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Autore: BebaTaylor    23/12/2014    1 recensioni
Richard e Rosalie. Sposati con due bambini, sono considerati da tutti la coppia perfetta.
Meredith e Albert. Migliori amici.
Richard e Meredith. Lui lavora nella ferramenta di lei, lei è la sua amante.
Albert. Innamorato da sempre di Meredith.
Rosalie, moglie tradita e all'oscuro del tradimento.
«Credo che dovremmo rimanere qui un po', almeno fino a quando non smette di piovere.» esclamò Richard guardando la pioggia scrosciante. Si alzò in piedi e fece alzare anche Meredith, le sistemò la coperta sulle spalle e fecero il giro della carrozza, si sedettero fra il perno centrale e un cavallo.
L'abbracciò e sistemò la coperta sulle loro spalle. «Mi dispiace.» si scusò nuovamente. «Sono geloso.» sussurrò e le baciò la nuca.
«Come facevi a sapere che ero qui?» chiese Meredith posando la testa sulla spalla di Richard e chiuse gli occhi quando vide un lampo.
«Perché ti conosco.» rispose lui, «Era l'unico posto dove potevi essere.»
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Diciotto

Meredith si svegliò con la sensazione di aver sbagliato qualcosa, oltre a ritrovarsi con un mal di testa lancinante. Aprì piano gli occhi e si accorse di essere quasi sul bordo del letto, così si girò e per poco non urlò quando vide una sagoma accanto a lei.
Inspirò un paio di volte, chiedendosi cosa fosse successo la sera prima, ricordò di aver bevuto una birra al ristorante, un'altra birra in un locale dove lei e Albert erano stati in attesa che aprisse la discoteca, ricordava di aver ballato, di essere andata in bagno, di aver ricevuto quel SMS da parte di Richard e di essersi diretta subito al bar, dove aveva ordinato la seconda — o era la terza? — Caipiroska della serata e poi...
... e poi cosa?
“Cosa diavolo ho combinato?” si chiese mentre la paura di aver portato a casa uno sconosciuto, magari pure mezzo matto, si faceva strada in lei.
Fissò la figura accanto a lei, la vide girarsi e si portò una mano alla bocca quando si accorse che quello che dormiva accanto a lei non era uno sconosciuto ma Albert.
«Merda.» imprecò sottovoce, «Merda.» ripeté mentre osservava i vestiti sparsi sul pavimento e si accorgeva che era completamente nuda, «Merda.» disse e si alzò, raccattò i suoi vestiti e corse in bagno, gettò il fagotto verso la cesta della biancheria senza badare se fossero caduti dentro o sul pavimento, entrò nella doccia e girò la manopola, rabbrividendo sotto l'acqua leggermente tiepida.
«Cosa ho fatto?» mormorò e si passò le mani sul viso, scostando i capelli dalla fronte, mentre sentiva di aver commesso l'errore più grande della sua vita andando a letto con Albert. Non doveva succedere, non sarebbe mai dovuto accadere... invece era successo e tutto perché voleva vendicarsi.
«Stupida!» mormorò mentre afferrava il doccia schiuma.
Dieci minuti più tardi era in cucina che sorseggiava una tazza di caffè, dandosi ancora della stupida per quello che aveva fatto.
«Ehi, Meredith.»
Lei sobbalzò quando sentì il suo nome e si girò lentamente. «Albert.» borbottò mentre portava la tazza alle labbra e osservò con orrore Albert avvicinarsi verso di lei, il viso proteso in avanti e le labbra spinte in fuori, come se volesse baciarla. “Oh, mio Dio!” pensò, “Vuole baciarmi sul serio!”
In fretta si alzò in piedi stringendo la tazza, pensando per un attimo di usarla come arma o di rovesciare il liquido caldo in testa al ragazzo. «Cosa fai?» squittì mentre si spostava verso sinistra.
Albert la guardò confuso, «Volevo solo baciarti.» disse.
«Baciarmi?» fece lei, «Perché?»
«Come perché?» disse Albert, «Perché stiamo insieme!»
Meredith percepì la sua bocca spalancarsi, “Ma siamo alle medie?” pensò, «Stiamo insieme?» squittì spostandosi ancora.
«Certo.» sorrise lui, «Dopo la notte che abbiamo passato insieme...» disse con dolcezza, «Una splendida notte.»
Meredith inspirò a fondo e non seppe cosa dire così rimase in silenzio per alcuni istanti, «Vuoi del caffè?» chiese con la voce leggermente stridula, «Dovrebbe essere ancora caldo.»
Albert sorrise e le si avvicinò, le sfiorò il viso e le baciò una guancia, «Grazie, amore.»
Meredith si scostò ancora, andando verso la biscottiera, “Cosa diavolo ho combinato?” pensò mentre sgranocchiava un biscotto e fissava Albert che le sorrideva felice. “Sei una deficiente, Meredith, una grandissima deficiente.”

