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Autore: wanderingheath    04/01/2015    4 recensioni
Jennifer, una problematica diciassettenne alternativa ed ermetica con una drammatica e dolorosa storia alle spalle, si è stancata di tutto e di tutti. Non prova più rispetto per alcuna regola, nemmeno se imposta da sua madre, l’unica persona appartenente al proprio passato che le è rimasta accanto.
L’unica fonte di gioia che restituisce un po’ di vitalità alla grigia esistenza di Jennifer è Tiffany Low, la ragazza dai corti capelli violacei e dagli occhi di un azzurro gelido, che allo stesso tempo le regala emozioni indescrivibili ed è capace di farla soffrire in modo atroce, portandola ad un abuso di alcool e droga.
Una sera, a seguito di un’overdose, Jennifer si ritrova morente in un buio vicolo lontano da casa, sola, inerme, indifesa e divorata da mille rimorsi. Vi sono persone che non ha più cercato, domande a cui non ha trovato una risposta, occasioni che ha miseramente sprecato e troppi momenti che ancora non ha vissuto.
Ma cosa accadrebbe se le fosse data una seconda possibilità? Cosa farebbe se si ritrovasse in un universo parallelo in cui nulla è come prima? Riscriverebbe la propria storia daccapo oppure commetterebbe gli stessi identici errori?
Genere: Drammatico, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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~~Capitolo 2.

Devastante era l’unico aggettivo che avrebbe descritto pienamente quella serata appena trascorsa.
Erano stati liberati fiumi di alcool, le risate si erano via via innalzate fino al cielo con una tonalità sempre più elevata e, mentre gli invitati ballavano o chiacchieravano animatamente tra di loro, Jennifer e  i suoi quattro amici si erano appartati in una zona buia del molo, per farsi di cocaina fino a perdere completamente la testa.
Ora le tempie le bruciavano come non mai e non faceva altro che starnutire.
Era stata tentata di fare sega quella mattina, ma voleva evitare l’ennesima ramanzina da parte di sua madre, che in quel periodo aveva assunto i panni della paladina della giustizia.
L’insegnante di letteratura stava riconsegnando i temi della scorsa settimana, ma in quel momento la correzione dei compiti era l’ultimo pensiero che fluttuava nella testa di Jennifer.
Il suo sguardo si era fissato fuori dalla finestra sulle piccole gocce di pioggia che cadevano a terra, bagnando il cortile scolastico, con suono ovattato.
Le tornò in mente quel piovoso pomeriggio di ottobre, quando lei e la sua migliore amica Karen, a quel tempo entrambe tredicenni, stavano rincasando e si erano messe a correre, protette  dall’improvviso acquazzone che era scoppiato solo dalla felpa gialla di Karen, che si era irrimediabilmente inzuppata.
A tredici anni Jennifer già poteva vantarsi di avere un drammatico passato alle spalle con suo padre che se ne era andato via di casa, quando lei era solo una bambina di otto anni, senza poi farsi più vivo ed una madre provata fisicamente ed emotivamente, che era costretta a portare avanti la baracca.
Karen era l’unica che conosceva la sua storia perché era l’unica persona di cui poteva veramente fidarsi. Quando suo padre era stato beccato con la sua amante e Mary Young aveva iniziato ad urlare e a tirare stoviglie per tutta la cucina, Jennifer si era rinchiusa in camera propria e aveva immediatamente telefonato a Karen, nella speranza di poter soffocare quelle terribili urla provenienti dal piano inferiore.
Durante quel pomeriggio di ottobre, che ora era riaffiorato alla mente di Jennifer, era avvenuto un drammatico incidente che si sarebbe fissato indelebilmente nella memoria della ragazzina di tredici anni e in quella del fratello gemello di Karen: George.
- Jennifer, il tuo tema è stato una schifezza come al solito-.
La voce della professoressa Kart interruppe il flusso confuso dei pensieri della ragazza.
Jennifer puntò i propri occhi chiari in quelli tinti di un profondo nero della professoressa.
- Mi hai delusa per l’ennesima volta.  Jennifer, l’anno si sta avviando alla sua conclusione e non vorrei doverti bocciare-.
- Ma siamo solo a novembre!- intervenne Tony, il suo compagno di banco e amico stretto.
La Kart liquidò il ragazzo con un semplice sguardo di sufficienza:- Non credere che il tuo sia andato meglio, Tony-. 
- Non avevo dubbi al riguardo- replicò l’altro, sfoderando il suo migliore sorrisetto sarcastico.
- Cosa vuoi insinuare?-.
- Lei ha i voti preconfezionati. Non c’è speranza di alcun miglioramento nelle sue materie….non è possibile vedere alcuno spiraglio di luce alla fine del tunnel-.
L’intera classe ammutolì, trattenendo il fiato per l’emozione e per il terrore: nessuno si era mai permesso di rivolgersi ad una docente come la Kart con quel tono irriverente e provocatorio (nonché accusatorio).
Jennifer sorrise appena, rivolgendo uno sguardo pieno di gratitudine al suo migliore amico.
- Tony. Come ti permetti di parlarmi così? Chi credi che io sia?- esplose l’insegnante, digrignando i denti.
- Prof, non se la prenda con Tony- s’intromise Jennifer con una voce impastata:- Lui non c’entra nulla. La colpa è mia. Non ho studiato e mi merito il voto che ho preso-.
La Kart non sembro particolarmente convinta di quella risposta, ma preferì lasciar cadere la questione, consolandosi al pensiero di potersi vendicare delle offese ricevute in qualunque momento.
- Non c’è nulla che si possa fare con te, non è vero Jennifer?- domandò,  rivolgendosi esclusivamente alla ragazza.
Jennifer ci pensò per qualche istante, poi scosse la testa:- Temo proprio di no, professoressa. Sono un caso perso, oramai-.
- Se ti arrendi fin dall’inizio, non potrai mai sperare di vincere la tua battaglia- profetizzò l’insegnante, tornando a sedersi alla cattedra.
“Ecco che adesso se ne esce con le frasi fatte. Quante cazzate spara questa donna”.

