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Autore: Angelika_Morgenstern    19/01/2015    2 recensioni
[Canzoni]
Dal diario di Markus:
"Mio nipote Klaus ha indubbiamente preso di me, guarda sempre le montagne.
Dio mi perdoni per ciò che sto per dire ma sono quasi contento che la natura non gli abbia donato delle gambe sane.
Diversamente la storia si ripeterebbe.
Farebbe ciò che ho fatto io in passato."
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Certezze
 
“ Ecco la bellezza della vita che cos’è.”
Favola – Eros Ramazzotti
 

Il sole aveva appena sormontato le montagne, illuminandone i fianchi e svelando al mondo il colore dei boschi che le rivestivano e calmando magicamente il vento che quella notte aveva soffiato incessantemente sulla piccola cittadina.

Un nuovo giorno iniziava, un giorno di primavera, uno di quelli che permetteva i giochi all'aria aperta, le passeggiate più lunghe, e poi canti, grida, bisticci tra bambini, il chiacchiericcio della gente che si incontra per la strada, il latrare dei cani felici del loro tempo speso a correre in libertà. La vita aveva preso a scorrere già al mattino presto: erano appena iniziate le vacanze di Pasqua, i bambini potevano divertirsi lasciando da parte la scuola e pensando solo alla famiglia e ai loro giochi, al cioccolato che avrebbero ricevuto e mangiato, alle ore mattutine che avrebbero passato a casa o all'aperto.

Ma anche ai loro amichetti: nel paese si conoscevano tutti e, ovviamente, alcuni si distinguevano.

Chi per la sua bellezza, chi per quanto fosse ricco, grasso, magro, alto, basso, buono, cattivo...

Markus non era tra questi.

Era quello che si definiva un bambino imprevedibile.

Anche durante le lezioni scolastiche se ne stava ore ed ore ad ammirare le montagne dal suo banchetto vicino alla finestra, ed alcune compagne di classe erano affascinate da questo suo strano comportamento sfuggente, dal suo carattere da sognatore.

Era indubbiamente innamorato della natura.

Markus era più alto della norma e molto gentile, ma non aveva molti amici perché non gli interessava averne, così dicevano gli altri bambini facendo spallucce.

In realtà non sentiva il bisogno di perdersi in giochi, nella compagnia altrui, nell'allegro vociare dei bambini, non amava il contatto umano ed anche spendere tempo nel fare sempre le stesse cose non lo attirava.

Voleva solo stare ad osservare la natura, la sua natura. E voleva farlo in religioso silenzio, segno del rispetto che le portava.

La definiva un'opera d'arte che l'uomo non avrebbe mai potuto riprodurre e passava ore e ore a perdersi guardando le montagne, cercando di captare ogni cenno di vita in esse contenuta.

Nonostante ciò aveva comunque un lato allegro e vivace: nonostante non interagisse molto coi suoi parenti, quando ciò accadeva veniva fuori un carattere allegro e vivace, spensierato oltre ogni immaginazione, per nulla posato e serio come sembrava dall'esterno. Era in realtà dedito allo scherzo, ingegnandosi per dar fastidio agli adulti come ne aveva l'occasione.

I suoi genitori apprezzavano questo suo attaccamento alla natura, giudicandolo sano e tipico delle persone di animo gentile, temendo però che troppo presto essa si sarebbe portata via il loro bambino. Una paura infondata della quale non parlavano mai per non essere malgiudicati: come avrebbe potuto un paesaggio rapire il loro bambino?

Sua madre sognava ogni notte che un albero afferrava suo figlio, il suo piccolo che era ben felice di assecondare la pianta, separandosi all'abbraccio della donna per finire inglobato nella ruvida corteccia.