***

Meredith sospirò dal sollievo quando aprì la porta del retro del negozio, Albert aveva iniziato a lavorare alle sette e avrebbe finito come minimo alle tre del pomeriggio, dandole qualche ora di tranquillità. Vide Richard posteggiare e la paura le attanagliò lo stomaco, mentre si rendeva conto che quel pomeriggio avrebbe scoperto tutto. “Pavimento apriti, inghiottimi e sputami in un altro continente!” pregò mentre si stampava in faccia un sorriso, poi si ricordò quello che le aveva fatto Richard e smise di sorridere.
«Hai letto il mio messaggio?» le domandò Richard quando aprirono il negozio.
«Sì.» rispose lei, «L'ho letto mentre ero in discoteca con Albert.»
Le labbra di Richard si unirono, diventando una linea dritta, «Ah, sì?» fece, «Siete andati in discoteca?» domandò cercando di celare la sua gelosia, odiava il pensiero che Meredith fosse andata a ballare e, sopratutto, odiava il fatto che fosse andata con Albert.
Meredith annuì, «Sì, ci siamo andati.» confermò e scartò una caramella, la infilò in bocca e guardò il bancone. «E poi siamo andati a letto insieme.» «Cosa?» gridò Richard, «Tu e lui avete fatto cosa?»
«Già.» mormorò lei, «E ora stiamo insieme.»
Richard sentì il sangue defluire dal viso e sparire dal suo corpo, «State insieme?» gracchiò, «Dovevo aspettarmelo, dopotutto.» sospirò e incurvò le spalle, «Non posso pretendere che tu rimanga libera...»
«Ero sbronza.» confessò lei, «Ieri mattina mi è venuto quasi un infarto quando l'ho visto...» disse e prese un respiro profondo, «E poi lui continuava a dire che stiamo insieme.»
Richard non se ne accorse ma sospirò dal sollievo, se Meredith era ubriaca allora non era in sé, quindi, in un certo senso, non era quello che voleva sul serio. «Ah.» si limitò a commentare. «Se è un errore dovrai dirglielo.»
«Già.» mormorò lei. «Ma la colpa è tua.»
«Mia?» disse lui, «Perché?»
«Perché se non mi avessi fatto incazzare io non avrei proposto ad Albert la discoteca,» piegò e scartò un'altra caramella, «non mi sarei ubriaca e non mi sarei trovata in questa situazione.»
Richard respirò a fondo e prese anche lui una caramella, «Hai ragione.» disse, sorprendendo Meredith e anche se stesso — l'ultima cosa a cui voleva pensare era che fosse lui la causa di quella storia fra Meredith e Albert — «Se non mi fossi comportato da... stronzo, tu non avresti commesso questo... errore.»
Meredith annuì, «Sì, esatto.» disse, «È colpa tua.»
«Immagino che dirti che mi dispiace tantissimo, che mi sento in colpa per quello che è successo e che non mi perdonerò mai per averti fatto soffrire non serva a molto, vero?» domandò Richard con un sorriso triste.
Lei annuì, «Per ora è così.» mormorò.
Richard le toccò il viso e le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro, «Ricorda che ti amo.» disse.

