WHO NEEDS A HEART WHEN THERE'S NO ONE TO LOVE?
“Più
un cuore è vuoto e più pesa.”
―Augusta
Amiel-Lapeyre
Una
ragazza ricca e tradita fin troppe volte, sfiduciata e arrabbiata nel
profondo nei confronti degli uomini.
Un
gigolò che si destreggia fra le donne più
facoltose e sole della
città usando il suo charme e il suo corpo come fonte di
guadagno.
Lei
che si sente un involucro vuoto.
Lui
una cosiddetta “puttana di alto bordo”.
Come
si incroceranno le loro strade? Cosa c'entrano i loro mondi l'uno con
l'altro e cosa li ha portati a incrociarsi quando sono solo i soldi
ad accomunarli?
Lei,
non la classica bella ragazza, una bellezza discreta dai lineamenti
particolari.
Lui
affascinante, ferino e decisamente gettonato fra le signore; il
classico uomo da ormone impazzito.
Lei
con un carattere forte e un cuore che sembra essere stato asportato
gli fa una proposta.
Superficialità
e un viaggio interiore intrapreso dalla porta di servizio
s'incrociano per arrivare alla stessa destinazione.
#O – PROLOGUE ;
sepolcri imbiancati.
“Il
denaro, del quale si dice tanto male, svolge almeno una funzione
benefica: quella di distrarre dalle miserie del cuore.”
―Henri
Duvernois
Entrò
nel salotto del club, sfacciata imitazione di quelli americani e che
aveva sempre guardato con sdegno pensando che fossero solo un covo di
sepolcri imbiancati che guardavano il mondo con la puzza sotto al
naso dall'alto della loro montagnola di soldi al pari di mosche su
una pila di sterco.
Un
paio di poltrone e due divani messi in circolo attorno ad un tavolino
da caffè, quel salottino era stato arredato per il club del
libro o
le ore del thè delle signore più attempate ed era
pressoché
inutilizzato, soprattutto il mercoledì mattina. Ad
aspettarla seduto
su un divanetto a leggere pigramente il giornale c'era un giovane
uomo di massimo venticinque anni dai capelli neri e scarmigliati
studiatamente, indubbiamente attraente da quello che poteva vedere
attraverso la camicia beige con le maniche arrotolate sugli
avambracci e dei jeans attillati quanto bastava per far vedere i
muscoli in tensione delle cosce delle gambe elegantemente
accavallate. Aveva un bel viso, notò quando si
voltò verso di lei,
probabilmente attirato dal ticchettio dei suoi stivaletti sul
pavimento mentre gli si avvicinava. Aveva una bellezza particolare,
con grandi occhi blu, non azzurri , ma intensi come il mare dove
c'è
l'acqua alta. Il collegamento mentale fu immediato, come quando
andava da piccola con sua madre in spiaggia e guardava l'orizzonte.
Lui
piegò il giornale e lo posò sul divano accanto a
sé alzandosi per
raggiungerla.
«Buongiorno.»
la voce era calda, avvolgente, mentre le porgeva la mano e accennava
un sorriso.
Gli
strinse la mano con sicurezza e lui ricambiò il suo sguardo.
«Salve,
immagino che lei sia Ian..» disse e non aspetto nessun invito
prendendo posto su una poltroncina accanto a lei. La studiò
qualche
istante senza far trasparire nessuna particolare espressione sul
viso.
«Sì
e lei Amelia.» concluse quelle presentazioni al contrario
riprendendo posto sul divano che aveva occupato fino a poco prima,
una delle regole, a quanto le aveva spiegato l'ochetta giuliva di
cinquant'anni ridacchiando che aveva parlato di lui a sproposito alla
festa di beneficenza qualche sera prima sotto un ingente dose di
Martini, la regola era niente cognomi, per questioni di privacy.
Poi,
dopo un altro Martini e chiacchiere inutili in cui le aveva scucito
il nome del baldo giovane, l'aveva accompagnata alla toilette e
mentre lei svuotava la sua vescica le aveva lasciato la pochette in
mano e lei aveva rubato il numero dal super tecnologico cellulare che
le era costato una barca di soldi, ma non sapeva quasi nemmeno usare,
quindi figurarsi mettere un codice per lo sblocco.
Da
avere il numero e seguire l'idea malsana che le vorticava in testa
già da tempo e che quella chiacchierata aveva solo
contribuito a
riportare in superficie il passo era stato breve.