Si svegliava di soprassalto, sudata ed affannata: Markus era l'unico che aveva potuto avere, non avrebbe mai voluto perderlo così e la sola idea la terrorizzava tanto da farle perdere il sonno nei mesi seguenti, temendo che le sue preoccupazioni fossero reali, tanto che iniziò a pensare che non si trattasse di un semplice sogno, bensì di una premonizione. D'altronde il bambino passava sempre più tempo fuori casa per stare ore ed ore a suonare il violino sotto l'ombra degli alberi della pista 3tre, la famosissima pista di sci alpino che si estendeva di fronte ad un hotel della cittadina dove risiedevano, precisamente nella zona turistica.

Markus adorava prendere la via a piedi ed inoltrarsi nel bosco, perdersi tra il canto degli uccelli e il rumore delle foglie secche calpestate o dei doposci che affondavano nella neve fresca, ascoltare il vento frusciare tra gli abeti che si muovevano come in risposta al suo soffio.

Durante le sue passeggiate Markus usava fermarsi e rimanere molto tempo con le mani poggiate sulla corteccia degli alberi per sentire solo il rumore del bosco fondersi con quello del suo respiro. Sembrava che anche le piante sotto la loro ruvida corazza celassero un cuore che pulsava pieno di vita e lui la cercava, la percepiva.

Gli animali venivano attratti dal suono del suo violino e più il bambino cresceva, più tempo passava sotto quello stesso albero, il suo migliore amico al quale confidava tutte le sue più intime emozioni.

Quanto avrebbe desiderato essere egli stesso uno di quelle imponenti piante!

Era ancora un bambino ma quell'amore era grande e puro, sicuramente migliore di quello esistente tra due persone.

Trovava gli adulti mutevoli, esseri che non appena vedevano qualcosa di più bello si perdevano in essa senza considerare il sentimento altrui, contemplando e soddisfacendo unicamente il proprio ego, proni alle volontà del proprio istinto, senza nessuna riflessione.

Lui amava la natura, la amava dal profondo del cuore e sarebbe voluto nascere natura anch'egli, distaccandosi dai deboli umani. Non voleva dividere la stessa forma di esseri come i suoi compagni di scuola, che se la prendevano con le loro compagne per farsi notare come se non avessero nulla di concreto da offrire, oppure si azzuffavano tra loro per imporre la propria autorità, vittime della logica del più forte.

C'era poco pathos, poca poesia in tutto ciò. Avrebbe voluto vivere circondato da un universo colmo di armonia come quello della natura, che non aveva nessun bisogno di violenti accadimenti: semplicemente andava avanti nonostante le avversità, scavalcando ed avvolgendo strutture abbandonate nelle sue spire quando queste invadevano il suo territorio.

Desiderava solamente quello.

Quella sera a cena c'era il gulash, che Markus adorava e forse proprio per questo si sentiva più gioviale e chiacchierone del solito, tanto da esclamare a voce alta il proprio desiderio, lui che era sempre così chiuso in sé stesso, tanto che i genitori si erano chiesti più volte se il piccolo avesse un qualche disturbo dello spettro autistico, concludendo poi che no, era solamente strano.

Il bambino voltò gli occhi fuori dalla finestra, carezzando il panorama con lo sguardo ed esclamò

— Ho deciso che da grande sarò un albero!

I suoi genitori si scambiarono un'occhiata perplessa — Cosa dici, Markus? – domandò di rimando sua madre dolcemente. Il piccolo ripeté ciò che aveva appena detto, aggiungendo con occhi scintillanti — Voglio fare parte della natura!

La donna trasse un profondo sospiro e rispose — Ma noi ne facciamo già parte, siamo nati dalla natura.

— Lo so però è diverso. Noi la stiamo distruggendo! Io non voglio farlo. Non voglio essere... così... cattivo.

— Adesso basta! – gridò suo padre, battendo i pugni chiusi sul tavolo di noce – Piantala di parlare di questa natura! Sei un essere umano, hai gambe, braccia e sai parlare, leggere e scrivere, non puoi diventare un animale o un vegetale! Toglitelo dalla testa e cerca di rimanere coi piedi per terra!-

Il bambino rimase sorpreso dal comportamento burbero del genitore, solitamente sorridente e gentile. Ripensando a tutte le volte che avevano passeggiato insieme nel bosco, il suo viso si arrossò, gli occhi si bagnarono di lacrime, le quali ben presto solcarono le guance colorite — Va bene, papà. – rispose abbassando triste lo sguardo, riprendendo a mangiare in silenzio la sua zuppa.