Meredith ingoiò la saliva mentre leggeva per la seconda volta il messaggio che le aveva inviato Albert: “Queste ore passate lontano da te mi stanno facendo impazzire! Alle quattro sono da te e recupereremo il tempo perduto! Ti amo tanto!” Guardò l'orologio, erano le tre, ancora un'ora e poi... e poi non sapeva neppure lei cosa avrebbe fatto. «Stai bene?» Lei si girò verso Richard, «Sì.» rispose, «No...» si corresse, «Alle quattro arriva Albert.» «Oh.» fece Richard, «Merda.» disse, se Albert era convinto di stare con lei e fosse venuto lì in negozio... non avrebbe più potuto passare un momento da solo con lei e non lo voleva. «Cercherò di mandarlo via con una scusa.» sospirò lei, «E poi stasera gli parlerò.» disse e guardò il viso di Richard, i suoi occhi, le sue labbra... non ci pensò due volte e si buttò fra le sue braccia, stringendosi a lui e premendo le sue labbra su quelle di Richard che rimase per un attimo sorpreso, poi la strinse anche lui e ricambiò il bacio. Meredith sbatté un paio di volte le palpebre come se fosse sorpresa — e in effetti lo era — e aprì la bocca, poi la richiuse e fece un piccolo sorriso. Anche Richard sorrise, «Quindi... mi perdoni?» domandò passando la mano fra i capelli biondi della ragazza. Lei sospirò e abbassò la tasta, «Per ora...» si fermò e alzò il viso, «Sono ancora arrabbiata con te.» Richard annuì e le toccò il viso con due dita, sfiorò la tempia sinistra, percorse la guancia e le toccò le labbra, «Okay.» disse, «Io aspetterò.» mormorò, «E ti prometto che sistemerò la questione, dammi alcuni mesi di tempo.» Meredith annuì e fece un passò indietro quando sentì la porta aprirsi, «Okay.» disse, «È arrivato qualcuno.» aggiunse e si allontanò.

Alle quattro precise entrò Albert, pronto a gettarsi su Meredith e a baciarla ma lei era impegnata con un cliente — stava battendo lo scontrino — così si limitò a stare lì, in piedi, a guardarla e a sorridere.
«Meredith!» disse quando il cliente uscì e si avvicinò a lei, «Sono così felice...»
Lei lo guardò e sentì il panico scorrere in ogni fibra del suo corpo. «Ciao.» squittì. «Andiamo a prenderci un caffè?» gli propose, «Richard...tu lo vuoi?»
«Ehm... sì, grazie.» rispose l'interpellato.
Meredith sorrise ad entrambi, «Vado a prendere la giacca e la borsa.» disse ad Albert e corse nel retro del negozio.
Richard diede le spalle ad Albert e iniziò a fischiettare mentre spolverava alcuni scaffali, sperando che Albert non gli dicesse nulla, altrimenti — ne era sicuro — gli avrebbe dato un pugno in testa.
«Andiamo?» disse Meredith, «Non stiamo via molto.» si rivolse a Richard, spinse l'amico verso la porta e respirò una boccata d'aria fresca quando uscì.
Un paio di minuti dopo erano nel bar, seduti a un tavolino, e Meredith strinse il menu, anche se sapeva cosa scegliere.
«Non mi dai un bacio?» le domandò Albert avvicinandosi a lei.
«Non mi piacciono le effusioni in pubblico.» replicò lei.
«Da quando?» domandò Albert e le toccò i capelli, rimanendoci male quando lei si scostò.
«Da adesso.» rispose lei. «Un ginseng con il latte e una brioche al cioccolato.» ordinò alla cameriera e sperò che rimanesse lì, invece la ragazza prese le ordinazioni, sorrise e se ne andò.
«Meredith... cosa c'è?» chiese Albert quando vide Meredith congiungere le mani e intrecciare le dita per evitare la sua mano. «Perché fai così?»
Lei inspirò a fondo, «Non mi piacciono le effusioni in pubblico.» ripeté, «Lasciami stare.» aggiunse e sciolse le mani e le infilò sotto alle cosce, lontano dalla presa del ragazzo.
«Meredith...» sospirò Albert, «Che cosa hai?» domandò e le toccò i capelli.
«Sono stanca.» rispose lei, «E se mi stai addosso peggiori le cose.»
«Peggioro le cose?» domandò Albert e Meredith notò la delusione nella sua voce, «Amore... io ti amo.» le bisbigliò.
Meredith lo guardò sapendo che era il momento di dire la verità ma la cameriera arrivò con le ordinazioni.
«Meredith... mi ami?» le chiese con un sussurro il ragazzo.
«Ehm... ecco... io credo che...» borbottò lei mentre prendeva la schiuma di latte con il cucchiaino, «Stai andando troppo in fretta.» disse e si diede dell'idiota per non aver detto la verità.
«In fretta?» la fronte di Albert si corrugò mentre prendeva in mano una bustina di zucchero, «Dopo tutti questi anni!»
Meredith tacque e mangiò la sua brioche mentre sorseggiava il caffè al ginseng. «Stai andando in fretta.» ripeté. «Mi metti ansia.» disse con la bocca piena.
Albert annuì e fece un sorriso triste. «Come vuoi.» mormorò e toccò la mano di Meredith, «Andrò più piano.»
Lei annuì e sospirò, non era così che doveva andare ma non trovava il coraggio di dire nulla al ragazzo.