L’ora seguente, la classe di Jennifer era attesa nel laboratorio di scienze da un nuovo supplente di chimica, che stava aspettando gli studenti con un’aria curiosa ed impaziente.
Jennifer entrò in ritardo nell’aula, essendosi fermata, come al suo solito, a parlare e a fumare  in cortile in compagnia di Chloe, Tiffany e Tony.
- Stasera c’è un’altra festa- annunciò Tiff con il solito luccichio negli occhi.
A differenza degli altri, Tiffany Low sembrava in forma smagliante con i capelli violacei raccolti in due codini, un trucco leggero sul viso, un sorriso perfetto sulle labbra: era il ritratto della salute.
- Non sei un po’ stanca?- domandò la sua ragazza, poggiandole la testa bionda sulla spalla.
- No! Chloe, non fare la guastafeste. Stasera danno una festa strepitosa in un locale in cui non sono mai stata. Dobbiamo andarci, per favore, per favore, per favore, per favore!!-.
Jennifer acconsentì subito e alla fine anche gli altri due cedettero, almeno per far cessare quegli acutissimi trilli che le uscivano dalla bocca.
Una volta accordatisi sui dettagli della serata, Tony e Jennifer raggiunsero senza fretta il laboratorio di scienze, avanzando con il solito passo molle sincronizzato.
- Allora- iniziò il biondo, scrutando la sua migliore amica:- Pensi di dirglielo stasera?-.
- Se stai parlando di Tiffany, la risposta è no-.
Tony era l’unico ad essere a conoscenza della forte attrazione che la ragazza provava per la leader del gruppo e, nonostante l’oggetto dei desideri di Jennifer avesse già una partner, (anche piuttosto gelosa), lui continuava ad incoraggiare le speranze della propria migliore amica, spingendola perfino a farla apertamente dichiarare a Tiffany.
Jennifer, secondo la sua ottica più realistica (ed intrisa di pessimismo), non voleva in alcun modo farsi persuadere e continuava a rimandare il momento della sua dichiarazione.
- Perché no? Stasera sarebbe l’occasione perfetta. Io distrarrò Chloe, tu prenderai da parte Tiffany e le dirai quello che veramente provi- insistette ancora il biondo.
- Smettila, Tony. Non accadrà mai. Tiffany è già impegnata e non mi vede come più di una buona amica-.
L’altro si limitò a sospirare e a scuotere la testa  in segno di forte disapprovazione.
Quando aprirono la porta dell’aula, si ritrovarono ad interrompere l’accalorata spiegazione del supplente, che stava tenendo una lezione di chimica.
L’uomo, che era molto giovane, (non avrà avuto più di trent’anni), si fermò di botto e li guardò con un’espressione di sincero spaesamento.
- Voi…fate parte di questo corso?- domandò con una voce baritonale.
- Sì- risposero i due ragazzi in coro.
- Va bene. Prendete posto e ascoltate, ma che non accada più che facciate ritardo-.
Il supplente, che si presentò come professor Jackson, si rivelò un ottimo insegnante  e la sua spiegazione fu talmente fluida e chiara, che al suono della campanella di fine lezione, perfino Jennifer, che odiava imparzialmente tutte quante le materie, rimase affascinata da quella personalità competente.
L’aula si svuotò in pochi istanti, ma lei indugiò per qualche secondo ancora sulla soglia della porta, fino a quando non fu richiamata dentro dal professor Jackson, accortosi del suo tentennare.
- Tu sei Jennifer Young, dico bene?- domandò, scrutandola da un paio di occhialetti a mezzaluna.
- Sì. Per quanto…fino a quando durerà la sua supplenza?- replicò lei, imbarazzata.
L’uomo sorrise appena in maniera enigmatica e si strinse nelle spalle:- Fino a quando la titolare non ritornerà. E- aggiunse dopo qualche secondo di silenzio:- dal momento che la vostra insegnante è in maternità, credo che dovrete sopportarmi per molto tempo-.
Jennifer non si preoccupò affatto di nascondere la propria gioia:- Meno male! La sua spiegazione mi è risultata molto chiara…-.
Lui si limitò ad annuire, soddisfatto:- Spero che imparerai ad apprezzare la mia materia, Jennifer-.
- Questo temo che sia impossibile- ribatté la ragazza, trattenendo a stento una risatina scettica:- Nessuna materia scolastica mi attira e non vedo perché dovrebbe-.
La conversazione sembrava ormai terminata, ma prima che la diciassettenne lasciasse l’aula, il professor Jackson la stupì con un’insolita affermazione:- Sai…la scienza può risultare davvero molto affascinante. Ci sono cose, che io studio, che non sono strettamente legate alla chimica e alla biologia, ma che anzi vanno oltre i limiti imposti dalla nostra conoscenza. Forse quello potrebbe appassionarti…-.
Jennifer fu tentata di approfondire l’argomento, ma la voce acuta di Tiffany che la richiamava dal corridoio, la portò a salutare il supplente con un semplice:- Arrivederci- e a tornare dalla propria combriccola.
Non c’era posto nella sua mente per passioni e per la scienza. Non ci sarebbe mai stato spazio per quello di cui parlava il professor Jackson, qualunque cosa fosse.

   
 
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