso il nano. 

«Siete pregato di allontanare immediatamente l’arma dalla gola di mia sorella» esclamò tagliente.

In quel preciso momento la porta di casa Baggins si aprì e uscirono l’uomo vestito di grigio e il piccolo hobbit. 

«Che sta succedendo?» chiese quest’ultimo, spaventato.

«Vorrei saperlo anche io» rispose il nano guardingo. Abbassò la lunga spada, lasciandola però ben salda nella mano destra, pronta ad essere usata. 

Morwen, che fino a quel momento aveva trattenuto il fiato, tornò a respirare normalmente, sentendo la pressione sciogliersi piano.

«Noi… stavamo solo guardando» la voce della mezz’elfa era tesa, lo sguardo non si allontanava da quello sospettoso del nano, mentre la mano si andava a posare lentamente sull’elsa della spada. 

Aveva notato infatti che lui non aveva rinfoderato l’arma e ciò non le piaceva affatto.
Lo stesso identico pensiero attraversò la mente di sua sorella che abbassò solo leggermente l’arco. 

«Suvvia non c’è bisogno di agitarsi tanto» esclamò infine il vecchio vestito di grigio, dopo interminabili secondi di silenzio «Bilbo perché non accompagni Thorin Scudodiquercia dagli altri membri della compagnia, mentre io scambio qualche parola con le due fanciulle?» anche se un accenno di sorriso gli solcava le labbra, il tono deciso non ammetteva repliche.
Lo hobbit si affrettò ad annuire entrando in casa, seguito subito dopo dal capo della compagnia, non prima però di aver fulminato con gli occhi le due mezz'elfe. 

Appena la porticina verde si chiuse l’uomo si girò verso loro, incredibilmente serio.

«Ebbene?»

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Saaalve (si sono viva)… mi spiace di essere sparita per mesi, ma non riuscivo a continuare, non so nemmeno bene io il perché. Mercoledì sono andata al cinema a vedere BOFA e ho dovuto riprendere in mano questa storia. E’ l’unica cosa che mi resta per non cascare nella depressione più profonda. Insomma è finito tutto, dopo 15 anni… ancora non riesco a realizzarlo. 
E quindi niente, si continua. Mi auguro che vi sia piaciuto il capitolo.

Spero di aggiornare più spesso (tempo permettendo)
Bacio yukiko.

  
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