«Che cosa...» esclamò Meredith quando entrò in negozio, seguita da Albert.
«Sono arrivate le robe che hai ordinato.» rispose Richard e la ringraziò quando lei gli diede il bicchiere di carta con il caffè macchiato.
«Arrivavano oggi?» fece lei, «Me ne sono dimenticata.» sospirò.
«Ti aiuto io!» esclamò Albert.
«No.» disse lei, «Saresti d'intralcio.»
«Ma se mi dici dice mettere le cose farai più in fretta!» replicò lui.
Richard sorrise e sorseggiò il caffè. «Sono cose nuove, non sappiamo neppure noi dove metterle.» disse.
Albert gli lanciò un'occhiataccia, «Stai zitto, non stavo parlando con te.» ringhiò, «Io rimango qui e aiuto Meredith.»
«Albert... hai visto il pavimento?» domandò lei, «È pieno di roba, facciamo fatica a camminare, come pensi di aiutarmi se non so nemmeno io da dove cominciare?»
«Ma se mi dici cosa fare... io ti aiuto.» pigolò Albert, «Io voglio aiutarti.» aggiunse e scavalcò una scatola, avvicinandosi a Meredith, «Voglio starti vicino, mi sei mancata in queste ore...» disse e sorrise prendendo le mani della ragazza.
«Vai a casa.» replicò lei, «Qui non servi, ci fai solo perdere tempo e saresti d'intralcio.» disse e fissò gli occhi azzurri di Albert che cominciavano a inumidirsi, «Ci vediamo dopo il lavoro, per un aperitivo.» aggiunse con tono dolce.
«Okay, come vuoi.» mormorò lui e si avvicinò per baciarla ma Meredith spostò il viso all'ultimo momento e Albert le baciò la guancia prima di fissarla con delusione. «Niente bacio?» pigolò.
«Non mi piacciono le effusioni in pubblico.» disse Meredith e gli baciò una guancia, Albert sospirò e uscì dal negozio. «Ma che carini.» commentò Richard fissando Albert che scendeva le scale, «Una bella coppietta.»
«Oh, taci, per favore.» borbottò Meredith, «Dai, diamoci una mossa.»
Un'ora e mezza dopo avevano sistemato tutto quanto, «Credi che qualcuno le comprerà?» domandò Richard.
Meredith alzò le spalle, «Bhe... un paio di persone me li hanno chiesti.» disse indicando l'espositore con il materiale da decoupage e pasta da modellare, «Quindi credo di sì.» rispose, «E poi su internet è pieno di tutorial e di gente che vende oggettini fatti con la pasta da modellare... quindi sono fiduciosa.»
Richard si appoggiò accanto al bancone e incrociò le braccia al petto. «Okay.» disse, «Il capo sei tu.» aggiunse e sorrise.
I due rimasero in silenzio, poi Richard si schiarì la voce, «Stasera parli con Albert?» chiese.
«Sì.» sospirò lei, «Devo farlo.» disse, «Quando stamattina sono finalmente riuscita a buttarlo fuori di casa era come se avessi baciato... mio fratello.» borbottò, «Bleah.» fece una smorfia di disgusto.
«Come se avessi baciato tuo fratello, eh?» disse Richard cercando si trattenere una risata, quello che aveva detto Meredith lo confortava, il sapere che era disgustata dal baciare Albert lo riempiva di gioia.
«Oh, non provare a ridere!» lo sgridò lei, «Questa situazione è... totalmente assurda!» disse e si coprì il viso con le mani, «È un gran casino!»
Richard la guardò incerto su cosa fare, dopo qualche secondo alzò il braccio e lo posò sulle spalle della ragazza, «Andrà tutto bene, lo prometto.» sussurrò.
Meredith annuì, «Okay.» mormorò, «Adesso dobbiamo lavorare.» disse e si allontanò.
Richard la guardò e sospirò, voleva che lei lo perdonasse, che tornasse a guardarlo con occhi innamorati ma sapeva che ci voleva un po' di tempo, sperò soltanto che mollasse in fretta Albert.