Era convinto che lo avrebbe appoggiato. In fondo se amava così tanto la natura era per tutte le storie che suo padre gli aveva raccontato da piccolo: gli gnomi, gli alberi parlanti, le città nella roccia, gli spiriti del bosco...

Sua madre fu molto preoccupata dai ragionamenti del piccolo mentre il padre si sentì subito in colpa: non aveva mai visto Markus così abbattuto.

Nonostante la sgridata appena ricevuta, il bambino si voltò verso la madre appena tutti ebbero finito di mangiare

— Vuoi che ti aiuto, mamma?

La donna quasi si commosse per l'innata dolcezza che suo figlio dimostrava sempre nei loro confronti quando c'era qualcosa da fare — Non preoccuparti, vai a riposare. Domani devi andare a passeggiare nel bosco, no?

Il bambino fu felice del fatto che lei ricordasse qualcosa che gli stava così a cuore e diede un bacio sulla guancia ad entrambi i genitori prima di andare a suonare il violino nella sua stanzetta.

Si addormentò con lo strumento tra le braccia, lo sguardo sempre rivolto fuori dalla finestra.

Fu il lieve ma ripetuto bussare alla porta che lo svegliò, riportandolo dolcemente alla realtà.

— Markus, la colazione è pronta!

La donna tornò verso la cucina per affettare il pane che al bambino piaceva tanto e che suo padre gli aveva comprato fresco alzandosi molto presto per farsi perdonare, preda dei sensi di colpa. Che senso aveva trattare così un bambino? In fondo aveva le sue fantasie, come tutti.

Il piccolo fece il suo ingresso nella sala da pranzo, grattandosi la nuca coperta dai capelli biondi e stropicciandosi poi gli occhi a mandorla sui quali splendevano pupille color cielo — Forza che si fredda! – lo esortò sua madre, sorridendo.

Markus sedette e con cautela portò la ciotola di latte caldo alle labbra — Mamma, non preoccupatevi per me, va bene? – disse poi, a sorpresa.

Lei non capì e si limitò a sorridere — Quello che chiami preoccuparsi, significa volerti bene. Quindi ci preoccuperemo sempre per te, amore. –

Gli diede un bacio sulla fronte e il bambino sorrise ancora, la linea della bocca che compresse le guance color mela rossa alle palpebre inferiori facendolo sembrare uno di quegli gnomi scolpiti nel legno.

Quello era il giorno del suo compleanno e Markus avrebbe chiesto un dono speciale.

Non appena finì di fare colazione si alzò porgendo alla madre la ciotola.

Lei ringraziò e rientrò in camera sua a prendere i vestiti — Vestiti pesante, forse oggi si mette a piovere! Porta un cappuccio. – lo avvertì la donna.

— Ok! – rispose il bambino, dirigendosi verso il bagno con gli abiti sottobraccio.

Una volta fatto afferrò la sua mantella di lana con cappuccio ed il suo violino — Allora io vado, mamma.

— Va bene, non fare troppo tardi, ti aspetto per pranzo.

— Forse torno per cena.

La donna sospirò — E va bene, per cena.

Diede un bacio tra i capelli del suo bambino, che poi uscì dalla casetta.

Ma non aveva considerato quel forse.

 

 

 

Buonasera e buon lunedì a tutti ^^
Che dire, col secondo capitolo siamo entrati nel vivo della storia. Quel che accadrà dopo sarà forse prevedibile.
Dove andrà Markus?
Sarà solo?
Cos'ha in mente?
Le risposte saranno nel prossimo capitolo! Intanto ringrazio _Fedra_ per la recensione e spero di non deludere le aspettative di nessuno! ^^
Al prossimo lunedì!

A.


 
   
 
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