«Dunque,
a quanto ho capito, ha un'offerta per me.» aprì il
discorso
incrociando le mani in grembo l'uomo con tranquillità, in
fondo per
lui era routine questa, no?
«Quattrocento,
una notte intera.» contrattò freddamente, seduta
con naturalezza su
quella poltroncina che sapeva di pelle stantia come se non stesse
contrattando la sua verginità.
«Briciole,
non lavoro un'intera notte per niente.» cercò di
inchiodarla con lo
sguardo magnetico.
Lei
lo studiò per qualche istante, non facendo trasparire
nessuna
emozione se non un certo fastidio.
«Non
sopravvaluto la mia verginità, stia tranquillo, infatti io
parlavo
dell'anticipo.» spiegò con un gesto spazientito
della mano.
«Interessante..
e la cifra finale?» si sistemò meglio sul
divanetto, protendendosi
leggermente verso di lei.
«Altri
400, la mattina dopo.»
“Le
puttane non vengono pagate per fare sesso, ma per andarsene.”
«Mi
sembra un'offerta ragionevole.» annuì.
«Le
condizioni sono semplici: si fa a modo mio, te ne vai la mattina dopo
senza domande e deve rimanere tutto in quella stanza,»
chiarì
rigidamente. «mi sei stato caldamente consigliato, spero non
siano
soldi sprecati.»
Era
passata dalla forma di cortesia al tu senza accorgersene, come non
aveva fatto troppi giri di parole per arrivare a parlare dell'affare
per cui erano entrambi lì e lei aveva saltato scuola. Sua
madre era
stata quasi felice di sapere che “bruciava” con
delle amiche,
forse solo per come le aveva definite, o forse perché le era
sembrato di scorgere un po' della vecchia Amy in quella richiesta.
Sua madre era sempre stata tipa da “se ogni tanto non hai
voglia di
andare a scuola, piuttosto dimmelo che almeno posso
coprirti”. Se
avesse saputo cosa stava facendo sarebbe rabbrividita.
«Non
lo saranno, sono sicuro che ogni lode non sia stata minimamente
gonfiata.» sorrise malizioso.
«Lo
spero.» ribatté secca. «Ah, un'altra
cosa, vorrei ti sottoponessi
a degli esami per le malattie veneree, io prendo la pillola e non ho
intenzione di usare il preservativo;» aggiunse pragmatica
come se
gli stesse chiedendo di passarle il sale. «naturalmente ti
fornirò
i risultati dei miei per garantire la mia buonafede.»
bloccò sul
nascere la risposta dell'uomo davanti a lei porgendogli una busta
gialla che aveva tirato fuori dalla borsa oversize.
«Non
credo comunque che essendo vergine avresti potuto aver contratto
qualcosa di più di una candida.» rispose ironico
prendendo la
busta, la sua espressione sembrava dire “sì, chi
ci crede”. Amy
evitò di farvi caso più di tanto: era stato
così anche quando una
settimana prima l'aveva chiamato dicendogli a chiare lettere che lei
voleva una compagnia accettabile per perdere la verginità e
che
dall'accordo che voleva proporgli ci avrebbe guadagnato ampiamente
entrambi.
«Mi
aspetto una tua chiamata non appena riceverai i risultati degli esami
e li preferirei a busta chiusa, se non è un
problema.» si alzò in piedi considerando il
discorso chiuso, aveva sistemato quello che
andava sistemato e quindi era inutile dilungarsi troppo.
La
studiò ancora qualche istante poi la seguì
mettendosi in piedi
anche lui e prendendole la mano sfiorandola con le labbra in
un'imitazione di un delicato baciamano, anche se sembrava
più una
velata presa in giro dalla luce che brillò negli occhi blu
che non
staccò neanche un istante dai suoi.
«Ma
certo, è un piacere fare affari con te.» sorrise
lasciandole la
mano.
«Ne
sono consapevole, spero di poter dire lo stesso di te,» fece
un
sorrisetto forzato in risposta. «buona giornata.»
«Lo
sarà.» suonò come una promessa.. oppure
quasi una minaccia. Non
riuscì a classificarla e decise di non rimuginarci troppo
per non
avvelenarsi il cervello con riflessioni inutili.
«Buona
giornata a te.»
Si
voltò lasciandosi alle spalle quello strano uomo, prima che
la
decisione che l'aveva animata fino a quel momento potesse scemare in
quella strana sensazione che le metteva addosso quell'individuo anche
fin troppo strafottente. L'unica era sperare che fosse bravo a letto.