***

Meredith sospirò quando vide i suoi amici seduti ai tavolini esterni del bar. «Albert... se cerchi di prendermi per mano un'altra volta giuro che te la taglio e te la ficco in quel posto.» disse e incrociò le braccia.
«Meredith... non capisco.» fece lui, «Non sei felice?» chiese, «Perché non vuoi che gli altri sappiano che stiamo insieme?»
“Forse perché noi non stiamo insieme!” pensò lei, «Perché sono affari nostri.» disse e camminò velocemente, attraversò la strada e raggiunse le ragazze, «Marissa...» mormorò, «Perché piangi?» domandò sedendosi sull'unica sedia libera.
«Toby è morto stamattina.» singhiozzò l'altra mentre Claire e Alexia le accarezzavano la schiena.
«Oh.» fece Meredith, «Mi dispiace tantissimo.» mormorò stringendo la mano di Marissa. Toby era il cane di Marissa da ormai quindici anni, era un grazioso meticcio bianco e nero e la ragazza gli era molto affezionata.
«Piangi per un cane?» borbottò Albert, «Che stupidata.»
Marissa singhiozzò più forte, «Albert! Sei veramente un'idiota!» sbottò Meredith.
Albert la fissò e sospirò, chiedendosi cosa le prendesse e perché non sembrasse felice anche lei, perché lui lo era. Se avevano fatto l'amore voleva dire che lei aveva mollato il tizio con cui si frequentava e che lo amava anche lei.
Durante la durata dell'aperitivo — un'ora circa — Meredith rimase sempre con Marissa, Alexia e Claire, pregando che Albert tenesse la bocca chiusa con gli altri; poi si salutarono e ognuno andò verso la sua strada.
«Dove vai?» domandò Albert seguendo Meredith.
«A prendermi una pizza.» rispose lei fermandosi sul ciglio della strada, in attesa che la macchina che arrivava da sinistra passasse,
«Pizza?» fece Albert, «Sarebbe la seconda volta in una settimana... pensavo che stasera avremmo fatto una cena leggera.»
«Cosa?» esclamò lei attraversando la strada, «Vuoi cenare insieme a me?» squittì e Albert annuì con un grosso sorriso stampato in faccia, «Tre sere di seguito? No, Albert, stasera mangio la pizza e la mangio da sola.» disse.
«Non vuoi stare con me questa sera?» pigolò Albert, «Perché?»
Meredith sospirò e spinse la porta della pizzeria d'asporto, «Perché ho bisogno dei miei spazi.» disse, «Una pizza gigante, per favore.» sorrise al ragazzo alla cassa, «Metà ai quattro formaggi, metà al salmone e gamberetti.»
«Meredith...» mormorò Albert stringendole con dolcezza il gomito, «Ho fatto qualcosa che ti ha offeso?» pigolò.
«No.» rispose lei e andò a sedersi su uno degli sgabelli in attesa che la pizza fosse pronta.
«E allora perché?»
Meredith sbuffò, «Perché mi stai troppo addosso, ecco perché.» disse, «Oggi mi hai mandato otto messaggi.» aggiunse, «Otto, ti rendi conto?»
«Volevo solo farti capire che...» mormorò Albert.
«Sono troppi.» ribatté lei senza dargli il tempo di finire, «Senti, Albert... sono solo stanca, voglio solo andare a casa, cenare, farmi un bel bagno caldo e rilassante e dormire come un sasso per almeno sette ore di seguito.»
Lui annuì, l'ultima cosa che voleva era farla arrabbiare, così sorrise e le toccò il braccio, «Va bene.» disse, «Anche io ho bisogno di dormire, domani inizio alle sette.» aggiunse, «Vengo al negozio nel pomeriggio, okay?»
Meredith strinse il bordo dello sgabello, «Ah.» fece, «Come vuoi.» disse, «Però saresti una distrazione...» borbottò e sussultò quando il pizzaiolo l'avverti che era pronta la pizza, così saltò giù dallo sgabello, afferrò una bottiglia di Coca-Cola dal frigo e andò a pagare.
«Ti aiuto a portarle in macchina.» disse Albert prendendo la bottiglia e la pizza gigante.
«Grazie.» sorrise lei mentre infilava il portafogli in borsa.
Quando Albert chiuse la portiera del passeggero fece il giro dell'auto, andando di fronte a Meredith, «Ci vediamo domani.» disse dolcemente, e si chinò versò di lei, Meredith strizzò gli occhi e rimase rigida quando sentì le labbra di Albert sulle sue.
«Ciao.» disse lei stringendo forte le chiavi dell'auto, «A domani.» sospirò ed entrò in auto, con la mano che tremava infilò la chiave nel blocco dell'accensione e partì, sentendosi male per quel bacio.
Male perché sapeva che stava facendo soffrire Albert facendogli credere una cosa che non era assolutamente vera, perché quel bacio, dato con tanta dolcezza, era peggio di quello che aveva ricevuto quello mattina, ingoiò la saliva e sentì la nausea stringerle lo stomaco.

Meredith entrò nella sua camera e guardò il letto disfatto e si sentì male, per aver fatto sesso con Albert nel suo letto, in quel letto dove lei e Richard avevano fatto l'amore; si avvicinò a piccoli passi al materasso, con la paura che Albert potesse spuntare dall'imbottitura da un momento all'altro, tolse il copri materasso e il lenzuolo con angoli, afferrò le maniglie del materasso e lo tirò giù dalla rete, con qualche spinta e grugnito riuscì a metterlo in piedi e lo spinse fuori dalla stanza, lo appoggiò contro il muro e fece un grande respiro mentre si passava la mano sulla fronte sudata, andò nella stanza degli ospiti, disfò il letto e spinse il materasso in camera sua.
Una volta sistemato sulle doghe di legno si gettò su di esso, sentendosi esausta. Rimase qualche minuto così, con gli occhi chiusi e il respiro affannoso, poi si alzò e andò in cucina, prese dal forno spento due fette della pizza che aveva avanzato e le mise nel microonde a scaldare — tutto quel movimento le aveva fatto venire fame — e le mangiò guardando la televisione, pensando che avrebbe bruciato quel materasso o al limite lo avrebbe portato in discarica, in ogni caso non lo voleva più in casa sua.

***

«Albert!» strillò Meredith, «Piantala!» gridò in mezzo alla piazza — stavano andando a prendersi un aperitivo al solito bar, «Non starmi così vicino, mi fai venire l'ansia!»
Alle quattro Albert era arrivato in negozio ed era rimasto lì, incurante delle sue proteste, dei suoi strilli e delle sue urla. Il ragazzo aveva quasi dato un pugno a Richard quando quest'ultimo gli aveva detto di levarsi dalle scatole perché era proprio appoggiato allo scaffale su cui doveva sistemare le scatole porta-attrezzi.
Meredith non ne poteva più, era sicura che se la sarebbe presa con chiunque, anche se non c'entrava nulla.
«Ma Meredith...» pigolò lui, non capendo cosa stesse succedendo, quel sabato era stata la giornata — e la nottata — più bella della sua vita, «Perché fai così?» domandò seguendola — e Meredith stava camminando velocemente — attraverso la piazza, «Non sei felice che stiamo insieme?» chiese una volta che la raggiunse al bar.
«State insieme?» commentò Greg, un loro amico, «Wow, è così... bizzarro, voi due, insieme.»
«Noi non stiamo insieme!» esplose Meredith guardando Albert e ignorando gli amici che commentavano quella novità, «Sei stato tu a dirlo, non io!» gridò.
«Ma noi abbiamo fatto l'amore...» mormorò Albert sentendo il cuore sbriciolarsi e dei coltelli che attraversavano il suo corpo, colpendolo ripetutamente, «Tu hai preso l'iniziativa...»
«Ero ubriaca!» gridò lei, «Santo Dio, Albert, ma ti senti?» esclamò, «Parli come una quindicenne alla prima cotta: “oh, mi ha baciato quindi adesso stiamo insieme!”... svegliati! Noi non stiamo insieme! Ero sbronza, incazzata e mi sarei scopata anche il primo che mi passava davanti!» gridò.
«Ma io...» mormorò Albert, il volto pallido e gli occhi lucidi dalle lacrime, «Io ti amo... ti sto dimostrando il mio amore!» disse alzando la voce.
«Tu mi asfissi, per la puttana!» esclamò lei agitando le braccia, si scostò la frangia dagli occhi e inspirò a fondo, «Sei sempre appiccicato al mio culo, nemmeno fossi un cagnolino scodinzolante! Ringrazia il cielo se non ti ho preso a sberle in questi ultimi tre giorni perché ne avresti bisogno! Mi hai mandato quindici messaggi e mi hai chiamato otto volte in otto ore!» continuò, «Smettila di assillarmi, altrimenti provo la nuova sparachiodi su di te! Io non ti amo, cacchio, sei il mio migliore amico!» urlò, «E se continui così non sarai neppure quello!» finì e respirò rumorosamente, accorgendosi che era davanti al bar che frequentava di solito, che tutti la stavano guardando e che, dall'altra parte della strada, c'erano Richard, sua moglie e i loro due bambini.
«Non mi ami?» pigolò Albert appoggiandosi alla colonna dietro di lui, «Perché?» domandò in un sussurro e fece un passo avanti, domandandosi cosa fosse successo a Meredith, perché si comportasse così.
«Io non ti amo!» esclamò lei, si voltò ed entrò nel bar. «Dammi una doppio malto qualsiasi e non dire una sola parola.» disse a Jacob, il barista e proprietario del bar, afferrò il boccale e andò a sedersi nel tavolino più lontano, afferrò il quotidiano locale e iniziò a sfogliarlo lentamente, leggiucchiando qualche articolo.
«Albert è in preda a una crisi isterica.»
Meredith alzò gli occhi e guardò Greg, «Se non capisce le cose non è colpa mia.» disse.
«È sconvolto.» disse il ragazzo, «Povero.»
Meredith prese un grande sorso di birra, «È lui che ha fatto tutto; è lui quello convinto di stare con me, che lo amassi...» borbottò, «Io ero ubriaca.» disse, «Se non lo ha capito non è colpa mia.» disse e si accorse di avere la voce rauca e la gola secca, bevve ancora due lunghi sorsi e alzò gli occhi, fissando Albert che la guardava, sospirò e abbassò la testa, girò la pagina del quotidiano.
«I necrologi sono interessanti?» le domandò Greg.
«Una signora è morta a novantanove anni.» commentò lei, «Neanche la soddisfazione di essere arrivata a cento.»
«Povero Albert.» sospirò Greg.
«Se ti sta così simpatico perché non ti metti con lui?» sbottò lei chiudendo il quotidiano.
«Dai, povero Albert, ci è rimasto male.» disse l'altro, «Potresti essere un po' più gentile con lui.»
Meredith lo ignorò e infilò in bocca un paio di patatine. «Se non mi fosse rimasto attaccato al culo forse sarei stata più gentile con lui.» borbottò e bevve ancora, «Santo Cielo, nemmeno un quindicenne è così asfissiante.»
Greg sorrise e alzò le spalle mentre Albert entrava nel locale, così Meredith finì la birra, pagò ed uscì, oltrepassando Albert senza guardarlo, e sospirò quando fu all'aria aperta. Camminò lentamente mentre si dirigeva verso casa sua — era venuta lì con Albert — e sperò che il ragazzo non la seguisse.
«Meredith!» la chiamò lui dopo una decina di minuti.
Lei sospirò e strinse la borsetta al corpo, l'ultima cosa che voleva era girarsi e vedere Albert piangere. «Cosa c'è?» domandò senza voltarsi.
«Perché?» fece lui, «Che cosa ha il tizio con cui stai più di me?»
«Io non sto con nessuno!» esclamò lei fermandosi di colpo, si girò e guardò l'amico, «Senti, Albert.» sospirò, «Tu sei sempre stato il mio migliore amico.» disse, «E voglio che continui ad esserlo.»
«Potrei continuare ad esserlo.» pigolò lui facendo un passo avanti, «Potrei essere il tuo ragazzo e il tuo migliore amico.»
«Ma io non voglio essere la tua ragazza.» replicò lei, «Albert...» fece un respiro profondo, «Io non ti amo.» disse, «Dovresti trovarti una ragazza che ti ama sul serio, come meriti.» aggiunse e sorrise — era una cosa che aveva sempre pensanto — , «E non sono io quella persona.»
«Potresti esserlo.» replicò lui.
Lei scosse la testa, «No.» disse, «Sarebbe una sofferenza per entrambi.» replicò, «Per me perché starei con una persona che non amo, per te perché saresti con una persona che non ti ama.» disse, «Ascoltami... fai passare qualche giorno, poi ci facciamo una bella chiacchierata.» sorrise e baciò la guancia del ragazzo.
«Meredith...» sussurrò lui.
«Adesso tu stai qui mentre io vado a casa.» disse lei. «Buona serata.»
Albert la guardò andarsene, sapendo che se non voleva stare con lui era colpa di quell'altro e lui avrebbe voluto tanto sapere chi fosse per dargli un bel pugno in faccia. Così si limitò ad annuire e a fare un piccolo sorriso, poi si girò e tornò indietro.

Meredith afferrò il piatto con il vitello tonnato e lo posò sul tavolo della cucina, era una fortuna che suo fratello e sua cognata gestissero il supermercato locale: bastava che lei compilasse la lista della spesa e Jacob glie prendeva tutto e gliela portava direttamente a casa.
Sbuffò quando il suo cellulare squillò, abbassò il volume della tv e guardò il cellulare sorridendo alla vista del numero di Richard.
«Ehi, Meredith.» disse lui, «Disturbo?»
«No.» disse lei, «Stavo per mangiare.» sorrise.
«Okay.» ridacchiò lui, «Volevo solo sapere se stai bene.» disse, «La tua scenata è stata... bhe, epica.»
«Oh.» fece lei, «Guarda, non mi ero neppure accorta che stessi gridando.» disse, «Anzi, non mi ero accorta di essere in mezzo alla gente!»
«Stai bene sul serio?» chiese lui e Meredith si accorse della sua preoccupazione nella sua voce.
«Sto bene.» rispose lei, «Sei molto dolce.» disse.
«Sei hai problemi... bhe, lo sai.» esclamò lui.
Meredith sorrise, sapendo che c'era di più dietro quelle parole. «Lo so, grazie.» disse, «Però adesso vorrei proprio mangiare!» esclamò.
Richard rise, «Sì, okay.» disse, «Anche qui è ora di cena.» aggiunse, «Ah, prima che mi dimentichi e anche perché Emily mi sta dando i calci... non si dicono brutte parole, Meredith! Non si fa.»
Lei rimase un attimo spiazzata, «Oh.» fece, «Okay, scusa.» ridacchiò. «Ci vediamo domani.»
«A domani.» disse lui e riattaccò.
Meredith sospirò e posò il cellulare. Aveva detto così tante “brutte parole” da far impressionare una bimba di quasi sei anni?
“Per fortuna che non era il momento in cui le vecchiette uscivano da messa.” pensò mentre tagliava la carne. Leccò la salsa dal coltello, decidendo che sarebbe andata a letto presto quella sera, decise anche che da quel momento non avrebbe pensato a Richard o ad Albert, almeno fino al mattino dopo.

Buon Natale!
COme regalino vi lascio questo capitolo, spero lo apprezerete!
E ringraziate quel sant'uomo di Ben Montague che mi ha stellinato di nuovo *o*
*sparge amore*

   
 
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